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Autore: Talpina Pensierosa    28/09/2011    6 recensioni
"E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh!, d'un pianto di stelle lo inondi,
quest'atomo opaco del male!" (X Agosto)
Un’antica credenza affermava che il cielo sopra i monasteri dei Nomadi dell’Aria rispecchiasse il loro stato d’animo, e che fosse quello il motivo per cui era sempre così sereno.
Mentre s’affacciava alla finestra, Gyatso non poté fare a meno di pensare che, se fosse stato davvero così, in quel momento non avrebbe potuto ammirare le stelle.

[Quarta classificata al contest "Sotto un cielo così azzurro" di MyPride e Kuruccha]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Dall’alto dei mondi
Fandom: Avatar -The Last Airbender
Personaggi: Gyatso
Rating: Verde
Genere: Introspettivo
Avvertimenti: Missing Moment, Pre-serie
Note dell'autore:  La credenza iniziale è una mia invenzione.
- Quarta al contest “Sotto un cielo così azzurro” indetto da MyPride e Kuruccha *_* ne sono contentissima! Non credevo che una storia scritta in una sera potesse fare tanto xD
- Corretta la frase segnalata dalle giudici.
- I giudizi saranno nei commenti :3
- La citazione iniziale, nonché promt dal contest, è tratta da X Agosto di Pascoli.
 


“E tu, Cielo, dall'alto dei mondi 
sereni, infinito, immortale, 
oh!, d'un pianto di stelle lo inondi, 
quest'atomo opaco del male!”


 
Un’antica credenza affermava che il cielo sopra i monasteri dei Nomadi dell’Aria rispecchiasse il loro stato d’animo, e che fosse quello il motivo per cui era sempre così sereno.
Mentre s’affacciava alla finestra, Gyatso non poté fare a meno di pensare che, se fosse stato davvero così, in quel momento non avrebbe potuto ammirare le stelle.
Con un gesto ormai diventato abituale, infilò una mano sotto la cintura, sfiorando con delicatezza la lettera di Aang. Da quando se n’era andato, il suo animo era sempre disturbato da una preoccupazione di fondo: stava bene?
Era stato danneggiato dalla tempesta?
Era al sicuro dalla Nazione del Fuoco?
Domande senza risposta, e dubitava di riuscire a rispondere ad esse prima di divenire uno spirito.

Il cielo era sereno, senza nemmeno una nuvola, intoccabile dalle ansie del monastero sottostante che si preparava a fronteggiare l’attacco.
Erano stati avvisati da numerosi messaggeri delle altre nazioni, poiché era chiaro che Sozin voleva eliminare a tutti i costi lo spettro del suo vecchio amico.
Roku...
Con un sorriso, Gyatso ripensò al Dominatore del Fuoco, ai loro scherzi, alle risate, e di come aveva gioito quando aveva saputo che il suo nuovo protetto era l’Avatar, felice di non aver perso veramente il suo amico.
Non aveva pensato alla guerra che si stava per scatenare in tutto il mondo, e alle difficoltà che si sarebbero poste sul cammino di quel bambino.

Il sorriso lasciò posto ad uno sguardo di rimprovero: s’era fermamente opposto al rivelare ad Aang che era l’Avatar, sapendo che aveva ancora bisogno di giocare e ridere come tutti i bambini della sua età, ma la paura aveva accecato gli altri monaci.
L’avevano caricato di un peso troppo gravoso, ma il ragazzo non s’era lamentato, pur avendo perso la compagnia dei suoi compagni più giovani, ma a quanto pare non era abbastanza.
Nella lettera Aang aveva scritto di aver spiato la riunione, di aver scoperto che stavano per portarlo via da lui, e che questo non lo avrebbe potuto sopportare.
Gli chiedeva di perdonarlo, come se fosse stato davvero necessario.

Il cielo cominciò a riempirsi di stelle cadenti, presagio dell’arrivo imminente della cometa e dei soldati della Nazione del Fuoco.
Per un attimo, con la mente colma di preoccupazione, dolore e rabbia, Gyatso si chiese se tutto ciò fosse una punizione celeste, che meritavano per quello che avevano fatto a quel povero ragazzo fatto crescere troppo in fretta.
Dopo quell’istante di dubbio, guardando in alto si sentì piccolo e infimo, per le sue preoccupazioni e per la sua rabbia così insignificanti rispetto alla serenità di quel cielo che tutti i monaci cercavano di raggiungere.

Gyatso chiuse gli occhi affidandogli una preghiera, che il suo ragazzo, ovunque fosse, potesse raggiungere la felicità e sapere quanto lo amasse.
Ciò che il vecchio monaco non sapeva, mentre s’allontanava dalla finestra per coricarsi, era che il cielo l’aveva sentito, e che per lui avrebbe guidato i passi di due giovani fratelli cento anni dopo.
  
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