Finalmente una madre
Ciao a tutti! Eccomi con una nuova ff! In realtà avevo un’idea per scriverne un’altra, ma mentre pensavo a come svilupparla ho avuto invece un ‘flash’ per qst, e così eccola qua. Spero vi piaccia, fatemelo sapere! J
Avvertimento: alcuni particolari probabilmente non coincideranno con il manga o l’anime, x esigenze legate alla realizzazione di qst fan-fiction.
Capitolo 1.
“Ehi, Akito!”
Sana corse verso il biondino che aveva scorto in lontananza. Questi, sentendo il suo nome, si fermò, aspettando che la ragazza lo raggiungesse. La salutò solo con un cenno del capo, che fece scuotere leggermente i capelli color del miele, poi riprese a camminare con la solita andatura tranquilla e le mani nelle tasche dei jeans. Sana, rimasta qualche passo indietro, rimase per un attimo a fissare il disegno tribale sul retro della camicia nera del ragazzo, poi si affrettò ad affiancarlo.
“Come mai da queste parti?” gli chiese con il solito sorriso spensierato. Lui rispose, se così si può dire, con un mugugno.
“Loquace come al solito, eh, Hayama?” sbuffò Sana.
“Impicciona come al solito, eh, Kurata?” la
canzonò lui. Sana si fermò per un attimo stringendo i pugni e arrossendo per la
rabbia:
“Io non sono impicciona!!” esclamò alla schiena di Akito, che intanto
continuava a camminare, ma vedendo che non le dava retta, lo raggiunse di
nuovo.
“Da quando hai compiuto 17 anni sei
diventato, se possibile, ancora più insopportabile.” commentò, ma ancora una
volta fu il silenzio a ribattere. Continuarono a camminare uno affianco all’altra
per un po’, poi Akito si fermò di colpo e finalmente parlò:
“Be’, io sono arrivato. Grazie per avermi scortato, Kurata.” disse con tutta l’ironia
di cui era capace. Sana alzò lo sguardo e vide un’insegna: Palestra di arti
marziali Kumay.
“Hai allenamento anche oggi?” gli chiese, e al suo cenno d’assenso le si illuminarono gli occhi e gli chiese con euforia:
“Posso venire a vederti?! Tanto Rei mi aspetta per le cinque e mezza, e manca ancora mezz‘ora!”
“Non se ne parla nemmeno!” esclamò Akito.
“E dai, ti prego!”
“No”
“Per favore!”
“Ho detto di no! Mi distrai!”
“Starò buona buona in un angolo senza disturbarti, promesso! Dai, fallo per me …” e Sana sfoderò due bellissimi occhioni supplicanti che riuscirono ad abbattere le difese del ragazzo.
“E va bene” sospirò, rassegnato, e insieme
entrarono nella palestra. Akito si chiuse negli spogliatoi, mentre Sana andò a
sedersi di fronte al tatami. Alcuni minuti dopo, la porta dello spogliatoio si
aprì e ne uscirono una decina di ragazzi, che in fila andarono ad
inginocchiarsi sul tatami per il saluto al maestro. Al centro della fila c’era
Akito, nel suo kimono bianco, con una cintura marrone a stringerlo in vita e
una benda nera a imprigionargli i ciuffi dei capelli ribelli. Sana non poté
fare a meno di notare i muscoli che si intravedevano sotto il kimono un po’
largo, e la riscosse solo la voce del maestro di karate:
“Bene, iniziate con una serie di giacuzuki alternandola ogni dieci ad un
mawashi! Forza!”
Sana vide i ragazzi, tutti più grandi di Akito di almeno tre o quattro anni, disporsi in ordine sparso sul tatami e iniziare a sferzare l’aria con una serie di pugni. Li guardò per alcuni secondi, poi si concentrò solo su Akito: era il più energico. Metteva tutta la sua concentrazione in ogni mossa. Il pugno scattava rabbioso in avanti, per poi ritirarsi quasi subito per lasciare spazio all’altro. I suoi occhi fissavano davanti a sé, mentre le gambe lo tenevano in un perfetto equilibrio. Poi i pugni si arrestarono di colpo, ma solo per lasciare il posto ad un calcio perfetto, prima di ricominciare e susseguirsi a ritmo costante. Sana rimase ipnotizzata da quei movimenti assolutamente coordinati, finché non si ricordò dell’appuntamento con il suo manager giusto in tempo per uscire di corsa dalla palestra dopo aver salutato il ragazzo con un sorriso e un cenno della mano.
Uscì di corsa dalla palestra e si incamminò con passo veloce verso casa, dove Rei la aspettava per discutere di lavoro. Ad un certo punto, però, svoltato un angolo, urtò involontariamente una persona. Alzò lo sguardo e iniziò immediatamente a scusarsi, ma qualcosa la bloccò, facendole morire le parole in gola: davanti a lei c’era una donna che non dimostrava più di una quarantina d’anni e che la fissava con aria spaesata. Ciò che aveva colpito Sana erano i suoi capelli e i suoi occhi, gli uni colore del miele, gli altri castani ed espressivi come li aveva visti in una sola persona …
“Scusi, ma ci conosciamo? Perché lei …” iniziò Sana, ma inaspettatamente la donna si voltò e corse via. Sana era sicura di aver visto una lacrima luccicare negli occhi di quella signora prima che se ne andasse …
Qst era il primo capitolo! ^^ Ho già pronto il secondo, ma aspetto un vostro parere su qst nuova idea x sapere se aggiornare o no. Mi raccomando, comunicatemi le vostre impressioni, critiche, suggerimenti ecc.! vvb Daisy