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Autore: ellephedre    28/09/2011    8 recensioni
Rei Hino e Yuichiro Kumada come coppia. Questa sarà la raccolta dedicata a come questi due personaggi, dopo aver deciso di amarsi, imparano a conoscersi e a comprendersi, lentamente, sempre un poco di più.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rei/Rea, Yuichiro/Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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efummonoi3
"E fummo noi"

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. Essi sono esclusiva proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation Co. Ltd


Episodio 3 - Capelli


«Sono diventati un po' lunghi.»
Offrendo la schiena alla folata di vento fresco, un sollievo insperato, Yuichiro si voltò.

Camminava verso di lui il suo sogno, la folta chioma nera legata in una coda posata sulla spalla sinistra e un sorriso vestito d'estate.
Rei era fantastica e in quel luglio, da quasi tre mesi, era anche sua. Con i suoi abbracci, con la sua voglia di stargli vicino, con le sue carezze improvvise - una migliore dell'altra. Con i suoi tutti i baci, che lo avevano definitivamente convinto della presenza di un elemento divino su quella Terra.
Ah, e naturalmente lui esultava anche per le magliettine estive. I top, come li chiamava Rei, ma per quanto lo riguardava erano semplicemente pezzi di stoffa leggeri, aderenti e molto generosi nel far vedere o intravedere quello che (s)coprivano. E lui poteva toccare; fosse ringraziato il cielo e qualunque dio esistente, poteva finalmente toccare! Non tutto, ma era felice anche solo di poterle sfiorare un fianco.
Rei si accorse dell'occhiata che lui lanciò al suo seno e non disse niente. Quando gli fu accanto si limitò a inclinare la testa di lato, senza coprirsi il petto. Non lo gonfiò né fece alcun'altra mossa inconscia che potesse essere interpretata come un rifiuto o, al contrario, come un invito troppo esplicito. Si comportava così da alcune settimane e lui lo aveva preso come un permesso non scritto: guardare va bene.
Senza essere troppo sfacciato comunque si stava già sfinendo dal rimirarla, ancora di più rispetto agli anni passati. Rei era un'opera d'arte femminile fattasi viva, con ciglia così folte, occhi così belli, labbra così saporite. Sensuali.
«Ogni tanto ti perdi in un tuo mondo» sorrise lei. «Questa volta c'entravo io?»
Lui fu felice di annuire.
Rei accennò ad arrossire piacevolmente. Tossicchiò in tempio. «Stavo dicendo... i tuoi capelli sono diventati un po' troppo lunghi.»
«Come?» Lui li cercò d'istinto con gli occhi, lasciando scivolare lo sguardo verso destra. Li intravide accanto al viso, come non gli capitava da qualche tempo. «Già.»
Rei annuì. «Hai deciso... di farli ricrescere?»
Nella sua domanda ci fu un'esitazione che sapeva di opinione negativa. A lui non diede fastidio, dal momento che... «No. Mi trovo comodo così, adesso finirei col sentirli come un ingombro.» Da quando aveva iniziato a fare caldo poi, avere il collo scoperto si era rivelata una manna. Non si era sentito così fresco da anni.
«Allora devi andare da un parrucchiere» gli suggerì Rei.
Al massimo da un barbiere. Considerò brevemente l'idea. «No.» Si afferrò una ciocca dietro l'orecchio, tirandola piano. «Non mi serve un taglio preciso, li spunterò da solo.»
Rei congelò l'espressione in una mezza smorfia. «No, dai.» Cercò un tocco sul suo braccio. «Se sbagli poi sarai costretto a tagliarli corti come l'altra volta.»
Forse, ma la volta precedente lui aveva fatto fuori i propri capelli con un intento simile alla vendetta, senza alcuna cura. Aveva eliminato la massa che si era trovato in testa appositamente per non sentirsi più la persona di prima, uno stupido illuso che aveva appena perso la ragazza che amava da sempre.
Ora era una persona nuova. «Basterà che faccia attenzione.»
«Verranno fuori male.»
Che pessimismo. «Starò attento» ripeté. «Piuttosto... stavi uscendo?»
Rei piegò le labbra su un angolo. «Con le ragazze, a fare compere. Torno per cena.» Sospirò. «Per favore, non tagliarli da solo.»
La richiesta gentile lo portò a considerare ulteriormente la possibilità. «Il fatto è che... All'inizio, dopo che me li sono fatti tagliare, mi sentivo troppo...» Non trovò un aggettivo che gli andasse bene. «Troppo... in ordine.»
Rei sollevò un sopracciglio.
«Troppo...»
«Normale?» completò lei, con una punta di ironia.
Lui non la apprezzò. «Non mi sentivo me stesso.» Si passò una mano veloce sulla nuca. «Mi piace rimanere semplice, non bisogna per forza andare da qualcuno per sistemarsi i capelli. Sono solo... capelli.»
«Presentarsi bene è importante.»
Sospirando, lui cercò di non sbuffare. «Io non devo presentarmi a nessuno.»
«Magari a me.»
Cosa?
«Non fare quella faccia. È un modo di dire, conta il concetto. A me piacevi 'in ordine', come dici tu.»
L'argomentazione quasi lo convinse, ma dentro di lui protestò una punta di fastidio, che prese a battere nello studiare la frase di lei. «Quindi, se cambio pettinatura... non ti piaccio più?»
Rei si fece severa. «Questa è un'idiozia. Scusa, perché fai tante storie? È come con la barba, no?» Gli toccò la guancia con una forza che andò oltre la semplice carezza. «Mi dava fastidio vederti in disordine e tu hai iniziato raderti più spesso. Fossi rimasto come prima staremo ancora insieme ugualmente, ma così mi piaci di più. Capisci ora?»
Sì, anche se lui aveva preso a tenere le guance lisce soprattutto per non dare fastidio a quelle di lei. Magari lo avrebbe fatto comunque e forse era solo una questione di gradimento per Rei, ma non gli era piaciuto il colpetto sulla guancia. Per lei era stato un modo di punirlo, di imporsi su una sciocchezza che alla fine riguardava solo lui.
«Preferisco farlo da solo qui in casa.
» Per un momento si stupì lui stesso della propria determinazione.
Rei alzò in coppia le sopracciglia. «Non hai intenzione di andare da qualcuno che lo sa fare? Nemmeno da un barbiere?»
«No.»
Lei aprì la bocca, pronta a far uscire un ricatto. «Se li tagli da solo e ti vengono male...» Sbuffò e diede uno schiaffo rovesciato all'aria.
Se ne andò così, senza una sola altra parola, marciando impettita verso la scalinata.
Lui non provò rimorso per averle causato quell'arrabbiatura: Rei se l'era cercata da sola.
Quando scoprì di provare un briciolo di soddisfazione, arricciò le labbra, riprese in mano la scopa e tornò a lavorare.

Se aveva tagliato i capelli da solo, pensò Rei tornando a casa, gli erano venuti male di sicuro. Dato che non era stupido, Yuichiro doveva aver già pensato a farli sistemare - come lei gli aveva detto di fare sin dall'inizio. Sarebbe stato semplicissimo accertarsene: avrebbe dato un'occhiata a come erano tagliati i capelli sul retro della nuca, dove lui non poteva arrivare da solo con le mani.
La soddisfazione di aver avuto ragione l'avrebbe resa vittoriosa in quel loro piccolo scontro, ma non sarebbe servita da sola a farglielo perdonare. Lui non era stupido ma ogni tanto si comportava da tale. Doveva essere chiaro che lei aveva smesso di sopportare quelle uscite.
«Sono a casa!» gridò, una volta che ebbe chiuso la porta d'ingresso dietro di sé. Appoggiò alla parete il sacchetto col suo acquisto.
«Bentornata!» rispose ad alta voce suo nonno, da lontano.
Lei terminò di togliersi le scarpe e si apprestò a cenare. Per lavarsi le mani fece affidamento sul lavabo della cucina.
Entrando in salotto ebbe la piccola sorpresa di trovare la stessa pettinatura del pomeriggio su Yuichiro.
Lanciandole un'occhiata, lui le offrì un saluto semplice, incolore. Riprese a mangiare quasi subito e solo perché continuò a seguirla con lo sguardo lei evitò di infuriarsi.
E così Yuichiro ce l'aveva con lei? Per quale motivo, per principio? Dargli un suggerimento sensato era per caso diventato un crimine?
In cucina si lavò strofinò con violenza i palmi sotto l'acqua.
Stupido.

Non si era tagliato i capelli durante il pomeriggio per un motivo molto semplice: mancanza di tempo.
Aveva passato un paio d'ore a raccontarsi quella bugia, poi aveva deciso di smettere di essere risentito con se stesso. Solo perché si era sentito soddisfatto nel non aver dato ragione a Rei - quando lei non l'aveva - non significava che lui fosse nel torto.
Non voleva punirsi rimandando il taglio, ma a prescindere da qualunque motivazione, non voleva che Rei rimanesse arrabbiata: nelle proteste di lei c'era un valido fondamento. Non c'era niente di male nel modificare un po' il proprio aspetto per far piacere alla propria ragazza. Lui non aveva avuto problemi con quel concetto, solo col sentirselo in un qualche modo... imposto.
Man mano che si avvicinava la sera aveva anche iniziato a chiedersi come si sarebbe sentito se Rei avesse deciso, di punto in bianco, di tagliarsi i capelli fin sotto le orecchie. L'avrebbe amata ancora - ovviamente - ma avrebbe sofferto nel non vedere più la chioma fluente e ricca che gli era piaciuta tanto.
Era un esempio un po' azzardato, ma utile.
Restava il fatto che lui non sarebbe andato nemmeno morto da un parrucchiere e al momento l'idea di un barbiere non gli piaceva. Certo, anche per una questione di principio; forse sciocco, ma pur sempre suo.
Però... però non voleva far arrabbiare troppo Rei. Lei se la sarebbe presa da morire, non per il mancato taglio, ma per la sfida che lui le aveva lanciato. Perciò aveva trovato una soluzione di compromesso che sperava potesse andare bene per entrambi.
Con quel proposito in mente, si presentò alla porta della camera di lei. «Posso entrare?»
Il silenzio dall'altra parte non fu molto promettente.
«Sì» udì infine.
Scostò la porta di shogi di lato. Per vedere Rei dovette avanzare dentro la stanza: lei era seduta sull'angolo, alla propria scrivania, intenta a fare i compiti.
Nell'osservarlo, sembrò un serpente a sonagli pronto a balzare in avanti. «Cosa c'è?»
«Volevo chiederti se ti andava di darmi una mano.» Le mostrò le forbici da capelli.
L'offerta la sorprese.
«Vuoi che ti aiuti a...»
Esatto. «È meglio se lo fa un'altra persona.»
Rei si adombrò. «Perché non un barbiere
Trattenersi dal sospirare non fu facile per lui. «Sono i miei capelli. Puoi aiutarmi?»
Nell'osservare le forbici, la protesta di lei acquisì una sfumatura diversa. «Non l'ho mai fatto. Potrei essere io a rovinarteli.»
«Ma è semplice.» Lui prese una ciocca tra due dita e la tirò di lato. «Tieni conto della lunghezza grazie alle dita. E poi non stai partendo daccapo. In testa ho la base del taglio precedente.»
Lo sbuffo di lei contenne una traccia di disperazione. «Se non ti aiuto lo farai da solo?»
Per tranquillizzarla, lui fu sul punto di dirle di no. «Sì» dichiarò invece. Era più importante rassicurarla sul fatto che si fidava di lei, anche per un compito come quello.
Rei lo fissò negli occhi, quindi, esitando, si alzò in piedi. «Allora andiamo.»

Avrebbe avuto la sua testa tra le mani, capì Rei. Era una grossa responsabilità che la rendeva così nervosa da farle considerare l'ipotesi di decapitarlo di proposito: l'aveva messa lui in quella posizione! Strofinò tra loro i denti. E se sbagliava?
No, non avrebbe tagliato troppo e sarebbe andato tutto bene. Anzi, poteva considerare l'idea di tagliare male: qualche ciocca tranciata via con violenza e poca cura l'avrebbe convinto a rivolgersi a un professionista.
... sarebbe stato meschino.
Lo fulminò con lo sguardo lungo la schiena, sperando di fargli un po' male.
Entrarono in bagno. Yuichiro non si sedette sulla sedia preparata davanti allo specchio, andò invece in fondo, verso la vasca.
«Cosa fai?»
«Mi lavo rapidamente la testa. È più facile tagliare i capelli quando sono umidi.»
«Ma così saranno fradici.»
«Userò il phon dopo.»
Giusto.
Lasciando da parte la forbice, lei lo seguì fino a sistemarsi a bordo vasca. Lui aprì il rubinetto, controllando la temperatura dell'acqua. «Com'è andata oggi con le ragazze?»
«Bene. Ho comprato delle scarpe.» Evitò di descrivergliele: aveva già notato che lo perdeva quando cercava di fare con lui discorsi su abbigliamento o calzature. Veniva sempre ascoltata con attenzione, ma l'interesse non si manteneva genuino a lungo.
Inginocchiandosi e sporgendosi in avanti con la testa, Yuichiro si mise sotto il getto del rubinetto. Rabbrividì da capo a piedi.
«Ehi!» Lei digrignò i denti, immaginando la sensazione come se fosse su di sé. «Sei pazzo? Se è finita l'acqua calda, potevi sempre riscaldarne ancora prima di -»
«Nono!» lo sentì gridare oltre il rumore. Batteva i denti. «Va bene così!» Si strofinò rapidamente la nuca. «Siamo in estate!»
Come no. Lei scosse la testa e andò a prendere un asciugamano. Non appena lo mise sulle spalle di lui, Yuichiro si tirò indietro con uno scatto. «Brr!»
La travolse una risata. «Che stupido!» Andò a recuperare il phon. «Chi te l'ha fatto fare?»
Lui si stava già strofinando i capelli.
«Non metti lo shampoo?»
Lo fece immobilizzare. L'occhiata terrorizzata che lanciò all'acqua gelata la impietosì.
«Vado a scaldarla io?»
«No, ci si mette tanto.» Lui afferrò un prodotto a caso e ne rovesciò il contenuto su una mano. «Forza e coraggio.»
«Lo sai che quello è un balsamo?»
«Cosa?»
«Non è uno shampoo.» Aveva letto le scritte sulla confezione qualche giorno prima, mentre si rilassava con un bel bagno caldo e giocherellava con i vari prodotti presenti sui ripiani in plastica a bordo vasca.
Le venne un grosso dubbio. «Non dirmi che l'hai comprato pensando che fosse uno shampoo.» Non aveva visto altro prodotto per capelli da uomo nei ripiani. Naturalmente l'unico a comprarne era Yuichiro, dato che a suo nonno bastava il sapone per pulire la pelata.
Con la testa gocciolante, lui osservò riluttante il balsamo. «Funzionava in modo un po' strano.» Scrollò le spalle e fece per continuare.
«Ti do uno dei miei.»
«Va bene questo.» Yuichiro spalmò il prodotto sulla testa e nascose un sorriso. «Tanto so che vuoi prendermi in giro. Preferisco non avere in testa un profumo che te lo farà ricordare anche domani.»
Lei sospirò. «Sì, sei maldestro.» Per non dire di peggio. «Tutto questo non sarebbe successo se fossi andato da un barbiere.»
Lui ignorò il commento con tanta determinazione da farle alzare gli occhi al cielo.
«Non riesco a capirti. Io mi sono dovuta conquistare il parrucchiere. Non è certo un posto orribile.»
«Come?»
Il racconto non sarebbe stato breve. «Risciacquati prima la testa.»
Quando lo vide di nuovo rabbrividire sotto il getto dell'acqua, lei non resistette e gli massaggiò le spalle con entrambe le mani. Terminando, lui si tirò indietro con uno scatto e finì col bagnarla con una miriade di goccioline.
Peggio di un bambino.
Gli schiacciò le spalle con un ginocchio prima di procedere ad asciugargli lei stessa la testa. Rese energiche le passate. «Il nonno faceva così.»
«Hm?»
«Non era brusco apposta, pensava che per asciugare i capelli ci volesse energia.» Lo lasciò andare. «Mi faceva tenere la testa sulla vasca e mi lavava lui i capelli quando ero una bambina. Mi sono cresciuti tanto proprio perché non si ricordava mai di tagliarmeli.» Si era affezionata in quel modo a tenere una chioma folta e lunga.
Yuichiro era rimasto in silenzio. «Quindi non... non ti ha portato lui dal parrucchiere.»
«No, me li tagliava in casa. Col tempo ha imparato a farlo meglio, ma io...» Le era mancato qualcosa. Una guida femminile, per la precisione. «Quando sono entrata alle medie le mie compagne di classe si vantavano in continuazione delle loro nuove pettinature. Perciò un giorno mi sono decisa e sono andata anche io dal parrucchiere. Da sola.» Gli passò l'asciugamano e si sedette di nuovo a bordo vasca. «È stata una conquista, lavorano davvero bene. Ti fanno sentire... come una principessa. Ti massaggiano la testa, ti coccolano i capelli...»
«Io non devo essere una principessa» sorrise Yuichiro. Alzandosi, si diresse al phon.
«Non hai capito.»
«Certo. Tu fai bene ad andare dal parrucchiere. Non solo perché sei una ragazza, ma perché... lo senti come un premio.» Prese in mano il phon ma tardò ad accenderlo e si osservò per qualche momento allo specchio. Guardare la propria immagine sembrò confonderlo in modo sottile.
«Per me è diverso, io sono stato tantissime volte in saloni simili, quando non potevo ancora decidere. Ci andavo con mia madre e le mie sorelle. Lo trovavo un posto... femminile, da cui uscivo cambiato in una maniera che non mi piaceva.»
«Si tratta solo di dire al parrucchiere che pettinatura vuoi.»
«Ma io voglio questa» sorrise lui. «Solo un po' più corta.» Accese il phon.
Si rendeva conto che quella pettinatura era saltata fuori proprio dall'incontro con un parrucchiere? O un barbiere, non glielo aveva mai chiesto.
Mentre si asciugava i capelli lui non si guardava allo specchio, notò Rei. Teneva gli occhi chiusi, felice solo di sentire l'aria calda sulla testa.
... forse tra loro due quella nel torto era lei. Non era meglio sentirsi tanto a posto con se stessi da riuscire ad amarsi con qualunque pettinatura si avesse in testa? Per lui era così.
Yuichiro spense il phon, lasciando i capelli umidi. «Comunque a te sta molto bene.»
«Che cosa?»
«La pettinatura che fai dal parrucchiere.»
«Beh» sorrise lei. «Non è proprio una pettinatura. Chiedo solo di spuntarmeli e lasciare la forma naturale. Lavorano più sulla frangia.»
Yuichiro annuì. «Penso lo stesso che non ti manchi niente.»
Ancora una volta, lei non capì.
«Ecco... Mio padre non stava spesso a casa e ho passato anni a vivere soprattutto con tre donne. Ho l'esperienza giusta per dirti che tu sei femminile proprio come loro.»
Anche senza aver avuto una guida, comprese lei. Anche senza aver avuto una madre.
Naturalmente, era stata proprio una mamma a mancarle. Una donna che la portasse dal parrucchiere, che la aiutasse a scegliere i vestiti... Una persona a cui rivolgersi senza imbarazzo per problemi femminili strettamente fisici. Si era vergognata fino alla soglia della mortificazione quando era stata costretta ad andare dal nonno per chiedergli di uscire di casa a comprare dei... Era stato lui a lavare le lenzuola sporche, senza sapere se farle le congratulazioni o condividere il suo malumore. Non aveva saputo come reagire.
Lei gli aveva perdonato tutte quelle piccole incertezze. Col passare degli anni le era dispiaciuto scoprire che, solo occasionalmente, sentiva più la mancanza di una donna che le stesse accanto piuttosto che della propria madre.
Di lei ricordava qualcosa. Poco. Nessuno si era premurato di rinfrescarle la memoria con le sue parole, coi suoi atteggiamenti. Suo padre non ne parlava e suo nonno... forse all'inizio aveva pensato che fosse meglio non ricordarle sua madre. In fondo, lei aveva detestato chiunque la menzionasse.
Ma anche se suo nonno avesse voluto parlarne di più, lui conservava ben magri ricordi di lei, quei pochi che aveva vissuto.
A volte Rei si chiedeva che razza di persona fosse una ragazza che non sentiva la mancanza della propria madre. Era davvero possibile che dentro di lei non ci fosse un vuoto, nascosto da qualche parte?
Seduto, Yuichiro le stava porgendo le forbici.
Lei le prese in mano e si sentì prendere il polso con delicatezza.
Per qualche momento, lui si limitò a guardarla, incerto su cosa dire. Infine, sospirò. «Mi dispiace se ti ho fatto pensare a... cose che preferivi non...»
«Non ti preoccupare.» Le diede più fastidio sentire che anche lui trattava la faccenda coi guanti. Non era necessario. «Non è un argomento tabù. Sono una ragazza che ha perso la mamma da piccola. Non la ricordo molto, non soffro.»
Yuichiro non si era girato.
«È un bene» dichiarò lei, finendo con l'usare quasi un tono di domanda.
Lui scrollò le spalle. «L'importante è che tu stia bene. Sono sicuro che lo vorrebbe anche tua madre.»
Chissà. «Forse era più gentile di mio padre, ma anche lei non doveva essere molto affettuosa se aveva sposato uno come lui.»
Yuichiro scosse la testa. «Doveva essere generosa. Di buon carattere. Facile ad amare le persone, anche uno come tuo padre. Altrimenti tu come potresti essere come sei?»
Le uscì un sorriso. Quando lo sentì commosso sulle proprie labbra, capì di aver amato quelle parole.
Aveva avuto una buona mamma. Suo nonno lo aveva detto, ma non abbastanza spesso.
Si sentì abbracciare piano e lasciò perdere le proteste. Era o non era femminile godersi le effusioni del proprio ragazzo?
Gli posò un bacio sulla fronte.
Come ricompensa, avrebbe cercato di tagliargli bene i capelli.
Rei parrucchiera provetta, prova numero uno.

«Di solito sono abile con le mani» si sentì dire Yuichiro il giorno dopo.
«Lo so.»
«Non l'ho fatto apposta.»
Il pentimento sincero, dimostrato per l'ennessima volta, lo fece sorridere. «Lo so. Non lo pensavo.»
«Sì, però mi dispiace che...»
«Non ha importanza. Sei stata fortunata, ora mi hai di nuovo in ordine come volevi tu. E non l'hai fatto apposta.»
«Sei ironico?» indagò sospettosa Rei.
«No.» Aveva solo preso una decisione: la prossima volta sarebbe andato da un barbiere e avrebbe chiesto esplicitamente un taglio disordinato, una minuscola spuntata senza la minima arte.
Rei era ancora dubbiosa, perciò lui la prese per la vita e procedette ad usarla come ricevibaci umana, un giocattolo per bambini troppo affettuosi quale era stato lui. Infatti aveva avuto uno di quei cosi, un... pupazzo? Non ricordava, ma ora aveva Rei.
Tra le risate lei tentò una fuga priva di convinzione.
Lui la riprese in tempo e lei non cercò più di scappare.
Sì, ora aveva Rei.



NdA: Sto pubblicando da casa di un parente, perciò non ho molto tempo per dire altro. A casa mi è partita la connessione internet, posso accedere solo da un cellulare da cui non posso fare molto ç_ç Vedere le recensioni sì :P
Spero che questo nuovo episodio della raccolta vi sia piaciuto :)

ellephedre
   
 
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