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Autore: Dragon Shiryu    29/09/2011    2 recensioni
Le mamme-animali possiedono un innato istinto verso il proprio pargolo, nato dalla necessità di restargli accanto.
Può questo sentimento nascere un una donna separata dal figlio?
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Animal instinct


“- Signora… lo dobbiamo portare via… - cercò un uomo con una divisa di color blu di fermare una donna in preda al panico – Lo facciamo solamente per il suo bene!
Carol, questo il nome della donna, tentò in tutti i modi di svincolarsi dalla presa di un assistente sociale, mentre i suoi occhi osservavano disperati il suo unico figlio di 9 anni, Travis, venir portato via da altre due persone che lo presero per le braccia.
- Figliolo… - furono le sue uniche parole quando, una volta abbandonata a terra, vide una macchina nera allontanarsi fino a scomparire nell’orizzonte.
E tutto ciò sotto lo sguardo curioso dei vicini di casa.”

New York.
In un’abitazione nei pressi di Central Park, una donna dell’età di soli 25 anni, era distesa sul letto giocherellando con un triceratopo, l’unico giocattolo che è riuscita a salvare prima che portassero via da quella casa tutto ciò che riguardava il bambino.
E adesso era rimasta sola.
Non c’era nessuno a farle compagnia, neanche suo marito, andatosene di casa 6 anni fa a causa di un’altra donna.
- È solamente colpa sua… - continua a chiedersi fra sé, poiché immaginava che tutto questo caos era stato provocato dal suo oramai ex coniuge, che aveva preteso fin da subito il bambino in maniera esclusiva da quando aveva saputo che Carol iniziava a frequentare un altro uomo.
Ed ogni sua mossa sbagliata era solamente un passo in più per allontanarsi ancora da Travis.

“Due persone ripresero a litigare in cucina a suon di spintoni, come era d’abitudine da alcuni mesi.
- Io non ti amo più, ancora devi metterlo in testa? – urlò Dave in faccia alla propria moglie - Nel mio cuore esiste solamente Paris…
- Quell’oca senza cervello della tua segretaria? – rispose a modo.
-  Si, hai qualche problema?  
- E non pensi almeno a tuo figlio?
La donna non aveva idea che quella domanda avrebbe significato solamente la sua rovina, ma in quel momento la delusione faceva annebbiare ogni forma di ragionamento e di logica.
Già…
Quel maledetto interrogativo.
Perché era uscito dalla sua bocca?
Infatti, dopo aver tentato inutilmente di fermarlo prendendolo per il braccio, Dave si liberò brutalmente della presa facendola quasi perdere l’equilibrio.
- Sei fortunata che Travis non sia a casa in questo momento, sennò l’avrei portato via con me! – e la donna lo guardò incredula – E non avrò pace fino a quando non sarà per sempre lontano da te!
L’uomo si voltò di scatto e, una volta prese delle valigie dalla camera da letto con dentro tutta la sua roba, si avviò verso la porta, la quale sbatté così violentemente che, per la forte vibrazione, fece cadere un quadro appeso nelle vicinanze.”

Lasciò sul letto il piccolo giocattolo e, una volta alzatosi dal letto, i suoi passi la portarono davanti al suo armadio, dove prese alcuni abiti che finirono dentro una grande borsa colorata.
Ma ciò non fu questo l’unico gesto che fece.
Infatti, dopo aver riafferrato il dinosauro, si preparò in modo da poter uscire da quella maledetta casa e, una volta presi anche tutti i suoi ultimi risparmi, abbandonò l’abitazione, mettendo in moto la sua macchina, che partì a tutto gas.

“- Credo che in questo momento molto particolare della sua vita lei debba stare a casa con suo figlio, per altro molto piccolo per poterlo lasciarlo solo…
Un uomo dai lunghi baffi grigi era comodamente seduto dietro una scrivania piena di roba e, mentre parlava alla donna, non toglieva lo sguardo dallo schermo del suo computer.
- La prego, a me serve urgentemente questo lavoro! Sennò come posso far crescere Travis?
- Questo non è un mio problema, signora… - e la guardò per un istante negli occhi -  Perché non provi a risposarsi con un ricco magnaccio e a fare la casalinga?
La donna, a quelle parole, cercò di reagire, ma fu fermata dalle ultime parole dell’uomo che, alzatosi, la strascinò via dalla stanza.
- Siete licenziata! – e richiuse a chiave la porta in modo da non poter far entrare Carol, che corse via piangendo, seguita con lo  sguardo dai suoi oramai ex colleghi, che cominciarono a parlottare a bassa voce qualcosa di incomprensibile.“

Sapeva che quello che stava per fare era contro la legge, visto che qualche giorno dopo l’allontanamento del figlio aveva ricevuto una lettera degli assistenti sociali che la vietavano espressamente, per ordine del giudice, di avvicinarsi a suo figlio, a causa della sua non curanza di poterlo curare e crescere da sola, senza neanche un lavoro stabile e sicuro.
Ma non è certamente colpa sua se nessuno cerca una donna con a carico della prole!
Per questa motivo, decisa come non mai, si diresse verso la scuola elementare con indosso una lunga parrucca nera e un grosso paio di occhiali neri e, prima di varcare i cancelli, fece un gran respiro.
- Andrà tutto bene… - continuava a ripetere fra sé anche quando scese dalla macchina-  Tra un po’ ti potrò riabbracciare!
Così entrò decisa all’interno dell’istituto, trovandosi davanti a sé un vecchio bidello annoiato, che, dopo aver posato su una piccola scrivania accanto alla segreteria una penna, visto che stava perdendo tempo ultimando dei cruciverba, la guardò mezzo addormentato.
- Salve, sono la zia di Travis… È successo una cosa terribile: il padre ha avuto un incidente stradale ed ha chiesto immediatamente  di suo figlio.
L’uomo non pronunciò nessuna parola e, una volta corso in classe, uscì qualche minuto dopo con Travis , il quale, con la faccia preoccupata, guardò attentamente la donna davanti a lei.
Carol abbassò per un attimo i suoi occhiali, facendo notare gli occhi, per poi prenderlo per la mano e camminare a passi svelti verso l’uscita della scuola, compilando prima tutti i moduli necessari, ovviamente formando con un nome falso.
- Ma cosa ci fai… - incominciò a parlare il bambino, ma fu immediatamente zittito dalla madre.
- Adesso no… ne parleremo più tardi!
La donna, con molta fretta,fece sedere il bambino nei sedili posteriori, mentre qualche istante dopo si accomodò alla guida, mettendo subito in moto.
- Mi sei mancato, figliolo! – e si tolse la parrucca buttandola sul sedile accanto a lei.
- Mamma! – e il bambino, mettendosi in ginocchio su quello dietro, abbracciò il genitore, quando poi, osservando in giro, rimase un po’ perplesso – Dove stiamo andando?
- Che ne dici di una vacanza solamente noi due? – e, voltandosi, accennò ad un mezzo sorriso.
Da quel momento i due intrapresero il loro viaggio, ciò nonostante Carol non aveva idea su dove andare: era sicura solamente di voler allontanarsi per sempre dallo stesso posto dove avrebbe potuto incontrare, per svariati motivi, il padre del bambino e suo ex marito.

“- Cosa è questo?
La donna stava osservando nella sua mano una strana busta sigillata che aveva appena ritirata dalla cassetta della posta, e non riuscendo ad aprirla, si sedette sul divano, in modo da scoprire il contenuto con tutta calma.
Decise di stappare un lato della lettera, per poi ritrovarsi fra le dita un bianco foglio di carta con alcune scritte .
La donna si avviò a leggere attentamente il suo contenuto, e questo gesto lo ripeté moltissime volte finché quel messaggio non le era entrato nella sua mente.
O forse non era sua intenzione farlo.”

Per alcuni minuti non proferì parola.
 Il suo solo desiderio era quello di voler sentire dopo tempo di silenzio la voce del figlio cantare delle canzoncine per bambini, ma nella sua mente comparve unicamente ciò che aveva letto qualche mese prima in quella stupida missiva dell’avvocato.

“Una lettera di divorzio?!?
Carol rimase senza parole, nonostante nel suo cuore sapeva che prima o poi doveva riceverla, specialmente dopo l’abbandono di Dave per quella stupida e bionda sciacquetta da quattro soldi.
- Cosa faccio, adesso? – ripeteva guardando un punto fisso davanti a sé – Cosa ne sarà di Travis? ”

Non si sa quanti chilometri aveva percorso la macchina, e perfino il bambino, che non capiva ancora dove stava andando, si era addormentato sdraiatosi sui sedili posteriori, mentre la mamma guardava davanti a sé il lunghissimo percorso non accorgendosi che erano giunti fuori la Grande Mela.
Intanto il sole stava quasi per tramontare, perciò la 25enne decise di fermarsi in un piccolo pub fuori città in modo da poter mettere qualcosa sotto i denti, così, dopo aver svegliato Travis dal suo sonno, lo prese mano per la mano avviandosi assieme verso il negozio.
- Mamma, ho fame… - incominciò a lamentarsi il figlio toccandosi la pancia – Essa sta comincia a brontolare…
La madre come risposta gli sorrise e, con il bambino pieno d’entusiasmo, entrò dentro, notando però il deserto che regnava là dentro.
Ma in quell’istante non importava nulla e, una volta seduti ad un tavolo, afferrò in mano il menù in modo da poterlo consultare.
“Che prezzi…” rifletté Carol lamentandosi del costo del cibo, ma, non volendo fa vedere la sua faccia preoccupata al ragazzino, gli accennò un sorriso ad ogni suo sguardo.
Decisero di ordinare due grandi coppe di gelato, entrambi al triplo gusto di cioccolato, panna e vaniglia, come quando uscivano da soli nei pomeriggi estivi, e, come allora, si gustarono quella enorme portata, chiacchierando su ciò che avevano fatto nel periodo in cui non si erano visti né sentiti.
Ma la maggior parte del tempo era Travis a parlare a raffica senza mai stancarsi, ma alla donna non importava nulla: a lei bastava esclusivamente osservare attentamente quella persona davanti a lei.
- Cosa c’è, mamma? – si interruppe il bambino inclinando un po’ la testa, in segno di dubbiosità.
- Nulla, figliolo… - rispose la donna – Sono solamente felice di passare un po’ di tempo con te!
- Anche io!
Carol si sentì per un po’ sollevata quando, si rese conto che i soldi erano abbastanza per poter pagare ciò che avevano consumato, ma non appena stavano per uscire da quel pub, provenire dalla televisione accesa una voce, non troppo rassicurante, che stava annunciando la notizia del rapimento di un bambino da parte di una persona di sesso femminile.
E, quando avevano fatto vedere la sua foto nel telegiornale, la donna prese il bambino per la mano e corse verso la macchina, partendo  immediatamente a tutto gas, con il bambino che la guardava, non capendo nulla della situazione.
- Non angosciarti, avevo solo fretta di trovare un posto dove dormire!
Purtroppo quella fuga non durò a lungo poiché, proprio nei pressi di una stazione di servizio, la macchina iniziò a fare capricci al motore, per poi fermarsi improvvisamente proprio in mezzo al parcheggio, in quel momento quasi vuoto, poiché vi era esclusivamente un’altra macchina parcheggiata poco più in là con all’interno due persone intente a scambiarsi focose effusioni.
- Accidenti a questa macchina! – incominciò ad alterarsi la donna colpendo violentemente il volante , ma poi, ricordando di non essere sola, si rivolse al figlio con voce dolce - Adesso sarà meglio dormirci su, così domani, quando il sole sorgerà, posso chiamare qualcuno che possa aggiustare questo ferrovecchio… Che ne dici?
- Per me va bene… anche perché ho un po’ sonno… - e, nel sedile accanto a lei, il bambino cominciò a sbadigliare, pertanto la madre, una volta abbassati i due sedili davanti, mise la sua giacca sopra di lui come se fosse una piccola coperta, rimanendo però senza alcuna protezione per il freddo.
- Notte mamma!
- Notte, figlio mio! – ed entrambi di addormentarono stringendosi la mano.
Ma non passarono qualche secondo che i due si ritrovarono nei loro sogni, come se fossero un’unica persona, correndo felici sui verdi prati e giocando allegramente sparando in aria delle bolle di sapone uscite da dei barattoli comparsi all’improvviso, per poi ballare tutti e due assieme circondati da tantissimi fiori colorati.
E sembrava che niente e nessuno potesse separarli…
Che nessuno potesse dividere questo forte legame…
Ma ambedue non avevano fatto i conti con la realtà.
Difatti, quando il sole stava quasi per sorgere e con la sua luce illuminare il cielo, Carol venne svegliata da dei rumori provocati dal bussare fortemente sul vetro dell’auto e da delle voci che urlavano a squarciagola.
- Signora, scenda subito dalla macchina! -  e con un manganello un uomo in divisa stava quasi per rompere il vetro, avendo cura però di non distruggere nulla.
- Sei troppo tenero….  – e con colpo di gomito, una collega donna lo spaccò totalmente da far cadere i frantumi sia per terra che dentro l’auto – La dichiariamo in arresto per rapimento di bambini!
Trevis si svegliò spaventato dai rumori e, abbracciando la mamma, non riuscì a capire cosa stava accadendo, ma quando Carol cercò di consolarlo, la poliziotta, dopo aver aperto violentemente lo sportello, la trascinò fuori non importando nulla di far male al figlio.
Ci pensò poi l’uomo a prendere delicatamente in braccio quest’ultimo, anche se vennero subito raggiunti dall’uomo, il quale, uscito di corsa da un’auto della polizia e passando davanti alla donna non degnandola neppure di uno sguardo, abbracciò il figlio oramai ritrovato.
- Portate quella matta in carcere… - disse sottovoce ad un ufficiale accanto a lui, per poi rivolgersi in tono serioso al 10enne – Guardala per l’ultima volta… credo che non la rivedrai ancora per molto.
- Ma quella… - iniziò ad obiettare il bambino.
- Ed inoltre la tua matrigna Paris è molto preoccupata… - lo interruppe ignorando l’ultima frase.
- Mi dispiace papà…
- Non devi scusarti. Non è colpa tua… - e dopo averlo baciato sulla guancia, si allontanò da quel posto assieme a dei colleghi poliziotti, separando così le strade del figlio e della madre, la quale, mentre veniva ammanettata ai polsi, osservò la vettura allontanarsi fino a perdersi nell’orizzonte.
Con quell’azione aveva perso forse l’ultima occasione di rivederlo.
Di essere di nuovo una madre.


NOTA: prima che qualcuno mi possa accusare di plagio, mi sono ispirato al titolo e al concept del brano (e del videoclip) omonimo dei Cranberries!
  
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