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Autore: Night Sins    29/09/2011    2 recensioni
"Cosa? Volete tornare indietro? Beh, in bocca al lupo, dunque. Avventuratevi in questa missione, ripercorrete i vostri passi e sperate di ritrovare la via."
Ma ancora non c'è riuscito nessuno.
Genere: Angst, Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Uccidere uccide 
Fandom: Originale - Drammatico
Personaggi: Monandro
Pairing:
Rating: PG 13
Genere: angst, dark, drammatico, thriller
Avvertimenti: slash
Prompt: Monandro: uomo animoso per la challenge Dal nome alla storia (only slash), sul forum di EFP
Conteggio Parole: 1297
Disclaimer: I personaggi non sono miei (così come la storia)! E' tutto nato dalla mia mente malata, quindi vi consiglio di non prendere nulla... per il vostro bene -sono dotati di una propria e forte personalità, potrebbero farvi diventar pazzi. ;D "Io scherzo... forse." (cit. A.Costa)
Note: Non so da dove sia uscita, e non so se ho ottenuto l'effetto desiderato, ma alcuni 'fili di pensiero interrotti' sono voluti.



Rumori. Casino. Ancora quei dannati topastri.
No... Questi sono passi, passi umani.
Da quanto tempo non sentivo il rumore di passi che non erano i miei?


"Chi c'è? Chi è là?"


La mia voce è più roca di quel che ricordavo.


"Fatevi vedere, non vi farò del male."


Non io, ve lo siete già fatto da soli.


"Chi siete? Avventurieri? Viandanti? Non è il posto per fare una passeggiata, questo."


Ma sono contento che siate venuti.


"In che anno siamo? No, non voglio saperlo."


Ho paura di scoprire quanto tempo ho passato qui dentro, o forse il mio terrore è di scoprire che ne è trascorso meno di quello che credo.


"Allora? Come 'cosa ci faccio io qui'? Non mi vedete? Non capite dove vi siete inoltrati?"


Ancora nessuno sa di questo posto?


"È un luogo che non dovrebbe essere visitato con leggerezza dagli esseri umani, almeno che questi non decidano di sparire."


...


"Cosa? Volete tornare indietro? Beh, in bocca al lupo, dunque. Avventuratevi in questa missione, ripercorrete i vostri passi e sperate di ritrovare la via."


Ma ancora non c'è riuscito nessuno.


"Oh, e scordavo! Come da migliore tradizione, non voltatevi mai indietro. Avete una sola possibilità per uscire; qualsiasi cosa accada, nel momento in cui deciderete di guardare di nuovo verso le profondità di questo luogo, rimarrete qui per sempre."


In solitudine, se non per viscidi animali e folle (non) scorrere del tempo.


"Come lo so? Non vi sembra chiaro? Come mai sarei qui altrimenti? Non sono Caronte, che vi guida dall'altra parte; né qualche messaggero posto ad avvisarvi di tornare indietro. Siete liberi di proseguire per la strada che preferite."


Anche se non ci sono strade. Ogni passo, in una qualsiasi direzione, è altrettanto giusto o sbagliato dell'altro.


"Chi sono e come mai sono finito qui? Volete sul serio saperlo? Ci metterò un po', non è una storia veloce, ma non ho problemi a raccontarvela."


Se volete rimanere e perdervi in questo illusorio mondo fatto di nulla. A me non tange più il passare dei minuti - o delle ore, o dei giorni.
Ho passato anni in questo luogo.


"Mi chiamo Monandro. Lo dico perché, vedete, non è un nome così comune che si dimentica facilmente. Ai miei tempi ero un ragazzo pieno di vitalità. Mi piaceva darmi da fare, lavorare con le mani e il corpo, anche la terra, essere sempre attivo e non stare troppo a lungo senza fare niente. Ero anche una brava persona, un figlio diligente e coscienzioso. Aiutavo i miei genitori, avevo anche abbandonato gli studi per portare soldi a casa. Quando mi innamoravo di qualcuno, davo tutto me stesso."


Sto divagando.


"Avevo trentanove anni quando un incendio mi portò via la mia casa e, poco tempo dopo, persi anche il lavoro."


Tutto quello che mi era rimasto. Ero finito, pensavo, e se avessi saputo quello che sarebbe successo, mi sarei suicidato sul serio.


"C'era un articolo, sul giornale, di una coppia che cercava un giardiniere-barra-tutto fare. Vitto e alloggio erano l'unica paga, ma almeno avrei avuto un tetto sulla testa e tempo per cercare un altro lavoro. Non mi spaventava sudare."


Tiene la mente libera dai pensieri. Possono essere così molesti alle volte. Non ti danno pace, si insinuano lentamente e, boom, senza sapere come, sono lì, nella tua testa, e ti consumano tutte le energie. Ti intrappolano nella loro rete, ti allettano con promesse di libertà, di una soluzione, e ti trascinano sempre più in basso nel loro baratro. È difficile uscirne...


"Oh? Ah, sì... Ecco, vedete? Come dicevo. Qui non c'è niente da fare... Il lavoro come giardiniere? Sì, lo ottenni, nonostante la diffidenza iniziale. Ma io ero bravo."


Sfortunatamente.


"Lorenzo ed Emiliano erano poco più grandi di me. Erano due persone simpatiche e generose. Quando scoprirono la mia storia, si offrirono di darmi un piccolo stipendio, anche se ci riuscivano a fatica."


Era il minimo per andare avanti. Poco in confronto a quello che facevo. All'inizio andava bene.


"Ma c'era qualcosa di strano. Man mano che continuavo a lavorare lì, vederli nei loro atteggiamenti intimi, a volte quasi incuranti della mia presenza, mi infastidiva."


Mi ingelosiva.
Assieme a quelle domande nella mia testa che non volevano lasciarmi. I dubbi son i peggiori dei pensieri.


"Omofobo? No, no. Ho amato solo uomini nella mia vita, a parte mia madre e mia sorella."


Ma sono entrambe morte tra le fiamme.


"Perché? Fu una fotografia. Emiliano mi aveva chiesto di aiutarlo a rimettere a posto il garage e saltarono fuori delle vecchie polaroid, di molto prima che loro stessero assieme."


E allora capii. Riconobbi.
Ero stato tradito, nel peggiore dei modi. Ero stato ingannato.
Avevo già incontrato Lorenzo.


"Più di vent'anni prima. Era così diverso da allora. I capelli corti, la barba incolta di qualche giorno... Avrei potuto riconoscerlo dagli occhi, se solo mi avesse riguardato in quel modo."


Ma non lo fece mai, il bastardo.


"Mi aveva preso in giro."


Mi aveva riconosciuto, nonostante negasse.


"Sapeva chi ero, e mi aveva tenuto lì per umiliarmi. Per divertirsi alle mie spalle. Ve l'ho detto il mio nome, no? Come è possibile non farti venir il dubbio che sia la solita persona?"


Non ho mai creduto al suo proclamarsi innocente. Non lo era mai stato. Mi aveva ingannato più volte.


"Nel passato e nel futuro, si era preso gioco di me. Stavamo insieme, sapete? Avevo diciotto anni, era la mia prima storia seria."


L'unico che abbia mai amato sul serio. L'unico che abbia potuto ferirmi a fondo.


"Era stato un angelo, per poi colpirmi senza pietà. Doveva sposarsi, con la figlia di non so che ricco personaggio del Nord. Doveva tornare nella città natale di suo padre."


"È stato bello, ma ora addio.
Mi sono divertito abbastanza e non ne ho più voglia."


"Emiliano morì. Non ricordo come, non aveva importanza. Solo dopo sentii la sua versione."


Tanti bla bla bla. Stupidaggini di gioventù. Bla bla bla. Matrimonio finito, accettare la realtà. Altri bla bla. Felicità, quella che aveva trovato lui.


"E la mia felicità? Quella che mi aveva tolto con tutte le sue bugie? Volevo ucciderlo."


Ma doveva vivere. Doveva pagare e soffrire come me.


"Mi fregò di nuovo. Per la terza volta, si fece beffe di me."


Quanto è facile spezzare una vita.
Quanto è facile per certa gente abbandonare questo mondo, se manca
quella persona.


"Cercai un posto dove nascondere il suo corpo, non doveva stare accanto a quello di Emiliano."


Era mio il potere, per una volta. Mia la decisione, condannarli per l'eternità a stare separati.


"Trovai questo posto. Buio, isolato. Perfetto. Lo adagiai in un angolo, in una posizione comoda."


Lo trattai con più riguardo di quel che meritava, ma lo amo ancora.
Un bacio d'addio e sarei tornato a casa.


"Sciocco! Stupido illuso! Come tutti voi, pensavo che fosse semplice, bastava tornare indietro. Oh, che pia visione. Ma quei pochi minuti erano diventati anni, decenni. Lo sentii addosso e nella pelle, sentii il peso di anni che non avevo vissuto, le rughe di sorrisi mai nati sulle mie labbra, i dolori di lavori mai fatti. Sentii chiaramente tutto il tempo che era trascorso fuori di qui, mentre mi affannavo a ritrovare l'uscita, e invece tornavo sempre nel crocevia della mia dannazione. Rivolevo la mia giovinezza, i miei quarant'anni scarsi. Questo luogo doveva ridarmeli."


E invece ero stato catturato, avevo consegnato il resto della mia vita a un luogo in cui il tempo non scorre mai.


"Ma almeno, guardate, lì alla vostra destra. Sembra che stia dormendo, vero?"


Lui è rimasto uguale ad allora... I capelli ancora scuri, la pelle appena segnata dalle prime rughe, le palpebre abbassate a nascondere i suoi occhi azzurri...
A volte immagino li apra e cominci a parlarmi. A volte lo temo.


"Alla fine, staremo insieme per sempre."
   
 
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