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Autore: poison_pen    29/09/2011    5 recensioni
Un rigagnolo di liquido scuro spiccò sul terriccio, correndo repentino verso Mandy. Provò immediatamente a scartare l'idea che potesse essere sangue vero e, ancor più violentemente, rifiutò di credere che una Trix stesse morendo dissanguata davanti ai suoi occhi.
[...]
«Abbiamo deciso per maggioranza. Tu non c'eri e francamente pensavamo fossi d'accordo.» esclamò Aisha.
«Pensavate male. Io non volto le spalle a tutti quelli che credono nelle Winx. Abbiamo un dovere verso tutti.» disse, alzandosi dal letto su cui era seduta.
Stella e Aisha si guardarono estraniate. Bloom ignorò le loro espressioni, convinta del loro errore.
«Se volete andare a divertirvi, fate pure. Io non vengo.»

[...]
Mandy, una studentessa di Torrenuvola, fa una scoperta sconcertante, che la porterà a compiere una buona azione. Tuttavia, la sua ambizione di strega prevarrà sul suo buon senso, spingendola in una situazione oltremodo critica. Un oscuro ricordo sembra imperversare sull'esistenza di Bloom e mentre le Winx sono felicemente immerse in una realtà fatta di tenerezze, lealtà e bontà, lei sembra non ritrovarcisi. Una storia interamente dedita al mondo Winx, condita con colpi di scena in cui nessuno verrà risparmiato.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bloom, Darcy, Nuovo personaggio, Trix, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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«Le donne, i cavalier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese io canto.»

 

Ludovico Ariosto

 

 

A voi, che credete nella magia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Capitolo Uno: Rosso Ovunque -

 

 

 

«C'è un solo tipo di successo:

quello di fare della propria vita

ciò che si desidera.»

 

 

 

 

Il colpo fu devastante. Come una supernova nel pieno della sua fase luminosa, l'incantesimo la colpì in piena spalla, per poi ramificarsi in mille rivoli rossi. L'espressione del suo viso si tramutò in uno spasmo di dolore. Nessuno dei suoi cinque sensi rispose più ai suoi comandi.
 

Lei, essenza stessa dell'oscurità, non aveva mai desiderato così ardentemente la luce.
 

Stremata dalla battaglia, stramazzò al suolo priva di sensi. Le sue orecchie si riempirono di forti risate.

 

***

 

Mandy deglutì a fatica, sistemandosi ancora una volta il cerchietto per capelli regalatole da suo padre. L'improvviso fruscio del vento le fece fischiare per un momento le orecchie e d'istinto premette con la mano destra il timpano corrispondente, per poi giocherellare nervosamente con il piercing all'elice di due anni prima. Si guardò intorno più volte, erroneamente sicura di essere osservata, conscia di ciò che stava rischiando lì, ferma sul posto. Il desiderio di fuggire pulsava rumorosamente nel petto, mentre sul viso permaneva quell'apparente calma che l'aveva contraddistinta più volte nella sua vita.
 

“E' una trappola, non c'è altra spiegazione.” pensò, osservando con orrore la drammatica scena.
 

Fece prendere aria ai polmoni, affamati di ossigeno, e rimpianse la strana idea che le era venuta in mente di allontanarsi dalle ore di lezioni, ultimamente poco interessanti, di Torrenuvola e regalarsi un momento di libertà con un passeggiata nel bosco. Un rigagnolo di liquido scuro spiccò sul terriccio, correndo repentino verso Mandy. Provò immediatamente a scartare l'idea che potesse essere sangue vero e, ancor più violentemente, rifiutò di credere che una Trix stesse morendo dissanguata davanti ai suoi occhi. Non potevano esserci che due ragioni plausibili: o il sangue era istantaneo e le rinnegate Trix volevano semplicemente attirare un'ingenua strega in un macchinoso tranello, oppure – no, sicuramente era la prima l'opzione giusta.
 

“Eppure... sembra davvero svenuta. O è solo un'illusione?”
 

In effetti, non era poi una possibilità tanto stramba. Perché una strega delle illusioni non avrebbe dovuto usare il proprio potere? Mandy si domandò quanto potessero essere complesse le utopie di una strega che non aveva nemmeno completato il primo anno a Torrenuvola. In fondo, la Griffin l'aveva accennato più volte che senza un'adeguata preparazione la potenza e l'efficacia dei propri incantesimi lasciava a desiderare. La durata dei sortilegi, poi, dipendeva dalla concentrazione della strega e, per quanto fosse noto che Darcy era la mente delle Trix, a Mandy non sembrava così incline alla meditazione. Al contrario, era fin troppo orgogliosa e impulsiva. Non come Stormy o Icy, era chiaro, ma l'impulsività ormai era diventata sinonimo delle tre streghe più famose di Magix. Pertanto, se fosse stata tutta una finzione, l'ego di Darcy l'avrebbe portata a tentare di sopraffarla. Mandy ebbe ancora l'orribile sensazione che il sangue fosse reale, ma stavolta non tentò nervosamente di scacciarla.
 

L'incarnato paonazzo di Darcy, una delle ciocche bionde intinte interamente di rosso, la bocca socchiusa e le palpebre rigorosamente serrate.
 

Era tutto vero, era inutile continuare a nasconderlo.
 

Tutto sommato, lasciarla lì poteva essere una buona idea. I vantaggi erano molteplici: primo fra tutti non sarebbe finita nei guai per chissà quale motivo, in secondo luogo la Dimensione Magica in futuro sarebbe stata minacciata da due sole Trix e infine non si sarebbe definita responsabile di un possibile ritorno delle Trix, più forti che mai.
 

“Non te lo meriti, ma conosco un incantesimo che fa al caso tuo.” pensò, come se Darcy potesse ascoltarla.
 

Aveva fatto tutte quelle considerazioni per niente. In verità, la sua decisione l'aveva presa immediatamente, sin dal momento in cui aveva notato il corpo tra i rami della foresta. Escluse a priori la possibilità di chiedere aiuto alla Griffin o a chiunque altro: in fondo, anche il suo animo di strega era pregno di quell'orgoglio tanto comune tra le studentesse di Torrenuvola. In aggiunta, era sicura che il coinvolgimento di altra gente avrebbe solo creato problemi. Avrebbe fatto tutto da sola, come una vera fattucchiera. Come una fattucchiera del secondo anno.
 

Mandy si avvicinò cautamente verso il corpo immobile della bruna. A piccoli passi, l'odore del sangue si fece sempre più intenso, così come il suo colore purpureo. Quando finalmente si trovò faccia a faccia con la Trix, realizzò di sentirsi un po' in imbarazzo: era inerme davanti ad uno dei nemici più pericolosi della Dimensione Magica. Scosse la testa: non c'era tempo per queste sciocche considerazioni; la bruna poteva morire da un momento all'altro.
 

Cercò di ruotare il più cautamente possibile il corpo di Darcy, adagiato su un fianco tra il legno bagnato dalla pioggia notturna. Non vide smorfie sul viso, men che meno sentì gemiti. In compenso, la vista fu satura di rosso. Rosso ovunque sulle mani sue e della bruna, su buona parte dei capelli lunghi e castano scuro e soprattutto sulla spalla. La ferita doveva essere lì. Scostò leggermente il biondo ciuffo ondulato della Trix, ma il suo cervello si rifiutò di sostenere l'inquietante vista per più di un secondo: la spalla era completamente lacerata da un taglio profondo, il cui contorno sembrava bruciato.
 

Fece appello a tutto il suo autocontrollo per non singhiozzare. Nessuno nei paraggi doveva sentirla.
 

Per prima cosa, l'emoraggia doveva essere fermata, non solo per salvarle la vita, ma anche per evitare che il sangue gocciolasse sul pavimento di Torrenuvola, cosa che avrebbe attirato sospetti indesiderati. Focalizzando il suo obiettivo, Mandy riuscì subito a far apparire un kit medico di emergenza. Era una delle magie della prima ed unica lezione di primo soccorso a cui il padre la costrinse a partecipare. Allentò leggermente il corpetto viola attillato, abbastanza da scoprirle il torace. Ignorò le nude rotondità della Trix e, molto pazientemente e delicatamente, fasciò con le garze del kit l'intera ferita.
 

Setacciò ogni angolo della sua mente, fin quando non trovò le parole che facevano al caso suo. Poi rivolse il palmo della mano verso il corpo immobile. Chiuse gli occhi, per aiutare la concentrazione, e pronunciò la formula dell'invisibilità insegnatale pochi giorni prima. Emise un sospiro di sollievo quando vide la strega scomparire dinanzi ai suoi occhi, malgrado non sapesse per quanto tempo sarebbe durato il sortilegio. In quel momento, rimpianse di avere l'abitudine di esercitarsi con gli incantesimi solo prima delle verifiche di fine quadrimestre. Per colpa della scarsa efficacia dell'incantesimo, avrebbe dovuto muoversi in fretta.
 

Rassegnata dallo scarso tempo a disposizione, con un movimento del polso comandò al corpo di Darcy di librarsi nell'aria. Non le venne in mente posto migliore dove portarla, eccetto la sua stanza.

 

***

 

Confusa nei meandri del bosco, una ragazza preferiva esprimersi in pianti e singhiozzi soffocati, che con urla ed isterismi. Osservava in silenzio il buio che si era creato in lei per colpa di pochi secondi di follia.

 

***

 

Appena mise piede dentro Torrenuvola, Mandy si rese conto di aver violato almeno tre regole comportamentali della struttura. Aveva ben stretto a sé un lembo di stoffa viola del vestito della Trix, per evitare che quest'ultima sbattesse contro gli alberi. Non mancò di guardarsi le spalle più volte, controllando che il sangue non gocciolasse sul marmo lucido. Nonostante fosse la sua prima vera medicazione, Mandy ebbe l'accortezza di raddoppiare lo strato di garze sovrapposte, in modo che la superficie della fasciatura si macchiasse di rosso il più tardi possibile. Malgrado le precauzioni, era preoccupata per l'efficacia dell'incantesimo e la salute della strega.
 

Salì il più in fretta possibile le scale, pregando che nessuno incrociasse il suo cammino. Sarebbe stato del tutto sconveniente incontrare una ragazza in giro per la struttura durante le ore di lezione e in secondo luogo con le mani macchiate di un insolito carminio.
 

In prossimità della sua stanza, frugò velocemente nelle sue tasche in cerca delle sue chiavi. Appena le trovò, con un unico e deciso movimento aprì la porta e la richiuse dietro di sé, ancora con la Trix ben salda in mano. La stanza non la condivideva con nessuno, il che era piuttosto consueto nel college, forse per inculcare alle allieve il concetto del “contare su sé stessa”. Durante i suoi due anni a Torrenuvola, aveva desiderato più volte la compagnia di qualcuna delle sue compagne la notte, magari per fare un pigiama party – solo perché erano streghe, non significava che non sapessero come si faceva – o più semplicemente parlare del più e del meno nel cuore della notte. Adesso, invece, ringraziava di essere lì, da sola, ad occuparsi di una situazione estremamente delicata.
 

Adagiò Darcy sul suo letto ancora sfatto e la prima cosa che controllò fu lo stato delle bende. Per tutto in tempo in cui Mandy armeggiò con la medicazione, la Trix non si mosse di un centimetro. Era ancora viva: Mandy lo sentiva dal polso. Ma per quanto ancora? E se il giorno dopo fosse morta? Come si sarebbe liberata del corpo? Tutti questi interrogativi assalirono la giovane simultaneamente.
 

Interrogativi del quale, decise, se ne sarebbe occupata quando sarebbe stato il momento.

 

***

 

Bloom osservò il sole scomparire dietro l'ala destra di Alfea con i gomiti poggiati sul davanzale della sua stanza. Una leggera corrente le scompigliava i lunghi capelli fulvi, portando le ciocche lontano dal viso. Era talmente concentrata sugli ultimi caldi bagliori della stella, che non si accorse dell'arrivo di Musa e Tecna, le quali sgusciarono silenziosamente verso di lei.
 

«Bloom, sei ancora qui?» intervenne Musa, facendo distogliere l'attenzione di Bloom al cielo. «Andiamo, non è da te isolarsi in questo modo.»

«Non mi stavo isolando. Stavo solo pensando.» si giustificò la rossa.

«A cosa?»

«A niente.»

«Eh no.» parlò stavolta Tecna. «Anche se volessimo, non saremmo mai in grado di non pensare a niente, quindi sputa il rospo.»

«Allora diciamo che mi ero incantata, perché non saprei proprio dirvi a cosa stavo pensando precisamente.» ammise ridendo la ragazza.

«Ah sì? Non la beviamo.» esclamò Musa, con leggero cipiglio.

«Già, devi dirlo.»

«Ma ragazze...»
 

Nell'intera stanza echeggiarono le risate della fata della musica e della tecnologia. Fu in quel momento che Bloom capì e aggiunse anche la sua voce al coretto.
 

«Stavamo scherzando. Ti crediamo, Bloom.» fece spallucce Tecna.

«Già, sappiamo che non ci nasconderesti mai niente. Non esistono segreti tra vere amiche.»

«E da quando sei così sensibile, Musa?» la accusò Bloom.

«Ehi, solo perché non mi piace parlare di ragazzi, non vuol dire che sia fredda come il ghiaccio.» disse, stando allo scherzo.

«Altrimenti ti chiameresti Icy.»
 

Una voce fin troppo familiare si inserì tra le tre. I suoi capelli biondi scintillavano anche con i pochi raggi solari rimasti.
 

«Stella, che cosa fai qui?» domandò una Bloom sorpresa. «Non dovevi andare a fare shopping?»

«Non si vede? L'ho già fatto.»

«Miracolo!» disse Tecna.

«Appunto, mi sono sbrigata presto. Ho ancora voglia di uscire. Che dite, chiamo i ragazzi e facciamo un giro a Magix?» propose Stella.

«Buona idea.» approvò Musa, seguita da Tecna.

«Splendido! Allora chiamo subito Brandon.»

«Andate pure voi, se volete. Io preferisco restare in camera.»
 

Bloom non riuscì a sostenere lo sguardo sorpreso delle altre. Abbassò la testa, un po' in imbarazzo per essere andata controcorrente. Da migliori amiche, erano giustamente abituate a fare tutto insieme, dal destarsi all'unisono alla stessa ora, fino al riaddormentarsi serenamente. In questi termini, rifiutare un'uscita era come rinunciare ad un bene di prima necessità. La giovane pregò che nessuna delle tre chiedesse spiegazioni, purtroppo invano.
 

«Ma come, Bloom? E' per Sky? Non preoccuparti, sono sicura che lascerà tutti i suoi impegni pur di vederti per una serata.»

«N-no, non è per lui.»

Non riconobbe la sua voce. Era proprio sua quella vocina tremante?

«Il fatto è che avevo promesso ad una ragazza del primo anno di aiutarla ad esercitarsi per un compito di metamorfosimbiosi.»
 

Il che, in parte, era vero. L'animo altruista di Bloom non aveva saputo resistere dinanzi ad una ragazzina del primo anno, in difficoltà con la sua trasformazione in rana, e aveva convinto la rossa a darle una mano. Tuttavia per la prova mancavano ancora due settimane, per cui non c'era tutta questa fretta di mettersi a studiare.
 

«Ah, ora capisco.» disse Stella, che intanto aveva già in mano il comunicatore.

«E' un vero peccato che tu sia impegnata.» aggiunse Tecna.

«Oh, perché i compiti in classe sono così noiosi? Non potevano farli...» la bionda rifletté un attimo, per poi emettere un bel respiro prima di continuare a parlare. «Di moda o del profumo da abbinare al vestito da sera. Sarei la prima della classe!»

«Non riesci a pensare ad altro?» ridacchiò Musa.

«Ah-ah, spiritosa. Adesso chiamo Brandon e vedremo chi non saprà pensare ad altro, Musa.»
 

E così dicendo, Stella scomparve nella sua stanza, lasciando le tre in silenzio.

Un silenzio imbarazzante, in cui si poteva chiedere qualsiasi cosa.
 

«Allora io chiamo Aisha, così mi rendo utile.» affermò Tecna, spezzando il momento di assoluta quiete.

«Bene. Io vado a cercare Flora. Dovrebbe essere con Mirta a fare la lezione di botanica.»

«Perché, esiste una lezione di botanica ad Alfea?» chiese Bloom curiosa.

«No. Il problema è dirlo a loro che se ne stanno tutto il giorno ad osservare i fiori.» disse rude Musa.
 

Entrambe le ragazze lasciarono la stanza. Il sole era ormai scomparso, lasciando posto all'imbrunire, e Bloom non trovò niente di meglio da fare che abbandonarsi sul letto, supina, con una ciocca tra le dita, a pensare.
 

Pensare a niente, cosa impossibile, come diceva logicamente Tecna. Impossibile anche per la principessa di Domino, schiacciata da un'inspiegabile quanto inaspettato chiodo fisso, il quale rendeva piatte le sue giornate. Non riusciva a capacitarsi che la sua proverbiale determinazione ed indipendenza erano ormai svanite nel nulla così, da un giorno all'altro.
 

“E tutto per te, che nemmeno esisti.” rammentò a sé stessa invano, consapevole che il mondo reale sembrava non adattarsi più a lei. O viceversa, non sapeva dirlo.

 

***

 

«Ho cercato ovunque, ma quella stupida sembra essersi volatilizzata nel nulla!»
 

Una piccola scossa elettrica trapassò i vaporosissimi capelli di Stormy, mentre questa comunicava ad Icy la notizia.
 

Era loro abitudine chiamarsi a vicenda con l'appellativo “stupida”, specie quando nell'aria aleggiava il cattivo umore. Nessuna delle tre Trix sembrava essersi mai offesa per questo, forse perché non lo consideravano propriamente un affronto. Poteva essere il loro modo di riconoscersi, per dirsi indirettamente “ti voglio bene”, senza che nessuno le prendesse per delle sciocche sdolcinate. Comunque non si poteva dire che alle Trix non importasse nulla l'una dell'altra.
 

Icy si schiarì nervosamente la voce.
 

«Non la facevo così infantile.» ghignò, mostrando più ritegno di quanto volesse.

«Forse abbiamo sbagliato a...»

«Non dirlo! Se a nostra sorella piace giocare a nascondino, che si diverta pure da sola.» interruppe la strega del ghiaccio.
 

I capelli argentei, raccolti nella lunga coda di cavallo, si agitavano ad ogni suo movimento repentino. Stormy stette sul posto non appena sua sorella sbottò. Era visibilmente irritata dal comportamento inusuale di Darcy, sparita nel nulla per una banalità assurda. La riccia si sentì divisa tra due fuochi: da una parte, la bruna, la cui strana – e sicuramente volontaria – scomparsa era del tutto immatura da parte sua. Malgrado Darcy si mostrasse come la più saggia delle tre, entrambe le sorelle sapevano benissimo che la sua era tutta apparenza. Dall'altra, Icy, la sorella maggiore, il cui orgoglio costituiva la sua più grande pecca. Sapeva che Darcy non sarebbe mai uscita allo scoperto senza le scuse sia sue che della strega del ghiaccio. Sapeva anche che né lei stessa, né tanto meno la sorella, avrebbero ceduto tanto facilmente al ricatto mentale al quale le stava sottoponendo. In fondo, una strega delle illusioni giocava soprattutto con la mente del prossimo. Quindi, quale modo migliore per ottenere delle scuse, se non estorcendole psichicamente?

 

***

 

Si accorse di essere su una superficie morbida ancor prima di riprendere completamente conoscenza. Le sue narici si riempirono immediatamente di un'etere fin troppo familiare. C'era qualcos'altro che la confondeva: odore di... tonno? Due certezze confluirono nella sua mente: era a Torrenuvola chissà come e qualcuno le aveva portato un tramezzino al tonno.

  
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