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Autore: Shadowolf    29/09/2011    1 recensioni
Due tocchi, brevi ma pesanti.
Sto per lasciare andare il terzo, a distanza di un paio di secondi, ma poi mi fermo, bloccando all’ultimo il mio automatismo di riconoscimento.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'RolePlay'
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Mi fermo di fronte alla porta e rimango a fissarla per un pugno di secondi ancora, non perché indeciso se entrare o meno, ma per cercare le parole giuste da dire. Quando infine realizzo che non verranno, forse perché un po’ agitato o magari perché non servono, mi decido a bussare.
Due tocchi, brevi ma pesanti.
Sto per lasciare andare il terzo, a distanza di un paio di secondi, ma poi mi fermo, bloccando all’ultimo il mio automatismo di riconoscimento.
Non voglio che sappia che sono io, che abbia quel piccolo margine di vantaggio, il tempo di prepararsi una frase.
È lo stesso motivo che mi ha spinto ad attardarmi fuori dal teatro prima di rientrare, dopo aver mandato mia moglie in albergo a riposare.
Voglio che continui a credere che non sono venuto.
Voglio coglierlo di sorpresa.
‹‹ Yes, come in. ››
Avverto il cuore saltare a piè pari un battito e respiro a fondo, chiudendo gli occhi per qualche istante prima di girare la maniglia ed aprire la porta, entrando velocemente e richiudendomela alle spalle.
Lui è impegnato a struccarsi e non presta subito attenzione alla persona che è appena giunta nella stanza, e che ora lo sta guardando tramite lo stesso specchio che gli è di fronte, facendo affidamento sul fatto che la sua sicurezza non farebbe mai passare gente a caso.
Me ne resto lì impalato, il mazzo di fiori in mano, come catturato da quella immagine così silenziosa e per certi versi pura, già rimpiangendo di non avere qualcosa di pronto da dire.
Perché gli attimi passano e ben presto quell’idillio statico si romperà, lasciando un’atmosfera sospesa e carica di troppe cose, dette e non dette.
Ora è inutile, l’odore leggero e in qualche modo ancora pulito del suo sudore comincia a raggiungere le mie narici, e si trasforma quasi all’istante in una scarica di ricordi e azioni che mi fa venire la pelle d’oca.
Deglutisco piano e inspiro con gli occhi chiusi, come stregato e completamente soggiogato, e quando li riapro, nella stessa posizione di prima, trovo i suoi ad attendermi, e per quel momento di durata indefinita non sento più niente, forse cessando di esistere.
Lui rimane lì per qualche secondo in più, poi si alza, tirando indietro la sedia, e copre a grandi passi la distanza che ci separa, gettandomi le braccia intorno al collo e baciandomi ancora e ancora finché infine non mi riprendo, abbassando lo sguardo sulle sue labbra e inghiottendo la saliva prima di cominciare a reclamare ciò che è mio, ma senza possessività, anzi, facendo il più piano possibile, il più dolce possibile, quasi avessi paura di sbagliare, di spaventarlo.
‹‹ You’ve come... ›› sospira piano dopo parecchi minuti, il fiato corto, un vago sorriso sulle labbra.
Annuisco leggermente e gli bacio il collo, distogliendo i miei occhi dai suoi, che mi fissavano lucidi.
‹‹ Couldn’t miss it... ››
‹‹ I thought... you’d not, after... after what I said... ››
Mi fermo un attimo e scuoto la testa, accarezzandogli la guancia finalmente rasata.
‹‹ I knew you didn’t mean it… And I have my fair amount of guilt too, I… I freaked out for that story of going to Russia, I thought… I thought you’d thought over the whole… baby thing, and… ›› sospiro e distolgo lo sguardo, sentendomi di nuovo colpevole anche solo di aver pensato una cosa del genere ‹‹ … and I thought it was a... weird and elaborated way to... to break up with me. ›› rabbrividisco, sentendo i suoi occhi addosso e finendo la mia frase.
Continuo a guardare in basso, aspettandomi un qualsiasi tipo di reazione. Uno schiaffo, una parolaccia, una spinta.
Invece dopo solo qualche secondo di pausa le sue labbra si avvicinano di nuovo alle mie, e il suo corpo comincia a premere piano contro il mio, spingedomi gradualmente sul divano alle mie spalle.
Ritrovo i suoi occhi nei miei e il suo sorriso sulle mie labbra mentre scuote leggermente il capo e mi sussurra: ‹‹ Never. ››
E in quell’eterno momento so che sta dicendo il vero.



AUTHOR'S CORNER: Perchè un po' chiedeva di essere scritta, e insomma, era da un po' che non scrivevo e questa era l'occasione giusta (più o meno, in realtà non so se sono soddisfatta di quel che ne è uscito, però boh, mi sentivo di provare, quindi eccovela qui). Non mi sono inventata niente anche se è da quando va avanti Anna Christie che stavo aspettando la foto di Rob fuori dal Donmar Theatre  e quindi oggi pomeriggio ho preso la palla al balzo quando ho letto la news e ho scritto questa breve one shot.
Probabilmente avrei da scrivervi altre cose ma in questo momento la mia testa sta vagando verso altri lidi, quindi bon, that's all, see ya.

 

   
 
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