Rieccomi ! Lo so, eravate felici di esservi liberati di me invece ritorno con un’altra mia storiella, non ho molto da dire, spero che qualcuno possa apprezzarla abbastanza da recensire e che vi divertiate a leggerla.
 
Un nuovo compagno
 
Kisame non aveva mai avuto amici, i suoi compagni di squadra erano solo delle palle al piede, frivoli ed egoisti, lo escludevano da tutto ciò che facevano al di fuori delle missioni.
Entrare nell’Akatsuki non migliorò i suoi rapporti con le persone, i pochi che non scappavano dopo una piccola occhiata al suo aspetto lo facevano appena notavano lo sfregio che portava  sul coprifronte.
Forse per questo il capo faticava a trovargli un compagno. Quando, dopo anni di lavoro individuale, Kisame divenne il compagno di Uchiha Itachi tutti quanti si aspettavano la morte del suddetto ragazzo entro un paio di giorni.
Cosa che però non avvenne.
 
L’Hoshigaki trovava snervante l’apatia del compagno, resa ancora più impenetrabile dai prolungati silenzi nei quali era solito chiudersi, ma ne era anche incuriosito: se ne stava sempre sulle sue ed era gentile più o meno con tutti malgrado gli altri non lo ricambiassero; forse questo valeva la pena di tenerselo, poteva andargli peggio ed era sempre in tempo per rimediare.
Durante le missioni Kisame ebbe modo di osservare il proprio compagno; nei combattimenti era impeccabile, durante i viaggi veloce e silenzioso malgrado spesso viaggiassero con un tempo disastroso.
Appena rientrati andavano a fare rapporto per poi ritirarsi nelle rispettive stanze.
La camera di Kisame non era nulla di speciale (a differenza di quelle appartenenti a Sasori ed Hidan), i muri erano di un azzurrino tendente al grigio, il letto era ben fatto e sul comodino, oltre ad una piccola lampada, vi erano riviste di armi e liste dei ricercati.
 
Un giorno ad Itachi venne affidata una breve missione individuale perciò Kisame ne approfittò per curiosare nella stanza del compagno.
La camera di Itachi era molto spartana e ordinata.
Gli unici oggetti visibili erano due libri sul comodino, all’interno dell’armadio vi erano diversi abiti piegati ordinatamente.
Stava per uscire quando notò che tra il letto e il comodino si trovava un piccolo barattolo che aveva tutta l’aria di essere un medicinale per non creare sospetti lo rimise in quello che, sperava, fosse il suo posto.
Dopo questo ritrovamento la sua curiosità aumentò moltissimo, voleva sapere di più sul suo compagno come durante quei lunghi viaggi compiuti insieme durante i quali aveva trascorso il tempo cercando di penetrare oltre la barriera del moro, sapere cosa pensava, cosa gli piaceva, cosa ne pensava di lui e altro ancora.
Il perché non lo sapeva nemmeno lui ma forse per l’umanità che Itachi aveva quando era con lui, forse nessun’altro l’aveva notata ma lui sì, era abituato a sentire sulla schiena le occhiate e i risolini della gente (prontamente zittiti) ma con l’Uchiha si sentiva completamente a suo agio, molto probabilmente voleva ricambiarlo facendolo sentire fra … amici.
 
Era così preso nelle sue elucubrazioni mentali da non accorgersi che qualcuno aveva aperto la porta finche non sentì il soggetto dei suoi pensieri chiamarlo con un tono abbastanza inquietante, l’ultima immagine che riuscì a registrare fu quella di un paio di occhi infuriati prima di essere sbattuto fuori dalla stanza alla velocità della luce.