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Autore: hiccup    29/09/2011    1 recensioni
« Severus, non puoi fingere che non stia succedendo niente! È diventato sempre più evidente negli ultimi mesi, sono davvero preoccupato, non posso negarlo... »
[...]
Ciò nonostante aveva già deciso: sarebbe fuggito tra le foreste e le montagne che l’avevano visto crescere, su al nord. Là dove nessuno avrebbe potuto trovarlo.
Tutto perfetto.
Igor Karkaroff poteva considerarsi salvo.
***
Questa storia si è classificata XII al contest "Ricordati di noi - Contest"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Nick autore (forum e EFP): mizucup (forum) hiccup (EFP)

Titolo: Involucro

Personaggio: Igor Karkaroff

Genere: Introspettivo

Avvertimenti: One-shot

Rating: Giallo

NdA: Il dialogo iniziale, scritto in corsivo, è tratto dal libro di Harry Potter e il Calice di Fuoco pag. 364, Capitolo 23.

Il rating giallo è dovuto principalmente al clima lievemente angst nella seconda parte della shot.

L’uso di due tempi verbali diversi - passato remoto e imperfetto nella prima parte e presente nella seconda- è voluto.

Buona lettura!

 

 

 

INVOLUCRO.

 

 


Vigilia di Natale, 1994

 

 

« Severus, non puoi fingere che non stia succedendo niente! È diventato sempre più evidente negli ultimi mesi, sono davvero preoccupato, non posso negarlo... »

« Allora scappa. » disse bruscamente la voce di Piton. «Vattene, farò io le tue scuse. Io, comunque, rimango a Hogwarts. »

 

 

 

Attraversò il parco innevato con i pugni serrati, guardandosi con circospetto alle spalle nonostante sapesse che nessuno avrebbe fatto caso a lui e al suo allontanamento dal castello: tutti erano fin troppo occupati a godersi il ballo.

La vigilanza, comunque, non era mai troppa in quel periodo.

Notando l’alta costruzione della guferia stagliarsi contro il cielo stellato, ne salì a grandi falcate gli scalini ricoperti da una patina di ghiaccio che non fece altro che irritarlo ulteriormente. Quando finalmente fu dentro, richiuse talmente bruscamente la vecchia porta cigolante alle sue spalle che parecchi allocchi si riscossero dal loro sonno bubbolando indispettiti.

Ma certo! Pensò, Piton se ne rimane al sicuro sotto l’ala di mamma-chioccia-Silente come in passato!

Puah! Sputò disgustato tutta l’ira repressa.

Iniziò a misurare con passi lunghi e ampi lo spazio circostante, l’indice e il medio della mano destra salirono automaticamente a tormentare il pizzetto ispido.

Cosa fare?

L’antico e imponente castello di Hogwarts insieme al suo parco era illuminato a festa, ancora fortemente impregnato di gioia e allegria natalizia. Dalla finestra della guferia si potevano scorgere le poche e irriducibili coppiette che, nonostante le ronde degli insegnanti, persistevano nell’appartarsi tra i cespugli e nelle carrozze e negli angoli bui per scambiarsi smancerie adolescenziali.

Terribilmente melenso.

Karkaroff storse il naso disgustato da tutta quella spensieratezza. Loro festeggiavano, bevevano e danzavano completamente ignari di ciò che stava accadendo oltre i confini della loro scuola, oltre le cime scure degli alberi della foresta. Loro non sapevano chi stava preparandosi per risorgere.

Avrebbe quasi potuto ridere di quell’esilarante convinzione di pace, di quiete, insediatasi nelle stupide e povere menti delle persone.

Avrebbe, già.

Se non fosse stato una parte interessata, non si sarebbe fatto problemi nello schernirli per quella loro mera utopia. Non aveva forse fatto di peggio in passato?

Udì uno zampettio: un placido gufo, in cerca di qualcosa da beccare, gli passò accanto sfiorandogli la gamba.

Dannazione! Calciò via malamente il gufo che se ne tornò irritato nel suo trespolo, lasciando dietro di sé uno svolazzo di piume e un indignato lamento.

Igor Karkaroff era nei guai, in grossi guai.

Cosa devo fare?

Non aveva la minima intenzione di tornare alla vita passata, non ora che era riuscito bene o male a trovarsi un posto nel mondo. La cella di Azkaban era stata schivata per un soffio, inoltre, deciso a salvarsi la pelle e a mettere la parola fine a quella storia aveva dato al Ministero nome e cognome dei vecchi compagni, cosicché, anche se avesse ceduto all’idea di ritornare ad indossare la maschera da mangiamorte, non avrebbe potuto farlo senza venire incontro a morte certa o a molto peggio; i suoi vecchi amici evasi non avrebbero sorvolato molto facilmente sulla questione del suo tradimento.

Non mi resta che scappare.

La soluzione gli balenò davanti agli occhi prima che potesse pensarci... Ma scappare significava votarsi ad una vita da fuggitivo, di reietto.

D'altronde o la fuga o la morte.

Morte o fuga?

Non sono un codardo, si disse, si tratta di scelte. Non tornerò al passato ed è per questo che me ne vado. Non ho nemmeno bisogno di un tutore come Piton!

Si accarezzò il pizzetto scacciando con un brusco movimento del capo una flebile vocina acuta e terribilmente fastidiosa. Vile, diceva.

Ciò nonostante aveva già deciso: sarebbe fuggito tra le foreste e le montagne che l’avevano visto crescere, su al nord. Là dove nessuno avrebbe potuto trovarlo.  

Tutto perfetto.

Igor Karkaroff poteva considerarsi salvo.

 

Luglio 1996

 

È una questione di passi.

Solo sei passi.

Sei, il numero del diavolo.

Sei come gli scalini di legno marcio che portano alla cantina umida e fredda della catapecchia. Tra spifferi gelidi e topi è rannicchiato un uomo, o meglio qualcosa di somigliante a un uomo; Igor Karkaroff non può essere scambiato per un essere umano: la barba lunga e striata di argento, il volto sporco di paura e lacrime salate, i vestiti logori e maleodoranti: è l’ombra di sé stesso.

 

Clatch.

 

La serratura della porta principale, al piano superiore, scatta e Igor fatica a trattenersi dal sussultare. Stringe le ginocchia ossute al petto con braccia tremanti, conficca le unghie sporche nella pelle, nella carne.

È arrivata la fine, pensa con un nodo dal sapore amaro in bocca: è il gusto della colpa, dei peccati commessi in vita.

Al piano superiore i passi dei suoi vecchi compagni risuonano cadenziati nella sua testa come un requiem.

Tap.

Tap.

Tap.

Porta una mano scarna e tremante al collo, Igor.

È fuggito, è scappato, si è nascosto per due anni interi; ventiquattro mesi d’inferno vissuti tra notti insonni e incubi. Aveva creduto di riuscire a salvarsi – due anni prima - ma quel marchio vivido e pulsante sul suo avambraccio non era altro che un biglietto di sola andata per la fossa.

Ha corso troppo, Igor, è caduto a terra e ora non ha più nemmeno la forza per alzarsi e cercare sostentamento. Si è arreso alle spire del serpente. Non se la sente di scappare ancora.

Tap.

Tap.

Tap.

Il requiem è più vicino e il terrore lo punge, insinuandosi freddo e infido nel suo corpo, cola dalle pareti, dal soffitto per rovesciarglisi addosso come melma unta e gelida. Mortalmente gelida.

 

Tap.

Il primo passo, il primo scalino.

Non ha vie d’uscita. Meno che una.

 

Tap.

La mano si stringe attorno al collo. Il respiro si mozza.

 

Tap.

La mandibola si serra, mordendo la lingua.

 

Tap.

Il gusto metallico del sangue gli invade la bocca arsa.

 

Tap.

Un rantolio: dopotutto non crede di essere così coraggioso per vedere la morte in faccia. Coraggioso? Chiede la vocina acuta, no, sei solo un lurido vigliacco.

 

Tap.

Il corpo sussulta una, due, tre volte prima di afflosciarsi nell’oscurità.

 

 

I due mangiamorte sfondano la porta sprangata, entrano con le bacchette sfoderate e lo vedono: Igor Karkaroff non è altro che un involucro inerme.

 

 ***


Hiccup’s corner.

Questa one-shot si è classificata XII su XX partecipanti al "Ricordati di noi - Contest" di Mirtilla_94

Ringrazio infinitamente la giudiciA per la pazienza e per il giudizio :3

 

Grammatica: 9.5/10

Stile e forma: 9.5/10

IC e caratterizzazione personaggi: 10/10

Originalità: 11.5/15 

Gradimento personale: 4.5/5 

Punti bonus: 1/3 

Tot: 46/53 

 

Ti ho dovuto togliere quel mezzo punto di grammatica per colpa di un paio di errorini di maiuscole: “Guferia” e “Mangiamorte”, inoltre c'è qualche virgola sbagliata, ma sono piccolezze.

Ho adorato il tuo stile: persino la resa grafica di quel “Tap, tap, tap” è perfetta. Purtroppo, ti ho tolto comunque qualcosa perché a mio parere usi troppo il corsivo: in questo modo non è più così incisivo, perde il suo significato.

La caratterizzazione è ottima! Insomma, gli fai persino tormentare il pizzetto! Niente da dire, è Karkaroff al 100% *clap clap clap*

Per l'originalità, ahimé, mi son tenuta bassa, perché parlando di Igor questi momenti sono abbastanza prevedibili :(

Come vedi, però, il gradimento personale è alto, e considera che io sono molto avara in quanto a questo! Perciò, congratulazioni ;) 

 

Ringrazio chi leggerà e le anime pie che vorranno esprimere la loro opinione ^^

Grazie ancora.

See ya :3


hiccup

  
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