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Autore: koorime    30/09/2011    4 recensioni
Balthazar vuole proteggere Castiel e Bobby si ritrova tre mocciosi tra capo e collo.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Bobby, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
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Titolo

Titolo: S.O.S Grumpy Nanny
Fandom
: Supernatural
Pairing/Personaggi
: Bobby Singer, Balthazar, Crowley, Sam e Dean Winchester, Castiel
Rating
: Pg
Charapter
: 1/1
Beta
: Samek l’ha letta in anteprima
Words
: 3690 (fiumidiparole)
Genere
: avventura, commedia (?)
Warning
: pre-slash, post 6x20
Summary
: Balthazar vuole proteggere Castiel e Bobby si ritrova tre mocciosi tra capo e collo.
Note
: scritta perché amo tanto samek e lei la voleva tanto tanto ♥ La dedico anche a neera_pendragon che pochi giorni fa ha compiuto gli anni (TANTI AUGURI ♥). L’altra arriverà, non disperare, ma intanto beccati questa ♥
Avviso ai naviganti:
chi sapesse che esiste un modo più corretto per indicare quel titolo, mi faccia un fischio, grazie.

DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Castiel, ma no, né lui né nessun altro mi appartiene .__. Neanche Dean, no *sigh*  

 

 

Bobby era sempre stato bravo nel suo lavoro. Alcune delle sue cacce con John o Rufus erano diventate storia, quasi leggende per le nuove generazioni di cacciatori. Ma ormai quei tempi erano superati – non che non fosse più bravo, solo che adesso preferiva decisamente fare il part time e lasciare la parte grossa alle nuove leve. Dopotutto lui restava dietro le quinte a parargli il culo quando dovevano impersonare FBI, CIA, Sicurezza Nazionale o qualunque altro corpo armato, oltre, ovviamente, a sobbarcarsi di ricerche su incantesimi e leggende qual’ora ce n’era bisogno.

Sì, nonostante tutto, Bobby continuava a fare la sua parte – diamine, aveva continuato a farla anche bloccato su una sedia a rotelle! – perché il loro mondo era brutto e un esperto in meno poteva segnare la vita o la morte di qualcuno.

Era abituato a rispondere alle chiamate di emergenza dei vari cacciatori, o al ritrovarseli sanguinanti sulla porta di casa in cerca di un po’ di sano whiskey e un aiuto nel ricucirsi, o ancora, un po’ della sua anima per ripararsi la Grazia se eri un Angelo del Signore che giocava con il fuoco. Quindi non si meravigliò quando, in un’alba di metà Febbraio, si ritrovò Balthazar chino sul divano.

-Oh, eccoti qua!- esclamò l’angelo quando si rese conto di non essere più da solo. -Senti, te ne occupi tu mentre sono via?- domandò, facendo pochi passi di lato e mostrandogli così un bambino che dormiva infagottato in un soprabito molto più grande di lui.

Il cacciatore non ci mise molto a riconoscerne le fattezze, anche se ringiovanito di molti anni.

-Quello è Castiel.- disse, indicandolo con un cenno di mento, mentre Balthazar incedeva verso la cucina. -Che diavolo stai facendo, idiota?- sbottò quando lo vide per metà infilato nel frigorifero.

-A-ah!- esclamò quello, mostrando vittorioso un vasetto di sangue di agnello. -Tranquillo, nulla di grave. Sistemo quei due simboli sbagliati e me ne vado.- disse, aprendo il tappo e intingendoci dentro il lembo di un fazzoletto.

-Non vai da nessuna parte finché non mi hai spiegato che diavolo sta succedendo! Perché Cas è così?- sbottò il vecchio cacciatore, indicando il bambino addormentato con un gesto del pollice. L’angelo sospirò e alzò gli occhi al cielo.

-Okay, le cose stanno così: ho saputo da un... informatore che Raphael stava per arrivare a Cassie e alle armi, e non avevo tempo per spiegargli e convincerlo, quindi ho agito e basta. L’ho trasformato e gli ho infilato quella collanina che dovrebbe oscurarlo a qualunque angelo.- spiegò, andando poi a una delle finestre e correggendo l’errore che non attivava il simbolo. -Per precauzione, però, sarebbe meglio se rimanesse nascosto per un po’, e questo è il posto più sicuro che mi è venuto in mente. Almeno lo sarà quando avrò sistemato il simbolo sul retro.- concluse, facendo un passo indietro e rimirando la sua opera. Annuì e rifilò il vasetto richiuso all’altro uomo quando gli passò accanto.

Bobby lo guardò confuso e posò il contenitore sul tavolo, prima di seguirlo di nuovo verso il bambino.

-Tu lo sai che ultimamente non siamo esattamente in buoni rapporti con il tuo amico, vero?-

-L’avevo immaginato visto il depresso andante in cui navigava Cassie, ma non avevo scelta.- Balthazar si raddrizzò, sistemandosi la giacca -Qualunque cosa fosse, passateci su e prendetevi cura di lui.-

-Non è così facile.- rispose lui con uno sbuffo. -Non lo è per me, figurati per Dean.-

A quel punto l’angelo si voltò con un ampio sorriso sulle labbra.

-Ed è per questo che ho fatto quello che ho fatto.- disse, lanciando uno sguardo furbo verso l’alto. Istintivamente Bobby lo seguì e quando tornò con gli occhi sull’angelo, quello se n’era andato.

Fantastico, davvero.

Con un’occhiata al fagottino di trench sul divano e un borbottio scocciato, si voltò e salì al piano di sopra, dirigendosi verso quella che, ormai da anni, era la camera che Sam e Dean dividevano. Pregò di essersi sbagliato, di aver male interpretato l’espressione dell’angelo, ma quando aprì silenziosamente la porta, tutte le sue vane speranze furono distrutte.

Nei due letti addossati ai muri, c’erano due bambini che dormivano della grossa. A occhio e croce dovevano avere entrambi sui quattro o cinque anni – se ricordava bene –così come l’angioletto al piano di sotto.

Merda, pensò, richiudendo la porta e strofinandosi una mano sugli occhi.

***

-Dov’è papà?-

Bobby ignorò la domanda di Dean, seduto a tavolo e coperto solo da una vecchia maglietta dei Led Zeppelin del se stesso più grande e continuò a cercare qualcosa nella dispensa, ma quello che trovò fu solo caffè e whiskey – entrambe cose che i Winchester avrebbero accolto con gioia per colazione, ma che decisamente non erano adatte per dei bambini.

-A caccia.- si risolse infine a rispondere quando si ritrovò tre paio d’occhi innocenti puntati addosso. A quanto pareva nessuno dei tre sembrava ricordare qualcosa delle ultime ventiquattro ore – o degli ultimi vent’anni, se era per questo – e Dean aveva avuto un’espressione confusa per i primi due istanti quando aveva visto Sam – probabilmente il suo istinto gli diceva che sarebbe dovuto essere molto più piccolo – ma poi Castiel aveva catturato la sua totale attenzione quando era scivolato giù dal divano con lo sguardo assonnato, i capelli sparati in tutte le direzioni e la camicia enorme che gli cadeva lasca dalle spalle, e la questione dell’età era passata in secondo piano.

-E perché non mi ha svegliato? Papà mi sveglia sempre.- brontolò Dean.

Bobby si appoggiò al lavello con un sospiro e guardò i tre bambini.  

Che diavolo avrebbe dovuto fare?

-Vado a fare la spesa.- disse alla fine, scostandosi dal ripiano. - Ricordate le regole, vero?-

-Non toccate niente.- recitò prontamente Sam e il fratello maggiore aggiunse:

-E non aprite la porta.-

Il cacciatore annuì. -Torno il prima possibile, voi fate i bravi.- disse, dirigendosi verso l’ingresso.

Una volta fuori attese un minuto, tendendo l’orecchio nel tentativo di captare qualcosa che andasse storto nella casa, ma l’unica cosa che sentì fu il chiacchiericcio di Sam e i suoi incessanti “E perché?” rivolti al fratello maggiore.

Bobby si riscosse e montò sul furgone, ricordandosi quanto poco amasse Dean quella fervente curiosità nel fratello. Era meglio che si sbrigasse e tornasse prima che cominciassero a litigare, perché se a otto anni Dean poteva semplicemente urlare al fratello di smetterla e mangiare, a quattro anni non sapeva cosa avrebbe fatto e, sinceramente, preferiva non scoprirlo.

Ci mise in tutto un’oretta, riuscendo perfino, dopo essere uscito dal market, a fare una capatina a casa di Margie Brit per chiederle se tra tutti quegli scatoloni che, tramite la parrocchia, assemblava per i poveri, c’era qualcosa di adatto a tre bambini di quattro anni.

C’era per fortuna, e Bobby tornò a casa carico di buste di prima necessità.

L’abitazione era silenziosa – anche troppo secondo la sua esperienza – e il cacciatore avanzò con i sensi in allerta, maledicendosi per non aver portato con sé la pistola.

La cucina era vuota e lui poggiò le buste della spesa sul tavolo, afferrando la pistola da dietro i barattoli di caffè nella credenza e continuando il giro del pian terreno, senza trovare alcuna traccia dei bambini.

Era già a metà della scalinata quando sentì un tonfo e un urlo provenire dal piano superiore e, senza pensarci due volte, corse, raggiungendo la porta della sua camera da letto – da cui provenivano le urla – e spalancandola.

Il pianto di Sam s’interruppe all’improvviso e Dean si bloccò nell’atto di scendere dal letto – il suo letto completamente sfatto – per raggiungere il fratellino caduto, mentre Castiel, in piedi nel mezzo della stanza li fissava.

-Che cosa dia...- Bobby si bloccò, sospirando e avanzando verso il bambino in lacrime. -Cos’è successo?- chiese, esaminando il bernoccolo che già cominciava a ingrossargli la fronte.

-È caduto.- rispose Dean accucciandosi vicino a loro, la preoccupazione dipinta sul suo viso di quattrenne.

-E com’è successo?- volle sapere il cacciatore, scoccandogli un’occhiataccia, perché anche se erano coetanei in quel momento, Dean era sempre il più grande e sapeva che una delle regola della casa era di non saltare sul letto. Il bambino chinò il capo mortificato e Bobby sospirò, posandogli una mano tra i capelli.

-Andiamo a mettere un po’ di ghiaccio o stasera ti ritroverai con una bella montagna sulla fronte.- disse poi, rivolgendosi a Sam, che tirò su con il naso e annuì, strofinandosi un occhio rosso di pianto.

Bobby non fece però neanche in tempo ad alzarsi, che Castiel li raggiunse e posò un ditino sulla fronte del più piccolo dei Winchester, facendo scomparire in un attimo sia rossore che gonfiore. Il cacciatore sbatté le palpebre sorpreso – anche se, a ben pensarci, non avrebbe dovuto. Dopotutto, anche se bambino, rimaneva un angelo, no?

-Beh, grazie, Cas.- disse e l’angelo inclinò la testa di lato in quel suo modo tipico che lo fece sorridere. Adesso sì che gli si addiceva.

-Forte! Come hai fatto?- strillò Dean, guardando l’altro bambino ad occhi sgranati. -Sei un supereroe?- rincarò, quando quello lo guardò senza rispondere se non con un sorrisino.

-Basta chiacchiere.- li richiamò l’adulto, sospingendoli verso la porta. -Dobbiamo vestirci.- disse, continuando poi tra sé -E trovare una soluzione a questo casino.-

***

Vestirli era stata la cosa più facile: John aveva abituato i suoi figli a farlo da soli e Castiel non aveva fatto storie nel farsi infilare t-shirt e salopette – ma Castiel non faceva mai storie, adulto o bambino che fosse. Dopodiché li aveva fatti sedere al tavolo e dato tre tazzoni di latte, mandandoli poi a giocare in salotto fino all’ora di pranzo – e cercando, nel frattempo, di ricordarsi cosa poteva cucinare a dei bambini. Alla fine si era risolto a chiamare una pizza, con grande gioia del più grande dei Winchester.

Li aveva poi spediti di nuovo a giocare e si era accomodato finalmente alla scrivania per consultare qualcuno dei suoi libri, nel tentativo di trovare una soluzione, e tener contemporaneamente  d’occhio i piccoli che sembravano presissimi a confabulare tra di loro – almeno, lo erano Dean e Sam. Castiel si limitava a restare al fianco di Dean e osservare.

In poco lui era stato preso dalla ricerca e il chiacchiericcio dei bambini era diventato un sottofondo quasi confortevole, al punto che, quando venne a mancare, il cacciatore si riscosse. Allungando però lo sguardo, notò che i piccoli si erano semplicemente addormentati sul divano – con Dean incastrato tra gli altri due, rannicchiatiglisi contro i fianchi – ed era tornato alle sue letture con un sorriso sulle labbra.

Aveva continuato a leggere e sfogliare tomi per ore, prima che la voce di Dean lo raggiungesse:

-Bobby, ho fame.- pigolò, disincastrandosi dalla morsa degli altri due e scivolando giù dal sofà. Sam e Cas non parvero infastiditi più di tanto dal cambio di posizione e si limitarono ad avvicinarsi un po’ di più e continuare a dormire beati.

-Hai mangiato neanche due ore fa.- sospirò lui, poggiando il libro sulla scrivania.

-Ma io ho fame!- piagnucolò il bambino, grattandosi un ginocchio scoperto dai pantaloncini, e Bobby capitolò, alzandosi.

-Okay, vediamo che possiamo fare.- disse, incedendo verso la cucina.

-Le frittelle?- tentò speranzoso il più piccolo, caracollandogli dietro. Un attimo dopo, neanche fossero stati chiamati, comparvero anche gli altri due.

-Le frittelle, le frittelle!- esclamò entusiasta Sam saltellando nella sua tutina. Castiel, come al solito, si limitò a seguirli silenzioso.

-Va bene, va bene, ma sedetevi e state zitti, adesso!- abbaiò il cacciatore, mettendosi a lavoro ai fornelli, mentre sentiva alle sue spalle le sedie strisciare sul pavimento e i versetti dei piccoli nel salirci su.

Quando, dieci minuti dopo, depositò davanti ai loro visetti tre piatti di frittelle, gli venne da ridere per il sorriso goloso che fecero – beh, lo fecero Sam e Dean. Castiel inclinò la testa e fissò incuriosito l’alimento, imitando poi i coetanei e assaggiandolo. Bobby scoppiò quasi a ridere quando gli occhioni dell’angioletto si sgranarono e la sua bocca masticò più velocemente, fiondandosi poi sul resto della frittella nel piatto.

Quasi perché qualcosa rovinò il momento.

Una voce fastidiosamente nota.

-Che deliziosa famigliola. Mi fate venir voglia di ubriacarmi di acqua santa.-

-Come diavolo sei entrato?- sbottò il cacciatore, sfilandosi la pistola dai jeans e puntandogliela contro. Il demone roteò con gli occhi, avanzando.

-Giù quel ferro vecchio, Robert, sai che non può uccidermi.-

-Ma può farti male e rovinarti il tuo bel completo.- ribatté lui, armando il cane. Crowley si fermò e quasi mise su il broncio alla minaccia, sbuffando poi quando Dean si lasciò sfuggire una risatina derisoria.

-Sto aspettando.- lo richiamò il cacciatore e il demone – il nuovo Re degli Inferi – tornò con gli occhi su di lui.

-Sul retro, uno dei simboli antiangeli ha inavvertitamente cancellato uno di quelli antime.- spiegò il demone con una scrollatina di spalle. Bobby però non abbassò l’arma, rincarando:

-E perché sei qui?-

-Cercavo il mio socio e qualcosa mi diceva che l’avrei trovato qui a fare ammenda. A quanto pare avevo ragione almeno su una cosa.- lanciò un’occhiata al bambino in questione. -A chi devo fare i complimenti per il sadismo?-

-Balthazar.- rispose lui, riponendo finalmente l’arma, dopo averla disarmata.

-L’amichetto del piccolo angelo in salopette?-

-Proprio lui.-

-E lo ha fatto perché?- incalzò Crowley, raggiungendolo, sempre osservando divertito il piccolo trio al tavolo.

-Protezione.- borbottò lui, rimettendo distanza tra loro.

-Questo spiega il monile al collo dell’angioletto.- disse tra sé il demone. Sospirò e si allungò a prendere un bicchiere dallo scolapiatti, versandosi poi tre dita di whiskey dalla credenza. -Bene, immagino dovrò rimanere qui, allora.-

-Immagini male, ti voglio fuori da casa mia in tre secondi, o ti faccio ingoiare sale e piombo!- sbraitò il cacciatore, tornando a minacciarlo con la pistola.

-Sta’ calmo, Grilletto Facile.- Crowley roteò gli occhi, ingollando gli ultimi sorsi di alcol e abbandonando il bicchiere vuoto nel lavello. -Me ne vado, contento? Ma tornerò. L’angioletto è troppo importante perché lasci che un ubriacone come te sia la sua unica protezione.- disse, volatilizzandosi l’istante dopo sotto gli occhi del cacciatore.

Bobby abbassò l’arma e si passò una mano sul viso, mentre i bambini rimanevano silenziosi al loro posto.

***

Come promesso, Crowley tornò il giorno dopo, e quello dopo e quello dopo ancora.

Quando, il quarto giorno, sentì una musica provenire dal salotto, già sapeva chi ci avrebbe trovato.

-Buona sera, Zio Paperino.- lo salutò il demone, seduto in poltrona con le gambe accavallate e un bicchiere di scotch in mano, mentre il piede ciondolava pigramente a tempo della musica gracchiata dalla vecchia radio.

-Che diavolo ci fai qui?- borbottò lui, passandogli accanto e posando l’ultimo libro consultato – inutilmente, visto che sembrava che non esistesse qualcosa che potesse annullare quel tipo di incantesimo se non la persona che l’aveva scagliato. Fantastico, davvero.

Crowley alzò gli occhi al cielo, abbandonando la sua postazione e scivolando sinuoso verso di lui.

-Dobbiamo ripetere ogni giorno lo stesso teatrino?- domandò con un sorrisetto. -Sai bene perché sono qui e sai bene che tornerò anche domani per assicurarmi che il mio angelico socio se la passi bene.- Prese un sorso dal bicchiere e poi si guardò attorno. -A proposito, dove sono Qui, Quo e Qua?-

-Di sopra, a fare il riposino.- rispose l’uomo in automatico, dandosi poi dell’idiota per averlo fatto. Doveva smettere di comportarsi come se ci fosse qualcosa di normale in tutto quello. Non c’era niente di normale.

-Che teneri angioletti.-sospirò il demone. -Beh, uno lo è. A proposito, il tuo piccolo teppista si è ancora divertito a strappargli le ali?- s’interessò, illuminandosi all’improvviso.

Ecco un altro problema che lo impensieriva.

Già dalla seconda mattina da che Balthazar li aveva trasformati in mocciosi, Dean aveva cominciato a vedere le ali di Castiel, con la conseguenza che aveva cominciato a fare mille domande – seguito a ruota da Sam – e a toccarle. Bobby non era certo che ci riuscisse davvero – lui vedeva solo aria, dopotutto – ma Castiel sembrava sempre a disagio quando Dean lo faceva e gli si allontanava volontariamente – cosa che non si ripeteva in nessun’altra situazione. Sembrava che Castiel sentisse il bisogno fisiologico di essere il più vicino possibile all’altro bambino, qualunque cosa stessero facendo. Di contro, Dean sembrava affascinato da quella novità e non perdeva occasione per tirargli le piume – o almeno credeva che gliele tirasse.

Inutile dire che Crowley sembrava deliziato da tutta quella situazione.

-Non gli strappa niente di niente.- si risolse a rispondere quando lo sguardo fisso del demone cominciò a infastidirlo. -Adesso che ti sei accertato della sua buona salute, perché non te ne vai?-

-Perché tu ne saresti felice e non sarebbe divertente.-

-Grazie per la sincerità.- sbuffò il cacciatore e il demone sorrise.

-Dovere.- rispose quello. -Beh, non proprio, ma hai capito.- aggiunse dopo averci pensato su.

Poi si zittì e Bobby ringraziò tra sé e sé per quell’inaspettato dono. Si rimangiò tutto un attimo dopo, quando Crowley gli sfilò un libro dalla mani.

-Che diavolo fai?-

-Ti libero dall’ingombro.- spiegò, invadendo poi il suo spazio personale. Bobby tentò di sfuggirgli e prendere la pistola, ma il demone fu più veloce di lui e gli afferrò le mani, sistemandosene una sul fianco e stringendo l’altra nella sua presa.

-Se non mi lasci subito, giuro che io...-

-Ingoiati la lingua, vecchio orso!- lo zittì Crowley, scoccandogli un’occhiataccia -Voglio solo ballare, puoi concedermi questa grazia?-

-Ballare? Il valzer lento?-

-Preferisci la lambada?- Crowley inarcò un sopracciglio ironico e Bobby borbottò un’imprecazione, ma non si scostò.

-E va bene.- acconsentì, quando vide l’altro sostenere fieramente il suo sguardo – evidentemente doveva voler davvero tanto ballare. Non l’aveva mai visto così deciso per qualcosa che non fosse salvarsi le chiappe.

Crowley fece un piccolo sorriso e un cenno della testa in ringraziamento, prima di ammorbidire la presa su di lui e acquisire la postura rigida del valzer.

-Quando sei pronto tu, Robert.- disse, rimanendo poi in attesa.

Bobby alzò gli occhi al cielo ancora una volta, prima di richiuderli e ascoltare la musica. Quando sentì l’inizio della nuova battuta, fece un passo in avanti con il destro e il corpo del demone lo seguì, lasciandosi guidare. Il piede sinistro si sposto in diagonale, dando così inizio al passo-giro seguente, continuato con l’altro piede, che si concluse con la suola della scarpa sinistra che strisciava sul vecchio pavimento e chiudeva la sequenza.

-Sei bravo.- constatò Crowley, mentre ricominciavano a volteggiare nel piccolo salotto.

-Karen adorava ballare.- rispose lui, senza neanche sapere perché. il demone annuì e non aggiunse altro, limitandosi a seguire i suoi passi fino alla fine.

Bobby gliene fu grato come mai prima.

***

Balthazar riapparve a pomeriggio inoltrato del quinto giorno.

Bobby era alla scrivania a leggere l’ennesimo testo, tentando di ignorare il fracasso che i bambini facevano sotto incitamento di quel demonio – letteralmente – di Crowley.

-Lì a destra c’è uno spazio libero.- diceva il Re dell’Inferno, seduto sul divano, a un Dean arrossato di riso seduto a cavalcioni sullo stomaco di un altrettanto rosso in viso Castiel e gli faceva il solletico, mentre Sam tentava di trattenerne gli scalci

-Oh, ma che carini, hanno fatto pace!- esclamò la voce giuliva di Balthazar, facendo sobbalzare tutti – anche Crowley, sì, che però si riprese subito.

-Tu devi essere il genio di questa delizia.- suppose, indicando con un cenno del mento il tetris infantile ai suoi piedi.

-E tu devi essere il nuovo Grande Capo dei Piani Bassi.- rispose con il medesimo tono tranquillo di chi non è di fronte a un qualcosa che ritiene un abominio.

-Il solo ed unico.- sorrise Crowley, alzando il bicchiere di liquore ambrato in un silenzioso brindisi a loro due – o a se stesso, per quanto poteva saperne Bobby.

-Perché sei qui?-

-Cha-cha-cha.- rispose quello enigmatico e Bobby lo guadò male.

-Hai risolto il problema?- domandò allora il cacciatore, richiamando l’attenzione dell’angelo, che annuì.

-Per ora, sì. Sono riuscito a far perdere le tracce di Cassie e vanificare i possibili tentativi futuri.- spiegò, dirigendosi verso il tavolino basso su cui c’era la bottiglia di scotch e versandosene una dose abbondante.

-Allora ritrasformali immediatamente!- sbottò il padrone di casa, indicando con un cenno della mano i bambini, che seguivano il tutto in silenzio.

Balthazar tentennò in modo evidente, ma poi sospirò e annuì.

-Se proprio devo.- acconsentì, schioccando poi le dita. -Peccato, erano carini.- brontolò, guardando con malcelato fastidio i tre corpi adulti – decisamente adulti – che ingombravano adesso il pavimento.

-Uhm...- disse Sam, lasciando andare i piedi di Castiel e guardandosi i vestiti. -Grazie per aver ingrandito anche i vestiti.- disse poi all’angelo biondo.

-Guarda che l’ho fatto per me.- ribatté quello, versandosi dell’altro scotch – o almeno credeva, non era molto attento a lui, non mentre Dean e Castiel erano ancora fermi nel bel mezzo del salotto.

Bobby non poteva vedere perfettamente il viso del cacciatore, ma dalla sua postazione non sembrava molto felice né Castiel sembrava a suo agio. L’angelo aprì la bocca per parlare, ma l’altro non gliene diede il tempo e scivolò via da lui senza degnarlo di una seconda occhiata.

-Dean!- lo chiamò Castiel, ma quello non si voltò, abbandonando la stanza – e la casa, a sentire lo sbattere della porta d’ingresso. Un attimo dopo Sam gli corse dietro e l’angelo chiuse gli occhi, lasciandosi cadere con la testa sul pavimento con un tonfo leggero.

Per la prima volta da quando era cominciato tutto quel casino, Bobby pensò che Dean stesse sbagliando e che avrebbe dovuto fermarsi ad ascoltare. Purtroppo, il figlio di John Winchester non era famoso per questa particolarità, proprio come suo padre.

-Balthazar, andiamocene.- ordinò Castiel, rialzandosi. Tentennò, poi si voltò verso il padrone di casa, facendo qualche passo verso la sua direzione.

-Io... Grazie di tutto.- disse, e lo fece con una tale gratitudine nello sguardo che lui arricciò appena le labbra all’insù.

-Riguardati, figliolo.-

Castiel stirò le labbra e annuì, sparendo poi l’istante dopo insieme al fratello.

Bobby sospirò rumorosamente, passandosi la mano sugli occhi stanchi e ascoltando il silenzio allargarsi a macchia d’olio. Non credeva potesse essere così assordante e fastidioso.

-Beh, immagino di dover andare pure io, a questo punto.- disse Crowley all’improvviso, rompendo la stasi. Posò il bicchiere ormai vuoto sul tavolino e si alzò dal divano, sistemandosi  la giacca del completo e rivolgendogli un sorriso sbilenco quando incrociò il suo sguardo. -Non disperare, però, mio caro, tornerò per le lezioni di tango.-

Bobby non ci pensò due volte ad alzarsi dalla sedia e correre sul retro a risistemare il simbolo rovinato.

Fine.

   
 
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