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Autore: xlondoneye    01/10/2011    0 recensioni
Non si preoccupò quando non lo vide. La sera prima avevano tutti fatto le ore piccole ed era probabile che lui fosse un dormiglione. Si accomodò sulla panchina, scrollando via un po’ della neve che la ricopriva. Lo avrebbe aspettato. Aspettò un’ora, due. Cercava di scacciare l’ansia e i cattivi pensieri. Sarebbe arrivato, prima o poi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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     La luce filtrava tenue dalle pesanti tende bianco sporco e l’aria si stava già scaldando quando si decise ad aprire gli occhi e a scendere dal letto. Si passò una mano tra i capelli trascinando i piedi sul pavimento cercando le pantofole e andò in bagno a sciacquarsi il viso. Le immagini della sera prima le scorsero davanti agli occhi come un film trasmesso al cinema. Risate, abbracci, musica a palla. Era stata una bella serata, non c’era ombra di dubbio. L’acqua non bastava a far andar via le ultime tracce di mascara rimaste e così si insaponò le mani e si sfregò più volte il volto: non voleva che lui la vedesse malconcia.
     La casa si stava risvegliando. Sentì delle voci provenire dal salotto e qualcuno che urlava qualcosa che le risuonò incomprensibile, sorrise sentendo la risata di risposta: probabilmente si era persa una gran bella battuta. Scrollò le spalle e aprì le ante dell’armadio cercando di adocchiare quella che poteva essere la miglior tshirt da indossare quando sentì altre risate e una cassa pompare, a mo’ di sveglia, della musica ad un volume così alto che, era certa, si sarebbe sentita fino alla strada lontana chilometri. Sorrise di nuovo, erano tutti matti in quella casa.
     Aprì la porta e uscì sul corridoio, incrociando immediatamente gli sguardi degli altri coinquilini ancora assonnati che si erano affacciati dalle loro camere per capire il motivo della musica a volume così alto a quelle che potevano benissimo essere le otto di mattina.
     -ma che succede?- chiese un ragazzo in pigiama tenendo fuori dalla porta solo la testa
     -credo che sia il loro modo di darti il buongiorno- rispose accennando una risata mentre il ragazzo tornava in camera scuotendo la testa, evidentemente contrariato.
    Ma le sembrò inutile mentirsi ancora. Non le importava niente degli altri, della musica o del cane che vide scorrazzare per casa, nonostante fosse più che convinta che la sera prima nessun coinquilino avesse avuto con sé un cane. Le sembrò inutile rimandare ancora il momento nel quale si sarebbe avviata verso il giardino e lo avrebbe visto. Si sentì rabbrividire al solo ricordo della sua risata.
     Non si preoccupò quando non lo vide. La sera prima avevano tutti fatto le ore piccole ed era probabile che lui fosse un dormiglione. Si accomodò sulla panchina, scrollando via un po’ della neve che la ricopriva. Lo avrebbe aspettato. Aspettò un’ora, due. Cercava di scacciare l’ansia e i cattivi pensieri. Sarebbe arrivato, prima o poi.
     Non arrivò mai.
Stette su quella panchina per ore, con la neve che le si era infiltrata dappertutto, con le guance arrossate dal freddo pungente dei primi di gennaio e il naso che colava. Scossa dai fremiti, non riusciva a spiegarsi il motivo del suo ritardo. Non aveva la forza di alzarsi, andare in casa e vedere se c’era. Non trovava un motivo valido per alzarsi e fare tutto questo.
     Il colpo di grazia giunse con l’arrivo di uno dei coinquilini della casa, uscito in giardino per fumare la prima sigaretta della giornata.
     -ehi, aspetti  quel ragazzo coi pantaloni a quadri di ieri sera?- chiese tastandosi le tasche in cerca dell’accendino.
     -sai dov’è?- rispose piano, temendo la risposta.
     -si- mormorò aspirando una lunghissima boccata di fumo – a casa sua. E’ andato via questa mattina presto- aggiunse.
Il suo respirò accelerò come una macchina tirata a duecentoventi chilometri all’ora sull’autostrada completamente vuota mentre il suo cuore cominciò a battere forte come le ali di un colibrì, ma la sensazione durò pochi attimi. D’improvviso tutto si fermò: il suo respiro, il lento cadere dei fiocchi di neve, le aspirate di sigaretta e persino il canto di quell’uccellino posato sull’albero a qualche metro di distanza.
Tutto si fermò, ma non le sue emozioni che esplosero come un big bang causando il più grande senso di vuoto che avesse mai provato. Si sentì sola come un cane, nonostante in casa ci fossero come minimo venti persone. Lui se n’era andato, e lei non l’avrebbe rivisto mai più.
     -Cos’è? Ti sei innamorata di lui? Ah bè, condoglianze allora- disse il ragazzo gettando a terra la sigaretta lasciata a metà.
Non sentì neanche le sue parole, occupata com’era a ritrovare la forza di respirare. Quando si voltò verso il punto in cui fino a pochi minuti prima c’era quel biondino, notò che se n’era andato. Era rimasta sola.
Di nuovo.  Smise ancora una volta di respirare.
     Quanto ci avrebbe messo a morire soffocata?
  
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