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Autore: Anakins Girl 4eva    10/06/2006    3 recensioni
Il mondo crolla addosso a Bo quando riceve la notizia che Luke è stato dichiarato disperso in missione. Riuscirà lo stesso Bo a diplomarsi? E Luke tornerà a casa in tempo per assistere alla cerimonia di consegna del diploma?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bo Duke, Luke Duke
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Jesse bussò delicatamente sulla porta della camera da letto, ma non ricevendo alcuna risposta gentilmente aprì la porta ed ent

“I’m home” è una one-shot splendida scritta da una bravissima autrice britannica che risponde al nick di “Anakin’s Girl 4eva”. La versione originale fa parte di quell’immenso archivio che è Fanfiction.net e  potete trovarla a questo link: http://www.fanfiction.net/s/2938870/1/

Spero di avervi fatto un piacevole regalo nel donarvi questa commovente storia dal sapore delicato, ma soprattutto mi auguro che vogliate far pervenire numerosi i vostri graditissimi commenti all’autrice tramite le apposite recensioni.

A questo punto vi auguro una buona lettura e come dice Anakin’s Girl 4eva “enjoy and please reveiw!”

 

 

I’m home

(Sono a casa)

By Anakin’s Girl 4eva

Traduzione di Lella Duke

 

Jesse bussò delicatamente all’ingresso della camera da letto, ma non ricevendo alcuna risposta gentilmente aprì la porta ed entrò. Sospirò vedendo le tende ancora chiuse e tutto nella stanza sembrava esattamente come una settimana prima… inclusa la giovane figura che giaceva faccia in giù sul letto. Egli si avvicinò e si sedette sul materasso vicino al ragazzo poggiando delicatamente una mano sulla sua spalla. Gli diede una lieve scossa e dolcemente iniziò a chiamarlo.

 

“Bo… Bo andiamo, ho bisogno di parlare con te. So che sei sveglio perché non stai russando…”

 

Titubante Bo alzò il viso dal cuscino e si voltò a guardare lo zio. Jesse si morse il labbro inferiore quando vide lo stato in cui si trovava il giovane. I suoi occhi erano rossi ed infiammati da un pianto costante, il suo viso era pallido e i due cerchi neri che incorniciavano i suoi occhi riflettevano la mancanza di sonno.

 

Avrebbe voluto evitare tutto questo all’inizio, aveva tentato di sottrarre Bo al suo stesso dolore prima che egli sentisse quelle parole fatali quella notte… ma era stato un compito impossibile. Il ragazzo al solo udirle ne era stato così sopraffatto che aveva perso i sensi; Jesse si era levato in piedi ed aveva almeno potuto evitare che cadesse sul pavimento. Lo aveva portato di peso nella stessa stanza che lui e Luke dividevano fin da quando erano bambini e lo aveva fatto stendere sul suo letto, intenzionato ad avere con lui una lunga conversazione appena si fosse svegliato… ma il suo stesso dolore così come quello di Daisy li stava consumando ed entrambi avevano poi trascorso ore parlando e passando attraverso vecchi ricordi ed album fotografici.

 

Daisy aveva raggiunto Bo decisa a chiedergli se avesse avuto voglia di unirsi a loro, ma lo aveva trovato addormentato. Aveva guardato tristemente la stanza nella quale il cugino riposava e pensando a Luke, silenziose lacrime di dolore rigarono le sue guance. Tutto le parlava di lui, i ricordi di eventi passati e di piani futuri che non sarebbero mai stati compiuti, il ricordo della sua faccia allegra e della sua voce era troppo per lei; raggiunse il letto di Bo e si stese accanto a lui avvolgendolo con le sue braccia e piangendo sulle sue spalle; non fu affatto sorpresa di trovare il cugino nelle sue stesse condizioni soltanto un momento più tardi.

 

Jesse fece scivolare la sua mano in quella di Bo e stringendola forte gli sorrise dolcemente.

 

“Gli esami ci saranno la settimana prossima…”

 

Bo scrollò le spalle e si voltò di nuovo nascondendosi il volto nelle braccia. Egli non aveva dormito molto da quando era arrivata quella notizia, aveva paura di addormentarsi. Ogni volta che chiudeva gli occhi poteva rivederlo e sentire il suo ricordo vivo come se non fosse mai andato via.

 

Luke era stato dichiarato disperso in missione (in inglese MIA cioè missing in action) una settima prima e per Bo la parola disperso equivaleva a morto. Infatti altri giovani uomini provenienti dalla contea di Hazzard erano stati dichiarati dispersi in missione e, nonostante tutti avessero pregato continuamente per un rapido rientro a casa dalle rispettive famiglie, nessuno di loro aveva mai fatto ritorno… vivo.

 

Dopo quella notizia la vita di Bo aveva perso qualunque significato. Jesse gli aveva concesso il fine settimana per riprendersi dallo shock ed ora era determinato a convincerlo a rientrare a scuola il lunedì successivo per tentare di far tornare le cose il più normale che fosse possibile; Bo aveva bisogno di passare gli esami per diplomarsi.

 

Jesse sedeva lì ed aveva appena avuto un’altra notizia… a Bo non interessava più ricevere il diploma. A meno che non ci fossero state novità positive nei giorni a seguire… egli non aveva più intenzione di diplomarsi insieme ai suoi compagni di classe.

 

“Bo… lo so che è difficile per te affrontare tutto questo… ma tu non puoi permettere che quello che è successo ponga fine alla tua vita… lo sai che Luke non lo vorrebbe…”

 

Bo si spostò e Jesse dovette lottare contro sé stesso e non far scendere neanche una lacrima quando vide le giovani spalle del nipote tremare ed il suo corpo scosso dai singhiozzi. Bo si mise a sedere ed abbracciò lo zio, appoggiò la testa  sulla forte spalla di Jesse ed i suoi singhiozzi divennero più forti quando sentì le sue amorevoli braccia sulle sue stesse spalle avvolgerlo completamente.

 

“Zio Jesse… non posso… io non posso andare avanti senza di lui… ho bisogno di lui… io non posso…”

 

Caddero delle lacrime sulle stanche gote di Jesse e si posarono sui soffici e ricci capelli biondi di Bo non appena sentì tanta disperazione nelle parole del nipote. Una persona così giovane non avrebbe dovuto dire certe cose, soprattutto non una persona che fino ad un paio di settimane prima era stata uno spirito libero e vitale.

 

“Bo non parlare così… so bene quanto ti fa male tutto questo, ma… ma tu non puoi perdere la speranza… semplicemente tu non puoi perdere la speranza…”

 

Bo guardò lo zio, le lacrime nei suoi tristi e smarriti occhi da cucciolo spezzarono il cuore del vecchio Jesse.

 

“Me l’ha promesso… mi ha promesso che sarebbe tornato… perché mi ha mentito zio Jesse? Perché non ha mantenuto la sua promessa?”

 

Jesse non aveva una risposta. Tutto ciò che poteva fare era stringere forte a sé Bo, lasciarlo sfogare attraverso le sue lacrime e farlo rimanere ancora nelle sue braccia.

 

“Non puoi… non puoi smettere di sperare Bo. Loro non sono certi che Luke sia… morto. Tutto quello che sanno è che è disperso… lui è un Duke Bo, non avrà rinunciato a combattere tanto facilmente”.

 

La voce di Bo era appena un sussurro quando rispose.

 

“Voglio che sia qui quando mi diplomerò… tempo fa gli ho scritto e gli ho chiesto se sarebbe potuto tornare a casa. Mi ha risposto che avrebbe voluto… ha detto che era orgoglioso di me e che avrebbe voluto vedermi diplomato…”

 

Jesse afferrò Bo per le spalle e lo costrinse a guardarlo; entrambi avevano gli occhi colmi di lacrime.

 

“Lui ci sarà Bo… non importa dove sarà fisicamente perché comunque sarà con te. E così sarà per tutto il tempo che tu lo terrai qui…”

 

Disse poi posando gentilmente la sua mano sul petto di Bo in corrispondenza del suo cuore.

 

“Se terrai il suo ricordo vivo nel tuo cuore, niente gli impedirà di essere con te quel giorno… lui credeva in te Bo, io credo in te. Tu devi diplomarti… rendilo fiero di te figlio mio…”

 

Bo chiuse gli occhi e le lacrime continuarono a scendere abbondanti sulle sue gote, singhiozzi strozzati fuoriuscivano dalla sua gola mentre fece segno a Jesse di aver compreso le sue parole per poi ricadere di nuovo nel suo abbraccio. Rimasero entrambi seduti lì sorreggendosi l’un l’altro e piangendo… addolorandosi per la perdita subita, ma intenzionati finalmente ad andare avanti.

 

 

Due mesi dopo

 

Daisy e Jesse sedevano orgogliosamente tra tutti i presenti con lo sguardo rivolto verso il palco dove un diciassettenne dopo l’altro ritirava il proprio diploma. Jesse si guardò attorno e notò che c’erano molte famiglie, alcune persone erano commosse fino alle lacrime tanto erano orgogliose dei ragazzi che avevano raggiunto quel traguardo; lo erano anche di coloro di cui non erano parenti.

 

I tempi erano stati duri per la gente di Hazzard, si erano susseguite notizie su notizie riguardanti giovani reclute uccise o disperse in missione. Mentre la guerra andava avanti sempre meno lettere venivano spedite e molto presto tutti quanti avevano realmente imparato quanto fosse importante la famiglia come istituzione.

 

Gli occhi di Jesse si voltarono velocemente non appena sentì chiamare il nome del nipote più giovane e lo colse avviarsi verso il centro del palco. La sua camminata era sciolta e molleggiata, i suoi passi lenti e distaccati l’uno dall’altro. Jesse e Daisy erano entrambi immensamente fieri di Bo.

 

Bo teneva sempre con sé una foto di Luke e la guardava ogni volta che era frustrato o che si sentiva come se niente fosse stato degno dei suoi sforzi. Il giovane tornava sempre alle lettere piene d’amore, di conforto e di consigli sulla vita che Luke gli aveva spedito: come baciare una ragazza, come capire se ti sei innamorato… come comportarsi quando perdi qualcuno che ami.

 

Luke era sempre lì per lui, anche se fisicamente non c’era. I suoi buoni consigli erano ancora utili nonostante fossero tutti su pezzi di carta o nei suoi ricordi e Bo li aveva messi sempre tutti in pratica. Aveva letto e riletto le sue lettere decine di volte nel corso di quei lunghi quattro anni ed era divenuta ormai per lui una pratica abituale. Se aveva bisogno di aiuto per un qualsiasi motivo, prima di tutto leggeva le lettere di Luke e poi ne parlava con Jesse o con Daisy piuttosto che con i suoi amici… ma di sicuro egli prima di tutto dava ascolto a quelle lettere.

 

E adesso era lì, in piedi sul palco stringendo la mano del preside e sfoderando un debole sorriso alla consegna dell’ambito titolo. Ce l’aveva fatta, era sopravvissuto alla scuola superiore e si era diplomato così come aveva promesso a Luke tante volte. Raggiunse l’altro lato del palco e si riunì ai suoi amici, strinse le loro mani ed abbracciò le ragazze come ultimo gesto di uno studente appena diplomato.

 

Tutti gli studenti tornarono a sedere ed il preside si posizionò di fronte al leggio, si schiarì la gola ed i diplomati rimasero in silenzio per ascoltare il suo discorso finale. Bo si guardò attorno e tra la folla seduta di fronte a lui; sorrise quando vide Jesse alzare gli occhi orgogliosamente verso di lui, annuendo con il capo in segno di approvazione e sorrise anche quando vide Daisy asciugarsi le gote e gli occhi tentando di non far scivolare via tutto il trucco. Infine guardò in direzione della sedia vuota di fianco alla cugina, quella che avrebbe dovuto occupare suo cug… fratello e sentì calde lacrime riempire i suoi occhi.

 

Si sforzò di guardare lontano da quella sedia e tornò sulla folla di gente seduta di fronte a lui. Osservandola bene notò molte altre famiglie a cui mancava un componente; ognuna di queste persone contribuiva a far salire il numero dei dispersi che non sarebbero più tornati ad Hazzard. Odiava la guerra ed il governo e per vendetta aveva giurato silenziosamente sul Paradiso e su Luke che avrebbe speso il resto della sua vita combattendo quello stesso sistema che si era preso suo cugino così presto.

 

Ma dopo aver osservato la folla, qualcosa catturò la sua attenzione. Aveva asciugato le lacrime dai suoi occhi e stava tentando di mettere a fuoco quella figura appoggiata al tronco della grande quercia. La prima cosa che notò fu l’espressione rilassata che quella persona donava a sé stessa e quasi riusciva ad immaginare un debole sorriso disegnato sulle sue labbra. Si portò una mano sul viso per farsi ombra e non lasciarsi accecare dalla luce del sole e riuscì a vedere una divisa militare… una sacca portata a tracolla… dei capelli tagliati corti.

 

Sospirò un nome, ma non così forte da farsi sentire dalle persone attorno a lui.

 

“Luke…”

 

Non era certo che si trattasse realmente di suo cugino, tuttavia avrebbe giurato che quel ragazzo stesse guardando nella sua direzione. C’era una sola cosa da fare per averne la conferma… si premette delicatamente la mano contro il petto all’altezza del suo cuore rivelando una piccola cicatrice proprio al centro del palmo, laddove lui e Luke avevano praticato un’incisone per diventare fratelli di sangue.

 

Attese con il cuore in gola… vide quel ragazzo ripetere il suo stesso gesto… ma con l’altra mano, mentre con il capo annuiva debolmente. Il respiro di Bo gli si fermò in gola e si girò verso i suoi amici che lo fissavano con aria interrogativa. Tutto quello che il giovane riuscì a fare fu pronunciare confusamente un nome.

 

“L… Luke… Luke… LUKE!”

 

Si alzò in piedi e si fece largo tra la folla di sedie e di persone, senza curarsi che tutti quanti ormai lo stessero guardando, ignorando completamente lo sguardo di disapprovazione del preside. Saltò giù dal palco ed iniziò a correre quando fu fermato da Jesse; tuttavia rimase con lo sguardo fisso su quel ragazzo.

 

“Bo… Bo che cosa c’è? Sembra che tu abbia visto un fantasma!”

 

“Credo di averlo visto zio Jesse.”

 

Fu tutto ciò che Jesse riuscì a farsi dire perché Bo si sganciò dalla sua presa e corse via, il suo cuore gli martellava nel petto ed i suoi occhi si stavano sempre più inondando di lacrime man mano che si avvicinava, vide un ampio sorriso sul volto di quello che era il suo migliore amico, suo cugino, suo fratello… Lukas Kevin Duke.

 

Luke aprì le braccia per accogliere Bo ed ebbe difficoltà a rimanere in equilibrio quando quel diciassettenne di un metro e ottanta gli si tuffò addosso piangendo sulla sua spalla e tenendolo stretto come se avesse avuto paura che sarebbe potuto sparire di nuovo da un momento all’altro.

 

Luke avvolse il cugino con le sue braccia, carezzandogli le spalle e stringendolo sempre più si rese conto di quanto realmente gli fosse mancato; a fatica riuscì a trattenere le lacrime. Fece scorrere le sue mani sulla schiena di Bo per dargli conforto mentre il giovane sussurrava ancora il suo nome. Sorrise a Daisy e a Jesse i quali erano corsi entrambi verso di lui e si erano uniti in quell’abbraccio pesando con i rispettivi corpi su Bo e Luke, ma nessuno se ne diede pensiero.

 

“Dio… pensavo che non saresti mai più tornato Luke… pensavo che fossi morto, ero convinto che mi avessi lasciato…”

 

“Shhhh, va tutto bene adesso… tutto bene… guardami Bo…”

 

Bo si staccò controvoglia dal cugino, ma continuò a cingere la sua vita con forza. Trattenne il respiro quando guardò negli azzurri occhi di Luke e notò che nonostante fossero incorniciati da profondi cerchi neri che lo facevano sembrare più vecchio di quanto in realtà non fosse, la luce che avevano sempre avuto dentro era ancora là, il suo sguardo amorevole non era cambiato.

 

“Bo… non ho mai mancato ad una promessa con te prima d’ora e… quant’è vero che esiste l’inferno non avrei di certo cominciato adesso…”

 

Luke sorrise debolmente anche se non c’era molto umorismo in quello che disse poi.

 

“Sarebbero servite molte più bombe e proiettili per tenermi lontano da te Bo…”

 

Il labbro inferiore di Bo tremò e Luke lo strinse di nuovo nel suo abbraccio; non voleva più vedere tutti quegli anni di sofferenza in quei giovani occhi blu, tutto ciò che desiderava era tenere Bo tra le sue braccia e farlo sentire sicuro e protetto per il resto della sua vita. Tutto quello che aveva visto in guerra lo aveva cambiato in un modo che nessun altro avrebbe mai potuto comprendere. Non voleva che Bo imparasse lezioni di vita in base alla sua esperienza… avrebbe imparato attraverso i suoi stessi sbagli, Luke però gli sarebbe stato accanto e non lo avrebbe più lasciato.

 

“Dio Bo… sono tornato… sono veramente qui e non me ne andrò mai più… shhhh va tutto bene… sono…”

 

Luke lasciò che le lacrime rigassero le sue gote. Strinse ancora di più le sue braccia attorno al cugino realizzando quale parola avrebbe voluto pronunciare, dopo quattro lunghi anni finalmente era tutto finito, era ritornato alla vita che si era lasciato alle spalle ed era ritornato dalla sua famiglia.

 

“Bo… sono a casa.”

 

 

Fine

  
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