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Autore: Eastre    01/10/2011    10 recensioni
Eppure quei pezzi gelidi non sono niente
Immobili e freddi, noiosi, se non riesci a ricavarci niente, dopo un po’ ti stanchi.

Seconda storia scritta per Your Slides. Oggetto ricevuto: meccano (ti odio Hiden Writer XD)
Spero vi piaccia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Noah
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Your Slides: Noah'
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Your Slides 
Meccano 
n°1 




Socchiudo gli occhi piegando la testa di lato. Un sospiro rassegnato mi sfugge dalle labbra mentre abbasso il capo.
Mi sporgo dalla poltrona allungando il braccio, per passare una carezza sulla custodia in pelle rossa del piccolo meccano.
Al suo interno giacciono inermi piccoli pezzi senza vita, bulloni, lame d’acciaio, qualunque cosa che potrebbe servire a creare un modellino d’aereo, o di un treno forse.
Eppure quei pezzi gelidi non sono niente
Immobili e freddi, noiosi, se non riesci a ricavarci niente, dopo un po’ ti stanchi.
Non ho idea del perché abbia tirato fuori quella vecchia scatola impolverata dall’armadio, era un regalo con cui non giocai mai, lo ritenevo troppo ridicolo: meglio un libro.
Eppure adesso è alla luce del camino, il fuoco che si riflette sulla pelle lucida ed impolverata. Io su una poltrona, solo un tappetino bordoux a pelo lungo, a separarci.
Sembra una cosa così normale, questa scatolina senza senso, così estremamente normale, e seria nella propria pelle lucida.
Sospiro.
Lancio uno sguardo all’orologio, le lancette arricciate alle estremità si muovono con movimenti meccanici, a scatti,  mezzanotte e dodici, è tutta la sera che non faccio altro che fissare questo stupido aggeggio.
Scuoto il capo mormorando un imprecazione, cos’è che mi ricorda? A cosa assomiglia tanto questo meccano?
Lo appoggio delicatamente sulle ginocchia, faccio scorrere i polpastrelli sul liscio involucro rosso, un senso di nostalgia mi invade.
Nostalgia di quando in questo salone, nella notte di natale, c’era un enorme albero addobbato con palline trasparenti, quasi come se fossero di ghiaccio, quando mia madre si sporgeva per appendere la stella azzurra e mio padre gli teneva i fianchi per evitare che cadesse.
Un sorriso mi affiora sulle labbra.
Una volta cadde, rise a crepapelle quando con lei, anche la stella le arrivò sulla chioma scura
“un bell’albero di natale” scherzò mio padre porgendole la mano.
Chiudendo gli occhi riesco ancora a sentire l’odore dei biscotti natalizi, mia nonna che li porta in un vassoio e che picchia la mano di mio cugino Dilan dicendo che i biscotti erano caldi e si sarebbe scottato.
Non c’erano più quei natali
Una poltrona. Un camino. Una finestra. Un meccano. Ed io, in una malinconica parodia di Ebenezer Scrooge [1].
Che natale patetico.
Le mie dita picchiettano sul meccano producendo rumori secchi. Sospiro, le palpebre velano, come un sipario, le pupille nere. I ricordi mi assalgono, si mischiano insieme in un vociare caotico di “Jingle Bells” cantato da bambini stonati e auguri di buon natale. Bicchieri che tintinnano. Un buon anno dal capotavola che si alza. Mia madre che ride. Zia Bhetan che si lamenta, come sempre. Un “ti voglio bene sussurrato a bassa voce”
Poi, silenzio. E’ come quando sei su un campanile, ti sporgi dalla finestra e riesci a vedere tutta la città, con i suoi tetti rossi e le torri che svettano come fucili alzati al cielo, e se ascolti, se rimani in completo silenzio, riesci a sentire la brezza che ti soffia sul viso ed il profumo dei prati in lontananza [2].
Riapro gli occhi, riemergo bruscamente, un brivido mi trapassa la schiena come una lama gelida.
Il meccano è ancora sulle mie ginocchia, l’orologio scandisce le ore sulla parete alle mie spalle, il caminetto fa scorrere ombre sul muro come ventagli di piume.
E allora capisco.
Dopotutto quel meccano, così normale e monotono fuori, freddo e lucido nella sua pelle rossa, che al suo interno ha pezzi gelidi ed inermi, che se solo qualcuno volesse potrebbe trasformare in qualcosa di magnifico, ma nessuno lo fa, e quei pezzi da soli non riescono a muoversi, non riescono a strisciare, a comporti da soli diventando qualcosa di speciale.
Dopotutto quel meccano assomiglia tanto alla mia vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[1] storico protagonista di Chrismas Carol!
 
[2]citazione.
 
 
 
 
Non vi nascondo che all’inizio non pensavo minimamente di fare una cosa del genere, volevo buttarlo più sull’umoristico, sul ridere, però…bho, ho iniziato a scrivere e non sono riuscita a fermarmi, era più forte di me, spero che apprezziate questo triste natale di Noah, che ripensa a quando era un bambino e paragona alla sua vita l’oggetto che mi è stato assegnato: il meccano
Hiden Writer, parlo con te *lo addita minacciosamente* come hai potuto darmi un oggetto tanto difficile! Mi ritengo offesa XD
Naturalmente scherzo, hai avuto un idea fantastica ed originale con questo reality.
 
Un bacio a tutti voi
Eastre
  
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