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Autore: secretdiary    01/10/2011    0 recensioni
[LYDIA]
Eccomi alle prese con un nuovo fandom!
Questa è la prima ff che scrivo sull'universo di Heroes.
ATTENZIONE SPOILER FINALE QUARTA STAGIONE.
Il personaggio di Lydia mi ha colpito sin da subito (ma perché non appare nell'elenco dei personaggi? ç_ç).
Questa one-shot descrive la sua ultima notte e i suoi ultimi istanti di vita.
Spero che vi piaccia!
Bisous *-*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola annotazione prima di iniziare:
Cari lettori, innanzitutto vi ringrazio per aver aperto questa storia e per aver scelto di spendere un po' del vostro tempo per leggerla.
Vi rubo solo un paio di righe prima di lasciarvi al racconto: è finalmente uscito il mio primo romanzo.
Ora, finalmente, sono un'autrice pubblicata.
Se amate le storie fantasy, nel campo destinato al mio profilo, trovate tutte le informazioni relative al romanzo.

Grazie per l'attenzione ;)
Buona lettura!!
Bisous *-*


L'ultimo tatuaggio

Quanto accaduto poche ore prima era come impresso a fuoco nella mente di tutta la Famiglia.

Tutti sapevano cosa aveva fatto Samuel, ma nessuno aveva il coraggio o la forza per opporsi.

Samuel, lo zingaro, era loro padre, loro guida.

Dovevano fidarsi di lui perché lui sapeva cosa era meglio per loro.

Lydia non era d'accordo.

Lei sapeva chi era Samuel Sullivan.

Sentiva cosa provava quell'uomo, e aveva paura.

Non per sé, aveva smesso di temere per la sua sicurezza da tempo, da quando aveva avuto Amanda.

Sua figlia era l'unica sua ragione di vita, l'unico motivo per il quale non aveva informato la Famiglia del Peccato commesso da Samuel.

Fratricidio.

Samuel aveva ucciso Joseph e lei era presente, aveva visto tutto grazie ad Hiro Nakamura.

Il suo pensiero fisso era proteggere Amanda dalla follia di Samuel; sì, perché ora quell'uomo era divenuto folle.

O forse lo era sempre stato, ma loro erano stati ubriacati dalle sue splendide parole su una vita migliore, su un'esistenza libera.

Lydia si strinse le mani dalle unghie laccate di rosso.

Quelle mani che le permettevano di capire le persone, di comprendere i loro sentimenti.

Per un fugace istante, nel buio della notte e nell'intimità della sua roulotte, la donna immaginò che a stringerle le dita ci fosse Edgar.

Lui però se n'era andato.

Scappato dal circo, o forse evaso dalla prigione Sullivan.

Samuel l'aveva accusato dell'omicidio di Joseph.

Per salvarsi l'uomo l'aveva abbandonata.

In quella notte seguita ad avvenimenti raccapriccianti, che precedeva momenti ancora più orribili, per la prima volta, la sicurezza di Lydia cedette e la donna si sentì sola.

Eppure sapeva di doversi mostrare forte, sapeva di dover tener testa a Samuel, di dover proteggere Amanda; ma per la prima volta una domanda sorse spontanea nel suo cuore.

Chi proteggerà te, Lydia?”.

Edgar era sempre stato al suo fianco, sempre presente e lei forse non si era resa conto di quanto lui fosse importante.

Aveva dato per scontato il suo essere sempre dietro di lei, il senso di sicurezza che provava sapendolo al circo.

Lavoravano insieme da anni e lei era una presenza fissa nel suo spettacolo di lancio di coltelli.

Ad ogni esibizione Lydia riponeva la sua vita nelle mani di Edgar.

Si era detta che era solo lavoro, che era solo amicizia, ma ora che l'aveva perso, finalmente, sapeva la verità.

Era curioso come con un semplice tocco ella potesse comprendere le emozioni altrui, ma dopo tutti quegli anni non era riuscita a comprendere i suoi sentimenti.

Edgar rappresentava tutto ciò di cui lei aveva bisogno, ma che non aveva mai saputo di volere.

Ed ora sentiva un vuoto dentro di sé.

Una voragine oscura che stava risucchiando la sua luce, la sua anima, donandole in compenso solo un terribile senso di malinconia.

L'apatia della solitudine.

Presto finirà” pensò con amarezza.

La paura, il vuoto, l'opposizione a Samuel.

Tutto sarebbe scomparso, proprio come quel quartiere fagocitato dalla Terra, animata dal dolore di Samuel.

Lydia sapeva che il futuro per lei non sarebbe durato a lungo.

Aveva avvertito le emozioni del Replicante e del capo-Famiglia.

Amanda sarebbe andata a vivere con la zia, era tutto stabilito.

I suoi due più grandi amori sarebbero riusciti a liberarsi dalle paludi nebbiose del circo, dal legame indissolubile che costringeva le persone come loro a rifugiarsi sotto un tendone e a spostarsi in continuazione.

Almeno loro si sarebbero salvati.

«Edgar» mormorò la donna chiudendo gli occhi per impedire alle lacrime di scorrere lungo le sue gote.

Come poteva perdonarsi di non aver capito il suo cuore?

Quale rimorso atroce l'avrebbe accompagnata durante i suoi ultimi istanti di vita.

Doyle bussò alla porta della sua roulotte.

«Samuel vuole parlare a tutti noi» la informò.

Lydia strinse le palpebre, poi lisciò l'abito e raggiunse gli altri.

Qual è il peccato maggiore?

Accidia, avarizia, lussuria sono niente paragonati all'ipocrisia.

Quanto può mentire un uomo?

Quanto può continuare a rinnegare la verità, rimanendo impunito?

La gitana sapeva che non sarebbe vissuta abbastanza per poterlo scoprire.

La sua mente aveva cessato di ascoltare le menzogne di Samuel; ora stava dando il suo ultimo addio alla sua Vita, sua figlia Amanda, e alla sua Anima, il suo amico, il suo amore nascosto, Edgar.

Gli spari cominciarono.

La Famiglia era in preda al panico, fuggiva, maledicendo 'gli altri', gli umani e Noah Bennet.

Lei però sapeva che era stato il Replicante.

Il suo abito bianco si macchiò di rosso con tale rapidità, indolore.

Come in un sogno, come in una visione, Lydia si trovò inspiegabilmente a terra.

Samuel la cingeva tra le braccia.

Il suo viso era rattristato.

Ipocrisia.

Sullivan le disse che ora, finalmente, si sarebbe tolto la maschera, avrebbe mostrato chi era solo a lei.

Prima di esalare il suo ultimo respiro, prima di ricongiungersi con i suoi cari, prima di attendere Edgar, Lydia avrebbe finalmente saputo la verità.

Accolse il bacio di Samuel, disgustata dall'idea che sarebbe stato l'ultimo suo gesto in vita.

Le azioni dell'uomo si manifestarono nitide nella sua mente.

«Tu?» riuscì a sussurrare tra gli spasmi della morte.

Il suo campo visivo si stava riducendo, offuscando.

Aveva perso la sensibilità alle gambe e alle braccia, ma voleva riuscire muoversi, voleva allontanarsi da quell'uomo spregevole che aveva ordito un attentato contro la sua stessa Famiglia per proteggersi.

Non riusciva a compiere alcun gesto, però.

Sentiva la vita abbandonarla mentre giaceva tra le braccia di Samuel, sotto il suo sguardo disgustoso.

Un alito di vento le colpì il viso, sfiorandolo come se fosse una carezza.

Come quando Edgar accorreva da lei.

Il suo segno che era con lei.

Lui era lì, il suo tocco, rapido, talmente rapido che nessuno dei presenti se n'era accorto, levò il sapore delle labbra di Samuel dalla bocca di Lydia.

Il bacio del giocoliere invase la sensitiva del suo amore, del suo calore.

Lydia non era più sola.

Edgar” disse la sua mente, un pensiero pieno, assoluto.

I tatuaggi della donna svanirono assieme al suo ultimo respiro.

Quell'inchiostro si concentrò in un unico punto, all'altezza del cuore.

Lentamente prese forma.

Era il volto di Edgar.

Pochi istanti dopo, quell'unico segno del loro amore, sfumò.

   
 
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