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Autore: Drop Of Blood    02/10/2011    3 recensioni
{ Elijah/ baby!Klaus/ Charlotte. }
Un sincero sorriso si fece strada sulla sua diafana carnagione, illuminando gli angoli più bui della stanza.
Alcuni, delineati ricci d'oro spuntavano dalla sua preziosa testolina, rendendo ancor più meraviglioso il capolavoro di cui Madre Natura, con la sua benevolenza, aveva voluto farci dono.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elijah
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Petrova' s Blood.

 

Era una gelida giornata di metà gennaio. Violente raffiche di gelido vento si abbattevano sui secolari, possenti tronchi disseminati per l'umido, fertile terreno della foresta vestito di un candido, soffice velo di neve.

Essa, dopo essersi elegantemente poggiata in un delicata, invernale carezza sui fini rami di cioccolato degli alberi, si apprestava a giungere anche sul dimesso tetto della modesta abitazione presso cui, da circa una settimana, risiedevano Anya e mia madre.

Avendo ai tempi la tenera, ingenua età di soli cinque anni, non ero ancora in grado di comprendere il motivo per il quale, data l'imminente gioia che sarebbe derivata dalla nascita del nuovo fratello, le due donne si trovassero nella vecchia casa di campagna della nostra badante.

In più occasioni avevo domandato il permesso di potermi recare nei pressi del luogo, per vedere in quali condizioni versasse la salute di mia madre, ma mi era stato negato.

Alla luce dei continui rifiuti da parte di mio padre e di Iosif, il maggiore dei miei fratelli, mi ero visto costretto a fuggire, ben consapevole dei pericoli cui sarei andato incontro, disobbedendo alla volontà dei miei familiari.

In silenzio, le ginocchia poste all'altezza del petto, attendevo paziente la venuta del bambino. Tesi le orecchie, attento a percepire il benché minimo rumore.

Nulla. Una spirale di assoluta ed imperturbabile quiete circondava l'ambiente, racchiudendolo in un'opprimente morsa di insostenibile silenzio.

Rilassai il corpo contro le ruvide, annerite assi di legno dell'abitazione, beandomi del ritmico gocciolare di piccole, trasparenti perle d'acqua sul tetto.

Un agghiacciante urlo di dolore squarciò l'innaturale silenzio che, sovrano, regnava sulla zona, annunciando l'arrivo di un bambino il quale, seppur inconsapevolmente, avrebbe profondamente cambiato il corso degli avvenimenti.

Con un fulmineo movimento, mi ritrovai in posizione eretta.

Una delle mie paffute, graziosamente minute mani stringeva un pilastro del malmesso portico.

Ormai stanco della sensazione di umidità che impregnava i miei abiti, mossi un passo in direzione della consunta, scheggiata superficie in legno di pino della porta.

Chiudendo la mancina a pugno, bussai, attendendo che Anya venisse ad accogliermi, con un'occhiata di disappunto a scrutare i lineamenti del mio viso.

Pochi secondi dopo, la porta si aprì, rivelando la timorosa espressione della matura dama russa.

Allora, non riuscii a capire a cosa la sua paura fosse dovuta.

Un'indomabile cascata di ciocche di platino incorniciava il suo ossuto volto, velato di una sottile patina di malcelata stanchezza.

Le sue smeraldine iridi, solitamente animate da una solare, spensierata scintilla di vita, erano stranamente spente, come fissanti una qualche specie di minaccia della quale non potevo, o non volevo, accorgermi.

Non appena si rese conto di chi, con sguardo perplesso, le stava di fronte, si affrettò a riacquistare un minimo della vivacità che sempre aveva caratterizzato la sua persona.

    - S-signorino Elijah. Non dovreste essere qui. Vi è stato espressamente proibito di far visita a vostra madre. - mormorò in tono fermo, tentando di non lasciar trapelare il tremolio della sua squillante, stridula voce.

    - Sì, ne sono cosciente, Anya. Non avrei dovuto disubbidire al volere di mio padre e dei miei fratelli, ma avvertivo l'impellente bisogno di sapere che mia madre ed il bambino stessero bene. - spiegai, ostentando dell'amaro dispiacere che, in realtà, non accennava neppure a sfiorare la mia coscienza di infante.

    Nonostante sapessi di aver sbagliato, sentivo di non aver commesso nessun peccato, andando lì di persona.

    - Se siete venuto fin qui per tale motivo, be', sono felice di comunicarvi che la Signora Charlotte, vostra madre, ha dato alla luce un bel maschio, sano e forte. Presto, avrete l'occasione di fare la sua conoscenza, signorino. Ora andate, prima che qualcuno venga a sapere della vostra fuga. - raccontò, dipingendo sul viso uno sguardo di falsa tranquillità e pace.

    Un' insistente voce interiore si ostinava a ripetermi che, dietro quel quadro di perfetta armonia, si celava una terribile, crudele verità.

    Non vedevo ragione per cui avrei dovuto aspettare.

    Mio fratello era a pochi passi da me e meritava di essere accolto, col giusto affetto e calore umano, da un membro della sua famiglia.

    A rendermi maggiormente convinto delle mie buone intenzioni, si aggiunse il cristallino pianto di un neonato che, avvolto dolci, spessi strati di morbido cotone, reclamava le attenzioni della donna che lo teneva tra le braccia.

    - No, Anya. Voglio conoscerlo ora. - dichiarai, mettendo enfasi in ogni parola pronunciata.

    Anya sospirò, passandosi il palmo della rosea mano sulla fronte madida di sudore.

    - Come desiderate. - soffiò, posizionandosi su un alto perché potessi oltrepassare la soglia e, dopo un'interminabile attesa, raggiungere le persone a me care.

    - Cosa sta succedendo, Anya? - domandò una calda, soave voce proveniente da una delle stanze che prendevano posto nello stretto capannone adibito a casa di campagna.

    A passo svelto, corsi nella stanza in cui, adagiati su un'infinità di linde, odorose coltri, riposavano mia madre ed il nuovo nato.

    I roventi fiotti di cioccolato dei suoi occhi osservavano, con sguardo colmo di Incondizionato Amore e brillante Felicità, il fagotto che, tranquillamente, si beava di quelle gradevoli coccole.

    Sinuose onde di cacao carezzavano le esili braccia di mia madre, la cui pelle baciata dal Sole era piacevolmente contornata di un lievemente accennato chiaroscuro, creato dai candelabri posti ai lati del letto.

    - Elijah. - bisbigliò, muovendo le carnose labbra scarlatte, molto somiglianti ai freschi petali di rosa che, nella stagione primaverile, erano soliti colorire il giardino della tenuta.

    - Scusate, madre, se ho osato disobbedire agli ordini che mi sono stati impartiti. Il bisogno di sapere quali fossero le vostre condizioni, però, ha prevalso su qualunque altro aspetto. Spero che possiate perdonarmi. - dissi, prima che potesse anche solo irritarsi, facendo agitare, di conseguenza, il bambino.

    - Non hai nulla di cui chiedere perdono, mio dolce, piccolo Elijah. Non puoi immaginare quanto mi giovi vedere il tuo bel viso, in questo momento. E poi, voglio che conosca il tuo nuovo fratello. Su, coraggio, vieni a salutarlo. - mi incitò, muovendo le olivastre ed affusolate dita di una mano nella mia direzione.

    Incerto, mossi un passo verso la sua slanciata, flessuosa figura, nel timore di turbare in alcun modo la creatura.

    Quando fui abbastanza vicino ad entrambi, mia madre volse il fragile batuffolo verso di me, scostando di poco un lembo del lenzuolo che copriva il suo incantevole visetto.

    Due glaciali e penetranti occhi presero ad analizzarmi in ogni dettaglio, curiosi ed intrisi d'allegria.

    Un sincero sorriso si fece strada sulla sua diafana carnagione, illuminando gli angoli più bui della stanza.

    Alcuni, delineati ricci d'oro spuntavano dalla sua preziosa testolina, rendendo ancor più meraviglioso il capolavoro di cui Madre Natura, con la sua benevolenza, aveva voluto farci dono.

    Pensai che, se la Purezza avesse avuto un volto, sarebbe indubbiamente stato il suo.

    Non credevo che, al mondo, esistesse essere più bello e magnificamente perfetto di mio fratello.

    - E' … Meraviglioso, madre. - dissi, tendendo l'indice all'esserino.

    Egli, in risposta, lo racchiuse nella sua minuscola mano.

    Cullato da quella visione di idilliaco splendore, quasi non mi accorsi del lampo ambrato che, per un infinitesimale istante, attraversò le sue turchine iridi.

    Come scottato, arretrai di qualche centimetro.

    Il motivo di tutte quelle resistenze e negazioni si era freddamente palesato al mio cospetto, svelandomi la recondita motivazione del poco entusiasmo che, nei giorni precedenti, aveva animato il resto della mia famiglia.

    Quel fagotto era diverso da me e dagli altri, possedeva una caratteristica che lo rendeva, in qualche modo, speciale.

    E di ciò, nell'istante in cui incontrai nuovamente il suo caloroso sorriso, fui fermamente convinto.

    - Avvicinati, figliolo. - ripeté mia madre, posando un lieve bacio sul naso magistralmente disegnato del piccolo.

    E così feci, tornando ad ancorare il mio sguardo a quello del bambino.

    - Ricordate, bambini miei, che un forte legame lega le vostre vite. In voi scorre lo stesso sangue. Nelle vostre vene arde il fuoco dei coraggiosi, caparbi Petrova*.

    Non dimenticatelo mai. - ci rammentò, continuando a deliziare entrambi col suo armonioso tono materno.

    Sì, era diverso, ma il Sangue e l'Amore fraterno ci univano, indiscutibilmente ed indissolubilmente.

 

~

    I cognomi Bulgari, e quelli Slavi in generale, si declinano in base al sesso degli individui cui sono associati.

    Molti cognomi di maschi bulgari hanno il suffisso -ov

    In questi casi, il cognome femminile termina in -ova, per esempio : Katerina Petrova.

    Il cognome dell'intera famiglia, invece, termina in -ovi, ad esempio :

    la famiglia Petrovi, e non Petrova, come la serie stabilisce.

    Spero vivamente di non avervi annoiato con questa piccola spiegazione.

    Tenevo solo a mettere in chiaro questo aspetto.

Questa one-shot nasce dall'ipotesi che la prima Doppelganger fosse la madre di tutti i Vampiri Originari.

Questo racconto narra della nascita di Klaus e del suo primo incontro con Elijah.

Se vi è piaciuta, gradirei che mi comunicaste la vostra opinione tramite una recensione o un messaggio.

Semplicemente, a me non convince.

Proprio per tale motivo, attendo molti commenti negativi.

Un saluto,

Bellamy.

 

     

 

 

 

 



  
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