Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: HIUGA89    02/10/2011    5 recensioni
Quando l'oscurità pervaderà un'anima pura,
sangue colerà dai suoi occhi e malvagità colorerà le sue labbra.
Questo è ciò che accadrà a chi rinuncerà al candore della propria pelle,
alla luce dei propri capelli,
all'eternità del proprio essere.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Haldir, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Ormai l’età adulta era arrivata da tempo, e Haldir lo sapeva.
Lo sentiva attraverso il tocco dell’acqua sulla sua perlacea pelle. Sentiva l’immortalità iniziare a permearlo sussurrandogli dolci melodie che cantavano di aldilà e ultraterreno.
Come un fiore che sboccia e si sente rinato, lui sapeva che non avrebbe più richiuso i teneri petali su se stessi, non sarebbe appassito sotto il gelo dell’inverno. Il suo viso non si sarebbe contorto penosamente nella vecchiaia, i suoi capelli avrebbero riflesso la luce del sole e della luna, mantenendo lo stesso chiarore pallido e bellissimo… per sempre.
Già, era a queste parole che pensava l’elfo mentre si bagnava del calore del lago, immerso nell’acqua dei suoi tormenti.
Pochi erano i guardiani di Lorièn che osavano svestirsi innanzi alla natura vigile e attenta, ma quel vento e quel lago tanto placidi, avevano sedotto l’animo del giovane, attraendolo nel loro candido abbraccio.
Era immerso fino alla vita e le sue mani accarezzavano la superficie leggera e fresca.
Sulla riva, l’arco e le frecce riposavano quiete, in attesa di un tumulto in cui scagliarsi.
Da tempo ormai non venivano accompagnate dalla corda tesa di quella micidiale arma e Haldir ne era felice. Sentiva tuttavia, dal profondo della propria anima tormentata, che presto sarebbe giunto il momento di tendere ancora una volta quell’arco dopo tanto tempo.
Chiuse gli occhi assaporando il dolce suono dell’acqua che scorreva limpida contro la sua bianca pelle. Si immerse ancora di più lasciando che i morbidi capelli biondi nuotassero assieme a lui.
“per sempre” pensò… “vivere per sempre”… nessuno della sua stirpe si era mai rifiutato di accettarlo, era un dono, era ciò che la natura aveva loro donato… “un dono?”. Chissà per quale assurdo motivo, ma l’animo dell’elfo non riusciva a quietarsi, inspiegabilmente quel pensiero ne risvegliava altri dalla parte non più luminosa del suo cuore.
Un passo mosse impercettibilmente l’acqua e Haldir si destò da quel sogno poco rassicurante voltandosi a guardare il disturbatore.
La dolce veste bianca dell’elfo fermo sulla riva, abbagliò il suo contrariato sguardo.
“Legolas, non dovresti disturbare un guardiano a riposo”
“E tu non dovresti svestirti nel bel mezzo di una radura”
Sorrise bonario lanciandogli un panno bianco per asciugarsi. Haldir lo prese tenendolo lontano dall’acqua e uscendo, lo avvolse attorno alla vita coprendosi il bacino. Legolas sorrise ancora notando l’aspetto dell’amico.
“Non temi fanciulle dagli occhi curiosi?”
Haldir non rise alla provocazione e rispose con sarcasmo. Nessun elfo dopotutto, avrebbe mai rinunciato al manifestare il proprio orgoglio.
“Se avessi un fisico magro e asciutto come il tuo, sarei cauto prima di schernire un elfo adulto”
Legolas accettò il commento inchinandosi lievemente con una mano al petto in segno di saluto.
“Ciao a te elfo della luce”
“írë ceninyel, nan alassë Legolas (quando ti vedo sono felice Legolas), forza, parliamo un po’”
 
I due si allontanarono dall’acqua sedendosi ai piedi di un grande frassino, con i raggi del sole che si nascondevano dietro le ampie fronde. Haldir si sedette su un letto di foglie secche, ancora con il corpo semiscoperto, voleva assaporare la bellezza del vento sulla pelle nuda, prima di tornare ai suoi grevi doveri. Il principe si sedette accanto a lui tirando all’indietro i soffici capelli.
Lo scrutò intensamente e nel momento in cui i quattro occhi azzurri si incrociarono Legolas catturò per sbaglio l’inquietudine che poco prima aveva assalito il guardiano di Lorièn. Haldir se ne accorse e sentendosi derubato scostò bruscamente lo sguardo dall’altro.
“Perdonami…”
Seguì una pausa, perché nessuno dei due era capace di proseguire. In cuor suo, Legolas sperava in una confidenza da parte del caro amico.
Ma questa confidenza, non arrivò, le labbra dell’eterno restarono ermeticamente chiuse, incapaci di rivelare anche solo a se stesse quei pensieri così oscuri.
“naya son Legolas (sono triste Legolas)”
Fu l’unica cosa che riuscì a pronunciare, e non con poco sforzo. I due corpi si accostarono l’uno all’altro, fino a unire debolmente la pelle delle gambe. Il principe, non riusciva realmente a comprenderlo, ma percepiva una strana lotta nell’anima di Haldir, qualcosa, forse la sua stessa essenza stava lottando furiosamente contro sogni bui.
Compassionevolmente, gli accarezzò la morbida guancia, in segno di conforto. Il forte elfo, colto da un attimo di mera debolezza, si lasciò andare tra le braccia del giovane, regalandogli poche lacrime che scesero a rigare la bianca veste. Legolas lo strinse a se, accogliendo col respiro il suo dolore e condividendolo senza chiedere altro.
“Uuma dela Haldir, uuma dela… (non preoccuparti Haldir, non preoccuparti…)”
I loro corpi restarono ancora qualche minuto vicini, scaldandosi a vicenda. Poi fu il momento per il guardiano, di riprendere i suoi doveri e come destatosi da un sonno profondo, si liberò dalle braccia dell’elfo avvicinandosi alla propria veste e alle amate armi. Dal suo volto, ogni traccia di debolezza era sparita, le lacrime che poco prima avevano solcato le morbide guance, si prosciugarono nell’espressione seria e fiera che l’elfo amava sfoggiare. Si rivestì in fretta, avvolgendo con movimenti sinuosi, il mantello al proprio magnifico corpo. Allacciò il pugnale ben stretto alla vita e con una rapida occhiata e un frettoloso congedo, abbandonò Legolas alla base del frassino.
“Tenna’ telwan (a dopo)”
Il giovane principe si rialzò sistemandosi la tunica, guardando lo svelto passo dell’altro allontanarsi velocemente. Non riusciva a comprenderlo, e questo, logorava il suo animo dal profondo.
Detestava sentirsi così lontano da lui, quando per tanto tempo aveva desiderato essergli il più vicino possibile. Non conosceva la vera natura dei suoi ambigui pensieri, ma credeva profondamente nel ceco bisogno di aiutare l’amico fraterno… ne aveva disperato bisogno.
 
Haldir camminava a lunghe falcate diretto verso l’accampamento.
La sua dama Galadriel lo aveva inviato a presiedere nei pressi di Rohan, avrebbe dovuto aiutare Aragorn e la compagnia nella loro ricerca. Così ricordava le sue candide parole:
“Haldir, guardiano di Lorièn, dovrai munirti di coraggio e prendere in mano il tuo animo, dovrete aiutarli, perché è lungo il cammino attraverso l’oscuro futuro, e tanto loro avranno bisogno del tuo coraggio in aiuto”
L’elfo non capì quelle parole, a seguito della vittoria al fosso di Helm aveva davvero sperato che potesse tornarsene a casa e magari svestirsi dei suoi gravosi compiti. Scacciò quei disonorevoli pensieri, inchinandosi alla splendida dama e accettando suo malgrado gli ordini ricevuti. Cosa poteva lui? La bella Galadriel percepì il sussurro dei suoi pensieri rispondendogli con voce flebile e altrettanto silenziosa.
“Non temere giovane Haldir, aiuterà i tuoi dubbi e li condurrà al riposo. Una minaccia grande quanto l’oscuro signore e l’anello minaccia questa terra di mezzo, Saruman è stato sconfitto, ma l’ordine degli stregoni sotto il suo comando non si è completamente schierato dalla parte del bene. Nutro in te e nei giovani uomini ed elfi che seguirai, profonda fiducia e speranza”
La dama si avvicinò lenta al viso del guardiano, che col capo chino non riusciva a sostenerne lo sguardo di ghiaccio.
“Dovrai scegliere Haldir, guardiano di Lorièn, dovrai scegliere”
L’elfo non chiese spiegazione alcuna, in parte perché sottomesso all’incredibile superiorità di lei, è in parte perché desideroso di rimanere in quell’ignoranza.
Chissà per quale motivo, ma sentiva una strana preoccupazione ricoprire quelle parole.
Ripensando a quell’incontro, Haldir continuò a camminare, fiero, impassibile, bello, come tutti lo avevano sempre conosciuto. Spesso si riscopriva ad amare troppo la sua forza e quella sua bellezza folgorante, suscitando negli altri, spesso, un moto di sottomissione. Sapeva che le parole della dama erano probabilmente riferite a qualcosa di preciso, a un evento da verificarsi, in lui o altrove, questo non lo comprendeva ancora.
Sospirò stanco di tutti quei dubbi che mordevano il suo cuore e si diresse deciso verso la tenda dello stregone bianco.
“Gandalf, perdona il mio ritardo”
Lo stregone sorrise bonario e felice nel rivedere un vecchio amico.
“Oh, non preoccuparti, avremmo di certo aspettato i valorosi guerrieri di Lorièn, ma dimmi, amico mio, cosa vi ha trattenuti?”
Haldir si sentì punto nell’orgoglio.
Sono affar miei stregone, un elfo puro non dovrebbe nemmeno giustificarsi di fronte a uomini e creature diverse dagli eterni
Spalancò gli occhi evidentemente scosso per ciò che aveva appena pensato. Gandalf lo scrutò con attenzione percependo insicurezza in quegli occhi azzurri e intensi che lo guardavano ancora stupiti.
Scosse la testa febbrilmente, lasciando perplesso persino Aragorn, che da lontano stava osservando il dialogo.
“Abbiamo atteso a Edòras un plotone proveniente dalle mie terre”
“oh di questo ne ero al corrente giovane Haldir, ma siamo partiti nello stesso giorno assieme a quel plotone, mancavi tu e alcuni tuoi uomini, credevamo foste rimasti indietro”
Haldir non sapeva cosa rispondere, poi, come risvegliatosi da uno spiacevole dormiveglia, ricordò.
“Scusaci, avevo chiesto a Legolas di avvertirvi che avremmo condotto i caduti presso Lorièn, ho aiutato coloro che sono tornati a portarli lungo la via”
La bianca tenda si scostò e Legolas apparve correndo leggiadro. i suo vestiti erano ora coperti di un armatura leggera, proprio come il suo splendido esile corpo.
“Perdonami Gandalf, sono arrivati solo adesso, credevo lo sapessi”
“Siete giunti fino a Lorièn?”
Haldir si infastidì ed alzò fiero la testa rispondendo con arroganza.
“No Gandalf il bianco, siamo giunti nei pressi di acquaneve, da lì ho lasciato il convoglio, che ovviamente era mio dovere seguire, e dopo esser stato ricevuto da dama Galadriel, venuta a condurre i morti nelle nostre terre, sono ripartito con venti uomini…” si corresse quasi ironicamente “…venti elfi… e sono arrivato all’accampamento pochi minuti fa”
Aragorn squadrò contrariato il guardiano, lanciando un cenno interrogativo a Gandalf, il quale gli sorrise, ignorando il tono insolente che aveva utilizzato a sproposito per rispondere di una sua preoccupazione.
Gli passò accanto con le mani dietro la schiena per poi passarne una sopra la sua spalla, amichevolmente.
“Non dubitavo di te giovane del bosco d’oro, perdona le piccole ansie di un vecchio stregone”
A quelle parole così gentili, l’elfo si sentì in colpa e sorrise a sua volta trasmettendo con gli occhi il proprio rammarico. Per fare ammenda, si congedò da Gimli, Aragorn, Legolas e Gandalf con estrema gentilezza.
“Elen sila lumenn omentilmo… Tenna’ telwan (Una stella brillerà al momento del nostro incontro… a dopo)”
Gimli brontolò contrariato.
“Che diavolo ha detto quell’elfo?”
Tutti sorrisero divertiti, anche Haldir, seppur in modo da schernirlo. Non tradusse la frase preservando l’orgoglio di aver pronunciato quelle parole tanto auliche e delicate.
Legolas si mise accanto al nano poggiandogli un braccio sulla spalla.
“In definitiva Gimli, ha detto a dopo”
“oh..” sussurrò Gimli contrariato.
Haldir uscì velocemente dalla tenda, dopo essersi inchinato debolmente in segno di saluto. Nessuno si soffermò a lungo sull’indisponente risposta che aveva osato dare, neppure Legolas, che felice dell’arrivo del guardiano, non aveva fatto reale attenzione a quelle parole. Aragorn dal canto suo, ne era profondamente offeso e si preoccupò di seguire l’elfo fuori dalla tenda, lasciando gli altri a sorridenti discussioni. Haldir si accorse della presenza dell’uomo dietro di se, ma continuò imperterrito a camminare, senza meta precisa, ma di sicuro, lontano da lui.
“Haldir Tampa! (Haldir ferma!)”
L’elfo si girò di scatto, dimenticando le buone maniere e la propria calma urlò irato, senza motivo apparente, contro il ramingo.
“MANI UMA LLE MERNA FEUYAER EDEN?! (che cosa vuoi disgustoso umano?!)”
Aragorn fece un passo indietro restando sconcertato. Cos’era successo dopo la battaglia ad averlo reso così arrabbiato, così furioso con chiunque cercasse di parlargli, o anche solo preoccuparsi per lui.
Non riuscì a dire alcunché e se ne restò immobile a fissarlo ancora basito.
L’eterno abbassò la testa trovandosi ridicolo.
Che diavolo sto facendo? Mi infurio con chi mi fa domande, urlo in faccia ai miei stessi compagni, piango come un bambino tra le braccia di Legolas, cosa diavolo mi sta facendo la guerra?
Cercò come meglio potesse fare di ricomporsi e si passò una mano tra i biondi capelli delicati.
“Mi dispiace amico mio, non so davvero cosa mi abbia preso”
L’uomo si avvicinò a lui con aria preoccupata seppur velata di compassione e tristezza. Avrebbe voluto riuscire a dire qualcosa, ma le parole non riuscivano a uscire, erano troppo legate a pensieri che lo stavano inquietando.
“Perdona davvero il mio comportamento, sono ingiuste e imperdonabili le mie cattive parole, perdonami”
“Chiedi perdono ma non giustifichi quello che fai?”
Quella provocazione irritò il guardiano, intento a mantenere il proprio contegno.
“Haldir cosa ti succede? Perché ad un tratto sembri così astioso nei confronti di chi ti è alleato e amico?”
Haldir non riusciva a rispondere, era confuso, era arrabbiato e terribilmente stanco… stanco della vita eterna che avrebbe dovuto affrontare.
È la mia punizione.
Scacciò quei pensieri così impuri concentrandosi sugli occhi azzurri del ramingo di fronte a lui.
Spinse il suo cuore allo sfogo, cercando di trovare conforto nelle confidenze.
“amin… naya son (io… sono triste)”
Ripeté quelle parole così come le aveva pronunciate tra le braccia di Legolas, liberando solo una piccola parte del peso che gli incatenava l’animo.
“Non riesco a capirti”
L’elfo fu costretto a lasciarsi andare, perché quei pensieri stavano soffocando letteralmente tra i suoi sogni, confondendogli visibilmente la mente.
“Io non voglio vivere Aragorn! Sono stanco! Stanco di combattere! Mi riscopro ad odiare tutto questo ad odiare ciò che siamo, ciò che sono, ad odiare il mio popolo, odiare l’…”
Si fermò, no non poteva confessarlo a se stesso, non poteva confrontarsi con quella realtà. Sapeva che ammettere interamente ciò che pensava e ciò che ottenebrava la sua anima lo avrebbe distrutto profondamente.
Guardò il futuro re di Gondor negli occhi cercando di recuperare dignità e compostezza.
“Dimentica ancora una volta le mie assurde parole, non voglio che i miei sciocchi dubbi violino anche la mente dei miei più cari am… alleati”
Sospirò appena, sentendosi stremato, nonostante la discussione fosse durata appena qualche secondo. Aragorn assecondò la sua richiesta, nascondendosi nelle proprio domande. Non riusciva a comprenderlo fino in fondo, ma rispettò la scelta dell’altro di non parlarne e di dimenticare.
Per questa volta, posso solo guardarlo e starmene in silenzio, non credo di riuscire io stesso a dargli le risposte che cerca.
Gli sorrise allontanandosi.
“Tenna’ telwan (san’) (ci vediamo dopo allora)”
Disse piano il ramingo. Haldir face un cenno col capo, vedendolo allontanarsi lentamente.
Oh mente, oh anima, quali oscuri pensieri mi sussurri nella notte? Un guardiano di Lorièn, un elfo, un eterno! Come posso andare avanti? Come?
Si accasciò stanco ai piedi di un albero, quando un suono scosse i cespugli, destandolo all’improvviso.
Sentiva passi veloci. Sguainò in fretta il lungo pugnale. Erano molti passi troppi. Si allontanò in fretta avvicinandosi alle tende dei soldati e degli elfi urlando più che poteva.
“I GLAMHOTHI! (gli orchi!)”

 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: HIUGA89