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Autore: Fleur Isabelle Delacour    02/10/2011    0 recensioni
Nova Genera.
Una nuova verità scientifica non trionfa perchè i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perchè alla fine muoiono, e nasce una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nuova generazione
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Cap. 1:

 

Mortimer

 

 

Mortimer Percival Light era un sedicenne alto e dinoccolato, con una fiammante chioma di ricci rossi, due limpidi occhi azzurri e occhiali cerchiati di corno.

Fino ai suoi sedici anni d'età aveva frequentato Durmstrang, al Nord, e poi, quando sua madre Penelope si era risposata con un inglese, un tale Marcus Flitt, si erano trasferiti nei pressi di Manchester, nel New Hapshire. Aveva così pensato di andare ad Hogwarts, ma sua madre non sembrava molto entusiasta della sua scelta.

Sua madre... Lei era l'unica figura della sua infanzia... Mortimer non conosceva suo padre, e quando chiedeva qualche delucidazione su di lui, Penelope cambiava discorso o accusava un impellente bisogno di uscire dalla stanza.

Era un ragazzo tranquillo, che amava i libri e si divertiva con i suoi amici, ma sentiva che gli mancava qualcosa. Sentiva un vuoto, come se gli fosse stata tolta una parte di sé stesso.

Per i primi cinque anni della sua vita, aveva vissuto con sua madre e il suo patrigno, un Frank Krotten, uno slavo che sua madre aveva sposato poco dopo la nascita di Mortimer.

Lui gli aveva fatto da padre, ma poi era morto e Penelope si era ritrovata di nuovo sola con un bimbo piccolo bisognoso di una figura paterna.

Percival. Sapeva solo questo di suo padre. E che molto probabilmente aveva i capelli rossi.

Perchè aveva lasciato sua madre? Perchè aveva lasciato lui? Non lo voleva? E soprattutto, perchè non lo voleva?

Erano domande senza risposta che gli attanagliavano la mente da quando aveva otto anni, e ormai si era praticamente rassegnato a voltarsi ogni qual volta una chioma rossa gli passava in fianco.

La mattina del primo settembre 2016, a colazione, guardò sua madre: Marcus era già al lavoro, al Ministero, e la bionda Anne Marie (sua figlia di tredici anni), sedeva con lui e sua madre guardando fisso l'uovo con la pancetta che aveva nel piatto, senza accennare a mangiarlo.

Penelope era sempre stata una bella donna, con i suoi bei ricci neri e la carnagione candida, ma quella mattina i suoi occhi azzurri e limpidi erano preoccupati. Estremamente preoccupati.

-C'è qualche problema Penny?- chiese Anne Marie con un sorriso, decidendosi finalmente ad infilzare il suo uovo.

-No tesoro, finisci di mangiare quell'uovo che tra poco partiamo- fece lei accarezzandole la testa e alzandosi da tavola lanciando un'occhiata timorosa a Mortimer.

Timorosa e preoccupata... perchè?

-Mamma, sicura di star bene?- tentò lui guardandola negli occhi.

Lei li abbassò di scatto -Sì, Morty, tranquillo. Hai finito di preparare il baule?-

Lui annuì e si ritirò in camera a sistemare le ultime cose.

Poco prima che Marcus e sposasse sua madre, il patrigno aveva voluto che si trasferissero nel maniero che abitava con la figlia da quando era rimasto vedovo, e gli aveva messo a disposizione una grande stanza dotata di servizi e di un terrazzino che dava sul parco.

Controllò il suo baule: era perfettamente ordinato. Ogni maglione era perfettamente piegato, ogni libro era in ordine alfabetico, ogni penna era meticolosamente riposta nell'astuccio.

Poco dopo, Anne Marie e Mortimer erano nell'auto magica messa a disposizione dal Ministero. Penelope non aveva voluto venire, accusando una forte stanchezza dovuta alla sua gravidanza, ormai alla fine dell'ottavo mese.

Ma, poco prima che salisse in macchina, l'aveva abbracciato forte -Se non vuoi andare puoi restare qui, Morty, lo sai- gli disse con le lacrime agli occhi.

-Voglio andare mamma- fece lui, riassestandosi imbarazzato gli occhiali rotondi.

-Promettimi che tornerai qui- sussurrò sua madre abbracciandolo.

Ma certo, perchè non sarebbe dovuto tornare.

Penelope lo tenne stretto, ma non sembrava in vena di ulteriori spiegazioni e i ragazzi erano già in ritardo, perciò Mortimer salì in macchina e l'autista li fece scendere poco dopo davanti alla stazione di King's Cross.

Come avesse fatto ad arrivare da Manchester a Londra in meno di dieci minuti... Beh, quello era tutto merito della magia.

Il rosso aiutò Anne Marie a scaricare i suoi bauli pieni di tutti gli abiti che si era fatta regalare da suo padre durante l'estate e poi lei lo guidò con un sorriso fino a una colonna tra i binari 9 e 10, verso la quale si lanciò correndo e spingendo il suo carrello e scomparve.

Mortimer sbattè le palpebre accigliato: a Durmstrang si arrivava dopo un giorno e una notte in barca, possibile che per giungere alla fantomatica Hogwarts bastasse gettarsi su una parete di mattoni in mezzo a tanti Babbani?

Tuttavia imitò la sorellastra e, con suo grande stupore, si trovò sulla banchina di un binario piena di un vapore biancastro, sul quale spiccava la scritta '9 e 3/4'.

Vide Anne Marie, poco lontanto, abbracciare una ragazza dai capelli neri come la pece per poi raggiungerlo.

-Mor, mi aiuti a caricare i bauli sul treno?- gli chiese con un sorriso.

Mortimer caricò i bauli suoi e della bionda sulla locomotiva rosso fiamma e poi, dopo avergli dato un bacio sulla guancia, la piccola Anne Marie si dileguò, lasciandolo solo.

Salì sul treno, e, trovato uno scompartimento libero, cominciò a leggere il libro che si era portato: 'I Goblin: storia di un'invasione'.

Poco dopo, l'Espresso partì con uno sbuffo e le porte dello scompartimento si aprirono, facendo entrare un ragazzo e una ragazza.

Lei era decisamente bella, divina, quasi spaventosa a causa della perfezione dei suoi capelli biondo argentei, degli occhi turchesi, del volto etereo e, in quel momento, imbronciato.

Lui era muscoloso, con un bel volto ridente e una chioma rosso fiamma della stessa sfumatura di quella di Mortimer, l'aria malandrina e i limpidi occhi azzurri.

-Ehi, ciao, possiamo sederci qui? Gli altri sono tutti occupati- disse il ragazzo sedendosi in fianco a lui mentre la ragazza si posizionava sul sedile davanti.

-Non credo di averti mai visto ad Hogwarts, no? Io sono Fred e lei è...-

-Et je suis Victoire Gabrielle Weasley-Delacour- lo interruppe con aria altezzosa e con forte accento francese la bionda, che sembrava seccata dal fatto che Fred la stesse presentando.

-Io sono Mortimer Percival Light- si presentò lui con un sorriso.

-Io credo di averti sjà visto da qualche parte- disse la bionda qualche minuto dopo, mentre Fred già lo sommergeva di parole.

Scosse la testa -Non credo. Ho frequentato Durmstrang fino a questo giugno, quando mia madre si è risposata con un inglese e ci siamo trasferiti qui-

-Durmstrang? Forte! L'ha frequentata anche Krum, no?- chiese Fred, stupito.

-Sì, suo figlio Karl è uno dei miei più grandi amici- spiegò lui mentre Victoire continuava a fissarlo, sospettosa.

-Wow! Beh, benvenuto ad Hogwarts, Mor!- disse l'altro usando già un soprannome mentre la cugina alzava gli occhi al cielo.

-Oui, bienvenuto ad Hogvàrts, e non asjungo 'ti piascerà' perchè sinsceramonte io la trovo orrible- la sua voce aveva una nota di tristezza, pensò Mortimer.

-Ma smettila di fare la principessina!- la riprese Fred con un sorriso -Sai, Mortimer, mia cugina frequentava Beauxbatons fino a due anni fa e diciamo che Hogwarts non le va molto a genio, abituata com'era a vivere a palazzo reale, comunque il 'ti piacerà' lo aggiungo io, vedrai è magnifica!-

-C'est impair: vous avez les mêmes cheveux rouges- commentò Victoire.

-Victoire, puoi tradurre per noi comuni mortali?- sbuffò Fred, divertito.

-Oh, pardon... mais non ha importansa- sbuffò elegantemente lei ravvivandosi i capelli chiari ed estraendo un libro dalla copertina blu dalla sua borsa.

Ma Mortimer aveva capito benissimo: a Durmstrang davano particolare importanza allo studio delle lingue straniere, e aveva ottimi voti in Francese.

Victoire aveva detto che avevano gli stessi capelli rossi. Era vero, constatò: Fred aveva la sua stessa tonalità di chioma fiammante.

Forse... Forse suo padre... No. No, non poteva illudersi così crudelmente.

Intanto, Fred aveva già ripreso a parlare a macchinetta e così Mortimer si perse con i due a conversare del più e del meno, di Hogwarts, Durmstrang e Beauxbatons, delle Case della Scuola, Grifondoro (che Fred aveva elogiato con ardore), Tassorosso (reputato scherzosamente da entrambi i cugini il Covo degli Sfigati), Corvonero (che Victoire aveva definito l'unica Casa dove stava qualcuno con la testa a posto) e Sepeverde (al cui nome Fred aveva inveito contro la Progenie di Satana che vi apparteneva, venendo rimproverato da Victoire con un'occhiataccia).

Fred gli sembrava molto simpatico, con i suoi capelli fiamma (come i suoi!) e i ridenti occhi azzurri, e gli sembrava il tipico ragazzo geniale negli scherzi e magnifico nello sport, incurante delle regole e amante del casino. Propio come Karl, di cui appunto aveva parlato prima con il rosso.

Victoire gli dava tanto l'impressione di essere una principessina snob, ma aveva capito dal modo in cui discuteva animatamente con il cugino che doveva essere piuttosto simpatica dopo un'iniziale diffidenza, e aveva notato una vena di tristezza nei suoi occhi turchesi.

Al momento di scendere dall'Espresso, Fred gli battè una pacca sulla spalla -Spero che sarai a Grifondoro, amico- gli disse allontanandosi verso alcune carrozze.

Mortimer si avviò con i bambini del primo anno e salì su delle barchette con le quali sarebbero arrivati ad Hogwarts mentre ripensava ai due Weasley.

Devono avere qualcosa a che fare con me... Altrimenti perchè Victoire avrebbe detto di avermi già visto? E perchè, se no, io e Fred avremmo gli stessi capelli? Devono conoscere mio padre... Forse, finalmente... No, Mor, non puoi permetterti di cadere nel baratro dell'illusione: tuo padre ha lasciato te e tua madre, tuo padre era solo uno stronzo egoista che non ti voleva. Lui ti odiava, forse ti odia ancora. Mortimer, tuo padre ti odia.

Ma i suoi cupi pensieri furono interrotti dalla vista di Hogwarts: il castello era magnifico, nel mezzo di un anello di montagne arroccato ed arrampicato sopra un'enorme scogliera di fronte a quel lago che Anne Marie gli aveva indicato come il Lago Nero.

Scendendo dalla barchetta, alzò gli occhi meravigliato verso il castello stile gotico/romanico dalle grandi arcate e vetrate, costituito da fabbricati alti e svettanti contornati da torri e torrette. Era diviso in due zone collegate tra di loro da sottili ponti e sopra il portone stava un grande stemma con un grifone rampante, un tasso, un corvo e un serpente e con il motto della scuola, 'Draco dormiens numquam titillandus', inscritto.

Con gli altri emozionati primini, sentendosi un po' a disagio (insomma avevano tutti undici anni!) entrò nel Salone d'Ingresso, una grandissima stanza illuminata da torce dalla quale partivano rampe di scaloni in marmo e si trovavano quattro clessidre segnapunti ancora vuote, e mentre seguiva i ragazzini, Mortimer notò le porte socchiuse della Sala Grande, dove scorse già un gran trambusto.

Aspettarono in una stanzetta, e lì il ragazzo notò un'altra testa rossa appartenente questa volta ad una ragazzina, tale Ninfadora Weasley.

Forse lei...

Poi, un professore che si presentò loro come Neville Paciock, Vicepreside, docente di Erbologia e Direttore di Grifondoro, li scortò fino in Sala Grande, dove sarebbero stati smistati.

Mortimer si sentiva in imbarazzo in mezzo a tutti quei bambinetti di undici anni.

Quando lo Smistamento iniziò, il professor Paciock lesse ad alta voce i nomi dei ragazzi, spuntandoli uno ad uno dalla pergamena, e quando arrivò a “Light Mortimer!”, il rosso si diresse con aria piuttosto sicura allo sgabello sul quale era posato un logoro cappello.



NdA:

Ciao a tutti!
So bene che non dovrei iniziare una nuova storia dato che sono mesi che non aggiorno quelle vecchie, in ogni caso ormai è fatta e, se siete riusciti ad arrivare fin qui, vi imploro: lasciatemi una recensioncina, anche per dirmi 'fai davvero schifo' o 'ritirati'. Vi supplico...
Ad ogni modo, il prossimo capitolo (se ci sarà, dipende da voi) parlerà di Roxanne, mentre in questa prima parte ho introdotto il misterioso personaggio di Mortimer Percival Light, giovane figlio di Penelope che di secondo nome fa quel che fa... Avrete di certo già capito, non è così? Comunque, spero di aver reso abbastanza il senso di abbandono profondamente radicato nell'animo di Mortimer.
A presto, spero,
Alice

  
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