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Autore: JohnnyMignotta    03/10/2011    6 recensioni
C'è una ragazza che colleziona conchiglie, una ragazza bruciata, che ama due persone contemporaneamente. Una con la testa; un'altra col corpo.
[ ATTENZIONE! Sasuke/Sakura/Naruto ][ Rating: PG15 ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke, Sasuke/Sakura
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nessun contesto
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;OOO; Sono reduce da ben due esami, signore e signori, e questa settimana ne preparo un terzo, come accennavo sulla mia pagina @ Faccia! .-. Sono una donna emotivamente distrutta: non scrivo da settimane &, cosa ancor più dolorosa, ho plottato insieme a mia sorella la long che vi farà dimenticare Love Your Enemy, ù_ù (parola dell'autrice, eh, mica bruscolini) ma non la posso scrivere, perché sono sotto esame. èOé Non trovate anche voi che questo schifoso mondo sia orribilmente ingiusto? ;__;
Una storia che fa ridere è venuta fuori ieri notte, perché avevo troppo bisogno di scrivere e volevo del sano, un po' fluff OT3. E, così, eccoci qui: questa storia parla di Sakura che ama Sasuke, di Sasuke che ama Naruto e di Naruto che ama Sakura: il solito triangolo amoroso, ma con un'ambientazione da teen-drama estivo & il boy-love. XDDD Aww, ragazzi, sapeste quanto mi è mancato l'EFP! :3 *Ama*
Anyway: ultime cose e poi vi lascio alla lettura! ;O; Questa SasuSakuNaru, più SasuSaku e NaruSasu che NaruSaku è per Judine & Jennybrava, che mi hanno sostenuta mentre studiavo, ;__; ha un titolo random forte, XD direttamente rubato a questa traccia dei Pooh... Di un gruppo italiano di larga fama. ._. *Fanno tutti finta di non aver letto e perdonano a priori S., perché è pucci e perché ha un nuovo blog*.
Va bene! èwé Ciao, stelline di zucchero! ♥♥♥ Mi siete mancati & spero di sentirvi presto via recensione, MP, mail, piccione viaggiatore, segnali di fumo, telepatia - come vi pare. XD Fatevi vivi! *Affetto*
Aw, sì! Dimenticavo! ATTENZIONE! Secondo voi il rating sta bene su arancione o bisogna alzarlo/abbassarlo? :D ...È evidente che, quando non è rosso, ho problemi. ;O;





Una storia che fa ridere
Vivo di impressioni che non mi appartengono, dissipatore di rinunce, altro nel mio esser io.

(F. Pessoa).


Settembre, alla fine, era arrivato.
Sakura aveva rubato la camicia di jeans di Naruto e la metteva sopra al costume da bagno, di pomeriggio, per restare in spiaggia a far castelli, a passeggiare lentamente sul bagnasciuga, lasciando impronte immediatamente cancellate dalla risacca, a raccogliere conchiglie dentro un fazzoletto ricamato, profumato di acqua di mare.
Avevano tutti e tre la pelle abbronzata, scurissima. Persino Sasuke, che non si abbronzava mai, era passato dal solito rosa pallido ad un bellissimo dorato olivastro, attraente, bellissimo. Sakura se lo mangiava con gli occhi, avida della sua immagine quasi eterea, sottilissima, cangiante; ma fu lui, quel pomeriggio, a metterle una conchiglia tra le mani e dirle: "mio fratello mi presta l'auto. Ti va un giro con me?". Sakura aveva solo annuito, facendo scivolare tra le dita un pugno di sabbia asciutta, distogliendo lo sguardo. Lui aveva sorriso ed aveva raggiunto Naruto in acqua, tra i riflessi arancio di quel sole già freddo, autunnale, pronto a tramontare.
Lei sapeva. Forse tutti sapevano. Non c'era modo che fosse altrimenti. Il modo in cui si guardavano, come prendendo fuoco; quello in si rotolavano nella sabbia, architettando modi per far sembrare lotte goliardiche quello strusciarsi quasi animale, violentissimo, la cui componente sessuale era innegabile, addirittura palese; il modo in cui si rivolgevano l'uno all'altro, non solo come fossero in sintonia, ma come se la loro lunghezza d'onda fosse l'unica esistente.
Sakura sapeva. Li aveva visti. Era notte fonda e Sakura era stata risvegliata come di proposito dalle loro risate. Si era precipitata, nella sua camicia da notte a pois rossi su fondo bianco, coi merletti sulle bretelline sottili e sugli orli, e li aveva visti, sul patio della villetta dei genitori di Sasuke, stretti l'uno all'altro, avvinghiati, attorcigliati. La brezza faceva tintinnare le conchiglie appese coi fili di nylon alla grondaia e Sasuke e Naruto stavano ancora ridendo, quando si baciarono, mentre Sakura attraversava la strada, per raggiungerli.
"La smettete?" avrebbe intimato loro, fingendosi adirata. "State svegliando l'intero vicinato". Ma non disse niente, mentre Naruto rideva con le labbra contro quelle di Sasuke, mentre giocavano, con le gambe nascoste sotto un telo di quelli colorati, da spiaggia, ed i piedi nudi, a far scontrare le loro bocche tutt'altro che gentili: non poté fare altro che starsene lì a guardarli ancora per qualche istante, mentre l'umidità tracciava disegni sull'asfalto, mentre una sola lacrima piccolissima le rigava una guancia bianca come zucchero, amara come fiele.
Giorno dopo giorno mise a posto i pezzi del puzzle che fino a quel momento le erano sfuggiti, ma che, più precisamente, aveva finto di non riuscire a collocare. Tutti sapevano. I loro genitori, i loro amici: tutti. Sakura si sentiva così stupida. Gli aveva persino detto "lo amo", quando Naruto le aveva chiesto cosa provasse per lui, seduti in riva al mare, con birre fredde e Livro do desassossego sulla sabbia umida. Si era finta cieca, ma la verità è che ci aveva sempre visto benissimo: aveva negato la verità a se stessa quasi per vanità, per non staccarsi dall'amore minuscolo e non corrisposto che la legava tutte le estati da tutta la vita a quel Sasuke leggero e silenzioso come un fantasma, bellissimo ed impalpabile come un eroe.
Però neanche ricordava perché avesse scelto Sasuke.
Avevano solo sedici anni e tutta una vita per commettere errori. Lei era troppo ansiosa di commetterli tutti, uno per volta, il più in fretta possibile. Voleva sbagliare e non imparare dai propri errori, per potrne fare ancora di vecchi e nuovi: continuamente, senza sosta, all'inifinito. Oscar Wilde, aveva letto, coi piedini bianchi nell'acqua di mare, a passeggiare con loro nell'alba, aveva scritto che la bambina bruciata ama il fuoco; lei aveva addirittura pensato di tatuarselo sull'avambraccio, in fronte, sul cuore: ovunque, pur di tenere bene a mente che era ciò in cui constava, la sua essenza stessa. Sakura era la bambina bruciata che ama il fuoco, la piromane che accarezza la fiammella sulla candela, conscia di ciò a cui questo gesto porterà. Forse era anche la fiammella stessa, ma non se ne curava. Voleva essere il soggetto e non l'oggetto delle proprie private ossessioni.
Sasuke ed il dolore che l'amarlo si trascinava inevitabilmente addosso erano la sua ossessione, la sua fiammella, il suo piccolo incendio alla bocca dello stomaco.
A conti fatti, avrebbe potuto scegliere Naruto.
Se fossero stati un albero di cui Sakura era le radici e Sasuke i rami e le foglie, lui sarebbe stato senza dubbio il tronco. Forte, solido, durissimo. Le cicatrici sulla sua corteccia parevano belle, alla luce del sole, come arabeschi intagliati finemente nel legno brunito della sua pelle. Ma Naruto sapeva essere anche il vento che muoveva le foglie di Sasuke, che faceva tremare le radici di Sakura nel terriccio nero ed umido delle sue mutandine.
Non lo amava, ma il suo corpo chiamava quello di Sakura a gran voce, mentre si scottavano sotto il sole, mentre facevano il bagno di notte, completamente nudi.

Lei, con le natiche dentro la sabbia e gli occhi socchiusi, in quell'alba fredda, bellissima, dalle tinte pastello, neanche esitò, quando lui posò la bocca tra le sue gambe, ad assestargli entrambe le mani tra i capelli nerissimi. E fu l'attimo dopo, solo l'attimo dopo, che ciò che entrambi cercavano, chi più consapevolmente e chi meno, era lì: perché l'altro mostrò loro il proprio sesso pulsante, eccitatissimo, bramoso e per lei fu semplice e scontato e bello cacciarselo in bocca tutto, senza esitazioni, completamente.

Una storia che fa ridere, se ci pensi: c'è una ragazza che colleziona conchiglie, una ragazza bruciata, che ama due persone contemporaneamente. Una con la testa; un'altra col corpo.
Sasuke le aveva chiesto di uscire. "Ti va di fare un giro con me?" le aveva detto, semplicemente, come nei film, come dando per scontato che lei avrebbe detto di sì, con uno di quei suoi sorrisi che non erano neanche sorrisi, ma piuttosto ombre sbilenche, strani riflessi sommati al colore scurissimo dei suoi occhi a mandorla. Sakura non gli avrebbe mai detto di no, pur conoscendo la verità. Il disegno del puzzle era chiaro, fin troppo palese: e lei, in quel disegno, neanche c'era. Ma mise la crema doposole, quella sera, ed un abitino fiorato, coi sandali di spago. I suoi capelli profumavano ancora di acqua di mare e le mutandine di cotone e pizzi le punzecchiavano le cosce. Uscì in giardino e vide Sasuke entrare in auto, uscire in retromarcia dal vialetto di casa, finire in strada e premere il clacson della decappottabile di suo fratello. Sakura arrossì violentemente, prima di raggiungerlo.
Alla radio davano musica spagnola. Sasuke era sempre stato stonatissimo, non conosceva una sola parola di spagnolo, ma canticchiava comunque la canzone, abbozzando sia testo che ritmo e fallendo clamorosamente. Sakura non riusciva a fare a meno di sorridergli. La peluria sulle braccia di lui risplendeva, alla luce dei lampioni; la t-shirt rossa che portava valorizzava la sua abbronzatura quasi fuori dal personaggio, completamente inedita e comunque, a modo suo, perfetta.
Al drive-in davano Grease. Lui bevve un sorso della sua birra, acquistata all'entrata, e "Sakura" disse, mentre una ragazza coi capelli rosa cantava sull'enorme telone del cinema all'aperto, "cosa provi per me?".
A Sakura per poco non andò di traverso un pop-corn. Pensò per un attimo che, se avesse trattenuto il respiro abbastanza a lungo, con un po' di fortuna il cervello non si sarebbe ossigenato e sarebbe morta nel giro di qualche minuto, senza dover rispondere alla stessa domanda che si era posta da sola sin dagli albori dell'adolescenza. Si finse padrona di sé, però, alzò le spalle. "Ti voglio bene" gli disse, con una risatina nervosa, sorridendogli, palesemente falsa. "Ci conosciamo da sempre, non vedo come potrei non volertene".
Vide Sasuke ridere di gusto, in quel suo modo un po' sguaiato, tutt'altro che in linea con le sue solite inclinazioni. "Nient'altro?" lo sentì chiedere, ironico.
Sakura aggrottò le sopracciglia. Poi fece la cosa più semplice e "nient'altro" mentì.
Sasuke le soffiò in faccia, mentre sul maxi-schermo partiva Beauty School Dropout. E l'attimo dopo si stavano solo baciando, senza pensare a niente, senza dirsi altro e Sakura stava bruciando. La pelle si sarebbe accartocciata tra le fiamme, avrebbe lasciato scoperta la carne viva, che a poco a poco si sarebbe lacerata anch'essa tra le fiamme. Sakura sarebbe morta, in quel bacio, se le sue mutandine non avessero preso pian piano ad inumidirsi, se la dita di Sasuke non le avessero raggiunte, accarezzando con le dita lunghe i merletti bianchi e rosa.
Sospirò nel bacio. Lui la guardò negli occhi e Sakura pensò a Naruto.
Pensò a come sarebbe stato avere le sue dita contro il clitoride: sarebbero certamente state sgarbate, non rispettose come quelle di Sasuke.
Pensò a come sarebbe stato avere le sue labbra contro le proprie: sarebbero certamente state fameliche, non languide come quelle di Sasuke.
Naruto era il vento. Sasuke si spingeva contro di lei, baciandola, sfregando contro il suo sesso umido ancora dentro le mutandine, giocando coi suoi sospiri, vibrando gemiti sommessi contro il suo orecchio pallido, ma era Naruto che stava per fotterla, il pensiero di lui dentro la testa. Era contro Sasuke che si stava spingendo, vogliosa, per ottenere maggior contatto, ma era il desiderio del cazzo di Naruto a farla gemere. Stringeva gli occhi e, Dio, amava Sasuke? Amava Naruto? Il bacio che aveva visto quella notte, sul patio, aveva qualche senso? Tuttò ciò che avesse senso, adesso lo sapeva, era la fiammella dentro la sua fica, alimentata dal vento, fino a divampare come un incendio bellissimo.
E poi capì: anche Sasuke stava pensando a Naruto. Ed allora mise una mano sul rigonfiamento dei suoi jeans e lo fece, senza neanche pensarci. "E tu" gli chiese: "cosa provi per lui?".
Sasuke sorrise: questa volta fu un sorriso vero, non un'ombra. Liz Tailor da giovane ballava sullo schermo e Sasuke sorrideva, mentre le scostava le mutandine, penetrandola con un solo dito, ma fino in fondo e "quello che lui prova per te" diceva.
Settembre esisteva, nonostante Sakura avesse fatto di tutto per dimenticarlo.
Aveva addosso la camicia di jeans di Naruto, ma aveva lasciato il costume da bagno dentro casa. Era notte fonda: cos'avrebbero detto i suoi genitori senza volto, se l'avessero sentita entrare? E così Sakura se ne stava seduta, con la pienezza bianchissima delle natiche contro la sabbia umida, a guardare lo specchio nero dell'acqua.
Sakura era una conchiglia. Fragile, minuscola, puoi tenerla su un dito: ma, se la avvicini all'orecchio, scopri che è immensa come il mare.
Naruto li raggiunse, quando sorse il sole. "Avete fatto il bagno" disse "senza di me", sedendosi tra di loro, facendo scivolare le mani sul corpo nudo di Sasuke, tra i seni tondi e più bianchi del resto del corpo di Sakura. E lei solo allora capì, dissotterrando una conchiglia e mettendola nel suo fazzoletto ricamato, coi primi raggi del sole addosso, a riappiccare il suo fuoco, che forse, in quel puzzle, un posto ce l'aveva anche lei.
   
 
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