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Autore: emome    03/10/2011    2 recensioni
Isabella,17 anni va a vivere con la zia in una piccola cittadina degli Stati Uniti. Genitori morti e fratello scomparso.Pensava che sarebbe sprofondata ancora di più nella depressione e nella monotonia ma a scuola nota qualcosa che non và e la cronaca del posto mette i brividi.Conoscerà Alexander, bello e misterioso, ma sarà stata fortunata o sfortunata a conoscerlo?.
"Mi sembrava di essere finita in un film dell'orrore, con l'unico dettaglio che era tutto rale. Lui era reale".
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel momento esatto in cui iniziai a disfare le valige iniziò a piovere.Nulla di strano notando dove mi trovassi.Accennai uno sguardo dietro alla finestra, era tutto grigio.   Zia Madison mi era venuta aprendere all'aeroporto circa due ore prima, appena arrivata con il volo da New York, e considerando tutto il viaggio in macchina non mi ero ancora abituata a tutta quell'assenza di colore.Sapevo che l'impatto sarebbe stato forte, ma non pensavo così forte.Ero nauseata. Venivo da New York, città più frenetica del mondo (e forse anche più asfaltata) ed abbitavo in un attico all'ultimo piano di un grattacielo.Ora ,invece, ero confinata in una cittadina sperduta nel Nord-Est degli Sati Uniti  nello stato di Vermot dove già a settembre si andava in giro in giaccone.Da piccola  non ci ero mai voluta venire in questo posto dimenticato da Dio, infatti era sempre stata zia Madison a venirci a trovare. Era stata molto gentile e accogliente e aveva tentato di farmi sentire a casa quando mi aveva mostrato la mia camera:era grande, con pavimento in legno(tegole) e muri a metà trà il giallo e il panna con battiscopa in legno scuro abbinato al comò,comodino,armadio,sedia e scrivania. Tutto in legno scuro e un letto quasi grande come uno matrimoniale con la testata in ferro.Le tendine della finestra erano chiare con fantasie floreali. Come se in posto del genere ci  fosse bisogno di tende.Avevo quasi finito di mettere tutti i vestiti nell'armadio.Forse il viaggio in macchina era stato imbarazzante per lei dato che non avevamo parlato per niente , ma per me no. Non ci riuscivo e non sapevo cosa dire.Non era mai stata una zia molto presente ma non glie ne facevo assolutamente una colpa, era colpa della distanza se veniva solo  a Natale. Allora ci riunivamo tutti e cinque e...no. Chiusi gli occhi e bloccai i pensieri.Non dovevo pensarci. Ma era inutile, mi tornavano in mente i Natali passati tutti insieme a tvola e poi...basta. Faceva troppo male.Quando la polizia era venuta  a bussare alla mia porta per comunicarmelo,ricordavo ancora con nitidezza le esatte parole anche se era trascorso poco meno di un mese:"mi discpiace ma i suoi genitori non ce l'hanno fatta".Non cel'hanno fatta.Che stupida frase, come se avrebbero potuto facela in un  incidente del genere. Uno scontro mortale con un tir enorme con il loro taxi che andava a cento all'ora.Morti sul colpo.Ecco,non era così difficile.Ero riuscita a ricostruire tutto senza scoppiare a piangere.Ma sentivo le lacrime premermi sugl'occhi e bruciarmi la gola ma le ricacciai in dietro. Avevo già pianto abbastanza.Avevo finito di sistemare i vestiti nell'armadio e avevo cacciato la valigia sotto il letto. Andai in bagno, mi feci una doccia, mi infilai il pigiama e mi affacciai alla finestra della mia camera. Davanti casa, oltre la strada c'era il bosco. Era bello.L'indomani avrei iniziato la scuola e stavo male solo a pensarci. Mi misi a letto,se ci fosse stato mio fratello mi avrebbe incoraggiato con frasi del tipo:"pensa che siano tutti lonbrichi in mutande e vedrai che non ti faranno più così paura." Chissà dov'era in quel momento.Dopo l'incidente era scomparso senza più lasciare traccia, telefono morto.Lo stavano ancora cercando.Lui non c'era.Loro non c'erano. 

   
 
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