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Autore: Domi_Carr    03/10/2011    0 recensioni
One- shot sui momenti di depravazione di Nikki Sixx negli anni Ottanta, e sulla sua capacità di ritornare dall'inferno per raccontare la sua avventura.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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SOMETHING ROTTEN

 
“Ehi ma non ti ho chiesto un bicchiere di whiskey?!” urlò quel ragazzo magrissimo dal suo tavolo, con il volto nascosto dai capelli cotonati che gli ricadevano sulla fronte.
“Un attimo, lo vedi che casino che c’è stasera!” risposi, indicando a quel cliente maleducato tutta la gente che aspettava di essere servita.
“Vaffanculo!” ribatté lui, alzandosi.
Ero abituata a scenate del genere e negli anni come barista avevo imparato che l’unico modo per gestire gli ubriachi molesti era ignorarli o, nel casi eccezionali, chiamare il mio capo per convincerli con le buone o le cattive a lasciare il locale.
“Voglio quel cazzo di whiskey!” continuò, mancando lo sgabello al bancone e rischiando di andare a sedersi col culo per terra.
Ormai innervosita, presi la bottiglia di Jack e gliela misi davanti con un tonfo sul legno.
“Tieni, qui c’è più di un bicchiere, così almeno mi lasci in pace per un po’”
“Finalmente!” commentò, prima di tracannarla in tre secondi, con grande stupore delle persone che stavano attorno.
Io cercai di servire anche gli altri clienti, che erano per la maggior parte aspiranti rocker o metallari di terz’ordine, ma quel tizio proprio non sembrava soddisfatto della bottiglia che gli avevo lasciato.
“Tutto qui?” chiese dopo altri dieci minuti, fermandomi con uno strattone la mano mentre stavo passando uno straccio sul bancone, quasi stringendola.
“Senti, Sixx o mi lasci stare o chiamo Brian che ti manda fuori a pedate. Vedi tu!” presi la sua mano ormai troppo magra e la allontanai dalla mia. Lui come per riflesso scagliò la bottiglia vuota contro il muro alle mie spalle, mancandomi per pochi centimetri. Il fracasso prodotto attirò l’attenzione dei presenti, che iniziarono a rumoreggiare, mentre Brian, il proprietario del locale, corse verso di me, prendendo Sixx alle spalle e tenendolo stretto per i gomiti, ripiegati sulla schiena. Nikki restò immobile, probabilmente perché non aveva la forza per contrastare un omone come il suo avversario in quell’improvvisato incontro di wrestling tra vetri rotti.
“Senti, ubriacone che non sei altro! Ti abbiamo chiesto tante volte di darti una calmata ma non hai mai dato retta a nessuno. Questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Adesso chiedi scusa alla ragazza e poi te ne vai, ok?!” il suo tono si sforzava di essere gentile e professionale, ma con scarsi risultati.
“Brutta troia! Qui dai da bere a tutti tranne che a me!” urlò, sputando nella mia direzione.
A quel punto, esasperata, gettai il grembiule da barista in un angolo e feci il giro del bancone, andando verso Sixx e Brian per cercare di difendermi. Ero accecata dalla rabbia, ma qualcosa in quel metallaro messo così male mi ispirava tristezza.
Gli presi il viso tra le mani, senza voler sembrare ancora più aggressiva del mio capo, e gli dissi, guardandolo dritto negli occhi “Senti, o ti sistemi e decidi di rimetterti in riga o qui ci lasci le penne!”. Lui distolse lo sguardo dal mio e si lasciò accompagnare fuori, sfilando nel silenzio che si era creato nel locale.
Vidi però nei suoi occhi che, oltre alle dipendenze che lo avevano in scacco e alla depravazione, c’era anche una luce di speranza. Lontana, ma la percepivo.
 
 
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Los Angeles, 2 settembre 2007
 
Cara Ellie,
ti ricordi di me? Sono quel coglione che veniva sempre cacciato a calci in culo dal bar dove lavoravi. Ho trovato il tuo indirizzo grazie a qualche amico dei vecchi tempi.
Ti scrivo per dirti una cosa semplice: grazie.
Sei stata una delle prime persone che mi hanno messo di fronte alle mie dipendenze e alla mia volontà di autodistruggermi. Quella sera, quando mi hai guardato fisso negli occhi e mi hai detto di darmi una regolata per non finire all’altro mondo prima che fosse giunta la mia ora, mi hai fatto riflettere. Ci ho messo anni, forse decenni, per riuscire a farlo veramente ma ora sono pulito e sano.
Questo bigliettino accompagna il mio libro, “The heroin diaries”, che ho pensato di spedirti affinché lo leggessi. L’ho scritto sperando di poter essere utile alle persone che stanno attraversando l’inferno che ho vissuto io. Te lo mando perché in parte potrebbe spiegarti quello che a voce non sono mai riuscito a raccontarti su di me, sui miei demoni.
Non ti chiedo come stai, perché so già che quella ragazza forse troppo truccata che mi sopportava una ventina di anni fa oggi è una brava mamma, una moglie fortunata e gestisce il suo ristorante in una bella zona di L.A. Dovrei venire a trovarti con i miei ragazzi prima o poi…
 
Sixx
 
  
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