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Autore: Nike96_Arts    03/10/2011    1 recensioni
STORIA SOSPESA fino a tempo indeterminato | Causa scuola
Salve a tutti! Questa è la prima storia che pubblico, sono un po' nervosa ... Siate clementi xD
Questa è una storia che parla di amore, amicizia, lealtà e famiglia. È una storia che parla di lupi, ma anche di esseri umani e dei loro sentimenti.
Joel ed il suo branco si scontrano per l'ennesima volta con i vampiri, ma c'è qualcosa che non quadra. Due enormi lupi copaiono nella calca dalla parte avversaria, ma uno dei due decide di cambiare schieramento. Sarà proprio Joel ad occuparsi del nuovo arrivato, ma quali sorprese l'attendono ora che la sua vita sarà stravolta da un lupo dagli occhi verdi?
Dal Capitolo 1:
All'improvviso un urlo squarciò il silenzio circostante. L'urlo di un uomo. Corremmo verso la voce che ancora mi rimbombava nelle orecchie, mentre l'odore nauseante di quelle sanguisughe si faceva sempre più forte.Lane si irrigidì, pronto alla trasformazione. Pronto ad attaccare. Ed ero convinta che anche gli altri stavano facendo lo stesso.
Spero di avervi incuriosito. Almeno un po' xD
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Home, Sweet Home

 

New York. Odiavo quella città. Pioveva in continuazione. Non fraintendetemi, mi piaceva la pioggia, mi aiutava a pensare, ma anche un po' di sole non sarebbe guastato ogni tanto. Quelle rare volte che c'era quasi sempre era avvolto da una foschia chiara che ne ostacolava i raggi.

A noi in realtà faceva comodo l'assenza di luce in parecchi momenti della giornata, ma era una noia.

Poi c'erano loro, i denti aguzzi. Quelle viscide sanguisuge che da sempre l'uomo chiamava vampiri. L'unica nota positiva che avevano era che riuscivano leggermente a smorzare la noia. Le risse tra clan che si sentivano spesso per televisione, ad esempio, erano molto spesso colpa loro.

I vampiri erano divisi in clan, quello più potente e numeroso a New York era il clan di Ron King, gli Bloodlines. Mai nome fu più appropriato.

Gli Bloodlines avevano la macabra abitudine di innescare lotte con chiunque pur di imporre la loro supremazia sull'intera città. Si scontravano anche con i propri simili e con gli umani e le loro lotte finivano sempre in strage e la parte avversaria distrutta.

Noi eravamo gli unici a non cadere sotto la loro forza e questo li mandava su tutte le furie. Ogni volta che la battaglia iniziava, dopo pochi minuti, molti dei loro vampiri erano a terra, fuori combattimento. Di solito seguiva la ritirata senza proferire una parola, ma alle volte quella che sembrava avere più potere di Ron all'interno del clan, Sarah Call, ci minacciava, avvertendoci che sarebbero tornati. Ed in effetti tornavano, ma finiva sempre allo stesso modo.

«Che noia queste pulci! Non si scrollano mai» Riley continuava a grattarsi la testa da una buona mezz'ora mentre un lupo marrone passava dal grattarsi la testa con la zampa posteriore allo strusciarsi di fianco al divano dove ero seduta.

Riley aveva vent'anni, anche se fisicamente ne dimostrava sedici, come tutti quelli della nostra specie. Dal fisico non tanto alto, snello e poco allenato era decisamente il più mingherlino della compagnia. Il viso lungo sormontato da un'infinità di capelli castano scuro che tentavano di coprire le orecchie a sventola che di certo, in qualunque caso, non passavano inosservate. Le labbra sottili ed il naso dritto ma poco pronunciato sottostavano a due occhi blu che completavano il tutto.

Mi voltai per vedere il lupo di fianco al divano, ma quello era scomparso. Al suo posto c'era un ragazzo della stessa età di Riley, da capelli di quel colore che lui si ostinava a chiamare biondo scuro, e decisamente più robusto dell'altro, che continuava a grattarsi la testa sbuffando per la disperazione e sull'orlo di una crisi di nervi. Nulla di anomalo per quei due.

Non avevo nessun legame di sangue con loro, al contrario di quasi tutto il resto del gruppo. Quasi perchè, quando li accogliemmo con noi, facevano già parte di un branco a sé, il cui capo, Drew, però, non era mai stato ostile alla fusione tra i nostri due branchi. Così da quattro che eravamo, tra me, i miei fratelli e mio cugino, eravamo diventati sette, convinti di essere gli ultimi della nostra specie.

Ripresi a leggere il mio libro quando qualcosa di non molto leggero saltò sulla parte del divano libera «Ciao TJ, sempre molto delicato» dissi senza neanche voltarmi. Alzai gli occhi e notai che il lupo mi guardava confuso e sorrisi. Era grande, ma molto grande. Era come avere un masso enorme posato sul lato opposto del divano.

Diedi uno sguardo al bracciolo del divano e notai che era sollevato da terra di qualche centimetro, poi riportai lo sguardo sull'animale. Teneva la lingua fuori, un orecchio piegato a metà e la coda che compariva e scompariva da un fianco all'altro del corpo. Il manto era scuro, color del bronzo, tranne sul muso fino intorno agli occhi, sotto al ventre e alla coda e infondo alle zampe. Le orecchie più scure rispetto al resto del corpo e chiare all'interno e gli occhi azzurri che brillavano dalla felicità.

Lui si sdraiò poggiando la testa sulle mie gambe e costringendomi, una volta per tutte a chiudere il libro ed a dedicarmi alle sue carezze. Le mie dita passavano lisce nel suo manto bronzeo. La mia mano passò dal collo al muso e alle orecchie morbide e sottili. Se fosse stato un gatto avrebbe sicuramente fatto le fusa.

Si girò a pancia all'aria mi diede una vigorosa leccata sulla guancia. Ci volle poco perchè al posto di quell'enorme e simpatico musone tornasse il volto allegro e sorridente di mio fratello «Com'è andata la caccia?» Lui sbuffò annoiato lanciando uno sguardo alla TV accesa «Mah, niente di che» poi torno a guardarmi mentre continuavo a passare delicatamente la mano tra i suoi capelli biondi, quasi sul rosso «Tu, che hai fatto?» Alzai l'altra mano mostrando il libro che stavo leggendo fino a poco fa «Eragon, mmh, ti piacciono i fantasy, eh?» Cercai di guardarlo male, ma, come al solito, un sorrisino finì per comparire sul mio viso e annuii inumidendomi le labbra.

La porta si aprì alle nostre spalle lasciando entrare una folata di vento da far accapponare la pelle, Nathan aveva in mano una busta della spesa grande abbastanza per la bottiglia del latte e un pacco di patatine. Lavoravamo tutti, ma le paghe erano quelle che erano e spesso, molto spesso, non bastavano per pagare le bollette, la scuola e le tasse, né tanto meno il cibo. Lane, mio cugino, portava orgogliosamente due lepri per le orecchie. A prima vista mi dispiaceva da morire per loro, ma la fame aveva la meglio ed il pensiero della caccia passò in secondo piano. Infine entrò Drew con un sacchetto di insalata già pronta che evidentemente non entrava nella busta piccola del supermercato.

Dopo qualche attimo di silenzio TJ diede voce a quello che tutti stavamo pensando «Si mangia!» esclamò alzandosi di scatto dalle mie gambe e strofinandosi le mani come se già stesse pregustando la cena. Roteai gli occhi divertita e mi diressi nell'angolo cottura. Lane si avvicinò, posò le lepri sulla penisola e, prendendomi la testa con le mani, mi baciò i capelli. Non avevo mai capito il perchè, ma era una specie di azione automatica che faceva ogni sera, sia che andasse a caccia che a lavoro.

Al contrario dei miei fratelli non era molto alto e robusto, le spalle larghe ed il ventre piatto, tanto che alle volte mi chiedevo da dove sbucasse quella morbida pelliccia marrone e dorata che adoravo tanto. I capelli erano tagliati corti, anche se non troppo, con la nuca coperta da un ciuffo biondo platino. Alle punte i capelli erano biondi, mentre alle radici erano più scuri. All'inizio credevo fosse solo un gioco di luci. La cosa che più invidiavo a lui ed i miei fratelli, però, erano gli occhi. Possibile che in tutta la famiglia tutti avevano gli occhi azzurri tranne me?

«Questo è il massimo che sei riuscito a trovare?» chiese Riley indicando le due lepri che giacevano sul tavolo «Bhè, se non ti vanno puoi sempre rinunciare» rispose Lane con un sorriso a 32 denti ed io scoppiai a ridere vedendo gli occhi sgranati di Riley «No, no, va bene» disse scuotendo vigorosamente la testa.

Lane mi lasciò i fianchi, prese un bicchiere ed aprì il rubinetto, riempendolo quasi fino all'orlo. «Cucini tu stasera?» Nathan mi sorrise, prese una ciotola dal mobile e vi versò la busta dell'insalata. L'unica cosa che avevamo in comune erano i capelli scuri, per tutto il resto si faceva difficile credere che fosse mio fratello. Lui alto e possente, io non molto alta e magra.

Mentre gli altri erano già a tavola con gli occhi puntati sul televisore che trasmetteva la partita, noi tre ci demmo da fare per preparare la cena. Lane puliva la selvaggina, la tagliava e la metteva in padella, io preparavo l'insalata e mettevo a cuocere la carne, mentre Nathan sistemava la tavola.

Durante la cena erano tutti concentrati sulla partita di basket in televisione «Chi viene a fare ricognizione con me, dopo?» chiese Lane prendendo dell'insalata dal piatto e portandosela pian piano alla bocca. TJ tentò di parlare ma Nathan non gliene diede il tempo «Verremo tutti»

«Cosa?» chiesero TJ, Riley e Lane all'unisono «Credevo vi facesse piacere» continuò Nathan sorseggiando l'acqua dal bicchiere di vetro.

«Bhè...» Derek non era molto convinto, ma, poi acconsentì. Un quarto d'ora dopo eravamo già nel SUV blu di Nathan «Ehm, Nate, sei sicuro che ci entriamo tutti?»

«Sta tranquillo Derek» rispose mio fratello allacciandosi la cintura «Se poi vuoi fartela a piedi...» Derek fece un verso incomprensibile e si strinse contro la portiera, al mio fianco.

Scendemmo in un vicoletto al centro, la notte così buia da opprimere anche la luce fioca dei lampioni. Svoltammo nei vari vicoli finchè Drew non si bloccò di colpo «Abbiamo fatto bene a venire in ricognizione» ammise annusando l'aria.

«Già» mormorò Riley, la voce in un sussurro «C'è puzza di vampiro ovunque» concluse con una smorfia.

All'improvviso un urlo squarciò il silenzio circostante. L'urlo di un uomo. Corremmo verso la voce che ancora mi rimbombava nelle orecchie, mentre l'odore nauseante di quelle sanguisughe si faceva sempre più forte. Io ero dietro a Lane, ci faceva strada. Si fermò e, per il poco preavviso, gli finii addosso, la guancia contro la sua schiena liscia coperta dalla maglietta. Non si voltò, per vedere se ero caduta, così mi sporsi dalla sua spalla, con cautela.

Un uomo, sulla quarantina, era disteso a terra, inerme, gli occhi sbarrati dal terrore. Probabilmente uno spazzino. Due minuscole fessure rosse si intravedevano sul collo, al di sopra della camicia.

Dietro il corpo sormontava una ragazza, mora dagli occhi di ghiaccio, che sorrideva, maligna. Lane si irrigidì, pronto alla trasformazione. Pronto ad attaccare. Ed ero convinta che anche gli altri stavano facendo lo stesso.

Non sembrava diverso dalle altre volte, ma avevo una brutta sensazione. Gli altri vampiri fecero capolino dietro di lei. Erano molti, molti più di quanti ne avessi mai visti in vita mia. Troppi. Era come se già sapessero di portare a casa una vittoria. Non era una cosa buona.

  
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