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Autore: Asteria_90    12/06/2006    12 recensioni
Harry esitò, inspirando profondamente il profumo della ragazza.
Non voleva dimostrarsi così debole, non voleva cedere senza neanche farla lottare un po’.
Hermione lo guardò negli occhi e mormorando una semplice parola lo strinse a sé, forte.
“Stupido…”
Il ragazzo singhiozzò più volte prima di arrendersi tra le braccia della sua migliore amica ad un pianto disperato.

[Dedicata ad Herm88 per il suo compleanno. Auguroni!]
Genere: Romantico, Malinconico, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Sorpresa | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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His Red Heart (H

Buon compleanno Ele (alias herm88)!!! Un mondo di auguri, tesoro! *^_____^*

Speriamo di aver scritto qualcosa di passabile e perdonami ancora per averti rovinato la sorpresa…

Un bacione grandissimo! =D

His Red Heart

E’ l’inizio della primavera, quando l’aria frizzantina ti solletica piacevolmente il collo e un timido sole inizia a far capolino tra una nuvola e l’altra.

Il cortile di Hogwarts è gremito di studenti che con faccia stanca abbassano meccanicamente gli occhi sui libri e puntualmente li rialzano facendoli cadere sui compagni vicini, sul lago liscio e piatto, sugli alberi in fiore, sull’enorme quantità di margherite sbocciate.

Un immenso deserto bianco, così può sembrare visto da uno dei tanti finestroni dei piani più alti.

Ecco…quando ho voglia di pace, benessere e tranquillità mi metto qui, sulla finestra della sala comune e guardo il cortile sotto.

Può sembrare banale come cosa, ma a me dà davvero una completa sensazione di libertà.

Non ho voglia di vedere nessuno.

Ho paura che potrei solo angosciarli, non voglio che i miei amici abbiano come ultimo ricordo di me un Harry depresso, scorbutico e cinico.

Ho deciso di fingere per quanto sia possibile e di non farmi vedere quando non sono in vena per mentire, come adesso.

In realtà ho solo tanta paura.

Di che cosa?

Mi chiedo continuamente…

Di morire? Di non sopravvivere?

No, non è questo.

Non più del normale almeno.

Il mio più grande terrore è di non riuscire a mantenere ciò che di destino mi è stato affidato e di deludere tutti quelli che credono in me.

Non come il salvatore del mondo, ma semplicemente come Harry. Solo Harry.

Non voglio che ai loro occhi rimanga un’immagine di un ragazzo indeciso, debole, fragile che a un passo dal duello finale se ne sta piagnucolando davanti a una finestra invece di essere forte e determinato.

Mi vergogno tremendamente.

Anzi no, mi faccio quasi schifo.

Perchè tutto questo, mi chiedo. Non poteva già essere finito tutto da un pezzo?

Ce ne sono state di occasioni, sarebbe bastato solo sfruttarle.

Perchè Voldermort non mi ha fatto fuori quando ero appena nato? Perchè costringermi a una vita del genere, nella consapevolezza della morte?

Incredibile cosa si vada a pensare in situazioni del genere.

E’ ridicolo.

Sento I pensieri confondersi e oscurarsi.

Non ho neanche più voglia di pensare, fa solo più male.

Guarda le margherite Harry.

Osservale ancora una volta.

**********

“Eccolo, è lì. Sul davanzale.” Disse una ragazza indicando con il dito.

“Si, lo vedo. Ma che facciamo, gli andiamo a parlare? Lo sai quello che ci dirà: io sto bene, non ci sono problemi e…”

“…andate a divertirvi con gli altri.” Terminò lei mettendosi una ciocca riccioluta dietro l’orecchio.

“Esattamente Herm.”

“Mi chiedo perchè faccia così, si fa solo male da solo. Gli farebbe bene parlarne. Lo so che sta male. Lo sento.”

“Si vede.” Puntualizzò il rosso voltandosi maggiormente verso di lei.

I due ragazzi se ne stettero così, solo a guardare, immobili per parecchi minuti, fino a quando una folata di vento sembrò risvegliarli da quello stato di trance.

Hermione si avvicinò piano, senza far rumore, all’amico fermo sul davanzale e gli mise una mano sulla spalla.

Harry sussultò. Non l’aveva sentita arrivare.

“Ciao” le disse “come mai qui?”

“Non posso più venire in sala comune per vedere il mio migliore amico?” gli disse lei facendogli una faccia strana.

Ecco cosa mancava.

Quella sorta di affiatamento. Uno, due, forse tre secondi e si sarebbero messi a ridere. Lo sapeva.

Uno…

Due…

Ed ecco. Stavano già ridendo.

“Cosa… c’è?” chiese lui ridacchiando ancora.

Hermione scosse la testa. “Non lo so…”

“Bene. Siamo in due.” Aggiunse lui voltandosi di nuovo verso la finestra. “Di recente non capisco molte cose.”

La ragazza avrebbe voluto chiedergli cosa non riusciva a capire, ma qualcosa dentro di lei le diceva che non era ancora il momento giusto.

In compenso scese il silenzio, non idilliaco ma neanche imbarazzante.

Anzi no, quasi rilassante.

Ad un tratto Harry decise di rompere quella strana atmosfera e di parlare, di dire semplicemente la prima cosa che gli passava per la testa.

“E’ molto bello da quassù.”

“Già. E’ incredibile quante margherite siano sbocciate quest’anno, non credo di averne mai viste di così tante e così grandi.”

“Sai Herm…mi piace molto osservare da quassù il giardino. E’ un ottimo posto per riflettere, pensare e…spiare.”

“Cosa? Spiare?” disse lei ridacchiando “E che cosa avresti mai visto che noi non abbiamo notato?”

“Parsy Parkinson che dà uno schiaffo a Malfoy, per esempio.” Le disse lui ridendo e guardandola negli occhi.

Sbaglio o era uno sguardo strano…profondo?

Il cuore di Hermione fece un tonfo nel petto. Perché mai doveva guardarla così intensamente? Perché non riusciva a reggere la vista di sé riflessa in quei pozzi di smeraldo?

Si rese conto di avere il cuore a mille e probabilmente il volto in fiamme, ma non voleva staccarsi da quella scia magnetica. Era una tentazione troppo forte.

Scese un silenzio imbarazzante, questa volta. Probabilmente l’uno si era reso conto dello sguardo dell’altra su di sé.

“Non farti venire in mente strane idee, Harry. Non deve accadere nulla, dopo non riusciresti a tenere la situazione sotto controllo. Andiamo! E’ solo Herm! Togli quegli occhi da lei. Se ne sta accorgendo non ti pare?” pensò Harry proprio mentre la ragazza, più svelta di lui, si era sforzata di voltare al testa verso il basso rompendo così quell’atmosfera così surreale.

“Ehm…dovevi dirmi qualcosa di preciso quando sei venuta?”

“No, niente. Io e Ron volevamo solo vedere come stavi, in questi giorni ci sei sembrato così distante, non eri neanche tu.”

“C’è qualche problema? Basta che sappi che se hai voglia di parlarne, noi ci siamo.”

“Io non vedo nessun altro.” Disse Harry guardandosi intorno.

Anche la ragazza si girò indietro per scrutare da cima a fondo la grande sala. In effetti non c’era traccia del rosso.

“Ron! Era venuto qui con me. Forse non si sentiva molto bene.”

“O forse non ha voglia di stare con me” puntualizzò lui.

“Non dire scemenze, Harry. Sai benissimo che ti vogliamo bene.” Gli rispose spazientita, erano sempre le stesse cose ripetute che non accennavano a entrargli in testa.

Perché doveva sempre essere così permaloso e testardo?

“Perché è Harry” mugolò una strana vocina interiore strappandogli quasi un sorriso di soddisfazione.

Ridicolo.

La ragazza, avendo notato il tono seccato di Harry, si voltò nuovamente verso la finestra che guardava sul cortile, forse per non vedere la reazione di quella frase sul volto dell’amico, forse per non incrociare di nuovo il suo sguardo. Fatto sta che la reazione di Harry non fu quella sperata; si era aspettata qualcosa del tipo “lo so che ci siete” o “vi voglio bene anch’io” o al massimo, una della sue sfuriate, ma il ragazzo quel giorno era di poche parole.

Un silenzio totale tornò ad echeggiare nella grande sala comune.

I try to fly away but it's impossible [Cerco di volare via ma è impossibile]

And every breath I take gives birth to deeper sighs [ed ogni respiro che faccio dà vita a lamenti più profondi]

And for a moment I am weak [e per un momento sono debole]

So it's hard for me to speak [quindi è difficile per me parlare]

Even though we're underneath the same blue sky[nonostante siamo sotto lo stesso cielo blu]

[Heavy On My Heart-Anastacia]

“Harry, ti prego dì qualcosa. Qualunque cosa, ma parlane. Io non ce la faccio più di tutto questo silenzio, di tutta questa distanza.” La voce della ragazza era ferma ma si poteva notare una nota di supplica.

“E’ difficile parlarne, non sempre bastano le parole. Ha paura Herm, tanta. Ho paura di non farcela, ho paura di non portare a termine la mia missione, ho paura di non esserne in grado, ho paura di non vedervi mai più…ho paura di deludervi e di non fare in tempo a ringraziarvi per tutto quello che voi mi avete dato.”

“Shhhh… vieni qui” gli disse lei porgendogli le braccia per abbracciarlo.

Harry esitò, inspirando profondamente il profumo della ragazza. Non voleva dimostrarsi così debole, non voleva cedere subito senza nemmeno farla lottare un po’.

Hermione lo guardò negli occhi e momorando una semplice parola lo strinse a sé, forte.

“Stupido…”

Il ragazzo singhiozzò parecchie volte prima di arrendersi tra le braccia della sua migliore amica ad un pianto disperato.

*********

Ronald Wesley se ne stava a guardare attraverso la porta socchiusa, in silenzio.

Non se l’era sentita di entrare, non solo tutta la situazione faceva una rabbia tremenda ma sembrava bruciasse anche, proprio lì, all’altezza del cuore.

Decisamente la sua amica ci sapeva fare molto meglio di lui.

**********

And the tears come streaming down your face

When you lose something you can't replace

When you love someone but it goes to waste

could it be worse?

[Fix you-Coldplay]

Perchè tutti dovevano essere migliori di lui?

Perché lui era solo l’amico stupido con cui farsi quattro risate quando combinava qualche disastro?

“Con te non si può mai fare un discorso serio” le aveva detto una volta Hermione.

Era vero, allora?

Avrebbe pensato che il primo con cui Harry si sarebbe confidato, se mai l’avesse fatto, sarebbe stato lui.

E invece no. Aveva scelto lei.

La sua migliore amica. L’alunna più brillante di Hogwarts.

Bè era logico.

Non si era mai confidato con lui. Quando l’aveva fatto lui non gli aveva creduto.

Scemo.

Sentì una lacrima pungergli pericolosamente l’occhio. Avrebbe dovuto permettersi di piangere?

Aveva perso il ruolo come migliore amico.

Aveva perso il rapporto che credeva di avere.

Aveva perso tutto quello che gli sembrava di aver costruito in tanti anni. Lui era solo il compagno di giochi.

Illuso.

Aveva perso anche lei.

Gli dicevano tutti di piacere ad Hermione. Ma era davvero così?

Se quelle persone li avessero visti oggi si sarebbero rimangiati tutto.

Quella non era solo amicizia.

Quello non era un rapporto tra amici.

Quelli non erano sguardi e abbracci tra amici.

In superficie forse, ma c’era molto di più.

Lo sapeva.

Lo sentiva.

Sarebbe potuto andare peggio?

Quando il tuo viso è bagnato dalle lacrime…

Quando è andata perduta qualcosa a cui tenevi…

Quando ami qualcuno ma questo non verrà mai fuori…

Potrebbe andare peggio?

Potrebbe…

Forse…

Potrebbe…

**********

Il bambino sopravvissuto se ne stava ancora abbracciato alla sua migliore amica, la sua testa appena appoggiato alle spalle dell’altra coperta dai mille boccoli castani.

Posizione un po’ ambigua, in realtà, però non aveva nessuna voglia di spostarsi.

Era la prima volta che si sentiva così leggero…così così…sereno.

Versare le proprie lacrime aveva avuto un effetto catartico.

Non si sarebbe mai aspettato che qualcuno sarebbe riuscito a farlo sfogare, non ci sperava più.

Eppure erano bastate poche parole, quasi sussurri per farlo cedere.

Niente di più.

Nel loro rapporto non c’era mai stato tanto bisogno di parole, ed ora non ne aveva per descrivere quello che significava per lui averla lì, tra le sue braccia, e sentire il suo cuore battere accanto al suo. Solo questo.

Chiuse gli occhi.

Si chiese se anche lei stava così bene e rilassata almeno la metà di quello che lo era lui.

Non era neanche imbarazzante, anzi, sembrava qualcosa di scontato, di…normale.

Si staccò piano da lei. Gli sembrava di aver forse abusato troppo di quella posizione.

L’orologio a pendolo segnava ormai le tre del pomeriggio e scandiva con i rintocchi il loro interminabile silenzio.

“Eccolo! Di nuovo quello sguardo! La deve smettere, accidenti! Lo sa che poi non riesco a fare a meno di fissarlo!” pensò la ragazza rovistando il fretta nelle tasche alla ricerca di qualcosa che sapeva bene non esserci. Un piccolo trucco che aveva imparato di recente, ottimo per alienare la tensione.

“Ehm…Harry…mi sono ricordata di dover andare in dormitorio a prendere una cosa. Mi aspetto da Vitious, tra poco abbiamo lezione.”

“Si, certo.”

“Ok, ci vediamo dopo.” Le disse alzandosi anche lui dalla poltrona dove si erano seduti.

Improvvisamente si ricordò di doverle dire qualcosa, qualcosa di indispensabile.

“Hermione?”

La ragazza si sporse appena dal primo scalino che portava in dormitorio.

“Si?” disse scendendolo e ritrovandosi di nuova faccia a faccia con lui.

Tutta la voglia del ragazzo di parlarle di nuovo era svanita, o meglio, non si ricordava più quello che le doveva dire.

“Niente Herm…niente.”

La ragazza gli sorrise in un modo che a Harry sembrò complice.

Probabilmente aveva già capito tutto, meglio di lui, come sempre.

*********

Stava camminando per il corridoio del secondo piano, stranamente deserto.

I suoi passi rimbombavano per tutta la sua lunghezza.

Cos’era tutto quel silenzio?

Non era decisamente normale. A quell’ora sarebbe dovuto essere piano di studenti che si affrettavano ognuno verso il proprio corso.

E quel tremore lungo la schiena? Quella sorta di brivido?

Era normale?

Si guardò indietro vedendo solo un immenso tunnel nero. Possibile che fosse già notte?

Non se lo ricordava così lungo e così così…scuro.

Tic, toc…

Gocciola, gocciola, gocciola…

Cade, cade, cade…

Ma era acqua? Pioggia?

E il corridoio?

Dov’è finito?

Si era improvvisamente ritrovato in una strada asfaltata, probabilmente a Notturn Alley.

Una trasfigurazione.

No, decisamente c’era qualcosa che non andava.

Un fruscio veloce, un rumore sommerso. E poi di nuovo silenzio.

**********

I've been walking, I've been waiting [Ho camminato, ho aspettato]
In the shadows for my time [Nell'ombra, che arrivasse la mia ora]
I've been searching, I've been living [Ho cercato, ho vissuto]
For tomorrows all my life [Tutta la mia vita aspettando domani]

[In the shadows – The Rasmus]

Scorre, scorre, scorre…

Il tempo è prezioso.

Scorre, scorre, scorre…

Su è giù, la mia mano sulla bacchetta. Trema.

Scorre, scorre, scorre…

Scroscia la pioggia estiva dai cornicioni, dalle strade, dalle pareti.

Sono le famose lacrime degli angeli?

Si, ma degli angeli dell’ inferno.

Scorrono, scorrono, scorrono…

I miei passi sull’asfalto bagnato.

Scorre, scorre, scorre…

Lo vedo. Il sangue nelle mie vene. Trema, sussulta, scoppia.

E già ovunque lo sento. Sono agitato?

No, solo concentrato. Lo sento; quel brivido lungo la schiena.

Eccola. La mia vittima sta arrivando.

E’ come se ne sentissi l’odore.

Scorrono, scorrono, scorrono…

Le parole nella mia testa: “Ricordati, tre semplici mosse.”

Si rifanno nitide la immagini nella mia mente…quante volte ho ripensato a quel giorno.

Era primavera, uno di quei giorni che lasciano intravedere il torpore dell’estate ma in realtà sono ancora velati da qualche nuvola.

Passa davanti a me la figura di un bambino di cinque anni che piange. Sono davvero io?

Mia madre che mi consola…

Del sangue attraverso un frattale di muro…

Urlo, grido, piango ancora.

Un uomo che accorre in silenzio. Mio padre.

Non serve l’agitazione.

Non c’è bisogno dell’ansia.

Serve solo calma e freddezza.

Cammino, cammino, cammino… da solo

E ti vedo. Di fronte a me.

E’ un attimo. Penso, agisco, colpisco.

Il tuo corpo si accascia a terra. E’ finita.

E’ stato semplice, tremendamente banale. Tre parole: pensare, agire, colpire.

Solo l’inizio.

Il punto di partenza di questo buco nero.

La via del non ritorno.

Tic, toc…

Gocciola, gocciola, gocciola…

Acqua dolce dal cielo…scorre, assapora, lava.

Non c’è più traccia del sangue.

Non c’è più nulla di concreto.

Non c’è più niente si visibile.

E’ tutto così facile, tutto così scontato.

Tutto così normale…quasi come un destino.

Penso, agisco, colpisco…uccido. Ancora, tante volte.

E’ un rifare continuo.

Una via senza uscita.

Una ripetizione indistinta.

Soffi inafferrabili.

Celati…

Nascosti…

Indistinti…

Ripetizioni indistinte nella mente e nel cuore, lavate via dall’uragano della vita.

E dall’ inconscio del sogno.

Mi tiro nuovamente su il cappuccio del mantello, non posso rischiare che mi si veda per quello che sono.

Bastano pochi ciuffi colorati per svelare la mia identità.

Io, che mi sono sempre messo in mostra, ora mi nascondo.

Un’ ombra, nel buio.

*********

Harry Potter camminava per la stretta via circondata dalle casupole in mattoni grigi che davano un’aria sinistra all’ambiente.

Perché non riusciva a vedere oltre un palmo dal naso?

E quell’odore acre in giro? Cos’era?

Ecco di nuovo quel fruscio rapido…una figura davanti a me.

Nera, scura, coperta da un mantello…

Ho paura.

E’ davvero lui, Voldermort?

Tremo. E lui ride.

Posso vederlo, anche se non riesco a sentirlo.

“Chi sei?” chiedo sforzandomi si far sembrare la mia voce sicura e decisa.

Nessuno risponde. Ma è davvero qualcuno di…di vivo?

Avanzo lentamente cercando di trattenere le mie gambe tremolanti.

No, non è Voldermort. Questo è…un cadavere legato ad un palo.

Questo è… Ron.

Mi sento mancare il fiato. Le mie gambe cedono sotto il mio peso.

Cazzo, cazzo, cazzo…

Che diavolo ci fa così?

Chi è stato?

Chi gli è successo?

Ti prego…fa che non sia…fa che non sia…

“Coraggio Harry, devi vedere se è ancora vivo.” Accosto la mia mano al polso, non lo sento.

“Avanti! Cerca, cerca… non può essere morto veramente… deve battere ancora…”

Eccolo! L’ho trovato…batte ancora, anche se fievolmente.

Tiro un sospiro di sollievo, ho ancora qualche attimo di tempo.

Mi sembra di sentirlo, il tempo.

Sbaglio? Eppure cos’è quel suono legnoso, sembra quasi…un orologio a pendolo.

E’ come se stessi rinchiuso in un acquario, senza possibilità di uscita.

Sento di nuovo quel fruscio silenzioso. E’ come un’eco che mi dice: “Non fermarti, va avanti. C’è ancora molto che devi vedere.”

In effetti scorgo qualcosa al di là del palo a cui è legato Ron…ce n’è…un altro.

Hermione.

E’ la prima cosa che mi viene in mente, e l’ultima che i miei occhi riescono a vedere.

Questo è veramente troppo. E’ una tavola allestita unicamente per me.

E’ crudele, incredibilmente spietato.

Mi avvicino anche a lei e, come ho fatto con il mio migliore amico, le sento il polso. Batte ancora, anche io suo.

Le accarezzo il viso. E’ freddo, troppo.

Distolgo la mano, non posso sentire oltre.

E assurdo. Non riesco a reggere ancora la sua vista…

Non posso accettare che lei sia legata così, davanti a me, a causa mia…

Come può un essere umano fare una cosa del genere?

Come posso salvarli?

L’unica cosa che riesco a fare è vederli morire davanti ai miei occhi?!

“Si tratta solo di fare una scelta Harry” mi dice una voce familiare, fin troppo conosciuta.

Ron. Questa è la voce di Ron.

“Puoi salvarne solo uno, a te la scelta.”

Harry comincio a sudare freddo più di quanto non avesse già fatto.

“R…Ron?”

L’uomo mascherato rise.

“Che cazzo stai dicendo Ron? Cos’è questa stupidaggine?” disse Harry. Non riusciva più a vedere. La vista gli si appannava sempre più.

Che cos’era quella un’allucinazione? Un sogno?

Era assurdo, assurdo, assurdo…

“E’ esattamente come ti ho detto. Non avevi già scelto questa mattina tra me e lei? Fallo di nuovo, non ti supplicherò di salvarmi.”

Il bambino sopravvissuto si sentì tremare nuovamente le gambe.

Cosa diamine era tutta questa storia? Rasentava il paranormale, era incredibile che Ron se ne stesse davanti a lui chiedendogli di decidere se ucciderlo o meno.

Era assolutamente assurdo e poi…

“Ma tu sei qui e…sei anche legato a quel palo…”

“Mai sentito parlare di proiezione astrale?”

Esitò nuovamente.

E ora cosa diavolo doveva fare?

Scorrette gli occhi sul corpo dell’uno e poi su quello dell’altra…

Una volta…

Due volte…

Ancora…

Stava perdendo tempo, lo sapeva. Se continuava così li avrebbe persi entrambi.

“Cosa devo fare una volta scelta la persona, Ron?”

“Devi prendere questa pozione, e dargliela. Come vedi, ce n’è solo per uno.”

Bene…adesso la prendo…e che poi, che faccio?

Cosa fare…

Cosa fare…

Cosa fare…

Harry si avvicinò per afferrarla. Senti di sfuggita il tocco della mano del nemico.

Era gelido, tremendamente freddo.

“Mi chiedo perché tu stia facendo una cosa del genere.”

“Perché ho scoperto di essere solo un fantoccio per te, se non conto davvero niente per te voglio che sia tu ad uccidermi così che tu abbia il rimorso per sempre. Tu ed Hermione.”

“La coppia perfetta.” Borbottò nuovamente sputando a terra con disgusto.

“Allora è questo il problema Ron? Ci ha visti oggi in Sala Comune?”

“Perché? Che cosa avrei dovuto vedere? Voi due che vi abbracciavate come anguille?”

Harry scosse la testa “Stai commettendo un grave sbaglio, più grande di quanto pensi…”

“Sei tu che stai sbagliando, gravemente. Vedo che non sai deciderti, guadagni tempo per pensare? Sai onestamente avrei una pensata migliore: che ne dici di far fuori te al posto nostro. Sai onestamente non mi sembra una cattiva idea… nessuno ti avrebbe più tra i piedi…solo io ed Hermione…”

“C…cosa?”

Ron si tirò giù il mantello e quello che vide tolse ad Harry anche quel poco di fiato che gli era rimasto in gola.

Il suo volto si andava deformando fino a prendere la forma di un uomo…Voldermort.

Il ragazzo fece un passo indietro e, inciampando con un ciottolo, cadde.

“Sorpreso Potter? Non è stato difficile leggere la mente dei tuoi amici. Ti lasci ingannare così facilmente!” notando che il suo nemico aveva già recuperato la sua bacchetta “vuoi già farla finita subito Potter? Bene chi uccidiamo, prima il babbanofilo o la mezzosangue?”

“Non ti permetterò di far loro del male! Non dovevi coinvolgerli, razza di bastardo!”

“Avada Kedavra” un lampo di luce verde partì dalla bacchetta di Voldermort, il colpo stava centrando perfettamente i corpi dei prigionieri.

“Nooooooo!” gridò Harry con quanto fiato aveva in gola.

I rintocchi di un orologio a pendolo…

Tic, toc…

Sussurri, parole, un grido disperato…

Harry!

Harry!

Harry!

Harry, svegliati!

Si sentì scuotere violentemente da una mano, no forse erano di più di una.

“Harry svegliati! Che è successo? Stavi gridando i nostri nomi!”

Finalmente riuscì a mettere a fuoco l’ambiente di fronte a sé. Si trovava ancora in sala comune, sul divano dove poco prima lui ed Hermione avevano parlato.

I suoi amici erano lì, di fronte a lui e lo fissavano con una faccia preoccupata e sconvolta.

Era tutto sudato, le guance in fiamme, gli occhi spiritati.

Probabilmente si era agitato molto e aveva urlato, prima che riuscissero a svegliarlo.

“E’ stato solo un incubo…terribile.” Disse inghiottendo la saliva che aveva in bocca “non…non preoccupatevi.”

“Harry…stavi urlando.” Constatò Hermione aiutandolo ad alzarsi.

Ma Harry ormai non la sentiva più.

Che fosse stato davvero un sogno? Sembrava tutto così vero, così reale…

Sbattè le palpebre, una volta, due volte, ancora…

Incredibile…

Assurdo…

Doveva ammettere che il suo inconscio aveva fatto davvero un bel lavoro, questa volta.

Tutto così reale…

Sentiva ancora il tocco gelido dei corpi, l’orologio a pendolo della stanza…

Il tempo che scorre…

Aveva commesso tanti errori in quel giorno, aveva capito tante cose.

C’erano molte cose da fare, prima di starsene lì, a guardare le margherite…

Non poteva perdere quegli attimi, che sarebbero potuti essere gli ultimi, su un davanzale a compatirsi.

Doveva sfruttarli fino all’ultimo.

Un amore da dichiarare prima di vederlo andare perduto.

Attimi di vita di condividere.

Frammenti di ricorsi da rammentare.

Ma soprattutto aveva una cosa…

Amici da ringraziare. Comunque.

Non poteva permettersi di non dire tante cose che potevano sembrare scontate…

Non poteva lasciare che il tempo risolvesse tutto…

Il suo cuore gemeva nel petto come ogni altro…

Come il suo era rosso…

Rosso…

Rosso…

Rosso…

Cercando di apparire più disinvolto possibile si girò verso i suoi due amici di sempre e si sentì di dire sono una parola.

“Grazie”

“E di che cosa?” mugugnò Ron movendo il braccio.

Ma Hermione in quell’istante fece in tempo a vedere delle piccole linee rosse in quella parte di pelle.

“Ron! Che cos’ hai lì, sul polso? Sembrano…”

“…segni di corda. Non è che sono stato legato da qualche parte?” scherzò il rosso ridacchiando “Anzi…ce li hai anche tu, guarda!” le disse indicando il suo polso effettivamente irritato.

“Hai ragione! Pensi sia un’allergia?” Chiese la ragazza girandosi verso la finestra “E’ strano, qui ci sono solo margherite..non credo che possano causare allergie…”

“Forse è davvero un’allergia, ma non credo che ci sia da preoccuparsi.”

“No… non credo.” Terminò Harry dopo essersi voltato verso le scale del dormitorio.

Era decisamente troppo tardi per andare a lezione da Vitious.

Un sguardo sbalordito gli si dipinse in volto, prima di essere sostituito da un sorriso compiaciuto.

Nella stanza aleggiava un soffice profumo di margherite.

Fine

Finita anche questa! Credo che sia stata la storia più difficile da scrivere in assoluto.

Potrebbero esserci errori di battitura e/o di grammatica ma non ho avuto il tempo di rileggerla più vote, dovevo postarla oggi.

Ehm…commentino?

Nota

Ringrazio HarrynHermione per gli appunti fatti, non mi ero accorta di quegli errori. Grazie!

  
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