Videogiochi > Assassin's Creed
Ricorda la storia  |      
Autore: _Lilli_    03/10/2011    2 recensioni
Un altro viaggio attende il nostro Ezio... Cosa troverà questa volta?
Questo è il mio lavoro proposto per il Fan-Day di quest'anno che si tiene a Milano. Purtroppo non sono stata scelta... Forse il mio progetto è stato troppo ambizioso e un pò fuori dagli schemi, chi lo sa... Spero lo apprezziate MODIFICATO A CAUSA DELLA MANCANZA DI DIALOGHI.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Ezio Auditore, Malik Al-Sayf
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il tramonto stava inesorabilmente lasciando il posto alla sera, ed i raggi dorati si riflettevano sui tetti e le cupole della città che pian piano si addormentava. 
Aveva imparato ad amarla, nel bene e nel male.
Spesso si soffermava ad osservare il sole morente che spariva dietro le colline, mentre in cielo appariva la prima stella luminosa.
Fece un Salto della Fede, atterrando un covone di foglie poco più in basso, poi si diresse in tutta tranquillità verso l'isola Tiberina; era in largo anticipo, così decise di fare la strada più lunga, per poter godere ancora un pò della pace che si respirava tra le vie di Roma in quel periodo.
 
Stava percorrendo una via secondaria, quando accadde: si accasciò al suolo tenendosi la testa tra le mani, mentre un forte bruciore gli impediva di tenere gli occhi aperti.
...Ebbe la fugace visione di una terra lontana, forse l'Oriente, e di una roccaforte appollaiata in cima ad una montagna, il tutto avvolto da un'atmosfera tranquilla e serena.
Camminò per le strade affollate del piccolo villaggio, guardandosi intorno: aveva l'impressione di aver già visto quel luogo ed attraversato quelle vie polverose, forse in un'altra vita.
ContinUò a camminare, finché non si ritrovò di fronte all'imponente e massiccia roccaforte che aveva visto all'inizio: in quel preciso istante capì di essere a Masyaf, riconobbe i drappi rossi adornati dal simbolo degli Assassini, e lo stesso, inciso in cima al grande portone d'entrata.
Senza pensarci oltre, entrò, guardandosi intorno con curiosità, poi volse lo sguardo verso la rampa di scale che aveva di fronte; come mosso da un istinto primordiale, salì velocemente al piano superiore e arrivò in fondo alla sala.
Fu accolto da una forte luce proveniente dall'enorme finestra, poi lo sguardo si fermò su una figura incappucciata, ricurva su una grande scrivania; si avvicinò di qualche passo, e restò senza fiato nel vedere il suo antenato Altair, che scriveva senza sosta su di un diario, che riconobbe essere il codice che molti anni fa aveva recuperato in giro per l'Italia durante i suoi viaggi. 
Come se avesse avvertito un'altra presenza all'interno della stanza, Altair alzò lo sguardo stanco, fissando il vuoto... Ezio non respirò, come per paura di essere scoperto, ma si avvicinò di più mentre il suo antenato continuava a scrutare il vuoto con aria apparentemente assente.
Il fiorentino spostò per un attimo lo sguardo sul tavolo, e sgranò gli occhi  nel vedere la Mela accanto al calamaio, che brillava debolmente. Altair la stava sicuramente studiando.
Come attratto da una forza invisibile, vide la sua mano allungarsi e posarsi sul metallo freddo; improvvisamente, la stanza fu attraversata da un bagliore dorato, e quando passò, Ezio vide Altair alzarsi con fatica e dirigersi verso di lui.
La prima cosa che Ezio pensò fu che quella visione riguardava gli ultimi anni del suo antenato, poteva vederlo dal modo lento in cui Altair si muoveva, dalla smorfia di sofferenza che i suoi movimenti gli procuravano. Ma il bello doveva ancora arrivare...
- Profeta.- Esordì Altair mentre abbassava il cappuccio, e si guardava intorno scrutando il vuoto; a causa delle lunghe ore passate chino a studiare la Mela, anche nel cuore della notte, stava lentamente perdendo la vista, mentre il Frutto risucchiava tutta la sua linfa vitale.
-Ti stavo aspettando.. Lei mi ha rivelato la tua esistenza.- Indicò la Mela con un gesto impaziente. 
-Vorrei poterti vedere, poterti parlare, e chiederti tante cose... La mia sete di conoscienza è l'unica cosa che riesce ancora a tenermi in vita.- Il suo sguardo si intristì di colpo, mentre gli occhi si velavano leggermente. Ezio per una volta non sapeva cosa fare, così si avvicinò ad Altair, posando una mano su una spalla dell'Assassino, che sussultò avendo avvertito quel gesto così semplice, eppure così carico di significato. Non poteva vedere chi aveva di fronte, ma sorrise stancamente, felice di quell'opportunità che gli era stata concessa.
-Devi trovare i Sigilli... Solamente grazie ad essi potrai cambiare le cose, e salvare questo posto.- Allargò le braccia per indicare il luogo in cui si trovavano. -Tempi duri ci attendono, e l'unica cosa di cui mi pento, è di non poter essere di aiuto in alcun modo... Ho avuto la posibilità di vedere il fututo, però mi sento impotente di fronte agli eventi che sconvolgeranno il nostro Mondo..- Sospirò affranto, andandosi a sedere di nuovo. -Non ho più la forza di una volta, sono solo un povero vecchio..- Esordì, poggiandosi contro lo schienale della sedia.
-Altair, con chi stai parlando?- Chiese un uomo apparso dal nulla, avvicinandosi a lui. Ezio notò che gli mancava un braccio, ed indossava una veste nera; scrutava Altair con aria corrucciata, posando lo sguardo ora sull'Assassino, ora sulla Mela. 
-Malik, amico mio! Sono felice di vederti. No, non stavo parlando con nessuno... Semplicemente, pensavo ad alta voce.- Disse con noncuranza.
L'uomo di nome Malik sbuffò infastidito. -Altair, quante volte ti ho detto di lasciar perdere quel manufatto? Guarda come ti sei ridotto a causa sua!- 
Altair scosse il capo -Ma si, hai ragione... Andiamo, gli altri ci aspettano.- Si alzò e richiuse il diario, per poi avvicinarsi a Malik, il quale annuì soddisfatto, e senza dire nulla, si incamminò verso l'uscita. Altair lanciò un ultimo sguardo in direzione di Ezio, che nel frattempo era rimasto immobile ad osservare la scena.
-Spero che il mio messaggio ti sia arrivato... Ma sono sicuro che ci incontreremo di nuovo.- Sorrise, poi chiuse la Mela all'interno dell'Arca dell'Alleanza, mentre la fortezza iniziava a scomparire davanti agli occhi di Ezio.
 
Si ritrovò ansimante nel vicolo in cui stava passeggiando... Non sapeva quanto tempo era trascorso, ma tremante, si rialzò e continuò a camminare per raggiungere la sua meta.
Tutti erano lì ad aspettarlo, nella grande Sala delle Cerimonie. Il fuoco all'interno del braciere era spento, e l'unica fonte di luce proveniva da alcuni candelabri; sospirò mentre si posizionava al centro della Sala guardando uno ad uno i presenti.
Il silenzio opprimente lo schiacciava come un macigno, conscio della solennità di quel preciso momento.
-Un lungo viaggio mi attende, Assassini.- Alzò la mano per far tacere il brusio che si era alzato a seguito delle sue parole; quando tutti tacquero, continuò a parlare. -Mi duole separarvi da voi, ma il mio aiuto qui non serve più.. Roma ora è libera grazie a voi, e continuerà ad esserlo anche durante la mia assenza. Siete come dei figli per me, vi ho raccolti dalla strada, vi ho insegnato a combattere per far valere i vostri diritti. E voi avete insegnato qualcosa a me.- Curvò le labbra in un lieve sorriso nel vedere le facce incredule dei suoi Adepti. -Mi avete insegnato a fidarmi degli altri... Io, che avevo perso la speranza nel prossimo. Mi avete fatto sentire a casa, uno dei tanti componenti di questa grande famiglia, e per questo vi ringrazio. Ma ormai non c'è più tempo.... Il viaggio che devo affrontare sarà lungo e pieno di pericoli, ma non posso tirarmi indietro...- Sospirò affranto, osservando i suoi Assassini che trattenevano a stento le lacrime. Avevano capito, lo sapeva. Molto probabilmente, quella sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero rivisti. Si avvicinò a loro ed iniziò ad abbracciarli uno ad uno, cercando di trasmettere loro, i suoi sentimenti. 
Quand'ebbe finito, uscì per dirigersi al suo studio...
Sentiva gli occhi degli Assassini che lo fissavano ancora una volta mentre si allontanava, ma non si voltò per paura di guardarli negli occhi.
-Ezio, finalmente!- Esclamò Niccolò quando vide l'Assassino entrare nel suo studio. Insieme a lui, vi era anche Claudia, seduta su una delle poltrone poste di fronte alla grande scrivania.
-Ezio, sono ore che ti aspettiamo, dov'eri finito?- Chiese la sorella, preoccupata. Niccolò lo fissava intensamente, ed Ezio decise di dirle la verità.
-Ho avuto un'altra visione.. Mentre venivo qui... Ho visto il mio antenato Altair, di nuovo, ma questa volta era.. Era diverso, non come le altre visioni che ho avuto ultimamente.- La sua voce era ferma, ma dentro di lui vi era una tempesta di emozioni che faticava a controllare. Niccolò e Claudia lo fissavano senza dire una parola, ma fu quest'ultima, alla fine, a rompere il silenzio. 
-Com'è possibile Ezio? Ormai sono settimane che non hai più la Mela, quindi perchè hai ancora queste visioni?- Niccolò si portò le mani dietro la schiena, drizzando il busto. -Me lo chiedo anch'io... Ma non è questo che ci interessa ora! Dimmi Ezio, cos'hai visto questa volta?-
Claudia assunse un'aria corrucciata per via della risposta di Niccolò, ma non disse nulla, limitandosi ad osservare il fratello. Ezio, dal canto suo, stava prelevando un sacchetto di denari da una piccola cassaforte posta dietro un grande quadro che il suo amico Leonardo gli aveva donato anni addietro. Sorrise ripensando a lui. Molto probabilmente, avrebbe saputo dire loro il motivo di quelle continue visioni, e magari trovato anche una soluzione. Si voltò verso i presenti, e raccontò ciò ciò che aveva visto.
 
Ci volle del tempo prima di convincere Claudia che la sua decisione era la cosa più giusta da fare. Niccolò era rimasto in silenzio, limitandosi ad annuire; Ezio li lasciò nel suo studio per andare a raccogliere le sue cose, che mise dentro ad una borsa, poi si avviò verso l'uscita.
I corridoi del Covo erano deserti e silenziosi, nemmeno il minimo rumore arrivava all'orecchio dell'Assassino.
Decise di uscire dal tetto: la notte era già scesa su Roma, ed un manto di stelle ricopriva il cielo nero come la pece. Riconobbe la costellazione dell'Aquila, e tra di esse, Altair, la stella più luminosa... Con un agile salto, scese in strada e si incamminò per le vie solitarie...
Alla prima stalla che incontrò, prese un cavallo. Spronandolo al galoppo, si allontanò velocemente, voltandosi solamente una volta per osservare i raggi argentati della luna, posarsi sulla città dormiente. Sapeva che non avrebbe mai più rivisto Roma, e con una stretta al cuore, si voltò continuando a cavalcare.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Assassin's Creed / Vai alla pagina dell'autore: _Lilli_