Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Ricorda la storia  |      
Autore: Something Rotten    04/10/2011    3 recensioni
La sala Imperiale non era mai stata così gremita di persone. Avevano dovuto, persino, spostare tutti quei tavoli rotondi e tutte le cose preziose che la adornavano per evitare che qualcuno, tra un ballo e l'altro, le gettasse a terra con poca grazia.
Aveva sempre sospettato, dopo anni di intenso lavoro come cameriere e come musicista occasionale, che tutti quei cristalli fossero solo ammassi di vetro e che le pregiate sculture di ceramica risalenti al periodo "Tang" fossero state comprate in un deludente e fatiscente negozio di cosucce, uno di quelli che vendono riproduzioni poco fedeli delle sculture originali. Ma il suo era solo un presentimento, un'idea che si era creata nella sua mente da cameriere malpagato e sfruttato.
Il suo turno era quasi finito e se ne stava in piedi, accanto al buffet, ad osservare le danze. C'era tutto il fior fiore della "nobiltà" stretto in quei vestiti d'alta classe. Vestiti lunghi e colorati, vestiti troppo corti e troppo colorati, ragazzi vestiti da pinguini e ragazzi in jeans e maglietta. Un'accozzaglia di deficienti che, con la puzza sotto al naso, lo osservavano malamente parlottando fra di loro.
Genere: Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
dance with me
The party of the Dead dancing in their graves


La sala Imperiale non era mai stata così gremita di persone. Avevano dovuto, persino, spostare tutti quei tavoli rotondi e tutte le cose preziose che la adornavano per evitare che qualcuno, tra un ballo e l'altro, le gettasse a terra con poca grazia.
Aveva sempre sospettato, dopo anni di intenso lavoro come cameriere e come musicista occasionale, che tutti quei cristalli fossero solo ammassi di vetro e che le pregiate sculture di ceramica risalenti al periodo "Tang" fossero state comprate in un deludente e fatiscente negozio di cosucce, uno di quelli che vendono riproduzioni poco fedeli delle sculture originali. Ma il suo era solo un presentimento, un'idea che si era creata nella sua mente da cameriere malpagato e sfruttato.
Il suo turno era quasi finito e se ne stava in piedi, accanto al buffet, ad osservare le danze. C'era tutto il fior fiore della "nobiltà" stretto in quei vestiti d'alta classe. Vestiti lunghi e colorati, vestiti troppo corti e troppo colorati, ragazzi vestiti da pinguini e ragazzi in jeans e maglietta. Un'accozzaglia di deficienti che, con la puzza sotto al naso, lo osservavano malamente parlottando fra di loro.
Certo, il suo abito da pinguino non era poi diverso da quello degli invitati e per l'occasione i suoi capelli erano tornati neri ed i suoi percing sapientemente nascosti, ma si vedeva che stonava con il resto del mobilio. Si poteva toccare con mano il suo odio verso quella gioventù e verso quell'atmosfera, troppo aristocratica per i suoi gusti, ed inoltre si vedeva lontano un chilometro che lui in quel posto si sentiva come un pesce fuor d'acqua. Ma la colpa non era la sua se la madre gestiva quel ristorante, non era colpa sua se quella pretendeva che ci lavorasse tutto il fine settimana.
"Ti preferisco qui, che là fuori a bucarti" era il suo mantra, ogni qualvolta che lui gli chiedeva di uscire il sabato sera.
A nulla servivano le piccole dimenticanze durante il turno, come per esempio la mancanza di "gentilezza" nei confronti degli invitati che gli chiedevano il menù, oppure le porzioni ridotte alla metà esatta quando qualcuno lo derideva. La madre era irremovibile e poi, con tutti i clienti che aveva, non gli importava molto di perderne tre o quattro al mese.
- Lei non balla?-
Si era voltato verso la voce che gli aveva posto la domanda. Un ragazzo sulla venticinquina vestito di bianco.
- Io sono qui per servirla- aveva risposto malcelando il suo astio.
Il ragazzo in bianco gli aveva sorriso dolcemente.
- Mi scusi... dato che è vestito come gli invitati pensavo fosse un debuttante... -
- Lei lo è? Perché non è vestito come gli altri.-
- Lo sarei stato, se la mia dama non mi avesse tradito con un altro - aveva risposto prima di tornare a sorridere, quasi che il tradimento fosse avvenuto secoli prima, data la totale mancanza di tristezza nei suoi occhi e nei suoi gesti.
- Oh, quindi i problemi ci sono anche in Paradiso.- aveva commentato ironico prima di porgere al ragazzo un bicchiere di  sangria.
- Ma qui.... non siamo in Paradiso.-
Gli aveva sorriso, anche se non capiva se quella fosse una battuta ironica o una semplice constatazione.
- Come ti chiami?- gli aveva chiesto mentre il ragazzo in bianco finiva il bicchiere di Sangria.
- Gerard Arthur Way. E tu?-
Conosceva i cognomi di quasi tutti gli invitati, dato che aveva dovuto scrivere a mano la gran parte degli inviti, eppure non ricordava che ci fosse un "Way" tra quei cognomi. Ma sicuramente doveva esserci nell'altra metà degli invitati, quella che aveva sapientemente lasciato all'ultimo ragazzo che si era aggiunto alla rosa dei camerieri.
- Frank.- gli aveva risposto prima di osservare l'orologio che segnava l'una ed un quarto.
- Quando finisci il turno?-
- Tra cinque minuti, perché?-
- Chiaramente qui non ho più niente da fare. Ed è da tanto che non vedo la città.... e mi chiedevo se potevi accompagnarmi.-
Frank, solitamente, non dava passaggi agli sconosciuti, ma se quel ragazzo era lì significava che era di ottima famiglia, quindi una persona irritante ma certamente non un delinquente.
-
Sai andare in moto?- gli aveva chiesto mentre lasciava il mestolo della sangria nelle mani del nuovo arrivato che fissando Gerard gli aveva detto che somigliava al suo bisnonno.
Gerard, prima di rispondere a Frank, si era voltato verso il ragazzino con un sorriso a mille denti.
- No, il mio mezzo di trasporto è diverso, quasi vetusto... -
Frank aveva annuito, pensando che una volta tornato a casa avrebbe cercato il termine vetusto sul dizionario.
Aveva afferrato la giacca di pelle che teneva sull'appendiabiti.
Si era diretto verso l'esterno, dove la sua moto giaceva incustodita con tanto di chiavi attaccate al manubrio, chiaro segno che voleva farsela rubare, magari per averne una nuova e migliore di quel vecchio ferro arrugginito.
- Speriamo che parta.- aveva detto più a sé stesso che all'altro.
Era salito sulla moto, aspettando che il ragazzo in bianco facesse lo stesso.
- Sei pronto?- gli aveva chiesto
- Mmmh, si- aveva risposto Gerard.
Frank lo aveva guardato dallo specchietto e gli era parso che il suo corpo fosse sopraelevato rispetto al sellino, quasi che fluttuasse nel vuoto, ma era colpa della Sangria che si era bevuto di nascosto.

(...)

Non sapeva bene dove portare il ragazzo dato che, neanche lui, aveva dato indicazioni precise, ma si era limitato a salire sulla moto e ad ammutolirsi completamente.
Correndo per le vie della città aveva deciso di fermarsi in una piccola piazza, niente di che, ma era il posto più affollato che conoscesse.
- Questa me la ricordo in maniera diversa.- aveva commentato Gerard scendendo dalla moto.
Anche Frank era sceso, guardandosi intorno e cercando di capire cosa fosse cambiato dall'ultima volta che il ragazzo c'era stato. Nelle sue memorie fanciullesche ricordava che la piazza non era mai cambiata, certo forse quella piccola chiesa dai muri di un bianco immacolato erano stati dipinti con cadenza semestrale, ma non poteva riferirsi a quello. Sicuramente qualche bar o qualche negozio che avevano cambiato gestione, oppure quelle aiuole di rose contenevano qualche altro fiore. Tutte cose che la sua mente aveva etichettato come notizie prive d'importanza.
Frank si era guardato il vestito da cameriere. Spiegazzato, smangiucchiato quasi che fosse stato in bocca ad un mastino napoletano. Poi aveva fissato il tessuto bianco del ragazzo, immacolato e perfettamente piegato, quasi che fosse stato riposto con cura in un qualche posto. Forse stava impazzendo, ma sentiva che quel ragazzo non esisteva realmente.
- Cosa è cambiato?-
Gerard si era guardato intorno, indicando un paio di negozi ed un paio di stradine.
- Non me li ricordo. La mia memoria vacilla, ma quegli edifici non c'erano.-
- Ricordi male, quegli edifici sono stati costruiti tanti secoli fa. Nel milleottocento qualcosa.-
Gerard gli aveva sorriso benevolo, prima di continuare a camminare, guardandosi intorno.
- Io ricordo tutto, Frank. Quegli edifici non c'erano e quella chiesetta non era nient'altro che un cumulo di palafitte.-
Frank aveva cominciato a ridere,  pensando che quel ragazzo si stesse prendendo gioco di lui. O magari si era preso qualcosa, crack, eroina, prima di andare alla festa.
Non aveva fatto altre domande, si era limitato a seguire il ragazzo per le vie della città. Il ragazzo gli raccontava di come era la città, o almeno di come si ricordava che fosse. Frank lo sentiva, ma non lo seguiva. Il racconto della sua città era simile alle foto d'epoca che la madre teneva nell'ufficio e sparse per il ristorante. Foto in bianco e nero di quando era stata inventata la prima automobile, ma la gente usava ancora il calesse. Le donne usavano quei strani cappelli a lampadario e non potevano portare i pantaloni e gli uomini si facevano crescere i baffi e gli arrotolavano ai lati come le code dei maiali.
- Non mi credi? Sembri quasi divertito dai miei racconti.-
Frank gli aveva sorriso.
- Sai, Gee, non credo di poterti credere. Sicuramente hai visto una di quelle foto dell'Ottocento e la stai riproponendo qui con le tue parole per prenderti gioco di me.-
- Gee?-
- Ho il vizio di dare nomignoli a quelli che mi catturano con la loro ironia.-
Gerard gli aveva sorriso.
- La mia non è ironia, Frank.-
- E allora cos'è?-
- Verità.-
Frank aveva scosso la testa, prima di indicare un gelataio.
- Lo vuoi un gelato?-
Gerard aveva annuito, nonostante l'espressione persa dei suoi occhi. Sembrava che non conoscesse il gelato.
Frank ne aveva ordinati due.
- Che gusto vuoi?- gli aveva chiesto.
- Fai tu.- gli aveva risposto Gerard, troppo impegnato a guardarsi intorno per prestargli ascolto.
- Due al cioccolato.-
Frank era tornato da Gerard con i coni tra le mani. Il gelato già sgocciolava sulle sue mani, quasi che il fresco dell'aria settembrina non fosse abbastanza per mantenere quell'affare compatto.
Gerard lo aveva preso tra le mani, sporcandosi lievemente la manica della giacca un tempo bianca ed immacolata.
- Forse era meglio se prendevo la vaniglia.- aveva commentato Frank divertito.
Il ragazzo più alto aveva scosso la testa, affermando che erano secoli che non mangiava il cioccolato e che il suo gesto era più che gradito.
Nonostante il gelato continuasse a gocciolare, il ragazzo non leccava, aspettava impassibile osservando Frank intento a divorarlo. Quasi che non sapesse come mangiare un gelato.
- Non mangi?- aveva chiesto Frank mostrando il suo volto quasi completamente coperto dal cioccolato. Sembrava un bambino e Gerard non aveva potuto non sorridere.
- Mi ricordi una persona, Frank.- aveva commentato criptico prima di emulare il ragazzino, leccando il gelato.
Avevano camminato per un po in religioso silenzio, troppo presi com'erano a mangiare e a osservarsi a vicenda.
C'era da dire, però, che Frank più che preso dal gelato moriva dalla voglia di sapere a chi somigliasse. Era la prima volta che qualcuno gli diceva di somigliare a qualcuno. Certo il padre gli aveva sempre ripetuto che somigliava al suo bisnonno, ma non avendo mai visto una sua foto non poteva saperlo con esattezza. Su quella figura c'era un velo misterioso, nessuno tranne il padre ne parlava. Il nonno non gliene aveva mai parlato, nonostante passassero la gran parte del giorno insieme. Sapeva molto sulla moglie, una signora distinta, una dama o forse una contessa, non ricordava, ma sapeva tutto di lei. Sapeva il colore degli occhi, conosceva il suo nome ed il colore dei capelli. Invece del bisnonno sapeva solo che erano identici, sia nell'aspetto fisico che nel nome.
- Stai pensando a chi mi ricordi, Frank?-
Gerard aveva gettato il fazzoletto nel cestino, prima di voltarsi verso il ragazzino e sorridergli.
- Si.-
- Lo capirai da solo prima o poi- gli aveva risposto Gerard prima di sedersi su di una panchina e di osservare un punto impreciso di fronte a lui.
- Lo capirò?-
- Si, lo capirai. Se dovessi chiederti una cosa, la faresti?-
- Cosa?-
- Ti ho detto che... la mia dama mi ha tradito, no?-
Frank aveva annuito.
- Beh, la mia dama era in realtà un uomo... che il giorno del nostro debutto è arrivato con una donna, una donna bellissima... vestita di bianco. L'ha anche sposata ed io... non ho potuto debuttare.-
-
Mi dispiace, davvero.-
- Anche a me, sono anni che mi dispiace.-
-
Cosa vuoi che faccia?-
- Ballare con me. Anche qui se vuoi.-
Frank si era strozzato con la sua stessa saliva, mentre Gerard gli colpiva leggermente la schiena per farlo riprendere.
- Ballare con te? Nel senso un ballo lento e senza musica?-
- Una sorta... Ma se non vuoi non preoccuparti, si insomma... non è una richiesta normale, io e te ci conosciamo poco e non ispiro fiducia al primo appuntamento... ma per una serie di motivi che non posso dirti, questo è l'unico giorno che posso passare qui... e...-
Frank aveva annuito, fingendo di capire. In fin dei conti era sempre stato un bravissimo attore.
Forse erano gli occhi spenti di Gerard, oppure il suo sorriso che sembrava svanire parola dopo parola, o forse il fatto che tremasse, ma Frank aveva accettato.
Aveva messo una una sua mano sulla spalla del più alto ed una sul suo fianco.  Aveva mosso le gambe come se seguisse un ritmo, come se la musica del ristorante si sentisse fino a lì.
Gerard aveva assecondato i suoi passi, mentre il volto pallido riprendeva colore, quasi che stesse rifiorendo. Si poteva vedere anche il rosa delle sue guance e delle sue labbra stirate in un sorriso dolce e melenso.
Avevano ballato per dei minuti, fino a quando la campana della piccola chiesa aveva suonato le tre del mattino. Gerard si era staccato dal corpo di Frank, quel corpo che emanava calore e bontà. Aveva cominciato a tremare, quasi a battere i denti.
- Possiamo tornare a casa, se vuoi.- aveva detto Frank, mettendogli sulle spalle la sua giacca di pelle.
Gerard lo aveva ringraziato ma non aveva smesso di tremare, avrebbe pensato che quel freddo provenisse dal suo interno se avesse bevuto qualche goccio di sangria in più.
-
Dove abiti?-
- Vicino al cimitero.-
Frank aveva annuito, incamminandosi verso la moto.

(....)

Non ci avevano messo molto ad arrivare di fronte al cancello del cimitero. L'aria settembrina si sposava perfettamente con i lumini rossi accesi e tremolanti nel creare un'atmosfera da brivido.
Gerard aveva indicato una villa poco lontano. Frank era sceso dalla moto e l'aveva spenta, accompagnando il ragazzo fino al cancello bianco della villa.
- Tieniti la giacca, domani passo a riprendermela.- gli aveva detto prima di tornare verso la moto.
La mano gelida di Gerard lo aveva fermato, trascinandolo dolcemente a sé e baciandogli delicatamente le labbra. Frank gli aveva afferrato la nuca, avvicinandolo ancora di più a sé ed approfondendo quel bacio che sapeva intrinsecamente d'addio.
Frank si era ritratto qualche minuto dopo, ma solo per osservare da dove venivano quelle gocce che gli rigavano le guance.
Era rimasto sorpreso nel constatare che provenivano dagli occhi di Gerard, nuovamente spenti ed anneriti, quasi che non fosse traccia del colore verde smeraldo delle sue iridi.
- Grazie, Frank.-
- Dovere, Gee. Ci vediamo domani?-
Gerard aveva annuito, prima di ricongiungere le loro labbra in un ultimo disperato tentativo di redenzione.
- Arrivederci, Frank.-
- A domani, Gee.-


(...)

Il suo turno sarebbe iniziato alle due del pomeriggio e, non avendo dato un appuntamento preciso al ragazzo, aveva deciso di piombare in casa sua verso l'una e mezzo.
Il sole rendeva quel cimitero meno angosciante. Sembrava emanare un senso di pace e di rilassamento.
Frank aveva suonato al campanello della villa in stile coloniale, quella dove aveva lasciato Gerard la sera precedente.
- Frank, che ci fai qui?- Mikey era comparso nel vialetto. Quel Mikey che lavorava con lui nel ristorante.
- No, cosa ci fai tu qui!-
- Che?-
- Ieri sera... io... cioè...-
Mikey lo aveva guardato stralunato, prima di aprire il cancello e di farlo entrare.
- Ieri sera cosa, Frank?-
- Hai presente quel ragazzo? Quello vestito di bianco? Mi ha detto di abitare qui e gli ho lasciato la mia giacca...-
Mikey aveva annuito.
- C'è una cosa che devi vedere, Frank.-
Mikey si era alzato di scatto, aprendo un paio di cassetti ed estraendo un vecchio album di fotografie che cadeva, letteralmente, a pezzi.
Lo aveva spolverato con uno straccio, prima di rimettersi a sedere e di posizionarlo sulle sue gambe. Aveva sfogliato un paio di pagine, prima di indicare una vecchia foto. C'erano un gruppo di ragazzi vestiti da gala che posavano insieme stretti in un abbraccio.
Aveva indicato un volto, un ragazzo vestito in bianco, un ragazzo che spiccava sia per la sua bellezza che per il suo modo di vestire.
Un ragazzo che somigliava terribilmente a Gerard.
-
Questo è il  bisnonno di mio padre, Gerard. è morto poco dopo lo scatto. Questi sono gli ultimi attimi della sua vita.-
Frank aveva deglutito sonoramente.
- Questo invece è il bisnonno di tuo padre con la sua futura moglie, Jamia.- aveva commentato con un pizzico d'acidità.
- Mi staresti forse dicendo che io ho ballato con un fantasma?-
- Questa storia si ripete da tre generazioni, Frank. Né tuo nonno, né tuo padre hanno voluto ballare con lui. Pregiudizio? Cattiveria? Non lo so, so solo che tu sei stato l'unico che lo ha salvato.-
Frank si era alzato di scatto dal divano, cercando come una furia in tutte le stanze della villa. Tutte vuote.
- Questo è uno scherzo, vero? Quella foto può benissimo risalire a ieri sera! Quella foto può benissimo essere una pagliacciata! Ridammi la mia giacca.-
- Te ne sei innamorato, Frank?-
- Ridammi la mia giacca Mikey.-
- Non ho la tua giacca, cercala al cimitero, nella tomba di famiglia... la tua famiglia, Frank.-
Frank era uscito correndo. Si era diretto verso il cimitero, conosceva benissimo l'ubicazione della tomba di famiglia, anche se nessuno lo aveva mai portato lì dentro. Sia il nonno che il padre erano sepolti altrove.
Era entrato spalancando il pesante cancello di ferro arrugginito.
Aveva guardato a terra.
Due lapidi giacevano coperte da sterpaglia e dalla sua giacca.
L'aveva sollevata scoprendo le lapidi, leggermente sbiadite dai numerosi anni che erano passati.
Gerard e Frank.
Si era accasciato di fronte alle lapidi, sfiorando con le mani la foto del volto di Gerard.
Ed era come se in quel momento qualcuno gli dicesse grazie, qualcuno con una voce così evanescente da sembrare poco più di un alito di vento. Una voce melodiosa come quella di Gerard.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: Something Rotten