« Guar...da...mi » sussurrò Severus Piton.
Gli occhi verdi incontrarono i neri, ma la scintilla di vita si stava gradualmente spegnendo nei secondi.
Fu un attimo: stringere nella propria mano la fiala contenente i ricordi che quell’uomo tanto odiato aveva avuto premura di affidargli in punto di morte, fece capire a Harry Potter che questi non meritava di essere lasciato morire.
« Salvatelo! » esclamò, scattando in piedi. Immaginò soltanto le espressioni sorprese di Ron Weasley ed Hermione Granger, giacché le sue gambe avevano già intrapreso la corsa che lo avrebbe portato fuori dalla Stamberga Strillante e poi, attraverso il castello, fino all’Ufficio del Preside, dove si trovava il Pensatoio che gli avrebbe permesso di scoprire perché aveva appena desiderato che l’ex professore di Pozioni avesse salva la vita.
Hermione stava già frugando all’interno della sua borsetta alla ricerca dell’Essenza di Dittamo.
« Miseriaccia, Harry è impazzito! » disse Ron, « Prima quell’idiota di Malfoy, e ora addirittura questo bast... »
« Ron! » lo apostrofò Hermione, « Corri a cercare un Elfo Domestico! Io posso solo rallentare l’emorragia, ma abbiamo bisogno di qualcuno che possa Smaterializzarsi e portarlo al San Mungo ».
Il suo sguardo supplicante, convinse Ron a cominciare a correre, a sua volta, seppur con la fronte corrucciata e tra numerose imprecazioni. Hermione, nel frattempo, era riuscita a recuperare una piccola ampolla e, inginocchiata accanto al moribondo, ormai privo di conoscenza, cominciò a versarne il contenuto sulla sua pelle lacerata.