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Autore: ErinMalfoy    04/10/2011    1 recensioni
Piccola one-shot, la pubblico perché ce l'ho nel pc e domani consegno questo 'tema' al prof. Doveva essere un racconto, e l'ho scritto in trenta minuti, siate clementi. E FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE, por favor! Dal testo: E Rebecca si spense, come la fulgida stella pochi minuti prima.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E Rebecca si spense.
E Rebecca si spense.





Il sole si era spento da poco, lasciandola immersa nell'oscurità più totale. Le luci erano tutte spente. Voleva solo farsi risucchiare dal buio e forse - finalmente - trovare un po' di pace. Tutte le persone le dicevano sempre che doveva mangiare, che il suo digiuno poteva solo farla male. Ma solo lei sapeva che la sofferenza fisica, la fame, poteva distrarla da un dolore più grande. Un dolore che le disintegrava l'anima, ogni giorno in molecole sempre più sottili. Quasi non ricordava più l'ultima volta in cui era stata toccata da quell'effimero sentimento, che ha la capacità di farti volare fin sopra le nuvole e poi gettarti nell'inferno più nero facendosi ricordare. Forse era semplicemente il fato ad avercela con lei. E precipitava sempre più giù. Nella depressione, nell'anoressia. Era da più di un mese che non consumava un pasto solido e sentiva le conseguenze pesanti che ciò portava al suo corpo gracile. Ancora un poco e sarebbe diventata trasparente. E forse era proprio ciò che voleva. Non esistere. Credeva che una vita senza di lui - il suo lui - non valesse la pena di essere vissuta. Ricordava tra lacrime amare e sorrisi appena accennati, tutti i momenti passati insieme. A viversi, a completarsi, ad amarsi. O così credeva a quel tempo. Perché come può una persona amare e lasciare in modo così brutale il destinatario di quell'emozione rare volte bellissima? Non riusciva ad accettare il naturale corso di tutta la sua vita. Sempre la seconda. L'eterna seconda scelta. E non voleva continuare così. Chiedeva solo di poter trovare un qualcosa - un qualcuno - che la facesse sentire apprezzata. Per una persona ambiziosa come lei, vedere tutte le porte dei propri desideri sbatterlesi in faccia, non era bello. Proprio per niente. Era frustante, doloroso. Ingiusto. Ma non era più la ragazzina che sfoggiava una bionda coda di cavallo e un sorriso smagliante, nel reclamare i propri diritti. Pensava di non meritarseli più, quei diritti. Il diritto alla felicità. Traguardo lontano, e irraggiungibile. Almeno secondo lei. Non poteva certo immaginare, mentre guardando una lametta le venne la folle idea di farla finita una volta per tutte, che qualcuno che la rispettava - ma soprattutto che l'amava - c'era.
E Rebecca si spense, come la fulgida stella pochi minuti prima.



* * * * *




Davide era sdraiato sul letto e guardava institentemente il soffitto. Sentiva nella mente le parole della signora Albertini a intervalli di un minuto. <> una voce era giunta ovattata e imbrattata dai singhiozzi dalla cornetta del telefono. << Signora Albertini, sono Davide. C'è Rebecca? >> aveva chiesto titubante. Sembrava proprio un brutto momento. E difatti lo era. << R-Rebecca... Si è tolta la vita >> aveva detto con voce tremante la signora. La cosa più intelligente che gli era venuta in mente di fare era stata quella di chiudere il telefono in faccia alla donna. Nessun 'Condoglianze' di rito. Per quello più un lutto di tutti, forse, era proprio lui. Si era ritirato in camera sua, mentre lacrime calde - e amare - gli rigavano il viso. Non riusciva a concepire l'idea che la sua migliore amica - per la quale provava un sentimento molto più grande di un semplice affetto da tanto, troppo tempo - si fosse tolta la vita. Aveva chiamato per chiederle di poterla andare a trovare - era l'unico al quale lo permettesse, ormai - e sperava di riuscire di levarsi quel grosso peso dal cuore. Sapeva di andare incontro ad un rifiuto, ma era sicuro che almeno avrebbe avuto le viscere meno pesanti nel vederla e starle vicino. Come amico. Chiedeva solo di poter vedere i rari sorrisi che riusciva a strapparle ogni tanto. Ora però, nel suo cuore non c'era nulla. Si sentiva come svuotato. Niente aveva più senso, se non poteva più vedere la sua 'Becca che si passava una mano tra i capelli mentre studiavano insieme per qualche compito particolarmente difficile o quando leggeva nella biblioteca della scuola - concentrata - e lui la fissava, nascosto all'ombra di uno scaffale. Non sapeva dire da quanto si fosse accorto di amarla, sapeva solo che Rebecca era diventata la sua aria. In quel momento pensava che vivere senz'aria non aveva senso, e gli balenò in mente l'idea di raggiungere il suo piccolo Angelo - come la chiamava scherzosamente nei loro momenit di affetto. Fraterno per lei, ma non per lui. Si diede immediatamente dell'idiota. Rebecca non avrebbe mai voluto che lui compiesse un gesto tanto stupido. Avrebbe voluto saperlo felice, dall'aldilà, e vederlo godersi la sua vita come lei non avrebbe più potuto fare. La sua speranza era andata via con l'abbandono di Luca, e questo lui lo sapeva bene. Fu guardando la costellazione di Cassiopea, la preferita della sua amata, che promise a sé stesso e - astrattamente - a Rebecca, di vivere la sua vita nel miglior modo possibile. E asciungandosi le lacrime copiose che ancora scendevano, fece il primo dei sorrisi che lo avrebbero accompagnato per tutta la vita, fin nella tomba - situata accanto a quella della donna che mai era riuscito a dimenticare.





Fine.







Questa one-shot l'ho pubblicata per sapere un po' che ne pensate. Sicuramente non riceverò dei 'bravissima', ma spero almeno che non faccia schifo. Anche perché domani devo consegnare questo tema al prof, e forse metto un voto. Che dite, 6 lo prendo? Speriamo di si .___. Sennò addio internet. Comunque, l'ho scritta in trenta minuti e dovevo cercare di far trasparire la personalità dei personaggi. Voi che avete dedotto?

E r i n
  
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