A World Where You Are
Prologo
Aveva
il cestino pieno di rose di
tutti i colori, c’erano rose rosse, blu, gialle, rosa,
bianche e una rosa nera
che aveva lo stesso colore dei suoi capelli.
Oltre a queste, riempivano il
cestino alcuni frutti di bosco che andavano da un colore violaceo a un
rosso, potevano
essere more e lamponi. La bambina salterellava felice e canticchiava
con la sua
vocina acuta la canzoncina che le cantava sempre la madre
:”You’ve been a
fallen angel ripped out the sky”; non sapeva
cosa significassero quelle parole,
questa canzone ogni volta le illuminava il viso con un sorriso
raggiante, era
inconfondibile, un sorriso dolce e innocente, la melodia le piaceva da
morire
ma quelle parole avrebbero segnato gran parte della sua innocente vita.
Con
un brillante sorriso stampato in
viso arrivò alla sua piccola e accogliente casa,
aprì piano la porta, riservandosi
la gioia di vedere sul viso dei genitori la loro stessa sorpresa,
un’espressione felice che ammiccavano solo per la loro unica
figlioletta,
perché era speciale … Davvero speciale.
Amy non mosse un muscolo, rimase lì a
muovere soltanto gli occhi, a destra e a sinistra guardando prima il
padre, poi
la madre.
Alla destra il suo dolce papà,
Garreth che l’accompagnava tutte le mattine a scuola e tutti
i pomeriggi la
portava in bicicletta, le faceva accarezzare
animali di tutti i tipi. Il suo
dolce papà che al brillare del sole i suoi capelli
splendevano dieci volte di
più, i mossi capelli lunghi, biondi come il grano maturo e i
lucenti occhi
zaffiro che risplendevano di luce propria. Il suo dolce papà
che ora giaceva a
terra con il delicato viso sporco di sangue
e le labbra rosee ormai anemiche, i
capelli biondi spenti, come gli occhi color cielo. L’atletico
fisico rovinato
da lividi, ferite e il generoso cuore trafitto da una lancia targata
con un
numero “76”.
Amy spostò gli occhi a sinistra,
prima piano, poi si fece coraggio e guardò: la mamma. La
mamma che l’aveva
messa al mondo, che le raccontava una storiella tutte le notti e che le
cuciva
i vestiti da principessa e da fatina, la mamma che le costruiva corone
di tutti
i tipi, la mamma che cucinava le pietanze “più
buone dell’universo”, come le
diceva Amy. La madre di Amy aveva i capelli neri, come un cielo senza
stelle a
notte fonda, e gli occhi verde smeraldo come la piccola
figlia. Anche lei aveva
questa lancia che invadeva il cuore, e anche la sua lancia aveva un
numero
“46”.
La
piccola Amy amava tutto dei propri
genitori, ma ciò che attirava maggiormente la sua attenzione
era il nome della
madre, si chiamava Desdemona, a Amy piaceva il suo nome era adatto a
una regina
elegante e gentile come lei.
Amy
continuava a ripetere ai suoi amici e alle persone che le stavano
vicino che la
madre e il padre avevano un cuore d’oro ma, in quel momento
non seppe cosa
pensare, era la lancia ad essere tanto potente da riuscire a
distruggere un
cuore d’oro? Oppure era il cuore che si era indebolito senza
la loro piccola
Amy?