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Autore: Deep Submerge85    05/10/2011    6 recensioni
I pensieri di Haruka, ossessionata da un colore, da una persona. I pensieri di una ragazza che credeva di poter bastare a se stessa, di essere felice con quello che aveva, prima di rendersi conto di non avere nulla. I suoi pensieri sulle note dell'omonima canzone dei Negramaro.
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Dangerous Minds'
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Pochi minuti. Solo pochi minuti e suonerà la campanella. Solo pochi minuti e potrò finalmente vederla.                  
È assurdo come un breve incontro, un fugace scambio di sguardi, possano rivoluzionare completamente una vita. È incredibile come ci si possa innamorare di un paio di occhi, tanto da custodirli dentro come le gemme più preziose del proprio animo.                   
Ero libera prima, come il vento. Ero il vento. Veloce, sfuggente, impetuosa, nessuno poteva afferrarmi, legarmi a sé, e non sentivo il bisogno di appartenere a nessuno.                     
Non sentivo il bisogno di innamorarmi, di permettere a qualcuno di invadere i miei spazi, di riempirmi il cuore e la mente.    
Io ero vento. E pensavo mi bastasse.          
Sono passate poche settimane, eppure tutto è cambiato.   
Ogni fibra del mio essere ora pensa a lei.            
Lei, che vedo ovunque. Lei che negli occhi possiede quella sfumatura profonda che solo nel mare si può ritrovare.
 
 
 

Ho pensieri blu cobalto 
Io che un tempo ero altro 
Ora vedo a macchie blu

 
 

I nostri incontri sono solo deboli palliativi che non riescono a saziare la mia voglia di lei, e mi lasciano ogni volta con un bisogno sempre più urgente e lacerante.                            
Il mio corpo, le mie ossa, la mia carne bruciano pensando a lei.                                                                           
Vorrei sentirla dentro di me, vorrei perdermi in lei, per ritrovare la mia direzione attraverso  il piacere più puro e completo. Vorrei, ma non posso, e impazzisco.                              
Anche qui in questa aula, mentre il professore spiega la lezione, mentre i miei compagni prendono appunti, io me ne sto seduta a scarabocchiare nervosamente con la penna. Vorrei cancellare questo bruciante desiderio come cancello il candore del foglio.         
Vorrei saziarmi, annegare nel blu del suo mare e non posso.                                          
Impazzirò così. Forse già lo sono.                                                                                                 
Per colmare la sua assenza parlo di lei ai sassi, agli alberi, parlo di lei ai gatti che soffiano minacciosi, alle stelle, alla luna. Parlo di lei continuamente.                                            
E mi perdo sempre più nel suo colore.                                                                                                                              
 
 
 
 
 
Ho parole blu cobalto 
Se ad un tratto manchi tu 
Blu e ti sembra d'impazzire 
Blu e vorresti solo urlare 
 



 
 
Driiiiiin.
Finalmente!Sono la prima ad alzarmi e a filare via dall’aula, quando i miei compagni iniziano appena ad alzarsi. Io non posso più aspettare. Non posso.                                                                  
Esco giù in strada e inizio a correre, poi respiro profondamente e rallento, anche se il mio corpo vorrebbe spiccare il volo. Mi impongo questa andatura lenta, calma, perché non posso permettermi di espormi così facilmente. Non posso lasciarmi vedere correre a perdifiato da lei, come se fossi un cagnolino. Per anni ho costruito una barriera di indifferenza e solitudine intorno a me, non le posso permettere di penetrarla così facilmente. Non posso concedermi a lei completamente, priva di ogni difesa. Non posso.                       
Eppure non chiedo altro. Non voglio altro. Non ho bisogno di altro.
 
 
 
 
Blu e non chiedi proprio altro che blu 
 



Mentre continuo a camminare, osservo le persone intorno a me. Guardo i loro volti, i loro gesti, cercando disperatamente qualcosa che assomigli a lei, qualcosa che mi riporti con i piedi per terra, che mi faccia dire “Ecco, non è poi così speciale!”. Ma non trovo mai nulla.                           
Nessuno è come lei. Nessuno ha quel colore che mi ha stregato. Il colore del mare, dell’abisso profondo in cui perdersi e rinascere, il colore del cielo quando sta per giungere la notte. Il suo colore.    
Il rosso dovrebbe essere il colore della vita, della sua più intima essenza, il colore del sangue, dell’amore; per me invece è il blu, soltanto il blu.
 
 


Anche il cielo ormai spento si tinge di un nuovo colore
che non ho mai visto se non dentro gli occhi tuoi,
 
diamanti blu. 
Questo sono e nient'altro di più 
e non vedo colore che blu. 

 
 

Finalmente arrivo dinanzi la sua scuola, mi appoggio mollemente con la schiena ad un albero come faccio sempre, e mi accorgo di avere il fiatone, anche se non ho corso.                     
Pochi istanti dopo, un gruppetto di ragazze esce dal cancello: mi sorridono maliziose, sperando di attirare la mia attenzione, ma loro sono prive di colore. Poi la vedo.                                        
Èsolo un attimo, un breve sguardo, ma tanto basta a farmi perdere la testa. Si avvicina lentamente a me e già mi sento travolgere da quell’ondata di blu, a cui non riesco a resistere. “Ciao, Haruka…”                                                                                                                                        
“Ciao…” Non riesco a dirle altro mentre mi guarda come fanno tutte le altre ragazze, ma i suoi occhi non guardano i miei capelli, la mia bocca, il mio corpo. Lei mi guarda dentro, si insinua nella mia anima, anche se vorrei nascondergliela, riesce a leggere quell’amore che provo sempre più forte e che vorrei celarle.                                                     
 
 
 
Ho pensieri blu cobalto, 
se mi guardi cado giù. 
 

 
 
“Allora andiamo?” mi dice e la sua voce è come musica per me.                                                                               
“Certo, andiamo.” Ci incamminiamo fianco a fianco, per una delle nostre interminabili passeggiate. Non faremo altro che parlare, ma più spesso ancora staremo in silenzio. Ci ameremo senza dire una parola.                                                                                                                       
E io sono felice, mi sento completa, anche solo standole affianco sento di aver trovato la mia parte mancante: lei è il mare che potrà placarmi, che mi cullerà con il dolce movimento delle sue onde; è la persona capace di spazzare via il grigio dalla mia vita, tingendola del suo colore.
 


Blu cobalto, 
e niente più. 
 

 
 
 
 
 

Questa shot partecipa all’ “Anti-Usagi Contest” indetto da Veronica85. Non è un granchè me ne rendo conto, non ha molto senso, però mi è venuta così…volevo scrivere qualcosa che non avesse senso, ma che si basasse solo su un’emozione, un’ossessione anzi, che è quella di Haruka per questo colore, il colore degli occhi di Michiru. Avrete notato che in tutta la shot il nome di Michiru non compare mai, né ci sono gli appellativi con cui ci si riferisce a lei di solito (la violinista, la pittrice, ecc), è stata una scelta assolutamente voluta…come nella canzone, ho voluto focalizzarmi solo su un particolare, appunto gli occhi. La canzone usata è Blu Cobalto dei Negramaro, una delle mie preferite. :)
   
 
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