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Autore: MariGin    05/10/2011    1 recensioni
Questa storia parla delle giornate piene di quotidianità di una famiglia come tante, piena di problemi ma anche di gioie, di quello che è stare insieme a persone diverse tra loro anche se partecipi della stessa famiglia.
A narrare sarà Silvia la figlia maggiore, mentre ripercorre con la memoria gli eventi più caratterizzanti della sua famiglia.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era domenica 12 ottobre, festeggiavamo il primo compleanno di Andrea l’ultimo arrivato di noi 5. Erano le undici quando suonò il campanello, era la nonna Paola ( mia nonna materna) che portava in casa la torta di nascosto; anche se Andrea era troppo piccolo ancora per accorgersi che quell’immensa torta con il suo nome scritto sopra e Topolino disegnato era per lui, non era così altrettanto piccolo Massimo che se l’avesse vista avrebbe molto probabilmente incominciato a tartassare di domande mia mamma sul momento in cui l’avremmo mangiata.
Andai io ad aprire la porta alla nonna, ovviamente cera anche il nonno Beppe, che in quel momento si stava lamentando perché erano tre giorni che pioveva a dirotto, chiusi la porta mi diressi in cucina per aiutare mamma con le tartine, a pranzo sarebbe arrivata tutta la famiglia a festeggiare Andrea, già mi immaginavo la scena, zia Mara, che pizzicava le guanciotte di Andrea mentre lui l’avrebbe guardata con quei suoi occhi verdi enormi; faceva sempre così zia Mara, lo aveva sempre fatto con tutti noi 5, anche se mamma racconta che con loro non è mai stata così, forse è la vecchiaia, fortunatamente non la vedevamo molto spesso.
 
Nel frattempo scese mia sorella che come un’indemoniata si mise a urlare con me solo perché avevo usato la sua spazzola e non l’avevo rimessa a posto, così grazie a lei che faceva l’isterica ci beccammo una sgridata da mamma che non voleva scene proprio oggi.
Io e Alice facevamo sempre così, ma secondo me era solo un modo per misurare chi di noi fosse la più forte, nel senso chi la dura la vince.
 
Così mia madre ci mise a lavorare tutte e due mentre lei portava la torta al sicuro.
 
Le 12.30 arrivarono in un batter d’occhio, e dovevamo finire di apparecchiare la tavola, mia mamma aveva già preparato il festeggiato e messo nel box, a lui non piaceva il box, ogni volta che ci si trovava guardava dall’altra parte come se fosse in prigione.  In punto suonò il campanello erano zia Carla ( sorella di mia mamma) con zio Davide e le nostre cugine Sara e Marta, più grandi di me di 3 e 1 anno.
Subito dopo arrivarono zia Mara con il suo amato Sandro, i nonni Angeli, Angeli perché mio nonno si chiama Angelo ma mia nonna si chiama Moira; e poi ancora il fratello di mio papà Alberto( lui non era ancora sposato ma aveva una compagna Adele, che però oggi non potè venire), e l’altra sorella di mamma zia Samanta e Marco il suo compagno; ci baciammo tutti e puntualmente mia zia come immaginavo stava per strizzare tra le sue dita grasse le guanciotte di Andrea ma fortunatamente mio zio Alberto la precedette, lo salvò dalle sue grinfie prendendolo in braccio, ma non fu risparmiato perché dopo poco la zia Mara mise a punto il suo piano, come sempre.
Eravamo in 20, lo siamo sempre, a Natale e spesso ai compleanni di tutti i componenti della famiglia e qualche volta anche a Pasqua.
Una volta riuniti tutti ci mettemmo a tavola, una tavolata immensa di forma rettangolare, con una bella tovaglia color avorio, uno dei servizi migliori di mia mamma, i piatti erano bianchi contornati da un disegno color arancio che si ripeteva per tutto il bordo, e a centro tavola mettemmo dei fiori che avevano portato i nonni Angeli.  Partimmo dalle tartine fatte da me e da mia sorella, dopo di che lasagne, arrosto contornato con le patate al forno; nel frattempo Andrea giocava con le sue posate di plastica belle sporche di zuppa come le sue mani che ogni tanto finivano sulla maglia di mio papà, il quale ogni volta faceva una smorfia e lo rimproverava; poi portammo a tavola l’insalata i pomodori, dopo la frutta e infine la torta, tre strati di pan di spagna con cioccolato crema e sopra topolino disegnato con la glassa poi tanta, tantissima panna; Andrea e Massimo e Michele spalancarono gli occhi alla vista di quella gigantesca montagna dolce con la faccia di Topolino; la mamma vicino ad Andrea lo aiutò a spegnere le candeline e come previsto il primo che volle una fetta di torta fu proprio Massimo e mia zia sotto sua richiesta e con il permesso di mia mamma glie ne diede una bella fetta, dato che comunque a casa nostra non si mangiano tanti dolci perché tutti un po’ troppo golosi ma soprattutto Massimo.
Dopo la torta ci fu l’apertura dei regali, tanti regali con i quali giocammo tutti a rotazione insieme ad Andrea, prima noi fratelli, poi nonni, zii anche la zia Mara. Intanto ci si aggiornava sugli eventi che capitavano ai singoli della famiglia, partendo prima e come sempre da noi, dalla scuola, dei dieci e nove che le mie cugine prendevano in continuazione specialmente Sara che frequentava il liceo linguistico, le uniche materie dove aveva qualche problema, come le definisce lei solo perché aveva la media del sette, erano in latino e matematica. Poi la zia Samanta annunciò finalmente che dopo mesi aveva trovato lavoro come segretaria per uno studio dentistico; nel frattempo io mia sorella e le mie cugine salimmo in camera a parlare ad ascoltare la musica passò più di un ora che mia madre ci chiamò, erano già le sette di sera, scendemmo salutammo tutti, che una alla volta com’erano arrivati se ne andarono, tranne la nonna Paola e il nonno Beppe che ci aiutarono a mettere in ordine e stettero per cena, la mamma aveva preparato ravioli col brodo, Andrea era ko, aveva giocato come mai prima.


Queste giornate non le sopporto, prima sono piene e come niente diventano vuote, tornano ad essere dei giorni come tanti.
  
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