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Autore: Deilantha    05/10/2011    6 recensioni
Pasi è una diciannovenne impulsiva e socievole, dal futuro incerto ma dal buon cuore, che vive una situazione di conflitto in famiglia, sentendosi sempre la pecora nera rispetto ad una sorella apparentemente perfetta. Provando un vuoto affettivo tra le mura domestiche, Pasi si circonda di amici, che reputa la sua vera unità familiare.
Emile è il suo esatto opposto: non è un tipo socievole e vive esclusivamente per la musica, sul cui argomento è terribilmente arrogante. Ma il suo modo di essere così rigido e poco aperto agli altri, nasconde un dolore che il ragazzo si porta dietro dall’infanzia, dovuto ad una madre caduta vittima della depressione quando lui era ancora in fasce.
Emile e Pasi si scontreranno la prima volta che si vedranno, ma le loro vite sono destinate ad incrociarsi e farli crescere nella reciproca conoscenza.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Filrouge'
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 Capitolo 8

 




 

«Si può sapere che intenzioni hai?»

L’accoglienza di Simona fu calorosa come mi aspettavo, di sicuro aveva trascorso le ultime ventiquattro ore aspettandomi per farmi la ramanzina da sorella maggiore, così come richiedeva il suo compito!

«Simo cosa vuoi? Me ne vado subito perciò non rompere!» non avevo proprio voglia di stare a sentire le sue chiacchiere su quanto stessi facendo preoccupare i nostri genitori, ne avevo le tasche piene delle loro ansie e preoccupazioni!

«Hai idea di quanto fossero preoccupati mamma e papà? E non chiamarmi Simo!» appunto... «Sì, Sim… SIMONA, ne ho idea perché tu ogni volta ci tieni a sottolineare quanto profondamente io li abbia delusi!» Stavo per superarla diretta in camera mia, quando mi fermò con una mano sul mio braccio:

«Pasi non fare sciocchezze! Se solo fossi meno dura con loro… è per il tuo bene che agiscono così, non lo capisci?»

«Per il mio bene? Ah quindi è per il mio bene che mi riempiono la vita di musi lunghi e visi delusi, che mi criticano per qualsiasi cosa io faccia e che mi facciano sentire la figlia più sbagliata del mondo?! Sono commossa da tanto affetto, ma quasi quasi non ne ho bisogno!» e mi staccai con forza la mano di mia sorella da dosso. Simona però non si arrese e mi seguì:

«Pasi tu sei troppo dura con loro, se solo li ascoltassi qualche volta...»

«Come fai tu, sorella modello? Andando in moto di nascosto perché sei troppo vigliacca per far sapere loro, che anche tu vuoi divertirti di tanto in tanto nella vita? Almeno io mostro il mio vero volto e non fingo di essere chi non sono!» avevo esagerato e Simona mi diede uno schiaffo sul viso con tutta la rabbia che si trovava in corpo «Oh finalmente una reazione! Simona la donna di ghiaccio, Simona la Perfetta, la Sorella Maggiore da cui prendere esempio, È UMANA!» feci una risata amara «Ti rendi conto che è la prima volta in vent’anni che ti vedo reagire!? Ti rendi conto che quei due ti hanno trasformata in un automa?! Tu sei un essere umano Simona! Reagisci, difenditi, lotta per quello in cui credi, non permettere a nessuno di dirti chi essere e cosa fare nella tua vita! Ti stanno uccidendo e tu li difendi! Ti hanno tolto il sorriso e tu sei qui a dire quanto siano dispiaciuti per me! Pensa un po’ a te ogni tanto!»

Le urlai contro tutto quello che avrei voluto dirle nell’arco di quegli anni, finalmente avevamo un confronto diretto come avremmo dovuto avere da sempre, come due vere sorelle.

«Io non posso pensare a me! Perché devo essere brava anche per te! Devo dare loro la soddisfazione che tu non dai, devo essere da esempio e devo farli gioire perché loro mi hanno messo al mondo e si prendono cura di me da sempre e voglio essere degna del loro amore! Sei tu che non li ami, tu sei un’egoista e non capisci quanto ci tengano a te e quanto soffrano a vederti buttar via la tua vita nell’ozio! Ed io che pensavo che fossi forte… invece sei solo una bambina capricciosa! Sparisci, vattene di qui, non sarai tu a ripudiare noi, ma io a farlo con te! Da oggi non sei più mia sorella, non voglio più saperne di un’egoista mocciosa con cui non si può parlare in modo maturo!» con le lacrime agli occhi e il volto pieno di rabbia, Simona mi volse le spalle e si chiuse in camera sua.

Rimasi per qualche secondo immobile nel corridoio, poi mi diressi in camera mia per fare i bagagli.

Lasciai un biglietto ai miei genitori spiegando loro che non sarei stata più un intralcio, che andavo a vivere in modo indipendente, che mi sarei trovata un lavoro e che non sarei mai tornata da loro a chiedere di riaccogliermi. Potevano anche cancellarmi dallo stato di famiglia perché non sarei stata mai più un peso per loro. Fu una delle decisioni più chiare e nette che presi nella mia vita, ciononostante, mentre scrivevo quel biglietto nulla impedì a qualche lacrima di scorrermi sul viso.

 

 

*****

 

Tornai da Rita per depositare le mie valige: avevo preso lo stretto necessario per cambiarmi e qualche libro a cui ero maggiormente affezionata, compresa la storia di Rino e Kei: sfogliarla mi dava coraggio e fiducia che le mie speranze potessero realizzarsi. Quella notte trascorsa con Emile mi aveva fatto abbassare la guardia: il ragazzo con cui avevo parlato in modo così naturale e semplice aveva creato una breccia in quel muro di orgoglio che avevo eretto per difendermi da me stessa. Ogni volta che mi ero innamorata, avevo compiuto il grande errore di dimenticare chi ero e cosa volevo, pur di stare accanto al ragazzo del momento: il mio desiderio di essere amata era così forte da farmi perdere di vista il mio amor proprio, dimenticando le mie priorità, amalgamandomi ai bisogni del mio lui a discapito dei miei.

 Diventavo un’altra persona: la Pasi combattiva che non vuole rinunciare alle proprie passioni si annullava ed io finivo col non riconoscermi più, col perdere ogni cosa che mi identificasse, col perdere la mia stessa personalità. E di conseguenza, quando la mia mancanza di carattere innescava la noia e la routine nel rapporto di coppia, esso finiva ed io mi ritrovavo a non sapere più chi ero e non avere più nessuno a cui amalgamarmi.

I miei amici avevano assistito ogni volta impotenti alla mia autodistruzione finché dopo l’ultima storia, avevo deciso di essere forte e di dedicarmi solo a me stessa, lavorando sulla mia autostima fino a renderla invulnerabile. Solo allora avrei potuto affrontare una nuova storia d’amore. Non credevo affatto che quel momento fosse giunto, però quel lato così dolce di Emile, quel modo così diretto di rivolgersi a me e la semplicità con cui da perfetti sconosciuti eravamo finiti a parlare per tutta una notte mi avevano scosso ed iniziavo a pensare che quella fosse la volta buona, il momento adatto per farmi trasportare da ciò che provavo, senza aver paura di perdere me stessa.

Inoltre, avevo avuto anche il benestare di suo padre!  

Alberto dava l’aria di essere un uomo con la testa per aria, socievole ma poco realista, invece era riuscito a capire con poche parole quanto io tenessi a sua moglie e a suo figlio e a incoraggiarmi a frequentare Emile perché riteneva che la mia vicinanza potesse fargli bene… Ero davvero senza parole, ma ero felice perché mi sentivo più sicura di me: avevo uno nuova vita ad attendermi, piena di nuove responsabilità ma anche di nuove soddisfazioni, come solo la vita da persona indipendente può darti. Restava solo da trovare la base di partenza per erigere quella nuova vita: un lavoro.

 

*****

 

«Testarossa ma allora fai sul serio!»

Stè si presentò a casa di Rita senza preavviso e iniziò a parlare senza tante cerimonie:

«Sono andato a casa tua convinto di trovarti lì come al solito, invece tua sorella mi ha detto che te n’eri andata e che avevate discusso di nuovo e che non avrebbe mai più risposto ad una domanda sul tuo conto… Cosa diamine ti passa per la testa?!»

Non avevo mai visto Stè così serio al di là del discorso “Simona” (e il fatto che l’avesse chiamata tua sorella, la diceva lunga su come il problema fosse ancora vivido): era il terzo di una famiglia numerosa di cinque figli (tutti biondissimi), cresciuti nell’affetto e nella solidarietà familiare più spiccata e ogni volta che litigavo con i miei se ne dispiaceva, perché sapeva quanto fosse importante vivere in una famiglia unita e solidale e sapeva quanto la famiglia fosse importante a priori. Per cui non era affatto d’accordo con la mia idea di andarmene da casa, visto che il mio non era solo un trasferimento in cerca d’indipendenza, ma un vero e proprio divorzio dai miei genitori e da mia sorella.

«Oh senti Stè, non ti ci mettere anche tu e non osare difendere Simona! Sono stanca di sentirmi la pecora nera, stanca di essere criticata per quello che non faccio e anche per quello che faccio! Da loro ricevo solo facce deluse e contrariate, mai una volta li ho sentiti elogiarmi o farmi sentire speciale…» come ha fatto in un solo giorno il padre di Emile  «… mai una volta ho visto l’orgoglio sui loro volti per il solo fatto che fossi parte della famiglia! Non li voglio, rinuncio a loro, siete voi la mia famiglia! Lo siete sempre stati e sempre lo sarete!»

A quella affermazione Rita mi diede un bacio e mi circondò le spalle con le braccia, mentre Stè continuava a guardarmi contrariato. 

«Ti ci metti anche tu ora a guardarmi così!? Dillo anche tu allora, dillo che sono una delusione per te, dillo che t’aspettavi di meglio e che ho fatto soffrire la tua adorata Simona, dillo quanto io sia crudele ed egoista e infantile!» iniziai a piangere per la rabbia nel ricordare la discussione avuta con mia sorella e mi resi conto di quanto tutta quella situazione mi facesse soffrire, ma quanto fosse anche irrimediabile.

Stè non era mia madre o mia sorella e nemmeno mio padre; Stè era il mio compagno di marachelle, la persona che mi conosceva meglio al mondo e vedendomi in quello stato mi diede un caldo abbraccio: 

«Non ti dirò mai che sei una delusione Testarossa, non ti farò mai così male; se credi che questa sia la scelta migliore per te, l’accetterò e ti sosterrò qualunque cosa decida di fare, ma ti chiedo solo di non chiudere definitivamente le porte ai tuoi genitori: avrai sempre il nostro sostegno, ma il sangue non è acqua e niente al mondo può sostituire la famiglia.» Immersa nel caldo abbraccio del mio amico, continuai a sfogare il mio pianto finché non buttai giù tutte le lacrime che avevo trattenuto fino ad allora.

 

 

*****

 

La ricerca di un lavoro non stava dando buoni esiti: ogni volta che facevo un colloquio finivo col sentirmi dire che ero troppo qualificata o troppo poco esperta, così non sapendo se essere un piccolo genio o un’inetta, andavo avanti sempre più irritata, ma decisa a non demordere: non avevo altra scelta, avevo preso la mia decisione e non sarei più tornata indietro, ero indipendente ora e avrei dovuto rimanerci a tutti i costi! Rita era propensa a tenermi con sé anche a vita: aveva un ricco fondo per mantenersi con gli studi e in più aveva il lavoro part-time e una bocca in più da sfamare non costituiva un problema per lei, ma io mi sentivo un parassita e desideravo con tutta me stessa trovare un modo per essere indipendente almeno economicamente. Il passo successivo sarebbe stato quello di trovare almeno una stanza (se non un tugurio)  tutta per me.

Inoltre non vedevo Emile da settimane: non avevo scuse per presentarmi a casa sua, né tantomeno avrei potuto chiamarlo per chiedergli di vederci, non ero così propensa a buttarmi in qualcosa che non sapevo nemmeno se avesse un futuro.  Però mi mancava, mi mancava terribilmente e da quando eravamo riusciti a parlare  quella notte, da quando si era creata quella confidenza tra noi così calda e accogliente, non riuscivo a non pensare a lui e a quanto avrei voluto trascorrere altre ore simili in sua compagnia. Così ripiegavo ascoltandolo, seguendo i suoi live e guardandolo da lontano, nella speranza di essere notata, ma anche con la paura di rendermi vulnerabile, svelando il mio interesse per lui con la mia presenza costante, durante le sue esibizioni.

 

Le cose iniziarono a girare per il verso giusto un giorno in cui Fede mi comunicò di aver trovato un lavoro per me nelle cucine della comunità: era gestita per lo più dagli stessi residenti, ma quel grand’uomo del mio amico era riuscito a trovare il modo d’impiegarmi in cucina, facendo leva col proprietario sulla mia generosità di volontaria e sul debito di riconoscenza della comunità nei miei confronti. Così dall’indomani avrei lavorato in cucina, in un ambiente che per di più conoscevo a menadito e in cui ero amata e rispettata! Ero al settimo cielo e non mi preoccupai nemmeno di chiedere a quanto era stato pattuito il mio compenso, l’importante era aver trovato un impiego! Appena lo dissi a Rita, ne fu così contenta che decise che quella sera avremmo festeggiato con una bella pizza: incredibile ma vero, si usciva tutti insieme di nuovo!

Ero al culmine della gioia e niente avrebbe potuto farmi stare meglio o rovinarmi quel momento, almeno così credevo, finché mi arrivò una telefonata del tutto inaspettata:

«Pronto Pasi? Sono Emile.»

Lo sapevo benissimo chi era! Avevo memorizzato quel numero sin da quando gli mandai l’sms per la foto di famiglia e appena lo vidi sul display del cellulare, il mio cuore subì un arresto momentaneo.

«Emile! Ciao come stai? È successo qualcosa a Claudine?» non vedevo altri motivi per cui avesse dovuto chiamarmi… ma quanto ero felice di sentire la sua voce!

«No no, tranquilla mia madre sta bene… volevo dirti che ho trovato il modo di sdebitarmi con te.»

Incredibile! In tutti questi giorni non aveva fatto altro che pensare a come ringraziarmi, per averlo aiutato con sua madre! Non si poteva dire che non fosse uno di parola!

«Ma non ce n’era bisogno! Quante volte ti devo ripetere che l’ho fatto con piacere?!»

«Sei libera tra un’ora? Se mi dici dove abiti passo da te a darti il mio ringraziamento.» Ops! In quel momento non avevo una casa… Potevo dirgli di passare da Rita, ma l’idea di rivelargli che avevo lasciato i miei genitori mi metteva addosso una certa ansia: temevo la sua reazione, oppure mi sentivo in colpa per aver gettato al vento qualcosa che lui avrebbe voluto avere con tutto se stesso? Improvvisamente ebbi un’illuminazione:

«Facciamo così, sei libero stasera? Io e i miei amici andiamo a mangiare una pizza, mi farebbe piacere se venissi anche tu, così mi porti anche il tuo pensiero non dovuto!» ero al settimo cielo per la mia trovata geniale: i miei amici ed Emile insieme a me a festeggiare il mio nuovo lavoro, cosa potevo chiedere di più dalla mia vita (una voce dentro di me disse “che Emile mi amasse”, ma la misi subito a tacere)!?

La risposta che ebbi però non fu quella che mi aspettavo:

«Mi spiace ma stasera ho le prove col gruppo, sono libero solo tra un’ora: appena torno da lavoro e prima di andare a provare… rimandiamo ad un altro giorno?»

Restai abbattuta all’idea di non averlo accanto quella sera, così decisi che se avessi potuto vederlo anche per cinque minuti, me lo sarei fatto bastare: anche se non gli avessi detto il motivo della mia felicità, il fatto stesso di vederlo in quel giorno speciale mi avrebbe reso ancora più felice!

«Allora facciamo così, vengo io a casa tua, così hai il tempo di arrivare direttamente lì da lavoro ed eviti di fare le corse per le prove… e poi ho voglia di rivedere la signora Claudine!»

Mi giocai  machiavellicamente  l’asso nella manica, ma non era finzione la mia, avevo davvero desiderio di rivedere sua madre e anche suo padre… Volevo vedere tutta la famiglia Castoldi, come se fossero delle persone a me care da tempo!

«Ok, allora ci vediamo fra un’ora a casa mia, non ti ruberò molto tempo, così potrai andare a divertirti!» Non sarà lo stesso senza di te, pensai, ma mi dissi subito che stavo diventando troppo sdolcinata e cancellai quel pensiero sul nascere.

 

 

*****

 

Dissi a Rita che sarei tornata in tempo per cambiarmi ed uscire, lasciai Stè con un punto interrogativo sul viso e mi diressi verso casa di Emile: era ad una certa distanza dall’appartamento in cui mi ero trasferita, così decisi di muovermi seduta stante con la speranza di prendere subito un autobus. Fui fortunata, lo trovai dopo dieci minuti così prima ancora dello scadere dell’ora, ero già sotto casa Castoldi. Non volendo rendere palese la mia ansia di vederlo, presentandomi in anticipo, rimasi come una scema in un punto davanti casa, cercando di non farmi notare; ad un certo punto sentii dei passi in avvicinamento e mi tuffai dietro un albero nascosta nell’ombra, sperando di non essere stata notata.

Illusa.

«Hai perso qualcosa dietro quell’albero, Pasi?» ecco la solita voce che si prendeva gioco di me... mi aveva vista eccome! 

«Oh ciao Emile, avevo l’impressione di aver perso l’orecchino...» solo dopo aver tirato fuori questa patetica scusa, mi ricordai di non averne indosso… Ero stata colta in flagrante di nuovo, non facevo che collezionare figuracce! Emile sogghignò e m’invitò ad entrare.

«Aspettami un minuto qui, arrivo subito.» appena giunti nell’ingresso, Emile scomparve al piano di sopra e dopo poco scese suo padre: una staffetta perfetta e super organizzata!

«Ciao Pasi, che piacere vederti! Non sei più passata a trovarci…» il signor Castoldi mi diede un caloroso abbraccio mentre sentii la voce di Emile che lo rimproverava:

«Papà, ma è mai possibile che tu debba stritolare chiunque entri in questa casa?! Così le fai fuggire le persone!» la sua voce non era aspra, era solo vagamente stizzita, ma sembrava più uno scherzo tra di loro che un vero e proprio rimprovero. Alberto infatti, sorrise di rimando al figlio:

«Almeno io le faccio sentire a casa, non come uno che conosco che è cortese come il ghiaccio del Polo Nord!»

 «Aha, certo e infatti è meglio essere soffocati da un abbraccio non richiesto!» rispose Emile, scendendo le scale per tornare nella nostra direzione.

«Io trasmetto il mio calore, semifreddo di un figlio!» a quell’appellativo, Emile fece un dei suoi sorrisetti e venne invaso dalla mano del padre che staccandosi da me gli scompigliò i capelli e gli dette un bel bacio affettuoso sul viso, dal quale Emile non si scansò: evidentemente, queste erano scaramucce a cui i due erano abituati, un modo tutto loro per dirsi “ti voglio bene”. Quasi mi commossi vedendo così palese l’amore tra i due: poteva anche non essere d’accordo con me, ma io invidiavo Emile, perché dava e riceveva amore dai suoi genitori.  D’un tratto emerse dal salotto, con una pila di dischi in braccio:

«Ecco il mio ringraziamento, questi sono tutti per te.»

I dischi in vinile di sua madre, ancora imbustati, mai aperti! Rimasi di stucco: 

«I dischi di Claudine! Sono senza parole Emile, io non posso accettare...»

«Certo che puoi, hai detto che volevi sentirla, no? Questi erano in magazzino in cerca di qualcuno che li apprezzasse e dato che ancora dovevo sdebitarmi con te per il grande aiuto che mi hai dato l’altra sera, non posso che fartene dono.»

Rimasi di nuovo senza parole: Emile aveva il volto sereno e sorridente, io ero in tumulto e non mi accorsi che Alberto nel frattempo era andato via.

«È un regalo troppo grande, non posso…»

«Accettali ti prego, se davvero ami la voce di mia madre questi sono tuoi; la faresti felice!»  e farei felice anche te vero? 

«G-grazie mille, davvero, io…»  fu nel momento in cui allungai le mani per prendere il mio regalo, che sentimmo Alberto urlare il nome di sua moglie ed Emile gettò all’aria il suo carico per salire di corsa le scale:

«Mamma!» 

Da lì in poi la situazione precipitò.













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NDA

Ho ufficialmente terminato di scrivere questa storia *me disperata e triste*: sono in lutto! Sto revisionando gli ultimi capitoli, nel dubbio di aver dimenticato qualcosa d'importante, ma già sento la mancanza dei miei ragazzi, come una madre che lascia andare via i propri pargoli per la loro strada.... T_T

E dopo quest'interessante considerazione, che mi fa sembrare una mangaka folle che scrive tra le tavole della sua opera, passo ai più che dovuti ringraziamenti verso le mie sorelle: grazie all'infinito alla mia beta Iloveworld che mi segue sempre, si entusiasma e m'incoraggia, e che purtroppo negli ultimi giorni non riesce a connettersi per problemi di linea (torna presto Tomodachiiiiii!!!). Un grazie speciale va alle mie seguaci più che puntuali, che attendono con ansia i capitoli, li leggono appena pubblicati, e sono sempre piene di entusiasmo per ciò che scrivo: grazie grazie grazie sempre più dal profondo del cuore a Niky, Vale e Saretta; siete il mio sostegno costante <3

Mille grazie ad Ana-chan che è altrettanto piena d'entusiasmo e m'incoraggia ad andare avanti, a Cicci, Ely e a tutte le sisters che sono passate di qui.

E grazie mille a tutti coloro che passeranno da qui di cui non conosco l'identità: è sempre soddisfacente sapere che ciò che scrivi piace. ^ ^

   
 
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