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Autore: Keitorin Asthore    05/10/2011    5 recensioni
Blaine pensava di star dando a Kurt del succo d’uva frizzante. Peccato che in realtà fosse sangria. E peccato che Kurt non regga assolutamente l’alcool. Klaine
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: Glee appartiene a Ryan Murphy e alla Fox. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

La versione originale della storia appartiene a Keitorin Asthore e la potete trovare qui

L’INCIDENTE DELLA SANGRIA

Blaine allungò le gambe contro il tavolino e gemette in rumorosa soddisfazione. Kurt inarcò un sopracciglio. "Siamo un po’ annoiati, o sbaglio?" domandò con un mezzo sorriso.

"So che ti piace il francese, ma io non sono altrettanto affascinato dalle coniugazioni".

"Posso vedere" disse Kurt, sbirciando il foglio mezzo riempito di Blaine.

Blaine si appoggiò contro lo schienale del divano, gettandogli un braccio sopra la spalla. "Che ne dici di una piccola pausa?".

"Non lo so, hai cercato di usare ‘venir’ senza nemmeno preoccuparti di coniugarlo in ‘venez’" osservò Kurt, accigliandosi verso i suoi compiti. "Sinceramente, sei ridicolo".

"Ho solo fame" disse allegramente Blaine. "E i miei genitori hanno fatto una festa ieri sera per alcuni dei soci di mio padre, così il frigo è pieno di ogni genere di avanzi". Gli strinse giocosamente la spalla. "C’è il caviale".

Kurt alzò lo sguardo. "Davvero?".

"Quello buono".

Kurt si piegò indietro, sollevano il mento. "Beh, suppongo che si possa fare una piccola pausa".

Blaine ghignò e lo bacio sulla tempia prima di alzarsi dal divano. "Perfetto".

Si diresse in cucina e aprì il frigo, canticchiando tra sé. Un appuntamento di studio non era certo l’appuntamento ideale che aveva in mente, ma con gli esami alle porte e loro in due scuole diverse, era meglio di niente. E almeno stavano studiano per le stesse classi, anche se il materiale era un po’ diverso.

"Ehi, Kurt" chiamò mentre frugava tra gli avanzi della festa.

"Hm?".

"C’è del succo d’uva frizzante o qualcosa di simile" disse, tirando fuori diverse bottiglie mezze piene, la maggior parte senza più l’etichetta. "Ne vuoi? Sembra così festoso".

Kurt sospirò. "Non mi piace bere le mie calorie, ma sembra inappropriato gustare del caviale con acqua di rubinetto".

Blaine tirò fuori dall’armadio due bicchieri di vetro e tornò in salotto, appoggiandoli sul tavolino assieme a una bottiglia. "Serviti pure, io metto insieme un piatto. Possiamo dividere".

"Oh, fa molto Lilli e il Vagabondo da parte tua" lo prese in giro Kurt.

Blaine si piegò e gli baciò la punta del naso. "Andiamo, sai che ti piace quando cerco di fare il romantico".

Kurt piegò il dito e Blaine si chinò prontamente. "Non so cosa ci sia di così romantico nel condividere cibo e germi (*), ma certo, fai pure" disse, dandogli un bacio leggero.

"A questo punto, non credo che abbia importanza. I nostri germi sono probabilmente gli stessi" osservò Blaine, alzando le sopracciglia. Kurt arrossì bruscamente e si mise frettolosamente in cerca della bottiglia. "Oho, ti ho turbato".

"Portami da mangiare e basta, Anderson" sbuffò Kurt, versandosi un generoso bicchiere di succo d’uva frizzante.

Blaine rise e tornò in cucina. "È delizioso" gridò Kurt. "Non ho mai bevuto del succo d’uva frizzante che avesse dentro della frutta prima. I tuoi genitori hanno un gusto fantastico".

"Beh, mia madre perlomeno. Se la festa fosse dipesa da mio padre, sarebbe stata a base di hamburger e birra".

"Sembra mio padre".

Blaine sorrise tra sé al suono di altro succo versato nel bicchiere di Kurt e tornò a mettere insieme il suo spuntino. Era proprio sul punto di tirare fuori dal frigorifero un contenitore di plastica con la crema di verdure di sua madre quando il suo cellulare squillò.

Lo tirò con attenzione fuori dalla tasca. "Pronto?".

"Blaine! Ciao, Blaine, sono Jeff".

"Sì, Jeff, so che sei tu" sorrise Blaine, incastrando il telefono tra la guancia e la spalla. "Che succede?".

"Sai che canteremo all’assemblea di fine anno? Beh, voglio davvero l’assolo per il numero degli Owl City".

Blaine sospirò. "Jeff, lo sai che se Wes ha voce in capitolo, non ti farà mai fare nessuno tipo di assolo".

"Sì, lo so, ma forse David e Thad lo batteranno ai voti se faccio davvero un buon lavoro. Puoi darmi qualche consiglio per l’audizione?".

"Jeff…".

"Per favore, Blaine? Per favore?".

Blaine sospirò. Sembrava destinato a fare da coach a Jeff almeno una volta all’anno, ma il poveretto non sembrava mai passare il primo giro di audizioni. E probabilmente non ce l’avrebbe mai fatta, non finché Wes non avesse abbandonato la sua stupida vendetta, ma Wes andava avanti da quando erano alle medie e cantavano nei Pulcini.

Il cellulare di Blaine gli fece bip nell’orecchio; lo portò davanti agli occhi per vedere un segnale di batteria in esaurimento e di tempo di chiamata di ventitre minuti e quindici secondi. "Jeff, ehi, Jeff, devo andare. Io e Kurt stiamo studiando per gli esami finali".

"Studiando con Kurt? Ci scommetto che stai studiando. Studiando la sua…".

"Ci vediamo domani, Jeff" lo salutò Blaine. Spense il telefono e se lo rimise in tasca, dopodichè tornò ad assemblare un piatto di stuzzichini.

Canticchiando leggermente tra sé, prese il piatto e scivolò di nuovo in salotto. "Scusa se ci ho messo tanto" disse, appoggiando il piatto sul tavolino e sedendosi di fianco a Kurt sul divano. "Ha chiamato Jeff. Vuole fare un’altra audizione e… Kurt?".

Il ragazzo era rannicchiato in posizione fetale, le ginocchia strette al petto e la testa schiacciata contro un cuscino. "Penso di non sentirmi bene".

Blaine si piegò su di lui. "Stavi benissimo solo un attimo fa" protestò. Lo tirò per la spalla finché non fu sdraiato sulla schiena e gli premette una mano sulla fronte. "Sei un po’ caldo. Pensi di avere la febbre?".

Kurt fissò confusamente il soffitto. "Non mi sento bene" ripeté, con voce debole e parole strascicate.

Blaine lo guidò in una posizione seduta, facendogli chiudere fermamente gli occhi e coprire la bocca con la mano. "Ecco, vuoi qualcosa da bere?". Prese la bottiglia e si accigliò. "È vuota".

"Ho bevuto… tre bicchieri" gemette Kurt. "Non penso… Posso… ugh…".

"Ma non puoi essere malato. Stavi benissimo solo un secondo fa. Vuoi… vuoi dell’acqua? O del Tylenol?".

Kurt scosse la testa, poi trasalì. Il suo volto aveva assunto una tonalità verdastra. "Oh, non penso di stare bene" disse, sempre in tono biascicato. Tornò a raggomitolarsi a palla, schiacciando la fronte contro le ginocchia. "Starò solo…mm… gira".

Blaine gli diede un paio di colpetti sulla schiena, cercando disperatamente di pensare a cosa poteva fare. Era notoriamente pessimo con le persone malate. Un colpo di tosse o uno starnuto lo spedivano a cercare flaconi di vitamina C e fazzoletti e il minimo accenno di febbre gli faceva stringere un termometro per il resto della giornata. E il solo pensiero di vomitare lo faceva correre in bagno; sua madre si riferiva a lui come il "mio piccolo vomitatore per simpatia" da quando era bambino.

"Devo… devo chiamare tuo padre?" tentò. Kurt borbottò qualcosa contro le sue ginocchia. Blaine si morse il labbro.

Il campanello suonò, echeggiando in tutta la casa. Kurt gemette e si coprì le orecchie. Blaine spostò lo sguardo in direzione dell’ingresso, ma il campanello continuò a trillare, allegro e incessante. "Torno subito" disse, stringendogli la spalla.

Corse ad aprire la porta d’ingresso per trovarci sua sorella, con un enorme paio di occhiali da sole bianchi calcati sul naso e un ancora più grande borsa che le pendeva sulla spalla. "Salve! Vuole cambiare religione? Ho un libro gratuito scritto da Gesù! Scherzo, sono io".

Gli passò di fianco e gettò la borsa sul pavimento. "Le mie chiavi erano là dentro da qualche parte, ma non avevo voglia di cercarle. Grazie di avermi fatto entrare". Esitò. "Cosa c’è che non va?".

Blaine raddrizzò le spalle con tutta l’intenzione di comportarsi da adulto, ma lei tirò gli occhiali da sole sopra la testa e si accigliò nella sua direzione. "Io e Kurt stavamo studiando e si è sentito male all’improvviso. Cosa dovrei fare? Dovremmo portarlo al pronto soccorso?".

Francey si rilassò. "Ed ecco perchè sono io l’Anderson che studia medicina e non tu" dichiarò, pizzicandogli con affetto la guancia. "Dove il tuo ragazzo malato?".

"In salotto". Blaine le andò dietro mentre Francey si toglieva le scarpe, abbandonandole lungo il percorso.

Kurt era ancora più raggomitolato di prima a questo punto, le braccia attorno allo stomaco. "Ehi, Ducky" disse Francey, sedendosi di fianco a lui. "Blaine dice che non ti senti bene. Cosa c’è?".

Kurt aprì un occhi. "Mmmm…noooo" mormorò. "Nooo, insetto gigante". Tese la mano, fiacco e non coordinato, e colpì gli occhiali da sole. "Grandi… occhi… da insetto…".

Francey inarcò un sopracciglio. "Hm".

Blaine si scostò i capelli dalla fronte. "Ha le allucinazioni".

"Ehm… più o meno. È ubriaco".

Blaine sbatté gli occhi. "È che cosa?".

"Ebbro. Brillo. Alticcio. Sbronzo".

"Ma… ma come?".

"Beh, ovviamente ha bevuto qualcosa di alcolico" sbuffò Francey, roteando gli occhi. "Cosa ha bevuto ultimamente?".

"Soltanto un po’ di succo d’uva frizzante avanzato dalla festa di mamma e papà" rispose Blaine. Kurt piagnucolò, seppellendo il volto nel divano, e Blaine gli massaggiò la schiena. "Ma quello non può averlo fatto ubriacare".

Francey sollevò la bottiglia vuota sul tavolino e sbirciò dentro. "Blaine, questo non è succo d’uva, è sangria".

"Che cosa?" fece Blaine, scioccato.

La ragazza fece scivolare il dito attorno al collo della bottiglia e poi se lo infilò in bocca. "Mm-hm, già, decisamente sangria. Blaine, non ha pensato che pezzi di frutta tagliata erano piuttosto, non so, fottutamente strani in una bottiglia di succo d’uva?".

"Pensavo che la mamma volesse renderla particolare per la festa" mormorò a mezza voce.

Francey roteò gli occhi. "Blaine, stai decisamente trascurando le tue conoscenze sull’alcool. Onestamente, com’è che sei imparentato con me? Sai, è per questo che sei tornato a casa distrutto da quella festa scolastica la scorsa primavera".

"È stata solo una volta!" protestò lui, arrossendo.

Francey gli diede un pizzicotto leggero; Blaine ricambiò il favore. "Beh, le tue misere conoscenze in materia hanno fatto sì che il tuo dolce ragazzo si ubriacasse a morte. Congratulazioni. Divertiti a spiegarlo a suo padre".

Blaine impallidì. "Oh dio. Oh…oh mio dio… suo padre… oh mio dio… Sarò… Sarò fatto fuori. Non lo potrò vedere mai più. Oh dio".

"Calma e sangue freddo" disse Francey, dandogli una pacca sulla testa. "Il signor Hummel non ti ucciderà. Mamma ti ucciderà prima per aver bevuto tutta la sua sangria".

Blaine gemette e si coprì il viso con le mani. "Che cosa faccio adesso?".

Kurt gli rotolò di fianco, le braccia gettate oltre il bordo del divano. "Pensavo… perché… ugh, il pavimento si sta muovendo".

Blaine gli massaggiò dolcemente la schiena. "Va tutto bene, piccolo, il pavimento non si sta muovendo. Stai bene".

Kurt strizzò gli occhi nella sua direzione e poi sorrise. "Ooh… pecora" canticchiò, battendo i capelli di Blaine. "Beee… beeee…". Rise, dolce e acuto. "Pecora…".

"Almeno è un ubriaco adorabile" commentò Francey. "Ma non lasciarti ingannare. Quella sangria si sta muovendo attraverso di lui esattamente come un fiume in piena. Presto passerà dal dolce ubriaco coccoloso a un post sbornia di dimensioni galattiche. E nel frattempo, dovrai anche trovare un modo per evitare che suo padre ti dia fuoco e che mamma pianga per la perdita della sua sangria".

"Io non… Come dovrei farlo?" balbettò Blaine, piegato in avanti mentre Kurt continuava a giocare con i suoi capelli.

Francey gli prese le guance tra le mani e lo baciò sul naso. "Lascia fare a me allora, Babbie. Dopotutto, sono io il genio criminale della famiglia".

Kurt si attaccò al ginocchio di Blaine e si tirò un po’ più vicino. "Mi fa male lo stomaco".

"Primo passo: portiamolo in bagno prima che cominci a zampillare come un idrante". Fece scivolare un braccio sotto le spalle di Kurt. "Forza, Ducky. Tiriamoti su".

Blaine lo prese per le mani e lo tirò in piedi. Kurt gli gettò un braccio attorno alle spalle e si afflosciò contro di lui, morbido e docile. Blaine gli circondò la vita e lo baciò sulla fronte. "Non lo reggi proprio l’alcool, vero?".

Kurt fece cadere la testa contro la spalla di Blaine. "Qualche volta… chiedimi di… Bambi. Ooh, non mi sento bene. Penso… Penso di star per…".

"Oh, dio, stai diventando verde". Spinse Kurt in bagno e sollevò il coperchio del water. "Okay, okay, ehm…".

Aiutò Kurt a inginocchiarsi, le mani che tremavano un po’ mentre gli massaggiava la schiena. Kurt si aggrappò ai lati del gabinetto e iniziò a vomitare violentemente. Blaine trasalì, chiudendo gli occhi mentre cercava di continuare a sfregargli la schiena.

"Ah, e il post sbornia inizia" ghignò Francey, incrociando le braccia mentre si appoggiava allo stipite della porta. "Ooh, ed è arancione".

"Francey, non potresti fare qualcosa di utile?".

"Già fatto. Ho sistemato il tuo problema della sangria scomparsa".

"E il padre di Kurt? E Kurt… oh dio". Si coprì la bocca, colpendo leggermente la schiena di Kurt mentre si tirava su. "Hgggn. Okay, okay".

"Perfetto, vomitatore per simpatia, l’ultima cosa di cui ho bisogno è che cominci anche tu. Vai a sistemare il divano. Io sfrutterò quel diploma di pre-med e farò la babysitter al tuo ragazzo".

Blaine baciò frettolosamente il retro della testa di Kurt e caracollò fuori dal bagno, concentrando tutte le sue energie per non mettersi a vomitare. Corse in camera sua e prese il cuscino che di solito Kurt prendeva in prestito quando dormiva da lui e la coperta dai piedi del suo letto, dopodichè li sistemò con cura sul divano. Poi prese un respiro profondo e sbirciò dentro il bagno.

"Kurt? Stai bene?".

"È stato meglio" rispose Francey.

Kurt era steso sul pavimento, la testa appoggiata sulle ginocchia di Francey. "Non mi sento bene" biascicò, infelice.

"Andiamo a sistemarti sul divano" disse Francey, spingendolo in piedi. "Poi chiamerò tuo padre". Kurt spalancò gli occhi. "Non mio padre" gemette. "Papà… mi ucciderà…".

Blaine gli circondò la vita con le braccia. "No, ucciderà me" disse, baciandogli delicatamente la tempia. "Vieni, sdraiati".

Guidò Kurt verso il divano. "Sono così confuso" mormorò Kurt, inciampando nei suoi stessi piedi.

Blaine si chinò e gli slacciò le scarpe. "Resta solo giù, ti sentirai meglio presto". Gli manovrò le caviglie in modo che fosse sdraiato, poi stese sopra di lui la coperta e lo rimboccò. "Dobbiamo portarti un bidone? Giusto per sicurezza?".

Kurt chiuse gli occhi. "Questa è… una buona idea".

"Già fatto" disse Francey, sistemando un bidone per terra vicino al divano. "Dammi il cellulare, tesoro".

"Nella sua borsa" rispose Blaine, sedendosi di fianco a Kurt e scostandogli i capelli dalla fronte. "Dovremo dargli del Tylenol o qualcos’altro?".

"Non sarà di nessun aiuto, non con i postumi da sbronza, fidati" ribatté Francey in tono assente, scorrendo tra i contatti del cellulare di Kurt. "Gli porterò qualcosa tra un secondo. Prima devo- ah, signor Hummel? No, signore, non sono Kurt".

Blaine ghignò. "Sta usando la voce da dottore" sussurrò. Kurt fece un sorriso sbilenco, gli occhi chiusi.

"Sono Frances Anderson, la sorella maggiore di Blaine" proseguì Francey in una decisa voce autoritaria. "Sì, quella della scuola di medicina. Oh, va splendidamente, grazie. Ma, in realtà, la stavo chiamando per Kurt. Penso che si sia preso qualcuno di quei virus di stomaco da ventiquattr’ore.

La ragazza si lasciò cadere sul bracciolo del divano, incrociando le caviglie. "Mm-hm. È decisamente caldo e ha vomitato. No, non penso che dovremmo spostarlo. Può passare la notte qui. Nella stanza degli ospiti". Si fermò. "Sì, mia madre e io saremo entrambe a casa. Nessuna azione inappropriata tra i ragazzi sarà tollerata".

La ragazza sogghignò verso Blaine, alzando le sopracciglia. Blaine roteò gli occhi.

"È proprio qui se vuole…". Francey si fermò vedendo Kurt scuotere la testa, prima di chiudere gli occhi come se la cosa gli procurasse le vertigini. "In realtà penso che stia dormendo in questo momento. Probabilmente è meglio così". Sorrise. "Sì, signor Hummel, lo terremo qui finché non starà di nuovo bene al cento per cento. La terremo aggiornata. Cosa? Oh, beh, grazie, Burt. Mm-hm. È in ottime mani. Ci sentiamo presto".

Rimise il telefono nella borsa di Kurt. "Bene, adesso hai il permesso di suo padre per fargli smaltire qui la sbornia".

"Ti… ti ha detto di chiamarlo Burt?" fece Blaine. "Non permette a me di chiamarlo Burt".

"Questo perché non sono io a uscire con il suo prezioso angioletto" ridacchiò Francey, scompigliando i capelli Kurt. "Tu, piccolo viziato figlio unico".

Kurt arricciò la bocca in una smorfia. "No. Ho… un fratello grande". Sollevò le braccia, tenendo le mani lontane. "Grande… grande fratello".

Blaine gli prese le mani e gli abbassò gentilmente le braccia. "Hai bisogno di riposare".

"Gatorade prima" fece Francey. "È l’unico modo di curare i postumi. Integrare gli elettroliti e dormire. Basta non dirlo alla mamma". Scivolò giù dal bracciolo del divano. "Torno subito".

Blaine scivolò più vicino a Kurt. "Come ti senti?".

Kurt si coprì gli occhi con una mano. "Mi sento… come se… fossi stato investito… da un camion. Questo è decisamente peggio… del chablis".

Blaine si accigliò. "Che c’entra il chablis?" domandò. Kurt gemette e si sporse oltre il bordo del divano, annaspando in direzione del bidone. Blaine si fece forza, accarezzandogli la schiena e cercando con grande, grande impegno di non ascoltare.

La porta d’ingresso si aprì. "Ehi, Anderson!" annunciò una voce allegra. "Siamo qui".

"Babbie, puoi pensarci tu?" gridò Francey. Blaine diede una pacca alla spalla di Kurt e si diresse alla porta.

Il ragazzo di sua sorella stava nell’ingresso con un piccolo cocker spaniel in braccio. "Ehi, Patrick Swayze".

Lui si accigliò. "Il mio nome è Brantley".

Blaine scrollò le spalle. "Francey ha troppi ragazzi, io li chiamo tutti Patrick Swayze. Di chi è il cane?".

Brantley sorrise. "Questa è Elizabeth Cady Stanton" disse, tendendo in avanti il cocker con allegria. Elizabeth Cady Stanton sbatté gli occhi. "Francey mi ha chiamato per dirmi di venire qui con i soldi per la pizza e il mio cane, perciò… eccomi qua. Che succede?".

"Non ne ho la più pallida idea" sospirò Blaine, facendo per tornare in salotto. "Francey, il tuo ragazzo è qui".

"Grazie, tesoro".

Blaine si risedette vicino a Kurt, che era tornato a immergere di nuovo la faccia nei cuscini del divano. "Kurt? Tesoro, come ti senti?". Kurt grugnì nel cuscino. "Così male, eh?".

"Uh-huh".

Blaine fece scorrere con leggerezza le dita su e giù lungo la schiena di Kurt. "Mi dispiace. Non volevo che succedesse questo".

Kurt gli si avvicinò, torcendosi finché la sua testa non fu in grembo a Blaine. "Lo so". Blaine gli accarezzò i capelli e si piegò per lasciare un bacio sulla cima della sua testa.

"Perfetto, Ducky, siediti" disse Francey. "Piano e con attenzione. Non farti venire il voltastomaco".

Blaine scivolò tra Kurt e il bracciolo del divano, facendo appoggiare la schiena di Kurt contro il suo petto. Francey gli passò un grande bicchiere di liquido arancione completo di cannuccia. "Questo aiuterà. Bevilo tutto".

Kurt annaspò in direzione della cannuccia e si accigliò quando lo colpì sulla guancia. Blaine sorrise e la indirizzò verso le labbra.

"Non sono ancora completamente sicuro di cosa stia succedendo" intervenne Brantley, sistemandosi il cane tra le braccia.

Francey gli diede un baciò sulla guancia e accarezzò la testa al cocker spaniel. "Dirò a mia madre che sei venuto a mangiare una pizza e il tuo cane ha accidentalmente rotto la bottiglia di sangria".

Brantley strinse forte il cane. "Non Elizabeth Cady Stanton! È un bravo cane!".

"Sì, ma così mio fratello non finirà nei guai per aver ubriacato il suo ragazzo. Ora, per rompere la bottiglia così da mantenere la mia storia…".

"No, aspetta, Francey, avevi smesso di rompere cose" protestò Brantley, seguendola in cucina.

Blaine diede un bacio leggero a Kurt sulla tempia mentre quest’ultimo sorseggiava il gatorade. "Va un po’ meglio?".

Kurt si accucciò più vicino, stringendo ulteriormente le braccia di Blaine attorno a sé. "Mm-hm. Mm… dovrei… ubriacarmi… più spesso… se è questo che succede dopo".

"Non ti devi ubriacare per avere le mie attenzioni" ghignò Blaine, sospirando di sollievo tra i capelli morbidi di Kurt. "E ci metteremo in molti meno guai così".

"E meno… vomito" aggiunse Kurt.

Blaine rise, annidandosi nel incavo del suo collo. "Già, meno vomito va sicuramente bene". Gli baciò la pelle morbida del collo. "Sono ancora dispiaciuto, però".

Kurt armeggiò con il bicchiere vuoto, appoggiandolo infine maldestramente sul pavimento, e ricadde indietro per appoggiare la testa contro il petto di Blaine. "Consideralo… un rimborso".

"Rimborso per cosa?" domandò Blaine, giocando con i capelli di Kurt.

Kurt lo colpì al petto e piegò il dito. "Il party di Rachel. Mi sono… preso cura di te… ora… tu… prenditi cura… di me". Piegò il dito contro il plesso solare di Blaine. "Ha".

Blaine ghignò e lo abbracciò stretto. "Ora che siamo pari, smetterai di sventolare il party di Rachel sopra la mia testa come una spada?".

Kurt scoppiò a ridere. "Questo è divertente… perché sei basso". Blaine roteò gli occhi e soffiò una pernacchia contro la guancia di Kurt, facendolo gridare. "Fa il solletico".

"Ecco cosa ottieni a darmi del basso" ribatté Blaine. Esitò e sorrise, facendo scorrere il pollice lungo la curva della mascella di Kurt. "Ti amo, lo sai".

Kurt si rilassò contro di lui, le labbra che si incurvavano in un sorrise. "Lo so". Si rannicchiò contro il suo petto e gli baciò leggermente la spalla. "Ti amo anch’io".

All’improvviso, il suono di vetro infranto echeggiò nella casa, seguito da un acuto abbaiare. "Frances! Ti avevo detto di non romperla!".

"È l’unico modo per mantenere il mio piano intatto!".

"Sì, ma hai spaventato Elizabeth Cady Stanton".

"È un cane, Brantley. I cani non hanno i nomi di persone".

"Elizabeth Cady Stanton era una donna geniale".

"… Tu pensi che il tuo cane sia una donna geniale!".

"No! Lei ha preso il nome da…".

"Brantley, sei così fottutamente bizzarro".

"Ma io…".

Kurt sbatté confusamente gli occhi. "Tutto questo avrà senso… quando sarò sobrio?".

"No" sospirò Blaine.

 

Note dell’autrice

EHI, GUARDATE, HO DAVVERO SCRITTO QUALCOSA.

Non è la cosa migliore che abbia mai scritto, ma ho scritto qualcosa. Perciò ehi! Mazel tov!

Ispirato dalla mia recente passione per Anne of Green Gables. Nel primo libro, Anne dà alla sua migliore amica Diana del vino invece che del cordiale di lampone, così Diana finisce completamente ubriaca. Tranne che Anne non aveva una Francey che intervenisse per aggiustare le cose, così la madre di Diana proibì alle due ragazze di essere amiche finché…

… beh, perché ve lo sto dicendo? O lo sapete già o dovreste andare a leggere il libro immediatamente. È UN CLASSICO. È ONLINE. GRATIS. LEGGETELO. E poi, se mai voleste sapere com’ero da bambina… ero Anne Shirley. Secondo mia sorella, lo sono ancora, in certi aspetti.

Questa one-shot include il ragazzo di Francey, Brantley "Bug" Lancaster Ford III. E anche il suo cane. Non so perché abbia chiamato la sua cocker spaniel come un’attivista del diciannovesimo secolo, ma l’ha fatto. Adoro Brantley. È così amabile.

Ancora, Francey fa una battuta dal musical The Book of Mormon. Andrò certamente all’inferno per questo… maèfantasticoemipiace.

Ancora, non scrivevo Klaine cuddle (kluddles?) da un po’, perciò è stato divertente. Non penso che sia la migliore opera che abbia mai messo insieme, ma eh. È qualcosa, giusto?

Ma la mia ispirazione per glee sembra riemergere, con gli spoiler della terza stagione in giro, e ho appena visto il film del Glee Live. L’HO AMATO. In realtà mi ha dato l’idea per una one-shot Blaingsty, e poi, mi sento dell’umore per scrivere Someday You Will Be Loved. Perciò… yay!

Note della traduttrice

Un raffreddore incipiente, l’università che dopo tre giorni mi ha già tolto la voglia di vivere e una televisione rotta (il tutto riassumibile in ‘noia mortale’) hanno portato alla traduzione di questa storia, perchè fluff e Klaine rendono sempre il mondo un po’ migliore giusto? Giusto.

E poi posso finalmente presentarvi come si deve Francey, che era già apparsa brevemente in un’altra storia, ma non aveva fatto molto: qui invece la potete ammirare in tutta la sua sboccata gloria (e ci sarà di più nel prossimo aggiornamento di Tumbled, quando arriverà).

(*) Nota alla traduzione: condividere cibo e germi. Su questa mi ci sono spaccata la testa per dieci minuti buoni. In originale era double-dipping, che sarebbe il termine inglese per definire la poco educata e igienica pratica di prendere qualcosa da un piatto, assaggiarlo e poi rimetterlo a posto. Ma ovviamente non potevo scrivere in traduzione tutta questa roba e mi sono dovuta arrangiare con quello che ho trovato (anche per rendere sensato il commento successivo di Blaine). Non mi soddisfa, e se qualcuno ha suggerimenti, sono prontissima ad ascoltarli.

Detto questo, prima di leggere questa storia non avevo la più pallida idea che esistesse il succo d’uva frizzante (e non credo che lo sparkling grape juice possa essere molto altro): gli americani in cucina fanno cose strane.

Alla prossima!

  
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