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Autore: Lady Lynx    06/10/2011    2 recensioni
Esci di casa, cancelli con un colpo di spugna i pensieri che ti legano al passato, ostinata e concreta come sempre. Non cederai mai, vero?
Ricordati che i residui restano, piccola.
Sono quelli a ricostruire tutto quando meno te lo aspetti.

Seguito di Weight of the World.
Genere: Dark, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, Severus Piton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie di una Silente'
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Everything fades to gray

3. Spiegare l'inspiegabile


Nel sentire quella frase, la mia schiena venne percorsa da brividi di paura.
Ingiustificati, senza dubbio. Cosa avrebbe mai potuto fare un nonno alla propria nipotina, una volta riconosciuta come tale?
No, un attimo. E se non mi avesse riconosciuta?

La porta sbatté alle mie spalle, iniziai a tremare come se un gelido soffio di bora fosse entrato prepotentemente nella stanza.
- Complimenti per la cattura, signor Malfoy – disse la voce con scarso entusiasmo – Sappiamo il nome della criminale? –
Sussultai sulla sedia alle parole “Malfoy” e “criminale”.
- No, signor Preside, non ha voluto dire niente – rispose l’Auror, che riconobbi quindi per Draco – Sostiene solo di essere Lauren Silente –
Una risata gelida e vuota risuonò nella stanza e mi fece venire la pelle d’oca. Ero ormai certa che non si trattasse di mio nonno.
Allora chi era? E che fine aveva fatto mio nonno?
- Lauren Silente, certo – ripeté con tono rabbioso la voce del Preside – Come se fosse la prima a fingere di esserlo –
I passi si fecero sempre più vicini a me, l’uomo passò al mio fianco e infine si accomodò dietro alla scrivania. Mi fissò con penetranti occhi neri e riconobbi senza sforzo anche lui.
- Severus… - sussurrai sconvolta, mentre i miei occhi si riempivano di lacrime di pentimento misto a gioia – Mi sei mancato! Perdonami… -
Ero certa, più che certa, che fosse lui. I capelli erano stati accorciati, la barba ricopriva leggermente il suo mento e i suoi zigomi spostando l’attenzione dalle labbra sottili, le rughe avevano preso possesso di parte dei suoi lineamenti rigidi addolcendoli, la voce si era fatta più roca e meno sarcastica del solito.
Ma gli occhi, gli occhi erano gli stessi. Profondamente indecifrabili, due baratri scuri in cui gettarsi per espiare le proprie colpe.
- La finisca con questa pantomima, signorina! – sbottò lui con tono irritato – Non starò certo qui a vedere le sue finte lacrime o ascoltare le sue frottole! –
- Non sono frottole, Severus! - mormorai con decisione, stringendo i miei occhi, frustrata.
- Non è commovente, signor Malfoy? – disse allora Piton, lanciando un’occhiata all’Auror presente – Questa volta l’amabile Dark Lord ha deciso di mandarmene una che mi chiama addirittura per nome e piange per la felicità nel rivedermi! –
- Chi non lo farebbe dopo aver ricevuto un bacio prima del dannato addio, Severus? – sputai amaramente, stringendo i denti – Chi non lo farebbe dopo aver capito di aver buttato nove mesi di scuola tra incomprensioni e punizioni solo perché non riusciva a rendersi conto di essere amata? –
Il viso di Severus impallidì mortalmente prima di riprendere la sua solita espressione scettica.
- Non diciamo sciocchezze, signorina – sibilò lui, sembrando sempre più furioso – Dica il suo nome e confessi il motivo della sua irruzione sull’Espresso di Hogwarts in modo che possiamo portarla ad Azkaban e concludere questa disgustosa recita. –
- Sono disposta ad essere interrogata sotto l’effetto del Veritaserum, Severus –
Era rischioso buttarsi così di petto davanti a un Piton altamente irritato, ma sapevo di non avere scelta. Se volevo scoprire il perché di quel mondo alternativo in cui ero capitata, allora dovevo giocarmi qualcosa.
- Signor Malfoy, mi dia il Veritaserum – ordinò allora Severus, mentre un ghigno sadico si dipingeva sul suo viso invecchiato – Credo che questa signorina sfacciata sia in vena di farci perdere tempo, stasera –
La stessa mano candida che mi aveva aperto la porta, appoggiò sul ripiano lucido della scrivania un’altrettanto lucida boccetta di pericoloso Veritaserum.
Deglutii a fatica, sperando che lo scopo di Piton non fosse quello di avvelenarmi come impostora senza nemmeno concedermi una possibilità di dire la verità.
- Non avvelenarmi – sillabai lentamente, a scanso di equivoci – Non credo che ti costi molto ascoltare quello che ho da dire -
- Non la avvelenerò, se è questo che teme, signorina Mangiamorte – replicò lui a denti stretti – Ma sappia che se crede di scampare al Veritaserum con qualche antidoto ingurgitato in precedenza o con un qualche strano incantesimo, se ne pentirà –
- Cosa intendi dire? –
Severus, da bravo misterioso qual era, non mi rispose. La mano fredda di Draco mi alzò il mento in modo da farmi guardare verso il soffitto, e per la prima volta riuscii a vedere il suo viso. Anche lui non era cambiato molto, era solo diventato più adulto e in qualche modo più affascinante di prima. Sprizzava eleganza e potenza da tutti i pori.
Fece scivolare nella mia gola cinque gocce di pozione prima che Severus gli comunicasse con un gesto che era sufficiente. Ripresi a guardare il mio ex professore, pronta ad essere torchiata senza pietà.
La mia previsione non era sbagliata, a giudicare dallo sguardo che mi rivolse.
- Bene, possiamo cominciare –

***

Severus Piton era stufo di vedere apparire davanti a sé, ogni anno, una Lauren Silente diversa.
Ne aveva fin sopra i capelli e quell’ennesima sosia lo aveva colpito in modo assolutamente negativo.
Prima di tutto, era abbastanza certo che la sua Lauren Silente non avesse nemmeno una caratteristica fisica simile a quelle che aveva in precedenza grazie all’accurata Trasfigurazione operata su di lei da Minerva e Albus prima della sua partenza.
Inoltre, la vera Lauren Silente non si sarebbe mai fatta beccare come una novellina sull’Espresso di Hogwarts. A meno che, naturalmente, il suo scopo non fosse proprio quello di farsi beccare come una novellina.
Scosse la testa infastidito, puntando i suoi occhi contro quelli dell’ennesima impostora, pronto a scatenarle contro una serie di domande impossibili per chiunque.
Tranne che per la vera Lauren Silente, logico.
- Sentiamo, Miss Mangiamorte, come si chiama tua madre? –
Vide la fronte della ragazza corrugarsi in un evidente sforzo. Esultò dentro di sé al pensiero che forse sarebbe stato facile sbarazzarsi anche di quella brutta copia della nipote di Albus.
- Suzanne Clara Beatrix Daisy Silente –
Niente da fare, la prima domanda era andata. Su venticinque sosia di Lauren in quattro anni, venti se ne erano andate in villeggiatura ad Azkaban dopo quel primo quesito.
- Potresti dirmi i motivi delle tue espulsioni da tre diverse Scuole di magia e i nomi di queste tre Scuole?
- Takatalvi, Finlandia. Sono stata espulsa per aver protestato contro i manifesti inneggianti a Voldemort che il Preside aveva appeso per la scuola. Beauxbatons, Francia. Madame Maxime era stata minacciata dai Mangiamorte, se non mi avesse cacciata dalla scuola sarebbero state uccise numerose studentesse. Durmstrang, Bulgaria. Il professor Karkaroff aveva giustificato la mia espulsione dicendo che io, in qualità di ragazza, distraevo i suoi allievi con la mia presenza. –
Severus Piton si ritrovò costretto a spalancare gli occhi per la sorpresa. Delle cinque sosia che erano sopravvissute alla prima domanda, solo due erano andate oltre.
- Come si chiama tuo padre? –
Se la ragazza fosse stata mandata dal Dark Lord in persona, lei avrebbe sicuramente risposto di essere figlia di Voldemort. Lui era convinto che lei lo fosse.
Solo una risposta era quella giusta e solo l’autentica Lauren poteva conoscerla.
- Keith Riddance, altrimenti detto Keith Tufter –
Severus si ritrovò spiazzato. La risposta era quella esatta.
- Si sente bene, signor Preside? – chiese Draco Malfoy con sollecitudine, avvicinandosi a lui palesemente preoccupato.
- Sì – rispose Severus, senza riuscire a staccare gli occhi dalla ragazza che gli stava davanti, ricambiando il suo sguardo con pazienza – Sì, sto bene –
Silenzio. Draco Malfoy lo fissò per un attimo, prima di lasciar uscire dalle sue labbra la domanda che lo tormentava.
- E’ quella autentica, signore? –
Piton rivolse a lui la sua attenzione, mentre gli occhi neri brillavano di una quieta speranza per la prima volta dopo quattro lunghi anni.
- Sì, sembrerebbe di sì –
- Allora cosa aspettiamo a liberarla dall’effetto del Veritaserum? – chiese entusiasta il giovane Auror – Non vedo l’ora di parlare con lei e strapazzarla un po’! –
- Stia calmo, signor Malfoy – mormorò Severus con serietà, tornando a guardare Lauren Silente – Il Veritaserum ci sarà utile per capire molte altre cose, ad esempio perché si trova qui e cosa le è successo in questi anni. Dopo sicuramente la libereremo dall’obbligo di dire la verità. –
Draco annuì senza esitare, tornando a sedersi di fianco alla porta. Severus iniziò il lungo interrogatorio con l’obiettivo di scoprire tutte le incognite degli ultimi anni. Una volta finito, approfittando del fatto che la ragazza fosse in minoranza numerica e quindi docile, le somministrò anche una Pozione Soporifera.
Sapeva per esperienza che, per recuperare i pezzi mancanti, Lauren avrebbe prima avuto bisogno di un periodo di riposo.
E lui, da bravo padrino, era più che felice di concederglielo.

***

Quando mi svegliai il mattino seguente, mi sentivo decisamente rintronata.
Attribuii quella strana sensazione di intontimento al gentile servigio che mi aveva prestato Severus la sera prima.
“Una Pozione Soporifera per tenermi buona… cosa crede, che siamo ancora ai tempi della scuola?”
Sbuffai vigorosamente, prima che una serie di preoccupazioni affollassero in massa la mia mente.
Innanzitutto, dovevo assolutamente ritrovare la mia borsa – quella che gli Auror mi avevano portato via dopo avermi Schiantata – dato che vi erano contenuti tutti i miei averi.
In secondo luogo, avevo bisogno di essere aggiornata su molti avvenimenti. Non capivo perché Severus fosse diventato Preside e come mai Draco avesse deciso di intraprendere la carriera da Auror.
Sorrisi inaspettatamente quando notai con sorpresa che avevo dormito sul mio letto.
Lo stesso letto che mi aveva ospitato per l’intera estate del 1997, per il periodo post-rapimento, in modo che mi riprendessi dalle torture della Congrega Oscura, e per quella notte.
Mi alzai lentamente, scesi le scale che conducevano a quello che era stato l’ufficio di mio nonno, rimasi sull’ultimo gradino ad osservare con attenzione il nuovo proprietario di quello stesso ufficio.
In qualche modo, Severus stonava con quella stanza.
Non era cattiveria, la mia, ma la pura e semplice verità.
- Vieni avanti, Lauren – sillabò lentamente il mio ex professore, senza distogliere gli occhi dalle sue carte – Accomodati e serviti pure con quello che vuoi –
Eseguii gli ordini, mi versai una tazza di tè nero, aspettai che mi rivolgesse di nuovo la parola. Sospirò pesantemente, prima di alzare i suoi occhi verso di me.
- Che sia dannato il giorno in cui te ne sei andata, sciocca ragazzina che non sei altro – mormorò lui con voce impregnata di dolore – Non hai idea delle disgrazie che ha portato la tua sparizione –
Rimasi immobile e impassibile, decisa a non cedere ai sensi di colpa.
- Immagino che tu voglia sapere perché ci sono io seduto qui, vero? – mi anticipò lui, con una sorta di amarezza nella voce – Semplicemente perché Albus non è più in grado di svolgere le mansioni da Preside –
Appoggiai la tazza di tè sulla scrivania, mi morsi delicatamente il labbro inferiore per bloccare le lacrime che minacciavano senza motivo di rivelarsi.
- E’ morto? – chiesi con tono spento, sperando con tutto il mio cuore che Severus non pronunciasse il dannato monosillabo di assenso.
- Quasi – replicò brevemente lui, senza interrompere il contatto visivo che si era stabilito tra di noi – Voldemort lo ha colpito con una Maledizione che lo condannerà ad un addio alla vita lento e doloroso. Si rincontreranno presto, immagino. –
- Si… rincontreranno? –
- Anche Voldemort, alla fine, è morto –
La mia bocca si spalancò da sola per la sorpresa. Faccia-di-serpe era morto e io non ne sapevo niente?
- Lo ha ucciso Potter – spiegò Severus, sfoderando poi il suo tono sarcastico – Comico, vero? Un incapace come lui è riuscito in un’impresa simile… vuol forse dire che c’è speranza per tutti, al mondo –
- Harry non è incapace – sussurrai io, incapace di formulare una frase più elaborata, catturata tra la rivelazione della morte di Voldemort e quella dell’imminente addio di mio nonno.
- Lo è, altrimenti non sarebbe mai diventato Ministro della Magia – ironizzò Severus con un sorrisetto tirato.
Se avessi avuto del tè in bocca, ero certa che l’avrei sputato addosso a Piton dalla sorpresa.
- Ministro della Magia? – urlai a pieni polmoni, ancora più sconvolta rispetto a prima – Ma com’è possibile? –
- Un colpo di fortuna, oserei dire – commentò Severus, senza smettere di sorridere – L’approvazione del popolo fa miracoli, a volte –
- Ma come… come è successo? –
Un leggero bussare alla porta ci interruppe, seguito dall’apparizione della professoressa McGranitt.
- Severus, è tutto a posto – disse lei con voce chiara, rivolta al suo collega.
Poi, accadde in una frazione di secondo: i suoi occhi si posarono su di me, si riempirono di lacrime e le sue braccia si strinsero convulsamente al mio collo.
- Lauren, bambina monella! Cosa ti era passato in mente? Ci hai fatto disperare, è stato terribile! –
La manica destra della mia camicetta si ritrovò bagnata in un battito di ciglia. Arrossii imbarazzata nel notare l’espressione divertita con cui Severus osservava la mia reazione all’abbraccio della McGranitt.
- Penso che possa bastare, Minerva – commentò infine lui, quando decise di essersi goduto abbastanza il mio disagio – Portala in Sala Professori, io vi raggiungerò tra poco –
- Potrei prima riavere la mia bacchetta? – sussurrai interdetta, temendo di farlo arrabbiare senza motivo.
- Credo sia in possesso del signor Malfoy, attualmente – mi informò lui, ancora più divertito di prima – Dovresti chiedere a lui, a tempo debito –
Contrariata come non mai, seguii Minerva fino alla Sala Professori. Lei continuò a tempestarmi di domande durante il tragitto, senza scoraggiarsi davanti alle mie risposte monosillabiche.
Una volta entrata nella stanza, notai un sacco di facce nuove e  alcune vecchie conoscenze. Queste ultime mi salutarono timidamente, mentre mi accomodavo con loro al tavolo circolare.
Il silenzio regnò sovrano fino all’arrivo di Severus.
- Buongiorno a tutti – esordì lui con tono stranamente privo di sfumature – Come potete vedere, ma come già sapevate da ieri sera, la nipote di Albus Silente è qui con noi. Lauren, ti presento Edgar Baldwin, professore di Volo… -
Un uomo dal fisico aitante mi rivolse un cenno di saluto, scompigliandosi i capelli con aria distratta. Notai un leggero irrigidimento della mascella di Severus.
- …Jonathan Roosevelt, professore di Storia della Magia… -
Un signore anziano dall’aria simpatica mi sorrise spontaneamente.
- …Neville Paciock, professore di Erbologia, e Hermione Granger, insegnante di Babbanologia -
Non potei fare a meno di esprimere la mia sorpresa nell’apprendere che quei due fossero persone che già conoscevo. Sembravano completamente diversi. Faticavo inoltre a credere che Severus avesse assunto proprio loro, dati i rapporti non proprio pacifici che avevano con lui quando erano ancora studenti.
- E infine Pamela Creamy, professoressa di Lettura delle Antiche Rune… -
Una donna avvenente, coperta da un ridotto vestito bianco e con le palpebre appesantite da una considerevole quantità di ombretto dello stesso colore, non mi degnò neanche di uno sguardo.
Non mi piacque a pelle.
Mi chiesi come Severus avesse potuto sopportare la presenza di una simile donna nella scuola da lui gestita. Se c’era una cosa che odiava più degli studenti incapaci, si trattava certamente delle gattemorte, e quella donna sembrava esserlo in tutto e per tutto.
- Credo invece che tu conosca già gli altri – concluse lui, mentre il mio sguardo vagava fluidamente su Remus Lupin, Sibilla Cooman, Aurora Sinistra, Filius Vitious, Hagrid e Minerva.
- Che fine ha fatto il professor Ruf? – chiesi d’istinto, una volta terminata la mia osservazione – E le professoresse Sprite e Bumb? La professoressa Burbage? –
Piton mi lanciò un’occhiata infastidita prima di apprestarsi a rispondere, dimostrando un ottimo autocontrollo.
- Pomona è diventata nonna a tempo pieno, ha deciso di lasciare l’insegnamento per la famiglia. Madama Bumb è l’allenatrice di una squadra di Quidditch in Scozia. Ruf non si sente più in grado di svolgere il suo lavoro poiché non apprezzato. Charity è in dolce attesa. –
Assimilai immediatamente quelle informazioni, sollevata dal fatto che nessuna indicasse un lutto.
- Ma scusate, il professore di Pozioni? Sta per caso facendo lezione? –
La mia domanda sembrò divertire tutti i presenti, tranne Minerva e Severus.
- Io insegno tuttora Pozioni, il mio ruolo da Preside non mi impedirà di perseverare nel difendere questa nobile arte dalle persone incapaci di esercitarla – mi informò Piton con tono piccato, sembrando quasi offeso.
- Questo però non vuol dire che tu non possa prendere il posto di Severus, magari… - mormorò Minerva a voce udibilissima.
Dodici teste si voltarono in simultaneo verso di lei, che però non si scompose neanche per un secondo.
- Perché mai Sev dovrebbe lasciare il suo lavoro a una studentessa? – sibilò infine Pamela Creamy, lanciandomi un’occhiata colma di disprezzo.
- Non sono una studentessa, sono già diplomata e…  – ribattei acidamente, prima di bloccarmi a pensare a come quella donna avesse chiamato il suo Preside.
Sev? L’aveva davvero chiamato Sev? Assurdo.
- E comunque Lauren non insegnerà al mio posto – concluse con tono secco Severus, facendo spuntare un inspiegabile sorriso trionfante sul volto di quella Creamy – Faremo in modo da trovarle altre mansioni da svolgere, in caso restasse qui ad Hogwarts –
- Magari potrebbe occuparsi della sorveglianza dei dormitori di notte – suggerì Remus con gentilezza – Anzi, potrei farlo io e lasciare che sia lei ad insegnare Difesa… -
- Non credo che sia opportuno, Remus, ma ti ringrazio per il pensiero… -
- Perché non vai ad aiutare Gazza, allora? –
Fulminai con un’occhiataccia quella dannata insegnante di Letture delle Antiche Rune. Fosse dipeso da me, le avrei fatto già ingoiare tutti i suoi sassolini simbolici.
- Vi ringrazio per la vostra preoccupazione, ma credo di poter trovare un impiego anche al di fuori dalle mura di Hogwarts – li informai io, fissando duramente la mia nuova rivale – Sono venuta qui solo per parlare con mio nonno, niente di più –
Un silenzio denso di tensione cadde nella stanza. Immaginavo dipendesse dal fatto che tutti fossero a conoscenza delle sue condizioni.
Sentii la mano di Minerva posarsi sulla mia spalla, mentre Severus si schiariva rumorosamente la gola.
- Potete tornare alle vostre lezioni – disse lui, a voce alta e chiara, facendo alzare metà dei professori presenti – Remus, so che è il tuo giorno libero, ma vorrei che tu mi sostituissi per oggi –
Lupin annuì con aria grave, seguendo i suoi colleghi che si erano affrettati ad uscire. Nella stanza restarono solo Aurora, Hermione e Jonathan Roosevelt, oltre a me e Severus.
- Seguimi – mi intimò lui con tono che non ammetteva repliche, abbandonando la stanza senza neanche salutare gli altri professori.
Io rivolsi loro un timido cenno prima di obbedire. Come sempre, feci una fatica tremenda per stare dietro ai rapidi passi del mio ex professore, ma lui sembrò non accorgersene.
- Dove stiamo andando? – ansimai a corto di fiato, dopo cinque minuti buoni di camminata alle calcagna di Severus.
Naturalmente lui non mi rispose, si fermò davanti ad una porta ed armeggiò per qualche secondo con la bacchetta per aprirla. Quando fu spalancata, mi fece cenno di precederlo e una volta entrata mi ritrovai nel buio più totale.
Sobbalzai istintivamente quando sentii una serratura scattare, pensai per un attimo di essere stata chiusa dentro da sola prima di rendermi conto del rumore di un respiro di fianco al mio orecchio.
- Avanza di due passi davanti a te, dovresti riuscire a trovare il muro. Io vado a cercare quello che ci  permetterà di vedere. –
I passi si allontanarono da me, lasciandomi ferma e disorientata come non mai. Decisi di fidarmi delle parole di Severus, feci due passi in avanti e – proprio come mi aveva detto – riuscii ad imbattermi nella rassicurante presenza di un muro.
Una manciata di secondi dopo, una tenue luce violetta si accese lontana da me illuminando in modo spettrale il pallido viso di Piton e buona parte della stanza. Scorsi i piedi di un letto davanti ai miei occhi, un armadio appoggiato alla sinistra di Severus, e niente di più.
Il professore mi si avvicinò lentamente e illuminò l’intera figura del letto con la strana sfera che teneva in mano. Un singulto di commozione lottò per uscire dalla mia gola quando il volto di mio nonno si mostrò alla mia vista.
Era esattamente come me lo ricordavo, mancavano solo due dettagli in quel quadretto.
I suoi occhi azzurri.
- Sta… dormendo? – sussurrai in modo impercettibile, temendo di poter turbare il suo riposo.
- E’ in stato di stabilizzazione – mi spiegò Severus, accomodandosi su uno sgabello posizionato vicino al letto – Non può sentirti né vederti, a meno che io non decida di interrompere per qualche minuto l’incantesimo che lo ricopre… desideri che lo faccia? -
Mi fece intendere che compiere quell’azione non sarebbe stato positivo per mio nonno, mi affrettai a scuotere la testa.
- Perché lo tenete qui e non in infermeria? – chiesi titubante, senza riuscire a staccare gli occhi dalla figura immobile di mio nonno.
- La luce del Sole potrebbe avere effetti devastanti ed accelerare il corso della Maledizione. Inoltre è meglio che stia al riparo da occhi indiscreti, per quanto mi riguarda – commentò lui amaramente – In modo che le persone incompetenti non possano fare disastri volontari o meno –
Non risposi, nonostante sapessi che si aspettava una domanda al riguardo.
Cercai di scacciare dalla mia mente il pensiero che avrei potuto perdere l’unico parente che mi restava in vita, quello che mi aveva fatto da padre, madre e nonno, la persona che mi aveva permesso di essere quello che ero.
Non ci riuscii. Una lacrima sfuggì al mio controllo, rotolando sulla mia guancia.
- Morirà, vero? – sussurrai con la voce incrinata di pianto, sentendo che la mia non era tanto una domanda quanto una triste constatazione.
Severus esitò un attimo prima di rispondere, vidi i suoi occhi puntati sulla mia guancia violata dalla lacrima.
- Sì, non si sa quando, ma morirà – replicò lui con tono spento, facendomi avvertire quanto quella situazione recasse dolore anche a lui.
- Non si può fare niente per… guarirlo? –
Di nuovo notai un’esitazione da parte di Severus, mi chiesi cosa avesse potuto scalfire la sua proverbiale prontezza di risposta.
- Definitivamente? No… -
Le sue parole mi fecero riflettere: sapevo che lui non sceglieva mai a caso i vocaboli dei suoi discorsi, si aspettava sempre che una persona acuta potesse leggere il messaggio intrinseco tra le righe.
- E provvisoriamente? –
Mi guardò come se fossi stata pazza, sentii il rossore iniziare a colorarmi le guance. Il calore del suo sospiro si abbatté sulla mano che avevo appoggiato sulla testiera del letto.
- Sì – rispose brevemente – Ma è sconsigliato farlo –
L’aura di mistero che circondava quella risposta non fu di mio gradimento. Non ero più una studentessa da poter manipolare a suo piacimento.
- Perché? –
- Non è consigliabile e basta – ripeté lui alzandosi in piedi, come per intimorirmi e scoraggiarmi dal fare domande.
- Mi dica il perché – insistetti io, guardandolo dritto negli occhi - Sarebbe fattibile? –
- Sarebbe pericoloso –
- Ma fattibile? –
Il suo sguardo esprimeva irritazione e forse anche un pizzico di odio. Strinse le labbra con aria di disapprovazione.
- Fattibile ma pericoloso –
- Voglio provare, allora – decretai con decisione – Io darei qualsiasi cosa per salvare mio nonno, anche la mia stessa vita! –
- Anche la sua anima? – sputò amaramente Severus, stritolando convulsamente la luminosa sfera violetta nella sua mano destra.
Aprii leggermente la bocca dalla sorpresa, mi affrettai a riprendere il contegno.
- Cosa vuoi dire? –
- Se non sai niente, Lauren Silente, ti converrebbe stare zitta – mi rimproverò lui con tono duro – Credi forse che io non darei la vita per tuo nonno, se potessi? Purtroppo quel metodo non funziona, altrimenti l’avrei già adottato… -
- Severus, io non intendevo dire quello! – mi difesi con voce accesa dalla voglia di sapere – Ma se tu non mi spieghi niente, io non posso neanche provare a capire! –
Mi guardò di nuovo, come chiedendosi se fossi abbastanza ricettiva da poter comprendere una sua eventuale spiegazione. Sbuffò leggermente, prima di stringere di nuovo le labbra e poi rilasciarle senza mai abbandonare la sua aria contrariata.
- Allora ti spiegherò… - concesse lui, risedendosi davanti a me - …ma sappi che non ti piacerà -
  
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