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Autore: angel of thunder    13/06/2006    25 recensioni
La prima cosa che mio padre mi disse, quando cominciai ad interessarmi alle ragazze, e a non additarle come “quello schifo di cosi!”, più o meno all’età di undici anni, fu di non innamorarmi mai. Non l’aveva detto come un ordine, tono che utilizzava spesso, più come un consiglio.

ecco un'altra nuova one-shot,una D/G diversa dal mio solito stile...
naturalmente sono apprezzate le recensioni e le critiche non offensive!
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Non innamorarti mai

Non innamorarti mai.

La prima cosa che mio padre mi disse, quando cominciai ad interessarmi alle ragazze, e a non additarle come “quello schifo di cosi!”, più o meno all’età di undici anni, fu di non innamorarmi mai.

Non l’aveva detto come un ordine, tono che utilizzava spesso, più come un consiglio.

Mia madre aveva sorriso leggermente, dando una botta a mio padre, scherzosamente.

Se penso a quel momento, mi chiedo, se, in fondo, mio padre non fosse davvero innamorato di mia madre.

Poi si era girata verso di me, e aveva detto.

–non dargli retta!-

Io ero stato piuttosto combattuto, all’inizio, dato che mia madre era molto saggia, ma poi, negli anni che vennero dopo, avevo cominciato ad ignorare mia madre, come faceva mio padre, e mi ero convinto, anche a causa del suo addestramento, che l’amore era inutile, anzi, dannoso.

Ero arrivato a Hogwarts, quando ancora la mia famiglia era avvolta nel calore, ero stato viziato, coccolato, apprezzato per tutto l’arco della mia infanzia.

Hogwarts era, all’epoca, un bel passatempo.

Passavo il tempo a prendere in giro Potter e Weasley, e in seguito, dopo un non so quale avvenimento, anche la Granger, che si era unita alla loro coppia, formando il terzetto che sarebbe stato la mia principale fonte di divertimento per i primi cinque anni.

Al secondo anno, quando la camera fu aperta, mio padre cominciò a captare qualche strano movimento, nell’aria, e trovo giusto cominciare a addestrarmi per il mio futuro, i mangiamorte.

E fu in quel periodo che la frase che avevo sentito poco meno di due anni prima, mi fu ripetuta in continuazione.

L’amore per qualsiasi essere vivente, o anche il semplice affetto mi furono negati, e con esso anche l’approvazione di mio padre.

Fu cosi che cominciai a cercare in ogni modo di ottenerla, mettendo in pratica tutta i suoi insegnamenti.

Durante il terzo anno, continuai imperterrito a cercare la stima di mio padre, e cosi durante il quarto e il quinto anno.

Poi, al sesto anno, successe.

Vidi, per la prima volta, come eri realmente.

Non la ragazzina pronta a difendere potter del secondo anno, o quella timida del ballo del ceppo.

Eri una ragazza nuova, bella, forte, coraggiosa; una leonessa.

Eri appoggiata alla colonna della sala grande, sorridente e solare come eri sempre.

Ti stavi sistemando i capelli, bloccandoli con una mollettina.

Poi ti eri voltata verso Luna, che era sceso le scale saltellando e ti eri diretta verso l’uscita.

Bella, bella ma Weasley.

Poi mi avevi guardato.

Per la prima volta mi persi in quelle iridi azzurre, che mi ricordavano il cielo, e il mio cuore entrò in contatto con il tuo.

Il mio cuore gelido, troppo tormentato da quella frase che mio padre mi ripeteva sempre, incontrò il tuo, caldo e luminoso con il sole, cresciuto in un affetto incondizionato, nella coscienza che amare era giusto.

Poi ti eri voltata, come scottata.

Gia, io ero Malfoy.

Sospirai.

Per te sarei stato sempre proibito, e solo per colpa dell’odioso cognome che portavo, e del mio comportamento dei primi anni.

Avrei voluto farti voltare e gridarti che ero stato immaturo, che volevo cambiare, che ti volevo per me.

Poi avevo scosso la testa, lasciandoti andare via da quella stanza, ma purtroppo non dal mio cuore.

Avevo cominciato a pensare sempre più spesso a te, e se all’inizio cercavo di scacciare il tuo pensiero, mi ero poi arreso, tu non te ne saresti andata mai dalla mia testa.

Avevo fallito.

Mi ero innamorato e ora ne avrei pagato le amare conseguenze.

Le mie giornate scorrevano lente, silenziose, piatte.

Quando incontravo il tuo sguardo mi perdevo nei tuoi occhi e nel tuo cuore, silenziosi messaggeri.

Eri cosi forte, tu.

Sorridente, solare, splendida.

Ma quando mi guardavi scorgevo un richiamo silenzioso, una tristezza celata.

Mi ricordo ancora quella notte.

Io ero nella torre di astronomia, a fissare il cielo.

Tu eri entrata silenziosamente e poi ti eri messa a sedere su un banco polveroso.

-perché mi tormenti?-

Non ho mai visto la mia faccia in quel momento ma credo che sia stata piuttosto sconcertata.

-scusa?-

Tu avevi annuito.

-mi tormenti…di notte ti sogno, e di giorno non fai altro che guardarmi!-.

Alzai le spalle.

-forse voglio vendicarmi…-

-di cosa?-

-del fatto che tu tormenti me-

Avevi sorriso, leggermente imbarazzata, e poi eri scesa dal banco, fissandomi.

-giurami che non diventerai un mangiamorte e di notte non avrai bisogno di sognarmi, perché di giorno staremo insieme-.

Com’eri diretta, allora.

Lo sei anche ora.

Io avevo sospirato.

Diventare mangiamorte avrebbe voluto dire avere la stima di mio padre.

E poi?cos’altro avrei avuto?

Amici?amore?affetto?una famiglia?

No, non avrei avuto niente.

E scegliere il tuo amore, invece?

Mi avrebbe dato tutto questo?

Fissai i tuoi occhi nuovamente.

Si, me l’avrebbe dato, questo, e molto di più.

Ti baciai.

Assaporai lentamente il sapore dolce delle tue labbra, e poi mi allontanai sorridendo.

Tu mi fissavi sorridendo, raggiante.

-non mi hai dato una risposta-

Io avevo scosso la testa.

-non lo diventerò-

Tu mi avevi baciato di nuovo, e io capì che non avrei avuto più bisogno di sognare il tuo sapore.

Ci mettemmo insieme quella notte, forse avventatamente, ma eravamo felici e questo ci bastava.

Mi ricordo le furiose litigate in biblioteca con Hermione, la prima a cui lo avevi detto.

Il duello con Harry, e infine la meravigliosa scazzottata con Ron.

Ricordo le prime volte a pranzo dai tuoi, insieme ai tuoi fratelli, che avrebbero emulato volentieri le gesta di Ron.

Il tuo metterci d’accordo, calmare gli animi.

Il pranzo con mia madre, più semplice che quella sera in cui avevi insistito per conoscere mio padre.

E poi, infine, il giorno in cui tua madre mi disse di chiamarla Molly.

Credo che quello abbia segnato un enorme cambiamento.

Mi avevano accettato, ci avevano accettato.

E poi la guerra, pochi mesi dopo.

La paura a vederti combattere a fianco a me, quando credevo che sarei stato lì con la maschera argentea a lanciarti anatemi.

La morte di molte persone, i tuoi fratelli Percy e Charlie.

E poi la gioia della vittoria, quando dal braccio dei mangiamorte scomparì il marchio nero e tu mi fissasti, trionfante.

Harry scese le scale velocemente, abbracciando Luna, la sua ragazza, che era accanto a noi e poi fissandoci, finalmente nella sua vita davvero sereno.

Il giorno in cui ti chiesi di sposarmi, dopo il matrimonio di Ron e Hermione, vicino alla cascata nel boschetto in cui stavamo sempre.

Il tuo sì detto ridendo.

Il matrimonio, pieno di amici, parenti, affetto e gioia di vivere.

Avevo trovato tutto quello contro il quale avevo sempre combattuto in te, la persona più opposta alla mia.

Avevo una vita serena, una famiglia da formare, dei sogni.

E poi, quel giorno, in cui tu venisti verso di me tremante, con dei fogli in mano.

I risultati delle analisi.

Eri malata.

Leucemia in stadio terminale.

Ti avevo guardata, sperando che fosse un semplice scherzo.

Ma non c’era traccia di buonumore, entusiasmo o gioia, nei tuoi occhi.

C’era dolore, per dover lasciare tutti i tuoi cari.

E paura, perché stavi per affrontare un viaggio nuovo, da sola.

Ricordo i pianti, le urla strazianti, gli sguardi disperati che seguirono dopo.

I tuoi, perché non volevi arrenderti, e i nostri, perché non era giusto che te ne andassi cosi, che ci lasciassi.

La corsa in ospedale, quel giorno di fine luglio.

La faccia del medico che veniva verso di me non la dimenticherò mai.

Crollai sulla sedia dopo aver urlato al mondo tutto il mio dolore, la mia rabbia.

Ti avevano portata via da me, da noi.

I mesi passati nel dolore più atroce, a non arrendersi.

La nascita di Ginny, la figlia di Ron e Hermione.

Ma anche guardando quella bambina dagli occhi cosi simili ai tuoi, il mio dolore non si placava.

Perché non era giusto.

Tutti che mi dicevano di rifarmi una vita.

Ma come potevo?eri tu la mia vita.

Sai Quante volte ho desiderato aver ascoltato mio padre?

Quante volte ho desiderato non aver mai visto in te quello che avevo visto?

Quante volte avrei voluto andarmene, quando sei entrata in quella stanza, non lasciarti parlare, diventare mangiamorte?

Tante.

Milioni.

E ora, più guardo la tua lapide, più sento il mio cuore dilaniarsi davanti alla tua foto, al tuo viso cosi luminoso, cosi bello, vorrei desiderarlo ancora più intensamente.

Ma la verità è che non riesco a pentirmi di nessuno di quei gesti.

Di nessuno di quei momenti.

Non riesco a pentirmi di noi.

E ora fisso il cielo, cosi azzurro, cosi profondo, e rivedo i tuoi occhi.

Altrettanto azzurri, altrettanto profondi, ricolmi di quel sentimento che mio padre mi aveva avvertito dal distanziare.

E ancora non mi pento di non avergli dato ascolto.

Addio Ginevra.

Ecco una nuova one-shot,diversa dal mio solito stile,più triste,più cupa,ma mi piace.

È ovviamente una draco/ginny dettata da un’improvvisa ispirazione,inizialmente a lieto fine,ma poi,dopo averla riletta un paio di volte,ho aggiunto il pezzo finale,il più triste.

Spero comunque che vi sia piaciuta,e dato che siete arrivati a leggere fin qui,vi invito a lasciarmi una recensione!

vorrei dei pareri su come vi è sembrata,e se avete qualche critica non offensiva ben venga!

Vi ringrazio comunque per aver letto,è importante x me.

  
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