Dai polsi
le quattro vene.
Gli disse amor
se mi vuoi bene,
tralalalalla tralallalero
“Potter!”
Il silenzio le rispose. Serrò i suoi occhi verdi che
facevano mutare le maree e inabissare isolotti di sabbia; AH, dimenticavo.
Facevano cambiare anche rotta alle trote.
“POTTER!”
Il soggetto in questione apparve improvvisamente nel
suo campo visivo.
Il fiato mozzo venne ben presto sostituito da un
sorriso estatico.
Ma lei parve inferocita.
“A cuccia! Tieniti a quarantacinque passi da me. Non
uno di più, non uno di meno”
Il ragazzo improvvisamente indietreggiò. Contò
visivamente la distanza che ella gli aveva consentito. Tutta questa precisione
era ovviamente dovuta al suo polpaccio scolpito da cercatore, perché ben si sa,
le gambe faticano molto a penzolare da una scopa.
“Evans, Dio quanto sei bella” .
La lingua di fuori la inteneriva così tanto che pensò
bene di cominciare a marciare con passo pesante per il corridoio infinito che
li stava portando chissà dove. Forse verso l’est e le stelle polari. Anche se
di stella polare ce n’è solo una.
“ A quattro zampe! ORA!”
gli disse amor
se mi vuoi bene,
tagliati dei polsi le quattro vene.
Le vene ai
polsi lui si tagliò,
tralalalalla tralallaleru
e come il sangue ne sgorgò,
correndo come un pazzo da lei tornò.
Glielo ordinava lei! Come avrebbe potuto dirle di no?
Era per il suo bene. Per un fine ultimo a lui ,nella sua infinita deficienza,
sconosciuto.
Così si disse, mentre poggiava i palmi nel marmo
freddo.
“Certo che sei figo in
questa posa, Potter. Ma non concediamoci altre smancerie. Questa storia deve
durare almeno qualche altra pagina! Se non capitoli!”
E lui si sentì inadatto.
Inadatto perché non poteva scodinzolare.
Perché, perché.
Si struggeva infelice.
Se solo avesse avuto una coda avrebbe potuto baciarla
dolcemente e magari arrivare a detenere anche un collare con il suo nome.
“Sai c’è una cosa che ti volevo dire da tanto tempo,
ebete”
Il canto della Fenice per il corridoio echeggiò, il
mondo si fermò. Ed altre cose con la ò.
“Mi ami per caso? Ma no, non voglio sperare. Piangerei
tutta la notte come una donnetta lasciata all’altare. E questo fa tanto da duro
dal cuore tenero. Lasciatelo dire.”
“Magnifico!”
“Sul serio?”
“Certo che no! Pensavo …”
“Adoro quando ti perdi tra i tuoi pensieri, fissi gli
occhi nel vuoto e metti una mano sotto il mento. Cavolo non credevo che un
essere umano potesse pensare in tal modo. Cioè sei così strana, così testarda,
così bella, così audace, così efficace, così sostanziale, così essenziale,
così…”
“Frena, Potter. Ho una cosa da farti vedere”
“No, Evans. Quella cosa la potrò vedere solo quando
saremo sposati e non faremo sesso.. ma l’ammmmmore”
La fanciulla non gli diede ascolto. Semplicemente
estrasse da dietro la sua divisa ,lavata con Perlana Black MAgic, un delizioso pugnaletto con un adorabile giglio intarsiato dai folletti
al suono di fili d’erba e fisarmoniche.
“Dovresti tagliarti le vene. Possibilmente però
sparisci di nuovo dalla mia vista. Sono coraggiosa e leonina. Ma il sangue lo
detesto da quando il mio animo virgineo è stato attaccato dall’appellativo
Mezzosangue”
Gli porse con sufficienza il pugnale. Lui parve
estasiato.
“Oh, ma è un giglio questo disegnino! Cioè… siamo già
arrivati al momento del dono amoroso dudù dadadà”
“Già, dudù dadadà”
In quel momento le loro anime suonavano al ritmo del dudù dadadà. E tutto era
perfetto.
“Tra un po’ potrò pure farmi voli pindarici per andare
casualmente ad incappare sulle labbra carnose di qualche avvenente Corvonero dal nome attizzante e le mutandine commestibili.
E tu farai la gelosona”
“Magnifico. Davvero magnifico. Ora corri un po’ più in
là verso la luce dell’est che sa degli opali della mia pelle…”
“Evans, che profumo ha l’opale?”
“Il mio profumo. E tanto basta. Vai, vai a tagliarti
le vene!”
E lui corse. Per aprirle il varco. Corse come avrebbe
sempre fatto. Perché tutti corriamo per amore come i maratoneti a New York.
(Questa è la frase centrale della Storia).
Le vene ai
polsi lui si tagliò,
tralalalalla tralallaleru
e come il sangue ne sgorgò,
correndo come un pazzo da lei tornò.
Gli disse lei ridendo forte,
tralalalalla tralallaleru
gli disse lei ridendo forte,
l'ultima tua prova sarà la morte.
E
lui come promesso, tornò.
Perché
Lessie torna sempre a casa, o dalla Evans. Che è la sua casa. E gli occhi sono
lo specchio dell’anima, ovviamente.
Nella
sua corsa per giungere al suo cospetto e
cingerle, dolceeementee segretamenteeee
, i fianchi accadde qualcosa di inaspettato.
Scivolò.
O forse collassò.
“POTTER,
testa di c…”
Lui
emise qualche virile gemito.
“Nemmeno
sai morire in modo consono! Stai sanguinando troppo! Nemmeno avessi il ciclo,
dannazione”
In
effetti le era sempre venuto il dubbio che in realtà fosse una donna.
“Volevo
fare le cose per bene!”
“Ora
come la facciamo sta scena finale dolceeemente e segretamenteee?”
“Oh,
cribio. Avvicinati con passo felino, gattona”
E
lei più che una gattona, era un gheparda dagli occhi
di giada e il profumo di opale.
“Sono
qui” sussurrò.
“Lo
so” (Parte la sigla di Incantesimo)
“Fino
alla fine?” continuò lui.
“Non
lo so. Se cominci a tossicchiare e sputare sangue potrei anche andarmene. Ma
Potter, tu devi sapere che ti ho sempre teneramente amato. Sempre. Con il corpo
e con la mente. Veramente!”
“E
allora… Occhi, guardatela per l'ultima
volta! Braccia, prendete il vostro ultimo abbraccio.. e voi, labbra, voi che
siete la porta del respiro, suggellate, con un leale bacio un contratto
indefinito con la morte che tutto rapisce...”
Detto
questo l’afferrò. E continuò a collassare.
Lei
diede nel suo ultimo atto d’amore eterno : “Non esci le palle nemmeno quando
stai per esalare l’ultimo respiro!”
Ma
lei era dolce.
Non
voleva, non poteva farlo soffrire.
“Tu
si che mi ami”
“Lo
so” (Fine sigla di Incantesimo)
E mentre il
sangue lento usciva,
e ormai cambiava il suo colore...
“Evans,
sei così vicina che posso contare tutti i peli delle tue sopracciglia. Sono 110
e lode”
Lei
si sorprese.
“Credevo
di avere ottenuto anche la menzione”
“ E
ne hai anche cinque tra una e l’altra. Quindi appena sali in dormitorio prendi
una pinzetta e fai il tuo dovere”
“…”
la vanità fredda gioiva,
un uomo s'era ucciso per il suo amore
“Evans.
Io , tu e il guinzaglio. Nemmeno il tempo potrà abbattere ciò che noi due
abbiamo significato.”
“Non
dimenticarti della scodella” disse con voce carezzevole.
“Ti
amo, ma forse già l’ho detto”
“IDEM!
Adesso muori che mi devo fare le sopracciglia”
E
lui morì. Perché tutto avrebbe fatto per non dispiacerla.
“Incompetente”
Fuori soffiava dolce il vento
tralalalalla tralallalero
ma lei fu presa da sgomento,
quando lo vide morir contento.
Morir contento e innamorato,
quando a lei niente era restato,
non il suo amore, non il suo bene,
ma solo il sangue secco delle sue vene.
Ed ella salì nel dormitorio con incedere soave e
angelico. Ringhiando anche alle tende, insomma!
Il suo specchio era lì. Adesso poteva dedicarsi alle
sue opere pericolosamente femminili con tanto di pinzetta.
Canticchiò una dolce canzone, perché si. Lily Evans sa
anche cantare. E recitare. E ballare.
Faceva parte dello Stuttgarter
Ballet.
E improvvisamente avvertì qualcosa al basso ventre.
E il mondo le cadde addosso.
“Harry! Come farò a concepirti adesso?”
Perché Lily Evans è sempre incinta, anche quando in
effetti non lo è. O comunque sa con trent’anni di anticipo che il pargolo nascerà.
(Poco importa il fatto che quando morì ne avesse solo venti).
“Non preoccuparti, mammina” disse una voce dentro di
lei.
“E perché non dovrei?”
“Perché se papà continua ad essere così virile come
nelle fan fiction, probabilmente mi concepirai
per partenogenesi”
“Hai
ragione piccolo mio”
Continuò
ad armeggiare con la pinzetta, decisamente sollevata.
“Oppure_
aggiunse_ potrei autofecondarmi come i fiori di
GIGLIO”
______________ FINE (per fortuna) ________________
Carissimi,
qui è OceanodiViolini che vi parla. La storia
inizialmente doveva chiamarsi TAGLIATI DAI POLSI LE QUATTRO VENE.
Ma
ho preferito togliere il “Tagliati” (Wow che consonanza, assonanza!) perché non
voglio avere problemi con gente shhhhushhhhettibile.
Il
titolo originale aveva prettamente due significati : Il primo è il suo essere un verso della
canzone di De Andrè “La ballata dell’amore cieco” (Che viene ripetuta per tutta
la durata della storia). Il secondo è più recondito, perché in realtà è il
consiglio che mi da la mia mente quando legge delle FanFiction
in cui James ha la mascolinità di un baco da seta femmina.
Implicito
il fatto che James e Lily siano la mia coppia preferita, quindi mi sono presa
il lusso di scimmiottarli un pochettino.
La
canzone del grande Faber, ovviamente, nasconde un
significato ben più tetro rispetto al ritmo conciliante da cantilena (elemento
che mi ricorda per altro le Nursery Rhymes della
tradizione popolare inglese ---à
Adesso sapete quanto sono incredibilmente acculturata. FUCK YEAH!) ma non è
detto che anche questa storia contenga, nel suo fine ultimo qualche messaggio
un po’ più profondo.
Adios :D Volevo
solo aggiungere che mi sono divertita come una matta a scriverla, mi ha
ricordato tantissimo i bei vecchi tempi di Tutti i Patti di Hogwarts.
(Ribadisco e sottolineo che la storia venne pubblicata per la prima volta col NickName NickytaMucciaccia dalla
sottoscritta, ma che si trova in versione corretta e moralmente scorretta nella
mia odierna pagina autrice) E mi ha
inorgoglito il fatto di essere rimasta la solita demente anche dopo cinque
anni. E conseguentemente di non essere per nulla maturata dai tredici ai
diciotto. Belle cose, insomma!
Recensione
?? :D