Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: Kate_88    06/10/2011    14 recensioni
Cos'è il Crystal?
É il negozio di dolci più rinomato di tutta Tokyo, al centro della città, con un'insegna che mette appetito.
I suoi dolci sono conosciuti in tutti il Giappone e Usagi, la Co - proprietaria con Makoto, gestisce il locale.
D'altronde tutti sanno che al Crystal ci sono i Dolci d'Amore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Makoto/Morea, Mamoru/Marzio, Un po' tutti, Usagi/Bunny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buonasera.
Lo so, finalmente aggiorno. Sono stata assente un bel pò da questa storia, ho aggiornato le altre e tralasciato questa perché volevo scrivere un capitolo decente e spero di esserci riuscita. Sarà un capitolo diverso dai precedenti, credo sia giusto, quindi spero vi piaccia comunque. I ringraziamenti questa volta li faccio prima della storia, a voi che recensite, a voi che l'avete messa tra le preferite/seguite/da ricordare, insomma a tutti, anche solo a chi legge.
Che altro? Ah si, come sempre io ve lo dico, ma non è un obbligo: se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, per me è sempre bello leggere i vostri pareri. Spero di aggiornarla di nuovo presto, senza far passare i mesi. Un bacione a tutte voi e grazie ancora per tutte le vostre parole.


Kate





Capitolo 15 – Forni spenti

 

 

 

Motoki era arrivato da poco alla stazione di Polizia dove Makoto stava discutendo con una guardia, intenta a spiegare che il suo gesto non doveva essere condannato.

Era inutile: il poliziotto aveva espressamente detto che la notte l'avrebbe passata al chiuso in carcere, poi il giorno dopo sarebbe potuta uscire, lasciando le impronte e recapiti telefonici per eventuali richiami alla stazione.

Makoto si lasciò andare sul letto della cella, con il materasso sformato e la puzza nauseabonda di chi l'aveva abitato prima di lei.

C'era qualche buco sul cuscino, segni di sigarette e briciole di cenere, scomode per via dei capelli lunghi che rischiavano di sporcarsi con quegli avanzi di tabacco, eppure lei stessa non era pulita; il fumo aveva raggiunto il suo sguardo, macchiando di nero le guance, sporcando il vestito che aveva usato per la sera.

Si sentiva un po' randagia in quel momento, stesa sul letto con le braccia dietro la nuca e le gambe piegate; era malinconica e silenziosa, con un segno rosso sul collo ed un strappo evidente alle calze. Aveva tolto le scarpe, poggiando i piedi sporchi sul materasso, rilassandosi in quella notte terribile.

« Ehi carcerata. Sei quasi sexi qui dentro, ma sarebbe opportuno capire perché ci sei finita. »

« Ehi. Mi sono fatta giustizia da sola. »

« Dicono che sia illegale. Che hai combinato? »

« Niente di grave, secondo me. È più grave quello che ci hanno fatto. »

Le parole di Makoto risuonavano dure in quella cella, prive di perdono o ragionevolezza; scese dal letto ed allungando le mani, scrutata dal poliziotto privo di gioia nel fare il turno notturno, prese la coperta che Motoki le aveva portato.

« Sei sconvolta. »

« Tu no? Quel bastardo con quella sgualdrina hanno distrutto il sogno mio e di Usagi riducendolo ad un mucchio di polvere. Tu sai quanto ci abbiamo messo ad aprirlo? Sai quanto ci ha messo Usagi a capire che in un negozio bisognava tener d'occhio la contabilità? Oppure quanto ci ho messo io a capire che non potevo sfornare un dolce alla volta? Tu sai quanto ci è costato questo scherzo? Quando abbiamo cominciato io sfornavo solo cupcake ed Usagi spendeva più soldi di quelli che avevamo perché dimenticava sempre di aggiornare i registri contabili. Ci sono voluti mesi per imparare a gestire un po' l'attività, anni per essere conosciute ed apprezzate. Adesso cos'è rimasto? »

« Rimedieremo a tutto... »

« Non si può. Se noi rimediamo, loro distruggono di nuovo. Odio Esmeraude e quell'imbecille di Seiya. Non credevo potesse diventare tanto scemo a causa di un rifiuto. »

« Sei arrabbiata. »

« Si. Si sono arrabbiata e sai perché? Perché la mia migliore amica, colei che rappresenta la mia famiglia, adesso è in ospedale dopo aver rischiato di morire. Sono qui perché tutto quello che ho fatto è stato fare giustizia. Non serviranno a niente i poliziotti contro quella. Lo sappiamo entrambi che i soldi corrompono l'animo di coloro che sono deboli. »

« Spiegami cos'è successo. »

« È successo che ho rimediato l'indirizzo di Seiya da suo fratello Yaten, dopo averlo telefonato per sapere come stavano Minako e la bimba... »

 

 

Qualche ora prima...

 

 

L'incendio divampava e Makoto era corsa con Furu, avvertita dalla polizia che aveva ricevuto l'allarme.

I pompieri stavano già facendo il proprio lavoro, le fiamme pian piano venivano domate e dall'edificio distrutto uscirono Mamoru con in braccio Usagi.

Era la scena cruciale di un film, la scena in cui si stava rischiando tutto e Makoto sapeva che quel rischio l'avevano corso per colpa di qualcuno troppo noto.

I soldi, la sete di potere, la voglia di avere tutto, queste erano le caratteristiche che accomunavano Seiya ed Esmeraude e non poteva pensare a nessun altro in grado di compiere un simile gesto; questa volta però avevano toccato il fondo ed avevano fatto arrabbiare la teppista che era in lei.

Lasciò Motoki lì al locale a sbrigare le varie pratiche e si allontanò il giusto per non farsi vedere al telefono, intenta a parlare in tutta tranquillità.

Ringraziò l'interlocutore più volte e correndo il più veloce possibile, iniziò a cercare un appartamento proprio sulla via centrale. Il caso.

Avvertiva nell'aria la puzza del fumo, la seguiva anche se ormai aveva lasciato i resti del Crystal lontano da lei, con il dolore causato da quelle fiamme che erano arrivate alte nel cielo.

Ad ogni passo che la portava lontana da quel locale, un nuovo sentimento si faceva strada nel suo cuore, una sensazione che un tempo aveva provato marginalmente e che adesso stava dilagando dentro di lei, affondando le proprie radici.

L'odio.

Stava odiando l'artefice di quel danno, lo stava odiando mentre lottava contro le lacrime che bagnavano il suo viso, lacrime che non avrebbero spento quell'incendio e non avrebbero salvato il locale. Era tutto perso.

Asciugando le lacrime che continuavano a bagnarle il viso, si fermò di fronte ad un palazzo, uno di quelli fin troppo lussuosi per i suoi gusti, con le vetrate a filo del pavimento che ricordavano i grattacieli americani.

Aspettò un po' fuori dal palazzo ed approfittò per entrare nell'atrio quando un uomo di mezza età uscì pieno di sakè fino alla gola, accompagnato da un altro uomo che probabilmente aveva la sua stessa età.

Una volta dentro iniziò a salire le scale, diffidando dell'ascensore, correndo su per quei gradini che portavano all'ultimo piano dove c'era l'appartamento più grande e più caotico.

Sul campanello c'era semplicemente scritto: Kou.

Makoto piegò più volte la testa da un lato e da un altro, lasciando scrocchiare le ossa del collo, cercando di trattenere l'impeto di rabbia che l'assaliva; era certa che lui fosse l'artefice o il mandante di quell'opera, la causa di tutti quei danni e problemi.

Seiya Kou era un problema più grande di quanto avesse mai pensato, era un danno che doveva sparire quanto prima.

Suonò più volte il campanello, sfogando la sua rabbia per pochi istanti finché Seiya non aprì la porta, senza neanche controllare chi fosse.

Un pugno. Uno solo raggiunse il naso del moro, lasciando un segno rosso sangue sulla mano di Makoto ed un ragazzo fin troppo stordito che iniziò a reggersi allo stipite della porta.

« Brutta idiota! Che hai combinato? Ti ammazzo! »

Seiya si era spinto contro Makoto, non avvertendo da subito il dolore al naso, troppo caldo ancora per sentire gli effetti di quel pugno.

Afferrò Makoto al collo, senza stringere troppo, come a volerla spaventare tuttavia la ragazza allungò una gamba, colpendolo su una coscia permettendole così di liberarsi da quella morsa che poteva esserle fatale.

Il sangue colava dal naso di Seiya, fortunatamente però Makoto non si macchiò e per rincarare la dose, alla prima distrazione del ragazzo, lo colpì nuovamente non sul naso ma sotto l'occhio, consapevole che il giorno dopo si sarebbe ritrovato con la faccia deturpata.

Ad ogni colpo tuttavia, il corpo sembrava alleggerirsi e cedere alla stanchezza ed alle lacrime mentre Seiya tentava d'immobilizzarla e renderla docile.

« Sei uno stronzo! Hai distrutto tutto solo perché non sai accettare una sconfitta! Ti odio! Spero marcirai all'inferno per ciò che hai fatto! Meriti ogni cosa brutta! »

Seiya le aveva afferrato i capelli in un momento di distrazione e ricorrendo a gran parte della propria forza, l'aveva sbattuta in bagno, chiudendola a chiave.

Aveva avuto il tempo di chiamare la polizia e denunciare l'aggressione.

 

 

« Sei stata avventata. Adesso bisognerà mettere in mezzo gli avvocati. »

« No. Quell'idiota ha detto che vuole farmi solo passare la notte in prigione e domani ritirerà la denuncia. È un bastardo. Ha avuto anche il coraggio di negare un gesto del genere. »

« Senti Mako chan... e se non fosse lui il mandante dell'incendio. Insomma, potrebbe essere vero che non c'entra nulla. »

« Senti ma da che parte stai? Quell'idiota ha distrutto il mondo che io ed Usagi avevamo costruito, tutto perché lei lo rifiuta? Credevo che fosse cresciuto e che non si sarebbe abbassato ad un livello simile. Adesso che ha distrutto tutto però a cosa si aggrapperà? Lo capirà che non deve più importunare Usagi? »

Motoki fissava Makoto che con gli occhi ancora arrossati dalle lacrime continuava ad urlare, finché la guardia non si alzò in piedi, incrociando le braccia di fronte a Makoto.

« Signorina se non la smetti non ti libero neanche su ordine dei superiori. Mi scoccia fare il turno di notte, ancora peggio se sono costretto qui a controllare una teppista. I giovani d'oggi. Un gruppo di scalmanati senza cervello. »

Makoto strinse i pugni esasperata, trattenendo ancora la rabbia che rischiava di uscire ed esplodere, come un tuono in un cielo denso di nubi, eppure Makoto era un fulmine che silenzioso illuminava la volta celeste, mostrando a tutti uno spettacolo fantastico, senza sapere che in una parte del mondo si era scaricata la sua ira.

Motoki intanto cominciava a sentire i segni della stanchezza e rassegnato al destino del Crystal salutò Makoto con un bacio attraverso quelle sbarre di ferro, lasciando in seguito la stazione di polizia e ringraziando la guardia per averlo fatto restare ancora un po'.

Era stanco, distrutto da quella notte ma si fermò ad osservare il sole che sorgeva; era un'alba triste, come se fosse priva di una vera luce. La notte non era stata la fine di una guerra, era solo l'inizio e l'alba non era la pace che tanto sognavano.

 

Seiya era appena stato medicato e sul suo volto la benda che copriva il naso aveva una presenza importante, come un accessorio imponente su un mini abito; Seiya era furioso.

La notte aveva lasciato spazio all'alba ma i dubbi non erano volati via con l'oscurità, bensì erano sempre più consistenti.

Chi aveva appiccato l'incendio al Crystal?

Ricordava di aver detto ad Esmeraude che desiderava Usagi, che la voleva solo per sé e che quel locale stava rappresentando un pericolo per la presenza di quel ragazzo, ma non pensava che quella donna potesse arrivare a tanto. Forse c'era dell'altro, forse non erano gli unici ad odiare il Crystal, o si?

Per la prima volta avvertì sulla pelle una strana sensazione, qualcosa che si mischiava alla paura, lontana dalla sensazione d'impotenza provata nel momento in cui la casa discografica stava affondando.

Mentre usciva dal pronto soccorso, passò davanti alla stanza dov'era Usagi e senza farsi notare sbirciò dentro: Mamoru le stava carezzando il viso mentre lei, con lo sguardo innocente e stanco, dormiva con le guance un po' sporche di fumo; quella era la donna che lui voleva, la donna che voleva baciare nel letto, stringere a sé e proteggere per sempre. Lo voleva da tanto tempo eppure ancora non riusciva a capire perché lei lo avesse sempre rifiutato, perché proprio non riusciva ad amarlo ed apprezzarlo come lui voleva.

Osservò quella scena per pochi secondi, il tempo necessario a far scalpitare il cuore e luccicare gli occhi, avvertendo i sensi di colpa e la consapevolezza del vero rifiuto; Usagi gli aveva sempre detto no, era stata gentile in passato eppure lui aveva acquisito quell'aria strafottente tanto da indurla a cacciarlo via, ad odiarlo e probabilmente tanto da farla scappare nelle braccia di un altro.

Sulla porta del pronto soccorso, per pochi istanti prima d'aprirsi, apparve la sua immagine riflessa: era l'immagine di un uomo che era stanco, meschino e che aveva perso; erano bastati pochi attimi per rendersi conto che quello riflesso non era un uomo ma un animale.

 

Mamoru continuava a carezzare la testa di Usagi, combattendo contro il sonno che prepotente gli faceva abbassare le palpebre, costringendolo a volte a piegare la testa verso il letto, scuotendola poi velocemente per continuare a vegliare su Usagi.

Lei era lì, indifesa dopo quella nottataccia e lui si sentiva sempre più stanco e colpevole di ciò che era successo; in preda alla passione ed alla voglia di stringere quel corpo esile, non si era fatto scrupoli a portarla in quel locale, piuttosto che a casa dove avrebbe potuto farla adagiare su un letto e riempirla di baci.

Continuava a fissare Usagi e con le dita le puliva le guance sporche di fumo, mentre attendeva che qualcuno la svegliasse per farla tornare a casa.

Fortunatamente i polmoni erano a posto ed il fumo non aveva creato danni, solo tanta paura dal punto di vista fisico tuttavia i medici avevano detto che forse, dopo quanto successo, sarebbe stato opportuno fare una chiacchierata con lo psicologo per riprendersi da un simile trauma.

La stanchezza continuava a farsi sentire e poggiando le testa su una piccola parte del cuscino, senza smuovere la ragazza, iniziò a pensare su quanto accaduto e su chi poteva aver appiccato l'incendio rischiando di farli morire entrambi.

Un nome continuava a rimbombare nella testa eppure sentiva che non era quella la soluzione, che forse era troppo semplice incolparlo di qualcosa che sarebbe risultato così ovvio; pensava e non trovava alcuna soluzione, riusciva solo a vedere la realtà dei fatti: era lì in ospedale con Usagi, Makoto in prigione ed il Cristal distrutto.

Nessun giorno era mai stato brutto come quello.

 

L'infermiera arrivò nella stanza e scuotendo appena il braccio di Usagi e quello di Mamoru, li informò che tutte le analisi erano nella norma e che potevano tornare a casa, avendo anche necessità di un letto libero per un'ambulanza in arrivo.

Congedandosi dai due l'infermiera uscì, lasciando una coppia silenziosa che pian piano si ricomponeva.

Usagi sembrava vuota; gli occhi della ragazza erano privi di vitalità e forse in quel momento nessun dolce poteva risollevarle il morale, nessun impasto preparato con cura da Makoto o crema fresca sulle labbra.

I forni del Crystal erano stati spenti con forza e quella mattina tutti i clienti non sarebbero stati accolti dall'odore dei croissant appena sfornati bensì dalla puzza di fumo che ancora si levava nell'aria, come se il locale chiedesse una degna sepoltura.

« Voglio andare al locale. »

« Dovresti riposare Usako. »

« No. Tu dovresti riposare. Io ho dormito. Andrò al locale e vedrò di sbrigare le pratiche necessarie e vedermela con l'assicurazione, inoltre devo sentire Motoki e capire che cos'ha combinato Makoto. Sai... » ci pensò un po', cercando le parole giuste e strofinando gli occhi per trattenere le lacrime che a volte lasciavano intuire quanto debole fosse in realtà « Ieri sera volevo davvero stare con te. Mi hai fatta proprio innamorare e mi dispiace tantissimo, ora però ho una priorità: il Crystal. Tu devi riposare ma io e Makoto dobbiamo fare il possibile, non solo per noi, anche per voi e per tutti quei clienti che stamane avranno trovato chiuso. Non so chi è stato ad appiccare l'incendio ma una cosa la so: ho intenzione di non fargliela passare liscia. Il Crystal è più di un sogno. »

Mamoru era perplesso e piacevolmente stupito da quella determinazione; Usagi aveva combattuto di notte contro i sogni e si era svegliata in una realtà ben poco piacevole, eppure non si arrendeva e continuava a lottare per quel piccolo mondo che sognava perfetto.

Le baciò la fronte, facendosi forza per non crollare per via della stanchezza e l'accompagnò davanti al locale, mascherando il sonno che avanzava prepotente, richiedendo un ruolo da protagonista.

« Lasciami qui. Me la vedo da sola con chi di dovere. Domani mattina ricominceremo a sfornare dolci, vedrai. »

Era sempre più determinata e convinta a non abbattersi, così la lasciò in balìa di quella realtà mentre lui s'avviava a casa, cercando di dormire almeno un po' per rendersi utile nelle ore future.

 

Makoto uscì di prigione solo nel primo pomeriggio, quando il poliziotto del turno di notte staccò, imprecando contro la sua mancanza di razionalità per via delle ore passate a sentire la donna lamentarsi.

Stanco e certo che ella avesse capito, l'aveva lasciata andare informandola che sarebbe dovuta tornare nei giorni seguenti per sistemare alcune carte; lei aveva semplicemente annuito e con un cenno della mano se n'era andata, in cerca del primo bar o distributore dove acquistare le sigarette: un vizio che tornava nei momenti di panico.

Il fumo era una variabile incostante nella sua vita: appariva soltanto quando era nervosa, turbata o scossa per qualcosa e quel giorno era l'unione perfetta di sensazioni sgradevoli per permetterle di accenderne una e pregare che quel fumo strozzasse qualcun altro all'infuori di lei.

Non ricordava quale fumava, così prese il pacchetto più economico al distributore e contò i soldi in tasca; per fortuna qualche spiccio rimaneva in banca e l'assicurazione avrebbe sicuramente coperto qualche spesa, forse potevano farcela.

Fermando uno studente, dalla faccia avrebbe giurato fosse un liceale e non un universitario, si fece accendere la sigaretta e con l'aria da criminale, quasi fosse una teppista di strada, s'avviò al Crystal, là dove sapeva avrebbe trovato l'altra metà di quel sogno perfetto.

Usagi.

Sostava davanti al locale circondato dal nastro della polizia mentre un dipendente assicurativo scriveva su un foglio alcuni dati, stabilendo le varie condizioni della pasticceria.

« Signorina qui la situazione è grave. L'assicurazione non copre molto, anzi, una parte minima a causa della polizza bassa in più, dovremo riparlarne in ufficio poiché non ci sentiamo di assicurare ancora un locale che attira l'attenzione di alcuni malviventi. »

Usagi fissava l'uomo squadrandolo da capo a piedi; era un uomo con pochi capelli e gli occhi spenti, i baffetti folti ed un completo di quarto ordine, come simbolo del suo stipendio basso.

Sfogliava velocemente dei moduli presi dalla sua cartellina rovinata e sbuffava alla ricerca di qualcosa, mantenendo una penna tra le labbra.

« Usagi, qualcosa non va? »

L'odore di fumo anticipò Makoto, tanto da far girare Usagi che subito l'ammoniva con un dito che agitava in segno di negazione.

« Mako chan non devi fumare, lo sai. »

« Devo scaricare il nervoso. Come procedono? »

« Non bene. Dice che avremo guai con l'assicurazione. Senti ma cos'è successo stanotte? »

Makoto tirò una forte boccata dalla sigaretta, tanto da arrivare a tossire e far spostare l'assicuratore che, a sua volta, agitava la mano per cacciare il fumo.

« Niente di che. Credevo di aver preso il colpevole. »

« Lo immaginavo, sai? Senti ma hai qualche altra idea? Insomma, se non è stato Seiya è da escludere anche Esmeraude, no? »

Makoto terminò la sigaretta e gettandola a terra la schiacciò con la punta della scarpa, per poi abbassarsi e recuperarla; la gettò in un cassonetto nelle vicinanze e tornando squadrò il locale che già dall'esterno mostrava i segni dell'incendio, suscitando le chiacchiere dei clienti che passavano delusi.

« Non sono sicura che Esmeraude non c'entri nulla tuttavia, sono quasi certa ormai che Seiya non ne è l'artefice. Ieri sembrava davvero estraneo alla situazione. »

« Si ma non capisco, perché Esmeraude vorrebbe questo? Lei sta con Seiya, se lui non sa nulla, perché lei...? »

« Perché sicuramente avrà interessi nascosti. Cerchiamo di trovare una soluzione ed un colpevole. La polizia è già stata qui? »

« Si, dicono che sia doloso anche perché io e Mamoru abbiamo testimoniato, tuttavia sembra che abbiano quasi paura d'indagare. Non è mai bello avere a che fare con un presunto piromane. »

« E l'assicurazione? Che sta cercando in quella cartellina? Sembra più agitato di noi. » indicò l'uomo con la testa ed arricciò le labbra, schifata quasi dalla sua stessa puzza di fumo « Ci sono novità? Sono Makoto Kino, l'altra proprietaria. »

« Signorina Kino, come dicevo alla sua collega Tsukino, la situazione non è buona. Siamo in un periodo di crisi, non possiamo rischiare di assicurarvi nuovamente e per questo incendio, essendo da quanto abbiamo capito doloso, possiamo coprire una minima parte delle riparazioni. Ovviamente, dovremo prima attendere il rapporto ufficiale della polizia che invierà una copia alla nostra compagnia, in seguito vi faremo sapere. »

« Scusi, sta dicendo che visto che un pazzo ha appiccato un incendio al nostro locale, noi non possiamo più assicurarci? »

« Ecco vede... » L'uomo tremava. La presenza di Makoto, alta e minacciosa, era veramente imponente tanto da impaurirlo e temere il peggio.

« Adesso si giustifica? Mi sbaglio o paghiamo sempre in anticipo? In questi anni vi abbiamo fatto risparmiare la carta dei solleciti ed anzi, ogni volta che veniamo, portiamo anche dei dolci per i dipendenti. Sbaglio o lei è uno di quelli che adorava il Crystal? Sbaglio o i suoi bambini sono nostri clienti? Dica un po', saranno felici di sapere che il posto dove mangiavano con allegria è adesso distrutto? Mi fate proprio arrabbiare voi assicuratori! Urlate ai quattro venti quanto sia utile assicurarci a voi e poi quando dovete lavorare, tirate indietro il braccio oppure lo tendete per uno schiaffo. Sa che le dico? Della sua assicurazione non ce ne facciamo nulla! Terminate le questioni burocratiche cambieremo compagnia. »

Aveva urlato senza mai prendere fiato, impaurendo non solo l'uomo ma la stessa Usagi che la guardava attonita, cercando una qualche parola per farla tornare in sè, eppure sapeva che Makoto era così, la conosceva da tanto tempo.

Lei era una persona dolce, allegra e sognatrice ma il passato da teppista aveva fatto sì che ogni volta che si trovava in difficoltà, arrivava ad esplodere, agitando la lingua come fosse il suo vecchio bastone, menando con le parole, picchiando forte fino allo stremo; e poi fumava, tanto da ridursi ad uno straccio per un paio di giorni, avvolta da una nuvola di fumo che si sarebbe tolta solo dopo diverse docce.

« Mako chan dai, se urliamo poi non risolviamo niente. » Usagi cercava di calmare le acque ed agitava le mani per sdrammatizzare la situazione nonostante lo sguardo vagasse spesso in direzione del Crystal.

« Senta, non riusciamo a risolvere in fretta? Pensa che riapriremo a breve? »

Usagi deglutì e Makoto strinse i pugni come se quegli istanti fossero i più lunghi della loro vita; l'uomo muoveva di nuovo le mani per sfogliare delle carte e scuotendo il capo sospirò, mordendo il labbro inferiore, nuovamente intimorito.

« Signorine, mi dispiace. Per un po' i forni di questo locale rimarranno spenti. Non ho un modo migliore per dirvelo. Buona giornata. »

L'uomo andò via lasciando lì le due ragazze: Usagi aveva gli occhi lucidi e deglutiva per trattenere le lacrime, avvertendo la forza interiore spezzarsi per dar spazio alla sua fragilità, Makoto stringeva i pugni, riducendo le sigarette nel pacchetto ad un mucchietto di carta e tabacco.

Il Crystal aveva smesso di fumare e di sfornare ottimi dolci, quelli con la crema ed il pan di spagna soffice oppure i biscotti friabili, buoni da mangiare soprattutto senza latte.

Il Crystal doveva rinascere, non poteva rimanere in quello stato di sonno forzato; tutti dovevano rimboccarsi le maniche per far sorgere nuovamente quel cristallo simbolo di armonia e felicità.

   
 
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Kate_88