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Autore: Neremir    06/10/2011    3 recensioni
Una ragazza torna a casa in treno dopo la Convention e fa un incontro del tutto inaspettato
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero appena salita sul treno e stavo sistemando i bagagli. Gaia mi aveva seguita, preoccupata che non trovassi il mio posto, chissà perché doveva considerarmi così incompetente da sentire il bisogno di aiutarmi? 

 

"Mi dispiace così tanto che tu non possa rimanere!" esclamò lei triste

 

"Non parliamone, dispiace più a me che a te…Anzi saluta e ringrazia Emanuela e Roberta da parte mia." Nascosi il mio disappunto, ormai era andata così e non potevo farci niente.

 

Io e Gaia eravamo andate alla Convention di Supernatural a Roma, ma invece di chiedere al lavoro solo i due giorni di ferie necessari, ne avevo chiesti tre in più, perché Emanuela e Roberta, due ragazze del posto, che avevamo conosciuto l'anno precedente, ci avevano invitate a stare da loro per qualche giorno. Era stato un invito deciso mesi prima e il mio ufficio, ne era a conoscenza, ma il Venerdì mattina, subito dopo l'inizio della Convention, mi avevano telefonato chiedendomi di tornare immediatamente al lavoro per un'emergenza. La mia unica fortuna era stata che, dicendogli dov'ero non potevo tornare in quel preciso momento e, essendo gli uffici chiusi Sabato e Domenica, almeno non mi sarei persa la Convention, però, purtroppo, invece di rientrare il Giovedì seguente dopo la nostra visita nella Capitale, stavo prendendo il treno della Domenica sera. Gaia sarebbe rimasta, l'avevo convinta a restare, perché perdersi quei tre giorni in compagnia, solo perché il mio ufficio aveva avuto un'emergenza?

 

"La cena ce l'hai?" mi domandò Gaia

 

"Sì, mamma!" risposi ridendo

 

"Bene, allora io ti saluto e ci vediamo al mio ritorno!" 

 

"Ok, divertitevi anche per me!" le dissi, mentre lasciava il mio scompartimento.

 

Gaia scese e io mi sedetti. Non ero riuscita a trovare posto su un Eurostar così all'ultimo e avevo dovuto optare per un Intercity, inizialmente non ne ero stata molto contenta, perché il viaggio sarebbe stato molto più lungo, ma ora che ero seduta nel mio scompartimento a sei posti ne ero compiaciuta. Forse avrei avuto dei compagni di viaggio, ma avrei evitato di essere nei lunghi vagoni, dove c'era un passaggio continuo.

Al momento ero sola e mi rimisi a pensare a tutto ciò che era accaduto alla Convention: le foto, gli autografi e tutte le volte che avevamo intravisto gli attori. Gaia, come al solito, aveva mandato il cervello in vacanza ogni volta che si era ritrovata Jensen davanti e io avevo riso. Era divertente vedere quel suo sguardo vacuo, che segnalava la mancanza di onde cerebrali, probabilmente Jensen avrebbe potuto chiederle qualsiasi cosa che lei l'avrebbe fatta, anche lavare i suoi calzini.

Io non ero così, il mio cervello restava al suo posto, o almeno credevo, però quando avevo fatto la foto con Misha e con Sebastian, mi ero sentita avvampare. Erano così belli, entrambi con quegli occhi blu, alti e muscolosi, in più Sebastian aveva i capelli biondi, ed era risaputo da chiunque mi conoscesse da cinque minuti, che preferivo i biondi.

Però, anche Misha, con il suo sorriso disarmante, colpiva veramente nel segno; l'unica cosa in cui ero avvantaggiata rispetto a Gaia, era che Sebastian parlava italiano e, nonostante l'emozione, ero riuscita a dire almeno qualche parola. Difficilmente mi sarei dimenticata la mia lingua madre.

Mancavano due minuti alla partenza del treno e mi stavo abituando all'idea che avrei viaggiato da sola; presi dalla borsa il lettore MP3 e il libro, mi aspettavano diverse ore in solitudine. Stavo già leggendo le prime righe, quando sentii la porta aprirsi, supposi fosse il controllore e mi preparai ad allungargli il biglietto, ma quando vidi di chi si trattava rimasi a bocca aperta e con la mano a mezz'aria.

 

"Sebastian…" esclamai. Cosa avevo detto del mio cervello? Anche lui era andato a fare un giro.

 

"Ciao!" mi salutò lui, come se mi conoscesse, ma d'altronde lo avevo appena chiamato per nome.

 

"Scusami, sto tornando a casa dalla Convention…" spiegai balbettando lievemente, per fortuna parlava italiano

 

Rise consapevole, come se capisse la situazione "Tanto vale presentarsi allora…Io sono Sebastian, ma questo già lo sai…"

 

Arrossii davanti all'evidenza "Simona" dissi soltanto

 

"Allora, Simona ti è piaciuta la Convention?" mi domandò sedendosi

 

"Moltissimo!" esclamai, mentre il treno usciva dalla stazione. Involontariamente buttai gli occhi sul libro.

 

"Oh scusami! Volevi leggere e ti sto disturbando!" Sebastian mi sorrise con calore, abbagliandomi con i suoi occhi blu. Quanto mi piacevano le increspature che aveva intorno agli occhi!

 

"No, no…Non c'è problema. Pensavo non ci fosse nessuno nel mio scompartimento e…" non finii la frase, ma chiusi di scatto il libro

 

"Guerra e Pace?" Sebastian mi guardò incredulo 

 

Sorrisi, chissà perché quando la gente scopriva che stavo leggendo quel libro, aveva sempre la stessa reazione? "Sì, mi piace molto la letteratura russa!" 

 

"Davvero? Cos'altro hai letto?" mi domandò impaziente 

 

"Ehm…Delitto e Castigo, L'idiota e Anna Karenina per il momento." Ogni tanto leggevo anche altro fra un russo e l'altro.

 

"Molto interessante…" si accarezzò il mento come un medico in fase di diagnosi

 

Riposi il libro e continuai a chiacchierare con Sebastian e solo nel momento in cui il mio cervello tornò, mi resi conto che: OH MIO DIO! SONO IN TRENO CON SEBASTIAN! Non riuscivo a crederci, ma dovevo farlo, perché era quello che stava accadendo e lui, dopo aver scoperto che ero stata alla Convention, era stato così gentile da voler chiacchierare con me, rafforzando ulteriormente la mia già positiva opinione su di lui.

Se dovessi ripetere tutto ciò di cui chiacchierammo, beh…non ricordo i particolari, ma, perlopiù, ascoltammo della musica insieme e lui si mise a cantare a squarciagola, lesse qualche pagina di "Guerra e Pace" imitando l'accento russo, facendomi sbellicare dalle risate e mi raccontò alcuni retroscena della Convention, come quando Jared aveva preteso di convincere tutti che il formaggio andasse bene su ogni cibo o quando Misha, scherzando, si era presentato nelle camere altrui fingendosi un cameriere. Poi all'ora di cena, aprii la mia scatola di sushi, che Gaia mi aveva obbligata a comprare. 

 

"Ti piace il sushi?" mi domandò Sebastian mentre addentava un normalissimo panino

 

"Molto. Mi sarei accontentata di meno, ma la mia amica che era con me, quando l'ha visto ha detto che dovevo comprarlo assolutamente." Sembrò registrare l'informazione, forse anche lui avrebbe preferito comprarselo "A te piace?" 

 

"Sì, vado spesso al ristorante Giapponese" rispose alla mia domanda, poi si fermò un istante a riflettere "Perché la tua amica non c'è?" 

 

"Resta qualche giorno a Roma da due nostre amiche, io devo tornare per il lavoro, tu, invece dove stai andando?" Ogni tanto il mio cervello mandava impulsi e mi resi conto, che Sebastian non viveva in Italia, quindi, perché stava viaggiando su un treno?

 

"Sono diretto a Firenze, vado a fare il turista!" esclamò con l'entusiasmo di un bambino.

 

Mi piaceva proprio per quello, per il suo entusiasmo, era sempre così allegro, in vena di scherzi, non sembrava avere un pensiero triste in testa e anche se ne aveva, non lo mostrava al mondo. Invidiavo questa sua caratteristica. Più ci parlavo, più mi piaceva, era una persona da conoscere, o almeno, secondo il mio parere ne valeva la pena.

Quando la fermata di Firenze, fu a pochi Km di distanza mi resi conto di quanto ero stata fortunata, come fan, a fare quel viaggio con lui, mi stavo già immaginando la telefonata che avrebbe seguito la sua discesa e che avrebbe raggiunto Gaia a Roma, lasciandola di stucco.

Però, quella telefonata non la feci, perché, mentre il macchinista annunciava, l'arrivo a Firenze, accadde l'impensabile.

 

"Io sto per scendere, Simona" mi comunicò Sebastian "Resto in Italia, ancora per qualche giorno, ti andrebbe di uscire una sera prima che parta?"

 

Una serie si segnali sonori mi comunicò che il mio sistema nervoso era in avaria, ci misi un po' a rendermi conto della portata della domanda e, quando riuscii a riprendere controllo del mezzo, risposi "Sì" ma non riuscii ad aggiungere altro.

 

"Bene ti lascio il mio numero, ci sentiamo fra qualche giorno, visto che devi lavorare potremo vederci Sabato prossimo, decideremo dove, ok?" stava continuando a sorridere

 

"Ok" una parola alla volta era tutto quello che riuscivo a dire

 

"Dimmi solo una cosa…Qual è il tuo vino preferito?" mi chiese concentrato come se da quella domanda dipendesse l'esistenza stessa del genere umano

 

"Bianco" ancora una volta, non dissi altro

 

"Perfetto. Ci vediamo Sabato!" mi sorrise e scese dal treno.

 

Restai in silenzio, senza pensare a nient'altro per tutto il resto del viaggio, dovevo riprendermi o non sarei riuscita a chiamarlo. Quando arrivai a casa, i miei genitori pensarono che fossi sotto l'effetto di una qualche droga, viste le mie reazioni lente e il mio sguardo perso nel vuoto. Li ignorai e mi misi a letto, addormentandomi quasi subito e ancora incapace di credere a ciò che era successo.

 

Sebastian POV

 

Mi sentivo un po' stanco, dopo la fine della Convention, quei tre giorni in mezzo ai fans e agli altri attori, fuori di testa come me, erano stati all'insegna del divertimento e dell'iperattività e, ora, ne stavo pagando le conseguenze. 

Ad ogni modo, però, ero convinto a voler visitare Firenze, approfittando del periodo di libertà dalle riprese che avevo ricevuto. Dopo aver salutato tutti, con la promessa di ritrovarci al mio rientro, avevo comprato un biglietto del treno, mi sembrava stupido andare in aereo per fare una tratta così corta.

Ed eccomi lì, Domenica sera, mentre cercavo uno scompartimento vuoto in cui sedermi, volevo viaggiare in santa pace, magari provando quel nuovo gioco che avevo scaricato sull'Iphone, se era bello la metà del precedente, sarei arrivato a Firenze senza neanche accorgermene.

Con mia meravigliosa sorpresa, nel mio peregrinare lungo il corridoio, vidi una ragazza sola dentro uno scompartimento. Mi ricordavo di lei, avevamo fatto almeno due foto insieme, sapevo anche che era insieme ad una sua amica, che aveva avuto reazioni inconsuete davanti a Jensen. Però, lei, la ragazza del treno di cui ignoravo il nome, mi aveva colpito, per tanti motivi…non era perennemente sorridente come l'amica, ma sembrava destinare i suoi sorrisi solo nei momenti in cui ne valeva la pena e questo li rendeva preziosi, poi mi avevano colpito gli occhi: grandi, castani, molto dolci, dello stesso colore dei capelli. Capelli che portava lunghi, come piacciono a me, ma la cosa, del suo viso, che mi aveva più colpito era stata la pelle: bianca porcellana. Inaudito! Sapevo che era italiana e mi ero aspettato che tutte le italiane avessero la pelle olivastra o se con la carnagione chiara fossero bionde con gli occhi azzurri, come al solito. Invece, era così raro trovare qualcuno che avesse i colori dell'autunno, mischiati a quelli dell'inverno.

L'altra cosa che mi aveva colpito di lei, l'avevo osservata a lungo, era che non aveva problemi a fare amicizia, ma sembrava divertirsi abbastanza con l'amica con cui era e poi, le piaceva ridere e io adoravo le persone a cui piace ridere e che soprattutto sanno farlo.

Già durante i tre giorni, avrei voluto chiederle di più, chiacchierare, ma non sapevo se fosse impegnata o meno e poi, vista la Convention, non sarebbe stato professionale da parte mia, così, nonostante la tentazione avevo rinunciato e, ora, vederla lì, era l'occasione che avevo sperato. Ero libero dal contratto della Convention e, soprattutto, libero di scoprire di più di lei. Con decisione, aprii lo sportello dello scompartimento.

La vidi cercare qualcosa nella borsa, senza alzare lo sguardo, mi allungò un biglietto e quando incrociò i miei occhi, vidi la sorpresa sul suo volto.

 

"Sebastian…" esclamò restando ferma in quella posizione. In un'occasione diversa ne sarei rimasto lusingato, ma ero consapevole che mi conoscesse.

 

"Ciao!" la salutai amichevolmente, cercando di fare una buona impressione, non volevo pensasse che mi infastidivano gli ammiratori, cosa, peraltro, non vera.

 

"Scusami, sto tornando a casa dalla Convention…" parlava in italiano sapendo che io lo conoscevo, ma ritenne indispensabile giustificarsi

 

Risi, consapevole che dovevo cogliere quell'occasione al volo e sapere il suo nome, almeno un'informazione l'avrei avuta e, in più, non volevo dare peso alle sue paure "Tanto vale presentarsi allora…Io sono Sebastian, ma questo già lo sai…" una piccola battuta non poteva guastare tutto.

 

La vidi arrossire davanti a quella mia sfacciataggine, ma non era sicuramente una reazione negativa "Simona" rispose

 

Bel nome. Era stato anche usato in una canzone e mi piaceva perché era tipicamente italiano e non c'era traduzione. All'improvviso venni colto da un dubbio, e se non le fossi piaciuto? Poteva essere una fan di "Supernatural", ma non di un attore preciso, anche perché non l'avevo mai vista reagire come la sua amica con Jensen e non potevo sapere se era interessata a me o meno. C'era un'unica cosa da fare, comportarmi come se fossimo due sconosciuti, che non si erano mai visti e che si erano piaciuti, almeno dal mio punto di vista e sperare che andasse a buon fine.

 

"Allora, Simona ti è piaciuta la Convention?" domandai, mentre mi sedevo. Una domanda semplice, magari avrei avuto qualche indizio sulle sue preferenze.

 

"Moltissimo!" esclamò con entusiasmo, ma senza aggiungere altro, poi la vidi lanciare un fugace sguardo su un libro aperto e mi accorsi che potevo averla disturbata.

 

"Oh scusami! Volevi leggere e ti sto disturbando!" il solito impulsivo, avrei potuto osservare meglio e me ne sarei accorto.

 

"No, no…Non c'è problema. Pensavo non ci fosse nessuno nel mio scompartimento e…" chiuse il libro e notai il titolo "Guerra e Pace"

 

"Guerra e Pace?" le domandai sbalordito

 

Sfoderò un sorriso enigmatico "Sì, mi piace molto la letteratura russa!" 

 

"Davvero? Cos'altro hai letto?" le chiesi curioso di scoprirlo, più la conoscevo e più mi interessava

 

"Ehm…Delitto e Castigo, L'idiota e Anna Karenina per il momento." Sembrava incerta se rivelare quel particolare, che secondo me la rendeva ancora più unica

 

"Molto interessante…" involontariamente mi sfiorai il mento, volevo e dovevo scoprire di più.

 

Il viaggio continuò e incominciai a sfoderare le mie carte migliori, o almeno così le consideravo io. Ascoltammo un po' di musica e le cantai delle canzoni a squarciagola, le lessi qualche pezzo del suo libro, con studiato accento russo, facendola ridere e le raccontai alcuni aneddoti divertenti della Convention.

Mentre la osservavo, notai che sembrava a suo agio in mia compagnia. Inizialmente mi era sembrata emozionata, ma ora era tranquilla e avevo l'impressione, così speravo, che le piacesse chiacchierare con me, come persona, dimenticandosi dell'attore che ero. All'ora di cena, la vidi tirare fuori una scatola di plastica trasparente contenente del sushi, una nuova informazione. Estrassi il mio panino e incominciai a mangiarlo.

 

"Ti piace il sushi?" le chiesi, notando la sua abilità con le bacchette

 

"Molto. Mi sarei accontentata di meno, ma la mia amica che era con me, quando l'ha visto ha detto che dovevo comprarlo assolutamente." Sembrava sempre voler dare l'impressione di una ragazza semplice, ma non capiva che lo era comunque a dispetto dei suoi gusti? Però, incamerai la notizia, poteva tornarmi utile. "A te piace?" mi domandò

 

"Sì, vado spesso al ristorante Giapponese" era vero, non stavo cercando di fare colpo. Poi mi accorsi che era sola, ovviamente preferivo così, ma non era carino da parte mia non preoccuparmi affatto della sua amica 

"Perché la tua amica non c'è?" 

 

"Resta qualche giorno a Roma da due nostre amiche, io devo tornare per il lavoro, tu, invece dove stai andando?" Ah ok, tutto a posto! Apprezzai il suo interessamento, ma d'altronde io mi ero fatto i fatti suoi, era giusto che me lo chiedesse.

 

"Sono diretto a Firenze, vado a fare il turista!" ero entusiasta della mia gita e non nascondevo affatto la mia eccitazione

 

Ormai non mancava molto a Firenze e rimuginai sul passo seguente, dovevo chiederle di uscire. Ogni cosa che aveva detto o fatto, me l'aveva fatta apprezzare ancora di più. Ogni volta che avevo incrociato i suoi occhi castani, mi erano piaciuti sempre di più, incastonati il quel bianco perlaceo, non importava, in qualsiasi modo sarebbe finita dovevo rivederla.

 

Quando una voce in filodiffusione annunciò la stazione di Firenze, colsi l'attimo "Io sto per scendere, Simona. Resto in Italia, ancora per qualche giorno, ti andrebbe di uscire una sera prima che parta?" attesi la risposta con il fiato sospeso

 

La vidi incamerare la domanda, restarne sorpresa e cercare il modo per rispondere. Poi lo fece "Sì" non disse altro, ma a me bastò

 

"Bene ti lascio il mio numero, ci sentiamo fra qualche giorno, visto che devi lavorare potremo vederci Sabato prossimo, decideremo dove, ok?" odiai dover rovinare quel momento romantico con i dettagli tecnici, ma erano inevitabili e le scrissi il mio numero sul suo telefono.

 

"Ok" annuì lievemente, non riuscivo a capire il suo stato d'animo

 

Ne approfittai nuovamente, avevo un'idea in testa e volevo realizzarla a tutti i costi "Dimmi solo una cosa…Qual è il tuo vino preferito?"

 

"Bianco" rispose senza scomporsi

 

"Perfetto. Ci vediamo Sabato!" avrei scelto il miglior vino bianco sul mercato, per lei. Purtroppo dovevo scendere, o non sarei riuscito a vedere Firenze, non sarebbe poi stato così male, restare lì con Simona, no? In effetti sarebbe stato bello, ma non volevo mostrarmi così pedante, sorrisi e scesi dal treno.

Mentre raggiungevo l'Hotel che avevo prenotato, non potei fare a meno di sorridere, ce l'avevo fatta! L'avrei rivista!

 

Simona POV

 

Avevo passato la settimana più lunga di tutta la mia vita. Non c'era stato giorno che non avessi pensato a Sebastian e, ogni giorno, ero stata tentata di scrivergli un messaggio o chiamarlo. Mi ero imposta di attendere fino al Venerdì, non volevo dargli l'impressione della fan adorante che attendeva solo un minimo gesto da parte sua. Era un bell'uomo, questo era innegabile ed era un fatto di cui ero a conoscenza da tempo: la sua avvenenza mi attraeva; era alto, biondo, con gli occhi azzurri ed era molto più grande di me. Era il mio ideale di uomo, se poi avesse avuto un filo di barba in più sarebbe stato perfetto. Quello che invece non sapevo, e che avevo scoperto durante quel lungo viaggio in treno, era che mi piaceva anche il suo modo di fare, di parlare e che mi sentivo a mio agio, insieme a lui. Questo volevo che sapesse, che ero interessata a Sebastian, non all'attore.

Alla fine ce l'avevo fatta, avevo resistito fino al Venerdì, anche grazie a Gaia, che da quando aveva saputo dell'accaduto non aveva smesso un istante di urlarmi nelle orecchie la sua gioia. Soprattutto dopo il suo ritorno. 

Dovevo ammettere che nel momento in cui avevo telefonato, non ero più stata in grado di respirare e che quando Sebastian aveva risposto, il pavimento era crollato sotto i miei piedi. Di questo ero sicura. 

Era stato gentile e quando aveva scoperto che ero io, mi era parso di sentirlo contento, mi fece molto piacere. In particolare modo, quando confessò che attendeva la mia chiamata da giorni. Ero arrossita e avevo ringraziato tutti i Santi che non avesse potuto vedermi. 

Dopo gli iniziali convenevoli, mi aveva chiesto se era un problema per me andare a Stresa sul Lago Maggiore. Ci pensai un istante, erano tre ore di macchina, ma ce l'avrei fatta. Ci accordammo per trovarci alle otto sul porticciolo del paese. Ci eravamo salutati in modo educato, ma senza alcuno slancio emozionale.

Nessuno dei due si era sbilanciato, ma era comprensibile. Sebastian poteva credere che fossi interessata a lui, solamente come fan o che fossi un'arrivista e io, sebbene avessi intuito un interesse da parte sua, ero ancora emozionata all'idea di uscirci insieme.

Avevo riferito il nostro programma a Gaia, l'unica a conoscenza dell'accaduto. Dopo gli sviluppi, non volevo che si risapesse in giro, scatenando pettegolezzi. Lei aveva incominciato a saltellare per tutta la casa, adorava il Lago Maggiore e mi disse di riferire a Seb i miei complimenti per la scelta. Non avrei potuto farlo, che figura ci avrei fatto?

Il Sabato pomeriggio, feci una doccia, mi sistemai i capelli naturalmente mossi e partii. I miei genitori erano via con amici e non dovetti dare spiegazioni a nessuno. Per guidare mi ero vestita comoda, avrei indossato gli abiti da sera una volta arrivata. Durante il viaggio tenni la mente occupata, ascoltando il CD di Lady Gaga e cantando sulle canzoni. Non mi accorsi nemmeno della lunghezza del viaggio.

Raggiunta Stresa, capii perché a Gaia piacesse tanto. Era un posto incantevole e la vista del lago mozzafiato. Avevo ancora un'ora prima dell'appuntamento, andai in un bar, ordinai un caffè e usufruii della toilette per cambiarmi. Indossai i miei jeans blu scuro, le scarpe tacco otto, color champagne e la camicia di seta vedo non vedo dello stesso colore. Sistemai i capelli e mi guardai allo specchio. Forse un po' di trucco non avrebbe guastato, ma non ero abituata a truccarmi e decisi di non mettere sul mio viso cose che avrebbero potuto irritarlo. E poi non mi ero portata niente!

Uscii dal bagno, guardai l'ora e con passo svelto, erano già le otto, raggiunsi il porto. 

Lo vidi immediatamente. Era di spalle e stava ammirando il lago. Indossava i jeans come me, ma sopra aveva un elegante giacca nera. Lo raggiunsi e mi misi al suo fianco. Si voltò e, prima ancora che dicesse una parola, lessi nel suo sguardo lo stupore. Per cosa? Ero puntuale ed era abituato a donne ritardatarie? Ero arrivata fin lì sana e salva ed era risaputo, secondo alcuni cliché, che le donne guidano male? Non potevo sapere quali pensieri attraversavano la sua mente, ma ero felice di poter nuovamente incrociare i suoi dolci e birichini occhi blu.

 

"Ciao." non disse altro. Sembrava incerto su come continuare.

 

"Ciao." Sorrisi involontariamente, come se fosse un gesto automatico. Ero nervosa e felice. Agitata e al settimo cielo. Ero ad un appuntamento con Sebastian Roché. Il mio lato da ammiratrice mi faceva sentire con una ragazzina di quindici anni alle prese con il suo idolo, ma la parte di me donna mi rendeva emozionata. Ero al primo appuntamento con un uomo affascinante e che faceva salire vertiginosamente la mia temperatura corporea.

 

"Come stai? Hai passato una buona settimana?" Chiese educato. Quegli imbarazzanti inizi erano sempre d'obbligo.

 

"Tutto bene. Ho lavorato e mi sono goduta l'inizio della primavera. A te è piaciuta Firenze?" Non lo chiesi per obbligo, ero davvero interessata a saperlo.

 

"Moltissimo. E' una città piena d'arte, come tutta l'Italia del resto. Spero di poter visitare altre città il prima possibile." 

 

"Sono sicura ti piaceranno…" Abbassai gli occhi sulle mie scarpe che trovai irresistibilmente interessanti. Purtroppo per me, non riuscivo a reggere il suo sguardo per più di due minuti.

 

"Ti chiederai perché ti ho fatta venire fin qui. Te lo spiego subito. " Lo guardai di nuovo. Aveva l'aria di essere preoccupato per avermi fatto fare tutta quella strada. "Mi trovavo in un ristorante, a Firenze, e il cameriere che mi ha servito è di queste parti. A fine serata, mi ha raccontato delle sue bellezze e ho pensato che potesse essere una bella cornice per il nostro appuntamento." 

 

"E' bellissima. Sono contenta di essere venuta qui." 

 

"Ora se vuoi seguirmi, ti porto in barca." Mi prese la mano. Sentii un brivido attraversarmi il corpo e faticai a respirare.

 

"In barca?" chiesi con voce malferma.

 

Sebastian assunse un'espressione preoccupatissima "Soffri di mal di mare?" 

 

"No. E, comunque, questo è un lago." Mi sfuggì una risatina irritante. Come mi era venuta quella pessima battuta? 

 

Sebastian rise. Riconobbi la galanteria di quel gesto. Nessuno avrebbe riso ad una battuta del genere, nemmeno mia nonna. "Vero. Andiamo."

 

Mise in moto la piccola imbarcazione e durante il tragitto osservai il suo avambraccio muscoloso che guidava sicuro quel mezzo. Mi dava sicurezza, come se al suo fianco mi sentissi protetta da tutto e da tutti. 

In pochi minuti raggiungemmo quella che sembrava un'isola. Sebastian fermò la barca e mi aiutò a scendere.

 

"Questa è l'isola dei pescatori. E' molto pittoresca. L'ho visitata oggi per scegliere il posto adatto." 

 

Si era dato tutto quel da fare per me? Ero profondamente lusingata. "E' molto carina." Feci una pausa e poi decisi di chiederlo "Qual è il programma della serata?" 

 

"E' molto semplice. Avrei voluto portarti a mangiare il sushi, ma qui non lo fanno. Ho scelto un ristorante dove cucinano pesce di lago, spero ti piaccia comunque. Poi, dopo cena ho una sorpresa."

 

"Una sorpresa?" Era davvero tutto reale? 

 

"Vedrai…" Non smise un attimo di stringermi la mano e incominciai ad abituarmi al suo calore a contatto con la mia pelle.

 

Mi condusse in un ristorante poco lontano dall'ormeggio, dove su consiglio dei gestori, ordinammo una frittura di pesce di lago. Durante tutta la durata della cena, parlammo delle nostre rispettive vite. Di come lui era arrivato a fare l'attore, del mio lavoro, delle nostre famiglie e amicizie. Nuovamente, più parlavo con lui, più mi rendevo conto che avevamo un modo molto simile di pensare e che mi attraeva molto più del dovuto. Non era più la semplice attrazione ammiratore-idolo. Eravamo seduti l'una di fronte all'altro, ma desideravo averlo molto più vicino di così.

La cena finì in fretta e, con l'avvicinarsi della sorpresa, sentii aumentare i battiti del mio cuore. Senza dirmi niente, mi prese per mano e mi portò in una zona buia di quella minuscola isoletta. Sentii la sua mano lasciarmi e poco dopo lo vidi accendere diverse torce appese a due alberi. Per terra era appoggiata una coperta, sui cui si trovava un cesto di vimini chiuso.

Sebastian m'invitò a sedermi con lui sulla coperta. Non me lo feci ripetere due volte. Non appena mi misi comoda, aprì il cesto.

 

"Ho portato il tuo vino preferito. Bianco. Non sapendo altro, ho scelto io." Sorrise trionfante, fiero del suo gesto.

 

Aveva ideato tutto quello sul treno? Incominciavo a pensare di interessargli davvero. "Non dovevi…E' così bello questo posto. E' davvero romantico!" Mi resi conto troppo tardi di ciò che avevo detto.

 

"Grazie al cielo! Temevo di non piacerti! Mi sarebbe dispiaciuto, perché a me piaci molto." Fissò i suoi occhi nei miei e in quel momento non fui in grado di abbandonarli.

 

"N…no. Tu mi piaci moltissimo. Tu, Sebastian, intendo." Cercai di sembrare sicura di me, ma sentivo le gambe tremare, nonostante fossi seduta.

 

"Bene. Questo è un buon inizio." Inizio? Voleva dire che ci saremmo rivisti? Ma lui non era un donnaiolo incallito?

 

"La serata che hai organizzato lo è di certo." Mi versò un bicchiere di vino.

 

"Allora brindiamo. Ad una serata speciale, per una ragazza speciale." Avvicinò il bicchiere al mio.

 

"Ok…" Dissi soltanto come una cretina.

 

Buttai giù il vino tutto d'un fiato. Non sapevo cosa aspettarmi dal resto della serata, non sarei potuta rimanere lì e non avremmo fatto le ore piccole, io dovevo tornare a casa mia e il viaggio era piuttosto lungo.

 

"Dimmi a cosa pensi…?" mi chiese dopo qualche minuto.

 

"Solo che vorrei che questa serata non finisse mai." Risposi sinceramente. Che senso aveva, ormai mentire?

 

"Nemmeno io, ma ce ne saranno molte altre. Voglio rivederti Simona, sarà possibile?" Si avvicinò terribilmente. Non mi allontanai.

 

"Sì." Una sola parola, ogni incertezza svanita.

 

Avrei dovuto aspettarmelo, ma rimasi comunque sorpresa. Sapevo che eravamo molto vicini, ma quando Sebastian mi baciò, scoprii che era inaspettato. Non passò molto, che iniziai a ricambiare quel bacio. Le sue labbra erano esperte e sapevano del vino appena bevuto. Sapevano di lui. Mi trovai a considerarlo il sapore più buono del mondo. 

Sebastian mi prese il viso fra le mani e non resistetti infilai le mie nei suoi capelli, iniziando a giocarci. L'unica cosa che riuscivo a pensare, era che quello era il bacio migliore che mi fosse mai capitato. Ma non era il bacio in sé a farmi pensare quello, bensì il fatto che stessi baciando l'uomo che in sole due volte, mi aveva completamente stregata.

Decidemmo di riprendere fiato. Sarebbe stato impossibile continuare oltre e ci rendemmo conto che era già tardi. Dovevo tornare a casa. Tornammo sulla terra ferma e mi accompagnò alla macchina.

 

"Ti ringrazio della splendida serata." Ero triste non volevo già andarmene a casa.

 

"Ci vediamo presto…"Mi assicurò lui "Devo tornare in America, ma appena potrò tornerò da te."

 

"O verrò io." Sì, l'avrei fatto.

 

"Ogni volta che potremo ci vedremo." Mi accarezzò il viso con il pollice.

 

"Sarà dura…" ammisi più a me stessa che a lui.

 

"Dobbiamo farlo. Facciamolo per amore." Annuii incapace di parlare. Sebastian mi baciò di nuovo e sentii una lacrima sfuggire al mio controllo.

 

Quando quel tenero bacio terminò, salii in macchina e partii. Non potevo trattenere oltre le mie lacrime. Affrontai il viaggio. Ero triste non sapevo quando io e Sebastian ci saremmo rivisti, ma una parte molto importante di me, era felice. Volevo stare con lui. Stavo con lui ed era tutto ciò che avevo sempre desiderato.

 

Sebastian POV

 

Mi ero goduto Firenze solo parzialmente, in quei giorni. I miei pensieri erano andati solo a Simona. Non avevo fatto altro che attendere la sua chiamata. Mi alzavo la mattina e mentre mangiavo i croissant fissavo il telefono, avevo visitato gli Uffizi e mentre guardavo i quadri stringevo il cellulare nella speranza che suonasse. Nemmeno la cupola del Brunelleschi era riuscita a distogliere la mia mente da lei.

Avevo atteso e intanto aveva passato il mio tempo ideando il nostro appuntamento. Una sera in un ristorante del centro dove stavo bevendo vino bianco, ormai bevevo solo quello, un cameriere mi aveva riconosciuto. Avevamo scambiato due parole e lui mi aveva raccontato della sua provenienza. Veniva dalla zona del Lago Maggiore, ma si era trasferito lì per amore. MI aveva parlato così entusiasticamente del posto che avevo deciso di invitare Simona ad una cena sul lago.

Ero andato là fin da giovedì, programmando tutto e studiando il posto nei minimi dettagli. Speravo vivamente che tutto sarebbe andato per il meglio. Non ero molto consapevole di quello che mi stava succedendo. Ero stato particolarmente coinvolto nella mia vita, non più di un paio di volte, ma nulla era stato paragonabile a questo. Non avevo mai sentito le emozioni che avevo provato in treno con lei. Non avevo mai atteso la telefonata di qualcuno, come stavo attendendo la sua. Ero certo non si trattasse di amore, era troppo presto perché fosse così, ma di qualsiasi cosa si trattasse, mi aveva sconvolto l'esistenza. Ero perdutamente cotto di lei. Mi era piaciuta da subito alla Convention e ancora di più in treno, ma quel distacco forzato mi aveva fatto capire che volevo solo e soltanto lei.

Il Venerdì la chiamata era arrivata. Restai dieci secondi buoni a godermi il suono del telefono, che mi apparve come la più celestiale delle musiche. Dopo di che avevo risposto, scoprendo che esisteva un suono migliore: quello della sua voce. Avevo cercato di essere razionale, come sembrava lei, ma non ero riuscito a trattenermi dal confessarle che avevo atteso la sua chiamata per giorni, ero stato talmente contento di sentirai che non avevo potuto trattenere quelle parole. Simona reagì silenziosamente, avrei voluto averla davanti, dal suo volto avrei capito cosa stesse provando.

Mi ripresi, dopo poco, e le diedi i dettagli per il Sabato. Inizialmente temetti di aver esagerato: Sarebbe dovuta venire fin lì da sola, ma trovai i miei dubbi infondati perché accetto l'idea con entusiasmo.

Il Sabato era arrivato più lentamente del previsto e ogni ora di quel giorno era passata come un contagocce: Insopportabilmente lenta. Quando mi trovai a dover scegliere cosa indossare, mi sentii una donna. Non riuscivo a decidere era come se da quel completo dipendesse tutta la mia vita, infine, avevo scelto i jeans, una maglietta nera (abbigliamento che portavo spesso), ma con il tocco elegante di una giacca. Sperai che a Simona piacesse.

A passo svelto, anche se ero in anticipo, avevo raggiunto il piccolo porto di Stresa e, guardando il lago, avevo atteso. Le mani erano infilate nelle tasche ed ero talmente concentrato a pensare alla serata che non mi accorsi del suo arrivo. Solo quando si mise al mio fianco, la scorsi con la coda dell'occhio e mi voltai. Fu come se vedessi per la prima volta dalla Domenica precedente. Simona era bellissima, come sempre. Aveva indosso indumenti semplici, jeans e camicetta, ma anche lei aveva un tocco di eleganza: le scarpe con il tacco. Il suo viso era naturale, perfetto così com'era. Il trucco l'avrebbe solamente rovinato, anziché esaltarlo, perché in lei non c'era niente che non fosse perfezione allo stato puro.

 

"Ciao." Non riuscii a dire altro, solo il minimo rudimento di educazione. Dovevo riprendermi o sarebbe stata dura reggere un'intera serata.

 

"Ciao." Sorrise e mi resi conto, che la mia ripresa non era affatto iniziata. Se possibile ero peggiorato.

 

"Come stai? Hai passato una buona settimana?" Domandai con un sforzo superiore alle mie possibilità. Ma parlarle era l'unico modo per non staccare gli occhi da lei. Dovevo guardarla.

 

"Tutto bene. Ho lavorato e mi sono goduta l'inizio della primavera. A te è piaciuta Firenze?" Come riusciva ad essere così tranquilla?

 

"Moltissimo. E' una città piena d'arte, come tutta l'Italia del resto. Spero di poter visitare altre città il prima possibile." Espressi solamente un sincero parere.

 

"Sono sicura ti piaceranno…" La vidi abbassare lo sguardo, mi sentii vuoto senza poter godere dei suoi occhi.

 

Ero ancora incerto sulla mia idea di farla venire fin lì e pensai meritasse una spiegazione "Ti chiederai perché ti ho fatta venire fin qui. Te lo spiego subito. "Mi trovavo in un ristorante, a Firenze, e il cameriere che mi ha servito è di queste parti. A fine serata, mi ha raccontato delle sue bellezze e ho pensato che potesse essere una bella cornice per il nostro appuntamento." 

 

"E' bellissima. Sono contenta di essere venuta qui." Mi guardò nuovamente e io mi sentii nuovamente completo.

 

Afferrai la sua mano, mi piacque al di sopra dei limiti umani sentirla stretta alla mia. "Ora se vuoi seguirmi, ti porto in barca."

 

"In barca?" domandò sembrando terrorizzata.

 

Ero il solito stupido impulsivo! Non avevo pensato che potesse soffrire il mal di mare! Avrei dovuto! Sarebbe bastato trovare un buon posto dove cenare, lì a Stresa. Ma no! Io dovevo sempre fare così, agire senza pensare! 

 

"Soffri di mal di mare?"  Questa volta quello terrorizzato ero io.

 

"No. E, comunque, questo è un lago." Rispose ridendo lievemente.

 

Risi, mi piaceva la sua ironia. Quel modo con cui aveva stemperato la tensione e quell'imbarazzante momento. "Vero. Andiamo."

 

Misi in moto la barca, avevo la patente nautica fin da ragazzo; mio padre aveva voluto che la prendessi e in quel momento apprezzai la sua insistenza. Guidavo tranquillo, perché ero abituato a quel tipo di mezzo. L'unica cosa che mi rendeva nervoso e agitato era la presenza di Simona al mio fianco. Avrei voluto abbracciarla, farle sentire che con me era al sicuro e non aveva niente da temere. Pensai fosse un po' presto per un gesto di quel genere e lasciai perdere, raggiungendo l'isola dei Pescatori in pochi minuti.

 

"Questa è l'isola dei pescatori. E' molto pittoresca. L'ho visitata oggi per scegliere il posto adatto." Ogni tanto continuavo ad assumere quel ruolo da guida turistica.

 

"E' molto carina." Fui estremamente contento del suo parere. Continuai a guardarla e la vidi cercare il coraggio di dire qualcosa. Attesi, non volevo deluderla. "Qual è il programma della serata?"

 

Di nuovo dovevo dare informazioni. Almeno era una cosa che mi veniva bene. "E' molto semplice. Avrei voluto portarti a mangiare il sushi, ma qui non lo fanno. Ho scelto un ristorante dove cucinano pesce di lago, spero ti piaccia comunque. Poi, dopo cena ho una sorpresa."

 

Il suo volto s'illuminò "Una sorpresa?" 

 

"Vedrai…" Stringevo ancora la sua mano ed ero molto riluttante a lasciarla andare. Ogni contatto con lei, mi piaceva molto più del dovuto.

 

Andammo nel ristorante che avevo scelto e, mentre mangiavamo, iniziammo a parlare un po' più tranquillamente. Le parlai del mio lavoro di attore e lei del suo. Mi sentivo a mio agio, come se fra di noi ci fosse già una profonda intimità e stare insieme ci venisse incredibilmente naturale. Ogni volta che la guardavo, il mio cuore faceva piccoli balzi mai sazio di ciò che i miei occhi vedevano.

Dopo cena, presi di nuovo la sua mano: anelavo quel piccolo pezzo di lei e per tutto il tempo in cui non l'avevo potuto toccare mi era mancato immensamente. La condussi nella zona che avevo adibito per la sorpresa, dove, mio malgrado, fui costretto a lasciarla per accendere le torce. Per un attimo trattenni il fiato, e se non le fosse piaciuta? La luce illuminò la coperta che avevo adagiato sul terreno, osservai il suo volto. Possibile che con quella fioca illuminazione fosse ancora più bello? Le chiesi di sedersi con me sulla coperta e, Simona, non esitò un attimo a farlo. Aprii subito il cesto di vimini.

 

"Ho portato il tuo vino preferito. Bianco. Non sapendo altro ho scelto io." Sorrisi. Ero contento di ciò che avevo organizzato. Avevo sempre pensato che la serata migliore con la donna dei propri sogni doveva essere accompagnata da del buon vino. Era la prima volta che facevo un gesto del genere e, io stesso, me ne ero sorpreso quando sul treno l'avevo ideato. Ma Simona era tutto ciò che avevo sempre sognato e più stavo con lei, più me ne accorgevo.

 

La vidi felice e stupita, non si era aspettata tutto questo."Non dovevi…E' così bello questo posto. E' davvero romantico!" Si ritrasse come se si fosse resa conto di aver parlato troppo.

 

Le sue parole mi regalarono una gioia infinita. Avevo incominciato a temere di non interessarle. Appariva sempre tanto tranquilla, mentre io ero un subbuglio di emozioni che l'unica spiegazione che mi ero dato era quella. Sapere che considerava quel posto romantico, mi aveva dato una speranza che temevo di non poter avere. "Grazie al cielo! Temevo di non piacerti! Mi sarebbe dispiaciuto, perché a me piaci molto." La guardai in quei suoi grandi occhi castani e mi sentii perso in un sogno.

 

"N…no. Tu mi piaci moltissimo. Tu, Sebastian, intendo." Se fossi stato in grado di pensare avrei ragionato su ciò che aveva appena detto. Sapere di piacerle aveva mandato il mio cervello in tilt, scoprire che era interessata a me e non l'attore aveva mandato fuori uso ogni singola sinapsi.

 

"Bene. Questo è un buon inizio." Che frase stupida! Sebastian, ma sei impazzito? Una ragazza adorabile ti dice che le piaci e tu rispondi "bene" come se ti avesse dato il preventivo per un automobile? Cretino!

 

Fortunatamente lei era molto più padrona di se stessa di quanto non lo fossi io. "La serata che hai organizzato lo è di certo." Fui grato di sapere che le stava piacendo, perché lo avevo sperato con tutte le mie forze.

 

Le versai un altro bicchiere di vino e proposi un brindisi, esponendomi ancora di più. "Allora brindiamo. Ad una serata speciale, per una ragazza speciale." 

 

La vidi emozionarsi e mi sentii completo "Ok…" Forse anche lei aveva perso un po' di controllo.

 

Diventò pensierosa all'improvviso, bevve l'intero bicchiere e non disse una parola. Mi preoccupai, volevo sapere cosa la stava angustiando. 

 

"Dimmi a cosa pensi…?" Non potei evitare di porre quella domanda.

 

"Solo che vorrei che questa serata non finisse mai." Non riuscii a rispondere subito, perché mille pensieri affollavano la mia mente. Il primo: ero ancora in grado di respirare? Il secondo: Esiste un modo per fermare il tempo? Il terzo: Nuovamente ero un cretino. Avevo scelto una cornice pittoresca per noi, ma non avevo pensato che avrebbe dovuto affrontare il viaggio di ritorno. Avrei potuto chiederle di restare lì con me, ma non volevo rovinare tutto. Ci sarebbe stato tempo per passare la notte, le notti, insieme.

 

Mi avvicinai a lei, quella breve distanza era terribilmente fastidiosa. "Nemmeno io, ma ce ne saranno molte altre. Voglio rivederti Simona, sarà possibile?" Mi sentii obbligato a chiederlo. Volevo a tutti costi una conferma. La parola che avrebbe spalancato le porte alla mia felicità.

 

E quella parola arrivò. "Sì." 

 

Forse non era il momento adatto e forse avrei dovuto aspettare il momento dei saluti, ma non riuscii a resistere oltre. Annullai quei pochi centimetri e la baciai. Sublime beatitudine! Il calore delle sue labbra sulle mie, creava un'esplosione di emozioni incontrollabili. Sarebbe servita tutta la mia forza di volontà per staccarmi da lei, ma sapevo che sa quel momento, non avrei desiderato altro che baciarla nuovamente.

Le presi il viso fra le mani, un gesto che mi avrebbe permesso di riprendere il controllo. Le mie labbra l'avevano perso completamente. Non potevo essere preparato alla sua reazione: infilò le dita nei miei capelli e fermarmi diventò impossibile. Sentivo la sua pelle di porcellana sotto i miei palmi, che insieme alle sue carezze sulla testa, mi mandavano in estasi. Dovevo riuscire a controllarmi o più avanti cosa sarebbe successo?

Riuscimmo a smettere di baciarci solo quando ci ritrovammo con il fiato corto. Purtroppo era tardi e Simona doveva andarsene. Non credetti possibile l'aver passato tutto quel tempo perso in lei, non che me ne pentissi.

 

"Ti ringrazio della splendida serata." La sua voce era triste. Non ero sicuro se esserne felice o dispiacermene.

 

"Ci vediamo presto…Devo tornare in America, ma appena potrò tornerò da te." Volevo dissipare quella sua tristezza, ma scoprii che stavo rassicurando anche me. Non volevo più stare senza di lei.

 

"O verrò io." Rispose decisa. Sentii una nuova emozione farsi strada dentro di me.

 

Le accarezzai il viso con il pollice "Ogni volta che potremo ci vedremo." Sì, lei sarebbe diventata la mia priorità.

 

"Sarà dura…" Lo sapevo, ma non volevo pensarci. Stare con lei era più importante.

 

"Dobbiamo farlo. Facciamolo per amore." Ah…allora era amore quell'emozione nuova che stavo sentendo? Sì, era così e il mio cuore l'aveva capito prima del mio cervello. Non avevo mai pensato che l'amore mi avrebbe scovato, ma alla fine c'era riuscito.

 

Simona annuii e sentii tremendamente bisogno di baciarla di nuovo. Quel bacio non aveva nulla di simile a quello precedente, conteneva tutta la tristezza di quella temporanea separazione. Fui costretto a lasciarla andare. Fissai i suoi occhi nei miei per un'ultima volta, quella sera e lasciai che partisse. Guardare la sua macchina allontanarsi fu la cosa più difficile di tutta la mia vita. Facciamolo per amore, avevo detto e, quella sera, l'avevo fatto. Avevo fatto in modo che lei fosse mia, speravo che mi considerasse altrettanto suo.

 

Simona POV

 

Come sono andate le cose fra me e Sebastian? Sarei tentata di lasciarvi senza una risposta, lasciando che la vostra immaginazione viaggi verso le strade più diverse, ma non sarò così cattiva. E' stata davvero dura, soprattutto all'inizio, poi l'abitudine di andare e venire ha preso il sopravvento e stare con lui è diventato più semplice. E poi? E' continuata? Lascio a voi il giudizio.

Siamo andati avanti diverso tempo accumulando miglia aeree, finché non ho deciso di trasferirmi in America per stare con lui. Ah! Dimenticavo…Ci siamo anche sposati e sono la donna più felice dell'intero universo, insieme a Gaia che può venire a trovarmi ogni volta che vuole e che è felice di poter visitare il set di "Supernatural" a più riprese.

 

Sebastian POV

 

Ero sicuro che fosse amore e avevo avuto ragione. Simona ed io siamo la coppia più affiatata che abbia mai conosciuto e stare con lei, supera le mie aspettative ogni giorno. Ci siamo sposati, dopo una lunga serie di voli intercontinentali e ora viviamo nel nord della California, dove abbiamo comprato un vigneto che, guarda caso, produce vino bianco. Tutte le sere, dopo il tramonto, ne beviamo un bicchiere seduti sull'erba, ricordando il nostro primo appuntamento. La serata che ci ha cambiato al vita.

Io faccio ancora l'attore, ma spesso sono impegnato non solo con la donna che amo, ma con i nostri tre piccoli bambini. Tutti maschi e tutti biondi con gli occhi azzurri. Sembrano degli angeli, ma da Balthazar potevate aspettarvi qualcosa di diverso?

   
 
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