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Autore: nightwind    07/10/2011    4 recensioni
Che cosa le stava succedendo? Si stava... innamorando?
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Haruka/Heles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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ONE DAY I'LL FLY AWAY

 

 

 

 

 

 

 

If I could end the quest for fire

For truth, for love

For my desire...

 

 

 

 

 

 

Il sole stava tramontando. Ogni tanto i suoi raggi dorati si mostravano fra i grattacieli, brillando rapidamente per qualche attimo sull'asfalto. Fuori, il rumore delle migliaia di motori che ruggivano all'unisono costituiva l'unica colonna sonora di Tokyo. Dentro l'auto, invece, c'era un perfetto silenzio.

Haruka cambiò marcia e premette di più sull'acceleratore. Guidava come al solito, rapidamente, decisamente, facendo sgusciare la Toyota di suo padre fra le macchine dell'autostrada. Guidava senza davvero fare caso a quello che stava facendo.

Ogni suo gesto era ormai automatico, come le era automatico il percorso che stava facendo. Stava tornando a casa.

Tamburellò sul cambio con le dita, mentre superava una vecchia Suzuki nera. Tornando a casa. Forse non era vero. Quella era la casa dov'era cresciuta, era vero, la bella villa dei Tenoh in uno dei distretti più ricchi di Tokyo. Con le stanze in cui aveva mosso i primi passi. Il giardino che aveva sempre degnato di pochissimi sguardi, nonostante l'insistenza di sua madre. Il garage enorme dove suo padre le aveva insegnato a guidare, prima che lei lo superasse in abilità in pochissimo tempo. Forse era l'unica cosa che rendeva suo padre fiero di lei, il fatto che, nonostante avesse il difetto di essere nata femmina, guidava come un uomo. Aveva tanti ricordi in quella casa, ma ultimamente aveva l'impressione che le cose si fermassero lì. Ricordi. Nient'altro.

Quella non era davvero casa sua, non era il posto in cui si sentiva felice. Non era, lo sapeva benissimo, il posto dove avrebbe vissuto tutta la vita.

Eppure, per i suoi genitori, c'era una sola maniera di lasciare la casa paterna. Sposarsi. E preferibilmente con un ottimo partito.

Stringendo i denti, accelerò ancora di più, sollevando un rumore di protesta dalla Toyota.

«Scusa, macchina.» mormorò.

Ecco almeno qualcuno che sarebbe stato contento che lei andasse via di casa: il motore della macchina, che lei costringeva sempre ad accelerazioni troppo brusche per i suoi cavalli.

Sì, ne era sicura. Un giorno se ne sarebbe andata da quella casa. Un giorno sarebbe volata via da quel posto, per seguire la sua via, la sua vita. Quello che desiderava lei.

Quel pensiero creò un'immagine precisa che le aleggiò davanti agli occhi. Una cascata di capelli color verde acqua. Un sorriso luminoso, anche se a volte velato da malinconia. Degli occhi di un azzurro incredibile, che sembravano brillare come l'oceano sotto il sole.

Haruka deglutì, tentando di concentrarsi sulla strada, ma l'immagine non voleva andarsene, restava lì davanti a lei, come a prendere in giro i suoi inutili tentativi di calmare i battiti del suo cuore che si facevano sempre più rapidi.

Tentò di respirare normalmente. Che cosa le stava succedendo? Si stava... innamorando?

No, l'amore non aveva mai interessato Haruka Tenoh. A lei bastavano le corse sulla pista di atletica per sentirsi soddisfatta. Gli unici di cui si innamorava erano i nuovi modelli di auto da corsa. Non aveva mai avuto bisogno di altro. Almeno, finora.

Si diresse rapidamente verso l'uscita dell'autostrada senza quasi accorgersi di quello che stava facendo.

«Stupida.» sussurrò a sè stessa, fissandosi nello specchietto retrovisore «Non ti sei mai accorta che ti è sempre mancato qualcosa.»

Ed era vero, sulla scia di quei pensieri che le si rincorrevano nella mente mentre guidava, riusciva finalmente ad ammetterlo. Le mancavano delle carezze, leggere come sogni, che sfioravano la pelle. Le mancavano dei baci, dolci, silenziosi. Le mancava tutto un tassello di vita, un tassello importantissimo che si era sempre sforzata di dimenticare, per non pensare che forse non avrebbe mai potuto aggiungerlo a quel puzzle senza senso che era la sua anima.

Ma quel giorno, mentre rallentava leggermente inoltrandosi nell'elegante viale alberato che portava alla villa dei Tenoh, Haruka capì che quel tassello non era perso per sempre. Lei esisteva. Michiru. Solo il suono di quel nome la faceva sentire perfettamente bene, come se la sua intera vita avesse cominciato a ruotare attorno a quel nome, a quei capelli, a quel sorriso.

Haruka alzò lo sguardo sull'imponente villa bianca che le si stagliava davanti. Sì, un giorno se ne sarebbe andata. Un giorno sarebbe volata via da quel posto. E sapeva che quel giorno, al suo fianco, ci sarebbe stata Michiru. E che sarebbe stato solo il primo giorno di un'eternità assieme a lei. Assieme alla donna che amava.

 

 

 

 

 

 

NIGHTWIND'S CORNER

Dunque. Questa one-shot mi è venuta in mente oggi mentre tornavo a casa in macchina (appunto) e ascoltavo «Alibi» dei 30 Seconds to Mars, da cui viene la citazione all'inizio della storia. Mi sono immaginata all'improvviso Haruka che tornava a casa, anche se non si sa assolutamente niente dei suoi genitori o della sua vita prima di incontrare Michiru e scoprire il suo destino, e cominciava a capire cosa provava davvero per Michiru.

So che non ha assolutamente senso, ma boh, mi è venuta in mente, l'ho scritta e, dato che non mi sembra che sia venuto un disastro, la pubblico... Mi direte voi cosa ne pensate...

Ah, il titolo viene da una delle canzoni di «Moulin Rouge!», ma soprattutto mi piaceva per l'associazione tra l'idea di andarsene da casa e quella, letteralmente, di volare, visto che sappiamo che Haruka è la guerriera del vento. Quindi, direi che posso dedicare questa “cosa” a tutti quelli che sperano di andarsene un giorno via da casa, con la persona che amano.

  
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