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Autore: LazySoul    07/10/2011    4 recensioni
Dal testo:
La temperatura si stava abbassando, ma io non ci feci caso e guardai il cielo stellato, nel quale spuntò presto la luna piena.
Stavo giocando con alcuni fili d’erba, quando sentii alcune foglie secche scricchiolare in una zona in penombra, vicino ad alcuni alberi che delineavano la radura.
Mi alzai in piedi, allarmata, guardandomi intorno e distinguendo il luccichio di due occhi assolutamente non umani, che mi scrutavano.
«Chi c’è?», domandai, a denti stretti, pronta ad attaccare chiunque si fosse avvicinato troppo.
Poi, una folata di vento mi sbatté – letteralmente – in faccia l’odore del nuovo venuto e per pochi istanti rimasi senza fiato dalla sorpresa, prima di esclamare: «Jake!»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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The best birthday of my life (Nessie+Jake)- Lazysoul

The best birthday of my life

 

Erano passati otto anni dall’ultima volta che avevo rischiato di perdere tutto per colpa dei Volturi; la mia famiglia, i miei amici, la mia vita, il mio Jacob... era da un po’ che non riuscivo più a considerare Jacob come un semplice amico. Non che i suoi comportamenti nei miei confronti fossero cambiati eppure c’era qualcosa in lui che mi attraeva. Forse erano i suoi occhi scuri, oppure la sua pelle bronzea, ma a me non importava il motivo, a me preoccupava il risultato.

Tutte le volte che lo vedevo mi sentivo in paradiso tutte le volte che ci sfioravamo, anche se per sbaglio, il mondo cominciava a girare e la mia pelle sembrava prendere una leggera scossa che mi faceva sentire…mi dispiace ma non trovo le parole adatte nemmeno io per descrivere le mie emozioni. Farse in fondo mi stavo innamorando di lui. No, impossibile! Eravamo amici da quando ero nata, eppure la mamma mi aveva raccontato molte volte come si sentiva quando papà le si avvicinava o semplicemente la guardava. Era una coincidenza che io provassi le stesse identiche cose con il mio migliore amico?

Un esempio pratico fu quando, durante il mio sesto compleanno, lui mi augurò tanta gioia e felicità e mi diede un bacio sulla guancia. Ok di per sé non successe niente, ma quel semplice bacio...

Cavolo!

Mi sembra di sentire ancora le sue labbra morbide e perfette sfiorarmi lo zigomo!

Non era una cosa normale, o almeno a me non sembrava giusto.

Mi capitava sempre più spesso di sognarlo, di vedermelo comparire accanto con addosso la solita canottiera bianca e i jeans corti strappati, i capelli corti spettinati e il suo sorriso perfetto, quello che aveva il potere di fermarmi il cuore.

Nel sogno non accadeva nulla di strano, parlavamo per ore e ore in una piccola radura, circondati dagli alberi e dai profumi della foresta. Ad un tratto lui decideva di iniziare una gara di velocità e incominciavamo a correre. Insomma il sogno mi faceva tornare in mente i tipici pomeriggi che un tempo, quando vivevo ancora a Forks, passavamo insieme e che mi mancavano terribilmente.

L’unico particolare, quello che faceva parte della mia fantasia e non dei miei ricordi, era il bacio, quello che mi scoccava dolcemente sulle labbra appena arrivati vicino alla mia ex-casetta.

Tutte le notti lo stesso sogno e tutte le mattine mamma e papà mi svegliavano proprio in quel preciso istante, quando le labbra di lui sfioravano appena le mie...

«Tesoro?», dissero scuotendo leggermente il letto.

Io feci una smorfia, non volevo alzarmi, ero stanca!

«Sai che giorno è oggi?», chiese la voce melodiosa della mamma.

Io sbuffai.

Certo che sapevo che giorno era, non avevano fatto altro che ricordarmelo per una settimana intera!

«Buon Compleanno!», esclamarono insieme.

Di per sé non era triste come avvenimento, dato che non sarei invecchiata mai, ma non avevo voglia di andare a fare shopping con zia Alice.

«Gli altri sono sotto che ti aspettano», sussurrò mamma, baciandomi la fronte e uscendo dalla stanza senza far rumore, seguita da papà.

Mi alzai con calma, rifeci il letto e indossai quel vestitino celeste ai piedi del letto che dovevano aver scelto per l’occasione le zie.

Legai i capelli color rame in una coda alta e poi indossai il medaglione che mi aveva regalato mamma quando ero piccola.

Scesi la scale timorosa.

Non sapevo cosa avrei potuto trovare, anche se più o meno un’idea ce l’avevo.

Arrivata al piano terra vidi tutti raggruppati davanti ad alcuni pacchi regalo che mi augurarono buon compleanno, appena spuntai.

Io sorrisi.

La mia famiglia era strana e piuttosto numerosa; c’erano nonna Esme e nonno Carl con i loro sorrisi dolci e abbracci sinceri, zio Em e zia Rose che mi trattavano come una principessa, zia Ali e zio Jazz che non avrebbero mai smesso di viziarmi e poi mamma e papà che mi volevano un mondo di bene, lo sapevo.

Mentre mangiavo i biscotti  alle nocciole che aveva preparato la mamma, scartai tutti i regali; una maglia del mio gruppo preferito, dei trucchi, delle scarpe, un computer nuovo, un libro e un portagioie.

La mattina passò così e poi, verso mezzogiorno sentii arrivare un’auto.

Nonno Charlie con nonna Sue.

Pranzai insieme a loro, chiacchierando e ricevendo un altro regalo; una maglia color verde prato comprata a Seattle e un paio di orecchini d’argento.

La giornata passò così veloce, che non me ne resi nemmeno conto, tranne che per un piccolo particolare che mi aveva stupita e rattristata: Jake non era venuto a trovarmi.

Era due mesi, se non di più, che non ci vedevamo e lui non si ricordava nemmeno del mio compleanno?!

Quella sera, quando nonno Charlie partì con Sue, uscii di casa e camminai a lungo nel boschetto vicino casa. Nessuno osò seguirmi e questo mi fece piacere, dato che non avevo voglia di dare spiegazioni in giro. Inoltre era inutile, insomma papà leggeva nel pensiero, zio Jazz sapeva ciò che provavo...

Era impossibile che non sapessero che cosa avevo, no?

Quando mi stancai mi fermai in una piccola radura ai piedi di un albero, appoggiandomi alla sua corteccia consumata dal tempo.

La temperatura si stava abbassando, ma io non ci feci caso e guardai il cielo stellato, nel quale spuntò presto la luna piena.

Stavo giocando con alcuni fili d’erba, quando sentii alcune foglie secche scricchiolare in una zona in penombra, vicino ad alcuni alberi che delineavano la radura.

Mi alzai in piedi, allarmata, guardandomi intorno e distinguendo il luccichio di due occhi assolutamente non umani, che mi scrutavano.

«Chi c’è?», domandai, a denti stretti, pronta ad attaccare chiunque si fosse avvicinato troppo.

Poi, una folata di vento mi sbatté – letteralmente – in faccia l’odore del nuovo venuto e per pochi istanti rimasi senza fiato dalla sorpresa, prima di esclamare: «Jake!»

Mi fiondai verso la figura nascosta e mi ritrovai davanti gli occhi dolci del mio lupo gigante preferito. Gli gettai le braccia intorno al collo peloso e incominciai a ridere come una matta, quando incominciò a leccarmi conteno il viso.

Gli feci una carezza sulla testa, pensando a quanto avevo temuto di non vederlo e a quanto ero felice in quel momento.

I suoi occhi sembrarono volermi dire qualcosa, ma poi l’espressione scomparve e si allontanò da me, nascondendosi dietro ad un albero.

Pochi secondi dopo non avevo più di fronte il mio peluche vivente, ma Jake; pelle bronzea, capelli scuri, spettinati e corti e occhi luccicanti.

Indossava il solito paio di jeans corti, ma – cosa che mi distrasse parecchio – non aveva né una canottiera né una maglietta.

«Scusa il ritardo», disse sorridendomi e aprendo le braccia.

Io mi fiondai su di lui, sentendomi protetta in quell’abbraccio così familiare e bollente.

Era venuto, era lì con me...

... il mio Jake.

«Com’è andata la festa di compleanno, Nessie?», mi chiese, mentre ci sedevamo ai piedi di un albero, ancora mezzi abbracciati e sorridenti.

«Bene, perché non sei arrivato prima? Pensavo ti portasse Charlie, come l’anno scorso. Cos’è successo?», domandai, preoccupata.

Lui scosse la testa infastidito: «Niente, tranne il fatto che un paio di sanguisughe hanno deciso di passare un po’ di tempo a Forks in vacanza, sono riuscito a partire solo un’oretta fa, quando le cose si sono un po’ calmate, inoltre gli altri possono cavarsela anche senza di me per una sera»

Io aggrottai le sopracciglia: «Non è successo nulla alla riserva, vero? Oddio, non dirmi che è morto qualcuno?!»

Lui scosse la testa: «Tranquilla Nessie, non è successo ancora niente, per fortuna. E poi io non permetterò a nessuno di fare del male alle persone a cui voglio bene», disse tranquillizzandomi.

Io annuii appena e poi sorrisi: «Che ne dici di una gara di velocità?»

Lui alzò gli occhi al cielo, fingendosi infastidito: «Non ti sei ancora stancata di perdere?»

Io ridacchiai, alzandomi in piedi e poi offrendogli una mano, per aiutarlo a sollevarsi: «Se non ricordo male sei tu quello che perde sempre»

Lui prese la mia mano e io percepii i battiti del mio cuore aumentare a quel contatto, sperai che non se ne accorgesse e poi ci mettemmo in posizione, uno accanto all’altro.

«Non abbiamo un percorso e un arrivo», fece notare lui e io mi morsi la lingua per non ridere: «Jake, non ne abbiamo mai avuto uno, se non ricordo male, abbiamo sempre “improvvisato”»

La sua risata mi riempì il cuore di calore e dolcezza, il suo viso rilassato e sereno era così bello, che sentivo le gambe molli.

«Pronti?», dissi.

«Partenza...», continuò lui.

«Via!», esclamammo nello stesso istante, incominciando a correre.

Il vento tra i capelli, l’aria che mi ghiacciava il viso, il mio vestito azzurro che mi si gonfiava intorno mentre correvo, le foglie e i rami che toccavano la mia pelle come delle carezze dolorose che non lasciavano segni dietro di loro e il respiro di Jake vicino al mio; erano le sensazioni più belle che avessi mai sentito in tutta la mia vita.

Avrei potuto continuare per sempre, se solo non mi fossi distratta un attimo e Jake non fosse riuscito a farmi lo sgambetto che mi fece finire a terra lunga distesa.

Mi alzai subito, ricominciando a correre, mentre sentivo la sua risata divertita ormai distante.

Appena recuperai terreno e me lo ritrovai davanti decisi di fargliela pagare, saltandogli addosso e facendogli perdere l’equilibrio.

Finimmo entrambi a terra, io a cavalcioni su di lui, i nostri respiri accelerati appena a causa della corsa.

«Chi ha vinto?», chiesi, dopo un paio di secondi.

Era la prima cosa che mi venne in mente in quel momento da dire.

Insomma non mi ero mai sentita così in imbarazzo con lui e avrei tanto voluto alzarmi, mettendo distanza tra i nostri corpi, ma sentirlo così vicino era piacevole, necessario.

«Non lo so», ammise, mentre mi osservava con uno sguardo enigmatico, che mi confuse dato che non riuscii a decifrarlo.

«Pari?», domandai, con il cuore che batteva come un pazzo.

Lui annuì, appoggiando le mani sull’erba, pericolosamente vicine alle mie cosce.

«Jake...», incominciai, non trovando però le parole con cui continuare la frase.

In quell’istante incominciò a piovere, eravamo nel centro esatto del bosco eppure molte gocce riuscirono a raggiungerci, bagnando i nostri corpi, ancora troppo vicini.

Non so quanto tempo passai a fissarlo negli occhi scuri, cercando di capire se fosse giusto allontanarmi o no, quando vidi un lampo nelle sue iridi.

Quel sentimento lo conoscevo e mi stupì trovarlo sul suo volto.

Lui mi voleva.

Sentii le sue mani appoggiarsi sulle mie cosce, lentamente, coma una carezza lieve e poi salire.

Buttai la testa all’indietro, sentendo le gocce d’acqua scivolarmi ovunque sulla pelle e provando un piacere incredibile, provocato dalle sue mani possessive ma dolci, sul mio corpo.

«Nessie...», sussurrò, mettendosi a sedere, sempre con me sopra e prendendomi il viso tra le mani

Lo guardai negli occhi, perdendomi.

«Baciami», mi lasciai scappare, mentre stringevo le dita tra i suoi capelli.

Lui non se lo fece ripetere e si avventò sulle mie labbra, stringendomi possessivo a sé.

Io risposi al bacio, mentre gli accarezzavo le guance e mi lasciavo toccare dalle sue mani curiose.

«Jake», mormorai, mentre lo sentivo leccarmi le gocce d’acqua dal collo e dalla spalla: «Non ti fermare»

Lui gemette a quelle parole, mentre abbassava le spalline del vestitino leggero e lo lasciava scivolare fino alla vita, scoprendo il mio semplice reggiseno color blu notte.

Ciò che accadde dopo fu semplicemente magnifico.

Non esistevano più Renesmee e Jacob, la mezza vampira e il mutaforma, ma solo un ragazzo e una ragazza che si amavano e si desideravano intensamente.

E quando quella notte mi risvegliai tra le braccia del mio Jake, mi sentii in paradiso, felice.

Io ero sua e lui era mio e il nostro amore sarebbe durato per sempre...

... Cosa avrei potuto desiderare di più dalla vita?

 

 

 


Fine

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My Corner:
Ciao a tutti!:)
Spero che questa one-shot sia piaciuta e che riusciate a trovare il coraggio di lasciare un commentino, mi piacerebbe sapere le vostre opinioni con le quali potrei solo migliorare!^^

Lazysoul
  
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