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Autore: Medea00    08/10/2011    10 recensioni
“Credi che non sarei in grado di trovare un altro partner?”
“Non sto dicendo quest-“
“Guarda che, se solo volessi, sarei in grado di rimorchiare il doppio di quanto faresti tu.”
Il moro rimase allibito, sotto al commento tenace dell’altro. Non era la prima volta che accadeva; si era accorto da tempo di quanto Kurt, ogni tanto, desiderasse vedere un po’ di gelosia nei suoi confronti, ma di certo non si aspettava che se ne sarebbe uscito con una trovata del genere. Ma non voleva dargliela vinta. Non voleva mostrarsi geloso, perchè semplicemente era una cosa che non sentiva. Lui si fidava di Kurt, completamente e perdutamente, e avrebbe continuato a farlo anche se si fosse messo a flirtrare con tutti gli uomini presenti in quella stanza. Saranno stati i coctkail alla frutta, sarà stato lo sguardo di sfida di Kurt, sarà stato il moto di orgoglio che animò entrambi, facendoli tornare giovani e scherzosi e perdutamente innamorati l’uno dell’altro, fatto sta che Blaine, con un sorriso sghembo, e voce pacata, disse: “Ma davvero?”
Kurt fece altrettanto: “Ci puoi scommettere.”
I loro sorrisi si allungarono: “Bene, allora, scommettiamo. Ci troviamo a questo tavolo tra un’ora. Chi ottiene più numeri di telefono entro quel tempo, vince.”
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OS ispirata a un episodio di How I met your Mother, e alla frase che il nostro caro Kurt ha innocentemente (o forse nemmeno quello) detto nella 3x01.
Un po’ di angst e smut. E, ovviamente, con fluff di contorno, perchè quando si parla di Klaine non può non esserci.




 

"And I know what that does to you, when I win."

 
New York era bella, anzi, bellissima. Blaine non era ancora riuscito ad abituarsi alle macchine, ai grattacieli, ai pub e a Broadway, e Kurt invece pensava che, semplicemente, non era possibile abituarcisi: quella città era il loro “piccolo” paradiso di otto milioni di abitanti.
Erano talmente contenti della loro vita che riuscivano perfino ad apprezzare il loro piccolo appartamento a East Village, decisamente più economico di una casa a Greenwich Village –dove voleva stare Kurt- oppure a Tribeca – dove voleva stare Blaine- ma anche molto più “urban”, con graffiti stampati sopra ad ogni muro e ragazzini che ballavano break-dance per strada senza nemmeno bisogno della musica.
C’era un solo inconveniente, che Kurt e Blaine non riuscivano proprio a risolvere, e che iniziava seriamente a diventare stressante: ultimamente non avevano più tempo per uscire o farsi delle belle passeggiate, come accadeva nei primi periodi; i motivi erano molteplici: il primo era sempre troppo indaffarato tra i corsi alla NYADA, lo shopping e i pomeriggi passati unicamente ad esplorare New York –in due anni non era ancora riuscito a visitarla tutta- mentre il secondo, sebbene ad occuparlo ci fosse unicamente l’università di musicologia, tornava la sera tardi e finiva per addormentarsi sul divano con ancora la tracolla addosso. Per colpa di quest’ultimo problemino le loro notti di fuoco si erano fatte sempre più rare, con grandissimo dispiacere di entrambi. Certo che, quando avvenivano, erano in grado di incendiare un’intera casa.
Kurt ricordava con malinconia il periodo in cui Blaine lo aveva raggiunto nella Grande Mela, in seguito al suo agognato diploma: avevano passato mesi e mesi in giro per la città, o meglio, a fare shopping, passando per il New York Order, l’Opening Ceremony e il Ted Muehling per poi arrivare a Eva e Oak, dove Kurt, a causa degli abiti in pelle e alle ultime collezioni di Alexander Wand aveva perso la cognizione del tempo e si era ritrovato con tantissime buste e l’orario di chiusura che incombeva sulla sua testa.
Blaine, invece, aveva da subito amato la McNally Jackson Books, sulla 52esima Prince Street, che ospitava giovani assorti in libri o portatili e donava un’atmosfera piacevole e rilassante, accompagnati da un buon caffè di Starbucks.
Ma la cosa più sconvolgente di tutte, senza dubbio, era la numerosissima lista di pub, discoteche, bar e ristoranti che riempivano la città: alcuni decisamente più cari, come l’Odeon, altri più accessibili ai loro portafogli, quali Monofuku, Westway o o il bar top-roof dello Standard Hotel.
Kurt ripensava a quei posti, e non riusciva a trattenere un sospiro: da quanto tempo non uscivano? Da quanto tempo non si concedevano una serata solo per loro, per ballare, divertirsi e – perchè no- bere qualcosa? Prima non era concesso loro a causa dell’età, e ora che finalmente potevano fare quello che volevano, sembrava che avessero perso del tutto l’occasione per farlo.
“Blaine?” Esordì un giorno Kurt, richiamando all’attenzione il ragazzo intento a leggere qualcosa su Vogue. “Che cosa fai stasera?”
“Niente” rispose, inarcando un sopracciglio “voglio dire, niente di nuovo. Che hai in mente?”
Colse la palla al balzo. “Usciamo.”
“Come? Uscire? E dove vorresti andare?”
“Non lo so, da qualche parte. Prendiamoci un giorno di ferie.”
Blaine scoppiò a ridere, ma quando si rese conto della serietà di Kurt smise immediatamente.
“Ma Kurt, tu hai lezione presto domattina, e io devo studiare per un esame...”
Sospirò. Di questo passo non sarebbero andati da nessuna parte. Si avvicinò al moro, con fare lento e vagamente sensuale, posò delicatamente una mano sulla sua spalla e lasciò che l’azzurro dei suoi occhi sgargianti invadesse completamente quelli dell’altro; dopodichè, con voce soave e supplichevole, di quelle cui era impossibile resistere o tentare di dire di no, mugolò contro la sua pelle: “ti prego? Mi piacerebbe tanto passare una serata solo con te...”
Blaine deglutì. Dovette ricorrere a tutte le sue forze per non afferrarlo lì, in quel preciso istante, e buttarlo con forza sul divano con l’intento di amarlo per tutta la notte. Kurt aveva chiesto un’uscita, non un rapimento selvaggio, e quindi, acconsentì.
 
Il locale che avevano scelto, dopo aver passato in rassegna una trentina di posti differenti, sembrava tutto tranne quello che si erano aspettati.


“Cooler”, diceva l’insegna. Eppure, quel posto era tutto fuorchè “freddo”(*): c’erano coppiette ovunque e di tutti i tipi, dopotutto, a New York nessuno importava di che orientamento sessuale o di quale religione tu fossi. Kurt,però, si fece più vicino a Blaine, perchè c’erano tantissimi ragazzi che avevano cominciato a saggiare i suoi nuovi Jeans di Armani e non sempre si limitavano a delle occhiate eloquenti. Blaine ridacchiò: “che c’è? Tu sei bello, e loro non sono ciechi. Rilassati.”
Kurt annuì. A volte invidiava la compostezza del suo ragazzo, che non si smuoveva davanti a nulla. E altre volte, però, tutta quella risolutezza era snervante. Di solito era sempre lui ad animarsi per un sorriso di troppo, o qualche frase involontariamente ambigua, come quella volta che Blaine aveva passato più tempo del necessario a ringraziare quel ragazzo che, molto gentilmente, troppo gentilmente secondo i suoi gusti, gli aveva fatto uno sconto del 20% su una giacca di Prada. Se sperava di ottenere una “ricompensa”, si era sbagliato di grosso. E ogni tanto Kurt poteva perfino aver provato a flirtrare con qualche ragazzo, giusto qualche risatina e complimenti velati, non che gli importasse davvero, ovvio, lo faceva solo per vedere la reazione del suo fidanzato, il quale, puntualmente, sembrava non accorgersene, o peggio, non se ne interessava. Possibile che Blaine non fosse geloso per niente? Quella cosa poteva essere lusinghiera da un lato, ma stressante da un altro. Forse non lo riteneva abbastanza seducente da riuscire ad ammaliare qualche altro uomo?
Dopo una mezz’oretta e due cocktail alla frutta, i due fecero la conoscenza di una coppia di sposi, John e Sarah, che festeggiavano il loro quinto anniversario e sembravano più innamorati che mai. Questi ultimi, però, avevano pianificato un modo particolare per festeggiare il loro anniversario.
“Scambio di coppie!?” Esclamò Kurt, fissandoli allibito. Ok, erano a New York, e cose del genere in quella città erano all’ordine del giorno, ma alcune cose, davvero, non le capiva.
 “Sì! Non lo avete mai provato? E’ come essere single a tempo determinato: per una sera, sei libero di stare con chi vuoi, e il giorno dopo, torna tutto come prima. E’ come una boccata d’aria fresca, ogni tanto ci vuole!”
I due fidanzati non erano della stessa opinione. E il loro sconcerto non fece che aumentare quando, all’unisono, la coppia di sposini domandò: “volete provare?”
“C-Cosa!?”
“No, grazie.” Intervenne subito Blaine, con la sua solita aria calma e tono rassicurante. “Decisamente, non è una cosa che fa per noi.”
E fu in quel momento che Kurt sviò lo sguardo. “Che intendi dire?”
Blaine lo fissò, perplesso: “Andiamo. Stai scherzando?”
“Credi che non sarei in grado di trovare un altro partner?”
“Non sto dicendo quest-“
“Guarda che, se solo volessi, sarei in grado di rimorchiare il doppio di quanto faresti tu.”
Il moro rimase allibito, sotto al commento tenace dell’altro. Non era la prima volta che accadeva; si era accorto da tempo di quanto Kurt, ogni tanto, desiderasse vedere un po’ di gelosia nei suoi confronti, ma di certo non si aspettava che se ne sarebbe uscito con una trovata del genere. Ma non voleva dargliela vinta. Non voleva mostrarsi geloso, perchè semplicemente era una cosa che non sentiva. Lui si fidava di Kurt, completamente e perdutamente, e avrebbe continuato a farlo anche se si fosse messo a flirtrare con tutti gli uomini presenti in quella stanza. Saranno stati i coctkail alla frutta, sarà stato lo sguardo di sfida di Kurt, sarà stato il moto di orgoglio che animò entrambi, facendoli tornare giovani e scherzosi e perdutamente innamorati l’uno dell’altro, fatto sta che Blaine, con un sorriso sghembo, e voce pacata, disse: “Ma davvero?”
Kurt fece altrettanto: “Ci puoi scommettere.”
I loro sorrisi si allungarono: “Bene, allora, scommettiamo. Ci troviamo a questo tavolo tra un’ora. Chi ottiene più numeri di telefono entro quel tempo, vince.”
Kurt si alzò in piedi, porgendogli la mano. “Comincia ad assaporare il sapore della sconfitta, amore mio.”
“Oh no tesoro –disse Blaine, stringendogliela con fermezza- faresti bene a non sottovalutarmi.”
E fu così che iniziò quella strana gara.


Nessuno dei due, nonostante il contesto, si sentiva minacciato o preoccupato: erano loro, si amavano alla follia, e quella più che una sfida era soltanto un gioco dettato dalla curiosità e dall’orgoglio. Dopo cinque anni che stava con Blaine, Kurt si sentiva molto più sicuro di sè, nonostante la sua indole lo portasse a ritrarsi quando dei ragazzi lo fissavano, e se qualcuno provava ad avvicinarsi lui di solito si limitava a liquidarlo in fretta e furia. Quella sera, invece, doveva mostrare il meglio di sè, e non per volontà personale: voleva vedere Blaine crogiolarsi nella gelosia, rodersi il fegato mentre lui, solo in apparenza ovviamente, si mostrava interessato ad un altro.
 Blaine, invece, non aveva bisogno di dimostrare niente a nessuno, ma da un lato era curioso di vedere quanto successo sarebbe stato in grado di ottenere, visto che non aveva mai degnato di attenzioni nessuno all’infuori di Kurt.
Cominciò a parlare con qualche ragazzo, scambiando qualche commento riguardo la serata e il tipo di musica, e così facendo scoprì che gli uomini di New York erano estremamente rapidi nel rimorchiare qualcuon: bastavano due parole, ed ecco che Blaine otteneva un tovagliolo con un numero scritto all’angolo, con tanto di dedica, o di sorrisetto malizioso. Era più facile di quanto si fosse aspettato, e pensò che di quel passo avrebbe vinto la scommessa in un battibaleno.
Ma non fu così.
Gli capitò, dopo un po’ di tempo, di trovare Kurt seduto ad una sedia appoggiata contro al bancone del bar.
La sua schiena, leggermente incurvata sotto lo stipite del tavolo di legno, metteva in risalto il suo corpo longilineo e formato, i suoi fianchi esili, la sua pelle chiara illuminata dalle luci della saletta.
Le sue gambe, lunghe, e disarmanti, erano ora palesemente incrociate come per nascondere chissà quale interesse –in realtà completamente inesistente- nei confronti del ragazzo che aveva di fronte, alto, bello, con degli occhi scuri nei quali Blaine ci trovò immediatamente una punta di lussuria. Quel tipo stava praticamente stuprando il suo ragazzo con gli occhi.
Ma che diavolo stava facendo Kurt!? Va bene che era una sfida, ma adesso stava esagerando!
Kurt, in risposta, aveva già notato la presenza di Blaine non appena era entrato nella stanza. E se prima era tranquillo, anzi, vagamente annoiato da quel ragazzo di cui non ricordava nemmeno il nome, non appena lo vide arrivare cambiò atteggiamento e divenne l’essere più malizioso e attraente esistente sulla faccia della terra.
Blaine non lo aveva mai visto in quel modo. Anzi, a dire la verità sì, ma avveniva sempre nei loro momenti di intimità, e non nel bel mezzo di un pub che brulicava di gente. Le sue risate parevano dei brividi e il suo sguardo avrebbe potuto far sciogliere un iceberg. Non gli piaceva: non sopportava di vederlo in quello stato, per via di un altro ragazzo. Non sopportava di sentirlo ammiccare, anche solo per colpa di uno stupido gioco. Sì, quel gioco era diventato improvvisamente stupido, e così lui stesso.
“Lo sai?” La voce velenosa di quel ragazzo, rivolta al suo ragazzo, gli arrivò dritto in mezzo alle orecchie. “Sei davvero bello. Molto più bello di qualunque altro che abbia mai visto finora.”
“Ah sì?” Kurt si finse sorpreso. Quei corsi alla NYADA fruttavano bene. “Beh, grazie.”
Blaine serrò la mascella, stringendo i pugni con forza.
“Dico sul serio.” Si avvicinò un po’ di più, il tono basso, “sei bello, come una rosa selvatica in Primavera.”
Oh, andiamo! Quella frase era presa da un Bacio perugina!
E poi, quasi con nonchalance, come se non stesse facendo niente di male, come se potesse davvero farlo, posò la sua mano sulla coscia destra di Kurt, e cominciò a massaggiarla.
Kurt impallidì. Quella conversazione stava prendendo davvero una brutta, bruttissima piega. Ed era ad un passo dal crollare, dal sobbalzare in piedi e correre via tra le braccia di Blaine, quando quella sua stessa voce, leggermente scocciata, catturò la sua attenzione.
“Kurt?”
Il tono apparve più serioso di quanto non volesse essere; Kurt si voltò di scatto, facendo finta di notarlo solo in quell’istante, e salutandolo con entusiasmo gli rivolse un sorriso che era a metà tra il sollevato e il profondamente rammaricato.
“Blaine! Stavo giusto parlando con...con...”
“Ryan.” (**)
“Giusto, Ryan. E’ un ragazzo così simpatico...!” Come se avesse ascoltato anche solo una parola di quello che gli aveva detto. Dentro di sè, cominciava a sentirsi un vero idiota.
Blaine, ignaro dei suoi veri pensieri, si morse un labbro, e trattenne a stento una smorfia.
“Kurt? Posso parlarti un secondo?In privato.”
Sì. Kurt, adesso, si sentiva un terribile idiota.
E come se non bastasse, Ryan fissò entrambi con fare annoiato e si soffermò soprattutto sul ragazzo moro: “scusami, ma ci hai interrotti. Tu chi saresti?”
Se Blaine non fosse stato un tipo calmo, pacifico e sostanzialmente contrario alla violenza, probabilmente avrebbe afferrato quell’insolente per il colletto e sbattuto contro a quello stramaledetto bancone di legno.
Gli aveva veramente chiesto chi fosse!? Ma chi diavolo fosse LUI, piuttosto!
“Sono il suo ragazzo.”
E detto quello prese per mano Kurt e andò via, senza nemmeno degnarsi di salutare la coppietta di sposi che era rimasta al tavolo.
Il viaggio di ritorno in taxi fu completamente silenzioso. Blaine sembrava assorto in chissà quali pensieri, e Kurt non aveva il coraggio di chiedergli quali fossero, dal momento che, lo sapeva, aveva calcato troppo la mano e probabilmente si sarebbe meritato una bella sfuriata per quello.
Arrivati a casa, si aspettava già la porta sbattuta con veemenza, le urla di Blaine che riecheggiavano per tutto il salotto, e lui gli avrebbe chiesto scusa, gli avrebbe detto che era un idiota e avrebbe implorato il suo perdono. Ma non dovette fare niente di tutto questo, perché, non appena chiusa la porta, Blaine si voltò verso di lui e lo baciò con una passione che non aveva mai avuto prima; cominciò a lambire i contorni della bocca, della lingua, e poi con uno scatto repentino sollevò la camicia ancora abbottonata e cominciò a stimolare i capezzoli, dapprima con minuziosità, poi con sempre più decisione.
Quando si staccarono, giusto per riprendere fiato, e guardarsi dritto negli occhi, Kurt rimase incredulo: “Fammi capire bene...non...non sei arrabbiato?”
Sentendo quella domanda, Blaine scrollò le spalle, e si passò una mano trai capelli. “No.”
“Oh.” Fece lui, che non sapeva se esultare per la cosa, o rimanerci basito. Capì soltanto quando Blaine parlò di nuovo: “sono...Dio, non riesco nemmeno a crederci, sono geloso.”
Quello, di sicuro, non se lo aspettava.
“Vederti parlare in quel modo, con un’altra persona...non lo so, mi ha mandato in tilt. E se solo penso che potresti farlo veramente, io...”
“Aspetta un attimo – lo interruppe Kurt- lo sai, vero, che stavo fingendo? Non me ne fregava niente di quel tizio lì.”
“Sì, lo so. Probabilmente è stata l’unica cosa che è riuscita a tenermi  buono fino alla soglia di casa, perchè altrimenti ti avrei trascinato nel bagno del locale e ti avrei spogliato lì.”
Kurt arrossì. E Blaine, vedendo la sua rezione, ne approfittò per farsi di nuovo più vicino e riprendere da dove aveva lasciato.
“Ti amo, Kurt. Ti amo tantissimo.”
“Ti amo anche io, Blaine. E mi dispiace, mi dispiace, per averti proposto questa stupida sfida. Non mi importa se sei geloso oppure no.”
L’altro sogghignò, cominciando a lasciare baci soffusi lungo il collo. Beh, quella sera Kurt aveva vinto alla stragrande, e lui si era sentito davvero molto geloso.
“Mhm...” mormorò, mordicchiando e succhiando avidamente il suo pomo d’Adamo, suscitandogli dei bassi e profondi gemiti. “E di questo, di questo ti importa?”
“Sì...” mugugnò, e Blaine non ebbe bisogno di sentire altro. Lo afferrò per i fianchi, trasciandolo lungo la camera da letto e continuando a baciarlo durante il tragitto. Kurt, invece, si abbandonò completamente a lui intrecciando le mani dietro al collo e facendosi il più vicino possibile. Venne adagiato sul letto, con una dolcezza che era in netto contrasto con tutti i baci, i gemiti e gli sfregamenti che stavano avvenendo tra lui e Blaine. Un ultimo bacio, e poi si staccarono per togliersi rispettivamente la camicia e la maglietta di cotone. Blaine si sedette a cavalcioni su di lui e cominciò a leccare il torso, gli addominali, i capezzoli, e Kurt iniziava a sentire sempre più caldo, mentre i suoi pantaloni diventavano sempre più stretti.
Il moro, accorgendosene, ansimò dall’eccitazione e glieli sfilò con uno slancio: sollevò gli slip di Kurt dalla parte inferiore, quella aderente alla coscia e all’inguine, e leccò avidamente la pelle appena ricoperta da una sottile peluria. Kurt tremò. La sua eccitazione, ora, era evidente e bramava di uscire allo scoperto. Blaine finalmente tolse di torno anche quell’ultimo indumento e leccò il membro di Kurt per tutta la sua lunghezza, prima di guardarlo dritto negli occhi, ed ingoiarlo del tutto.
“B-Blaine...” mugolò il ragazzo, che non poté far altro se non soccombere sotto a tutto quell’esorbitante piacere.
Blaine, in risposta, cominciò a fare su e giù con la testa, portando una mano a stringere la sua febbricitante, e l’altra a lambire la parte interna della sua coscia. La stessa coscia che, giusto poco tempo prima, era stata accarezzata da quel maledetto tizio del bar.
Quasi per istinto, strinse di più la presa, e i suoi movimenti si fecero più bruschi. Perchè quel ragazzo poteva anche averlo toccato, poteva anche averlo accarezzato, ma Kurt era suo. E lui era completamente, incondizionatamente, di Kurt.
Il piacere era diventato troppo. Adesso Kurt ansimava, piagnucolava parole sconnesse, non riusciva più a distinguere il bianco dal nero: perché la lingua di Blaine stava lavorando con una dedizione che lo stava facendo perdere i sensi, ed era tutto troppo caldo, troppo intenso, per essere definito con esattezza.
Un formicolio molto familiare cominciò a stuzzicargli ogni centimetro del suo corpo, e Kurt iniziò ad inarcarsi sommessamente mentre Blaine, intuendo la situazione, aumentò ancora di più la velocità, la forza, e quando Kurt venne, fu urlando il nome di Blaine. E quest’ultimo si rilassò di colpo, scivolando accanto al suo corpo tremante e circondandolo con entrambe le braccia. Gli lasciò un bacio, del tutto diverso da quelli travolgenti di prima, e l’altro ne approfittò per approfondire il contatto.
“Blaine” sussurrò, con gli occhi ancora carichi di emozione “ti amo.”
Sorrise. “Anche io.” E detto quello, si sfilò jeans e boxer, aiutato dalle mani calde del suo ragazzo, e afferrò il preservativo e un tubetto di lubrificante.
Kurt si chinò verso di lui, lanciandogli un’occhiata eloquente. Lasciò un dolce bacio alle labbra di Blaine e lo aiutò ad indossare la protezione, non smettendo nemmeno per un momento di guardarlo negli occhi.
Blaine, a quel contatto, divenne ancora di più eccitato e dovette fermarsi un paio di secondi per prendere fiato, come se fosse la prima volta che lo sentiva: anche dopo tutti quegli anni, per lui era sempre una cosa nuova. Per lui era sempre unico ed indescrivibile, e invece di diventare abitudinario, quasi normale, diveniva più sensazionale e magico di volta in volta.
Si inginocchiò davanti a Kurt e con una mano impregnata di lubrificante si apprestò a stuzzicare la sua piccola apertura. Ci fu una breve pausa, nella quale rimase in attesa di un qualche suo segno, e poi cominciò ad arricciare il dito infilandone contemporaneamente un altro.
Kurt sussultò a quel tocco, ma dopo qualche secondo si abituò e cominciò a spingersi contro di lui, facilitando l’entrata, percependo con maggiore attenzione il calore delle sue dita, la percezione della sua pelle morbida dentro di lui, e...
“A-Ah, Blaine!” Gridò, quando questo raggiunse il punto tanto desiderato. Dopo di quello, era chiaro che non c’era più un attimo da perdere: Blaine si posizionò meglio, sollevando appena il corpo di Kurt ormai completamente abbandonato a se stesso, ed entrò in lui con una delicatezza che non credeva di avere.
Kurt, semplicemente, si accasciò contro il cuscino, sospirò in modo languido, sussurrò qualcosa, qualcosa di impercettibile perfino alle sue orecchie, e si lasciò completamente andare accompagnando il movimento del suo ragazzo con dei singulti accaldati.
Blaine ansimò sonoramente man man mano che le spinte si fecero più travolgenti. E non c’erano parole, in quello che si dicevano, era già troppa la sensazione provata per riuscire a mettere una parola davanti all’altra con l’intento di formulare una frase, ma un senso c’era: in modo confusionario, e frastagliato persino, stavano mostrando il loro amore.
Infine Blaine venne invocando il nome di Kurt come se fosse l’unico nome degno di essere detto, e Kurt lasciò che si accasciasse contro il suo corpo tremante e umido prima di lasciare un bacio soffiso contro i suoi ricci scompigliati.
Succedeva sempre, dopo quell’intenso atto, che sapeva poco di sesso, e tanto di amore, che rimanessero diversi minuti a contemplare silenziosamente l’aria intorno a loro, abbracciandosi teneramente, tracciando con le dita e i polpastrelli dei disegni immaginari sulla pelle dell’altro.
“Blaine?” Esordì Kurt, la gola ancora secca, il tono ancora rauco.
Quest’ultimo alzò appena la testa illuminando il viso di Kurt con degli splendenti occhi nocciola.
Kurt esitò un secondo, e poi, guardandolo, parlò con il suo classico tono scherzoso. “E quindi, a giudicare da questo...posso dedurre di aver vinto io, la sfida?”
Blaine sorrise, prima di lasciargli un lento, profondo, appassionato, bacio.
“Sì. Però, poi, ho vinto io.”
 
 
 
(*) Riferimento al fatto che Cool, in inglese, oltre a "figo" può voler dire anche "freddo"
(**) Vago, VAGHISSIMO riferimento a Ryan Murphy. Sì, il mio odio verso di lui non è cessato.
 
 
*******

Angolo di Fra:


Hei gente! Come va? Siete in astinenza da Glee come me? Teniamo duro, mancano trenta giorni...anzi forse anche meno per la 4° puntata, ma di quella non me ne frega niente XDD
Parlando della OS...Dai, siamo sinceri.
Chi di voi non ha pensato male quando Kurt ha detto QUELLA FRASE!?
Il mio cervellino ha continuato ad elaborare questa cosa da..beh, diverse settimane ormai.
Ovviamente lo smut non è il mio forte (ripeto, parole troppo delicate e descrizioni troppo romantiche), ma per me è questo: loro non fanno sesso…loro fanno l’amore. E’ ben diverso.
E quindi che dire??? Spero che vi sia piaciuta, spero che mi recensirete, spero di risentirvi presto!! Un bacione
Fra
   
 
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