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Autore: CowgirlSara    12/03/2004    3 recensioni
Celebrion, misterioso nipote di Galadriel... Che cosa lo lega ad Haldir? Quali segreti nasconde? Riuscirà l'amore che lo unisce a Legolas a resistere alle ripetute separazioni? La battaglia per Amore e Verità sarà la più dura da combattere.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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BREVE INTRODUZIONE: allora, in teoria, leggendo i primi due capitoli verrebbe da chiedersi perché questa storia non sia stata pubblicata come “yaoi” o “slash” (questo per chi non l’abbia già letta ^__^), ma siccome io ritengo che questo racconto sia principalmente una storia d'amore, anche abbastanza romantica, così l’ho contrassegnata. Ad ogni modo ci saranno delle grosse sorprese, nello sviluppo della trama, perciò non lasciatevi fuorviare! ^__-

Ah, mi raccomando i commenti! Un bacione a tutti e divertitevi!  Sara

 

1. Una luce dal Bosco d'Oro

 

Che nome hai, voglio parlarti perché

ti ho già incontrato quando, un tempo che non so

dicevi guardami ed io sento che

sento il mio cuore lassù...

(Il nome che non hai - Nomadi)

 

"Il vostro insperato aiuto giunge nel momento giusto." Dichiarò Aragorn, stringendo la mano dell'elfo; la sala era quasi immersa nell'oscurità, se non fosse stato per le piccole finestre poste in alto sul muro.

Gli elfi appena giunti da Lòrien salutarono e si presentarono anche al re Theoden e agli altri presenti; l'ora della battaglia si faceva sempre più vicina e, nonostante l'arrivo degli elfi, il loro numero restava ancora di molto inferiore a quello dei nemici attesi.

Legolas e Gimli entrarono nella sala in penombra, di ritorno dall'ultimo giro d'ispezione; le loro facce erano sconsolate. Un raggio di sole, proprio in quel momento, riuscì a rompere le nubi che assediavo il cielo sopra la fortezza; la sua luce penetrò da una delle alte e strette finestre del salone, come un unico filo, irradiando la dorata capigliatura di uno degli elfi di Lòrien.

Il principe di Bosco Atro seguì quel raggio con gli occhi, come fosse la fune della speranza che sembrava ormai perduta, e si ritrovò a fissare l'elfo improvvisamente colpito da quella fontana di luce; sentì il suo cuore accelerare il battito ed il fiato morire in gola.

Si disse che fino a quel giorno non aveva conosciuto la bellezza, che non aveva mai visto la luce, pur essendo certo che quegl'occhi erano in lui da sempre e c'era un luogo, un posto altro, dove li aveva già incrociati... nei sogni, forse... nella magia della veglia, forse...

L'elfo indossava un abito semplice, da viaggio: una camicia chiara, casacca grigia e pantaloni anch'essi grigi, era chiaramente un elfo di Lothlòrien. I capelli lunghi gli scendevano sulla schiena con morbide onde, come una cascata d'oro liquido e argento splendente; il viso severo era candido come ali di colomba e dalla pelle liscia e vellutata, le labbra erano sottili, serie e dolcemente rosate. Ciò che colpiva, però, erano i suoi occhi: il taglio era affilato, dalla particolare forma a mandorla, tra le folte ciglia d'oro; si sarebbe potuto dire che erano blu, ma sarebbe stato riduttivo. Il loro era il colore della notte che lascia il posto all'aurora, quel colore non colore, che ti risveglia e ti fa capire che la natura, assopita nella notte, vive ancora intorno a te. Legolas era paralizzato. -Dimmi qual è il tuo nome, voglio conoscerlo...-

"Legolas, amico mio, che piacere rivederti!" L'armonioso suono della voce elfica lo riportò alla realtà; distolse lo sguardo dall'elfo e si accorse che vicino a lui era fermo Haldir.

"Haldir!" Esclamò il principe elfo, stringendo con ardore la mano che gli veniva porta. "Che cosa fate qui?" Gli domandò poi; il volto dell'altro elfo si fece cupo.

"Giungiamo a voi per ordine della Dama, ella ci manda qui in aiuto vostro, a causa della difficile battaglia che vi apprestate a combattere." Rispose.

"Capisco." Affermò grave Legolas, ma non poté fare a meno di lanciare un'altro sguardo all'elfo lucente, il quale sostava in disparte osservando il suo osservatore.

"Vieni." Lo incitò Haldir, spingendolo proprio in direzione dell'elfo dagli occhi d'alba. "Vieni a salutare gli altri, credo che ci sia anche qualcuno che non conosci..." Continuò l'amico, ma la sua voce non era che un pallido sottofondo, coperto dal fragore della bellezza dell'elfo.

Si fermarono davanti all'essere luminoso che, in pochi attimi, aveva sconvolto il barlume di pace ancora presente nell'animo di Legolas; i loro occhi s'incrociarono, rimanendo inspiegabilmente incatenati. Era piuttosto alto, quasi al pari di Legolas, ed il suo viso era ben disegnato, ma senza linee eccessivamente dure; il suo piccolo naso perfetto aveva preso a respirare più profondamente. Anche lui era turbato.

"Questi è Celebrion, figlio del figlio della Dama e del Sire Celeborn, valente guerriero che ci sarà sicuramente di grande aiuto nella battaglia..." Se le sue orecchie non fossero diventate sorde dopo aver sentito il suo nome, avrebbe sicuramente avvertito il leggero turbamento nella voce di Haldir, mentre terminava la frase.

"E' un onore fare la vostra conoscenza, Altezza." Salutò Legolas, porgendo la sua elegante mano.

"Anche per me è un onore conoscerti, Legolas Verdefoglia, poiché, dopo le imprese di Moria, il tuo nome, insieme a quello del resto della Compagnia, è già leggenda nella dolce Lòrien." Rispose lui, stringendogliela; aveva la pelle morbida, ma una stretta forte e sincera, degna di chi portava il sangue più puro dei Galadhrim.

La sua voce era particolare, bassa e profonda, ma mancante di qualsiasi tono grave, melodiosa, come ogni voce elfica, ma pesante di responsabilità e saggezza, con certezza ereditate dalla potente famiglia che regnava a Caras Galadhon.

"Ora dobbiamo cominciare ad organizzarci." La voce cupa di Aragorn risvegliò Legolas dall'ennesimo sogno nel quale era piombato; si accorse che teneva ancora stretta la mano di Celebrion, e che lui lo guardava con aspressione interrogativa.

"Perdonatemi..." Mormorò imbarazzato il principe di Bosco Atro, sciogliendo la stretta, mente gli altri si allontanavano seguendo il ramingo; l'altro elfo gli fece un breve e dolce sorriso, poi si allontanò.

"Puoi darmi del tu, in battaglia non c'è tempo per i formalismi." Aggiunse Celebrion, tornando a voltarsi verso Legolas dopo pochi passi; stavolta fu il biondo arciere a sorridere, ed il cuore del principe dei Galadhrim perse un battito.

 

"Legolas!" Qualcuno scuoteva il suo braccio sinistro. "Legolas, per la barba di Durin!" L'elfo si decise a chinare lo sguardo sull'amico che lo chiamava.

"Dimmi, Gimli." Gli disse.

"Dimmi? Sei tu che sembri appena sceso da una nuvola!" Sbottò il nano.

"Forse lo sono..." Mormorò Legolas, sorridendo sommessamente, con gli occhi persi nel vuoto del salone abbandonato.

"Mah..." Biascicò Gimli allargando le robuste braccia. "Questi elfi sono ben strani..." commentò poi; in realtà aveva capito che il turbamento dell'amico era stato provocato dalla fulminante immagine del nipote della dolce Galadriel.

Sbuffò rumorosamente, poi seguì l'elfo, che stava già raggiungendo gli altri; lo scontro con le forze di Isengard era ormai più che prossimo, la guerra cominciava.

 

"Perché continui a fissarmi, Haldir?" Domandò Celebrion, alzando gli occhi sull'altro elfo; Haldir strinse le labbra.

"Non riesco a capire il motivo che ti ha spinto a venire qui, a insistere per esserci." Disse poi.

"Sono un buon guerriero, combatto meglio di molti altri che sono qui." Dichiarò Celebrion.

"Questo è vero, ammetto le tue doti, ma rischiare la tua vita così, andare contro la volontà della Dama..." Continuò l'elfo.

"Ella mi ha dato il suo consenso." Replicò il principe, stringendo il sostegno per il fodero della spada.

"Sì, ma il suo cuore è pieno di pena." Ribatté Haldir, afferrandogli la mano e costringendolo a guardarlo negl'occhi.

"Sei certo che non sia il tuo cuore ad essere in pena?" Chiese l'altro, fissandolo con i suoi occhi dal colore indefinibile.

"Non ti ho mai nascosto ciò che provo per te." Rispose Haldir, osservandolo con un misto di dolcezza e apprensione. "Ma la tua vita è preziosa... non solo per me..." Aggiunse stringendogli delicatamente la mano; Celebrion vagava con lo sguardo, non riuscendo a trovare il coraggio per alzare gli occhi su quelli di Haldir.

"Certo lo so..." Mormorò poi; allora, l'altro elfo, avvicinò la sua mano alle labbra e la baciò. "Haldir, ti prego... c'è una battaglia che ci aspetta..."

"Nessuna battaglia potrà mutare la disposizione del mio cuore." Affermò l'altro, che ora teneva la mano di Celebrion tra le sue. "Anche se non riesco mai a sapere cosa pensi tu." Continuò, tornando a guardarlo negl'occhi.

"Io... Non preoccuparti, manterrò la mia promessa." Annunciò il principe; Haldir lo guardò con espressione seria.

"Vorrei che non fosse solo una promessa da mantenere, per te." Gli disse tristemente; Celebrion chinava lo sguardo. "Vorrei che tu non mi nascondessi sempre il tuo animo..." Aggiunse; l'altro elfo alzò il capo di scatto, ritrovandosi con gli occhi in quelli di Haldir, che sorrise.

"Vado a prepararmi, manca poco ormai." Proclamò il principe sfilando la mano da quelle dell'altro elfo, poi gli diede le spalle, incamminandosi.

"So che sei turbato, ti conosco bene, e so anche che non è colpa della battaglia imminente." Dichiarò Haldir sicuro; Celebrion tornò a guardarlo, sospirò intensamente, poi si allontanò, senza dire una sola parola.

-Non ti ho mai avuto, questo lo so bene, ma forse ora ti sto davvero perdendo, non lasciarmi, ti prego...-

 

La battaglia era finita, anche la pioggia era cessata; un sole intimidito bucava le nere nubi che si allontanavano, ma l'odore di sangue, fumo e fango restava.

Legolas gettò via la spada che aveva in pugno con mano tremante, guardando i corpi martoriati che giacevano intorno a lui, erano orchi, ma anche uomini, ed elfi; respirò forte, ma l'odore lo nauseò, così alzò gli occhi al cielo, cercando uno spiraglio. Guardò in su, dove appariva uno sprazzo di blu tra le nubi, un raggio di luce bianca... Improvviso, come solo un ricordo momentaneamente obliato può essere, gli arrivò alla mente il viso di Celebrion.

Colto da immediata apprensione, l'elfo cominciò a guardarsi intorno; a qualche metro di distanza vide Eomer, in piedi su un'altura, col viso sporco di sangue e la spada che gli ciondolava dal pugno ormai non più stretto, poco più in là era fermo Aragorn, con espressione remota e le mani appoggiate sull'elsa della spada conficcata nel corpo di un orchetto steso a terra. Nessun segno del principe di Caras Galadhon.

Legolas prese a cercarlo, tra il fumo che ancora si levava da terra; vagava, sempre più preda del panico. Si diresse verso i bastioni della fortezza, dove sapeva erano stanziati gli arcieri elfici che Celebrion comandava; furono molti i corpi dei suoi simili che trovò sotto le mura, ma tra loro non gli parve di scorgere quello del principe.  

Poi, in maniera inaspettata, gli salì lungo la schiena una sensazione violenta, come una scottatura; si girò verso un punto non definito e lo vide: era in cima ad una sporgenza rocciosa scura, si scostava i capelli dal viso, la sua figura chiara emanava luce propria e sembrava ancora più bella, in mezzo a tutta quella distruzione. Legolas si accorse che anche lui lo stava guardando, così prese a correre nella sua direzione, leggero come brezza d'autunno; si fermò a pochi passi da Celebrion.

"Questo sangue, è tuo?" Domandò Legolas, passando delicatamente le sue lunghe dita sulla guancia e sul collo macchiati dell'altro elfo; lui socchiuse gli occhi a quel sensibile tocco.

"Non so, credo di no." Mormorò Celebrion riaprendo gli occhi; lo sguardo di zaffiro e  l'espressione sollevata di Legolas lo rasserenarono un poco.

"Stai bene?" Chiese ancora il principe di Bosco Atro, osservando meglio la figura stropicciata dell'altro; Celebrion lo fissò per un attimo, con tristezza infinita negl'occhi.

"Come si può star bene, in mezzo a tutto questo?" Replicò poi.

"Ti comprendo perfettamente." Rispose l'elfo del nord.

"Oh, Legolas..."

"State bene?" Domandò una voce elfica, con un tono strano, però, quasi infastidito; i due si voltarono e videro Haldir, fermo a pochi passi da loro, aveva un braccio ferito. Celebrion si allontanò subito da Legolas, quasi intimorito.

"Non siamo feriti, nel corpo..." Rispondeva nel frattempo l'elfo della Compagnia. "Al contrario di te." Indicò il suo braccio con un cenno del capo.

"Non è niente di grave." Rispose Haldir, fissando Legolas quasi con rancore... no, non rancore... -è gelosia...- pensò il principe silvano.

"Fammi vedere..." Intervenne Celebrion, che si era spostavo accanto all'amico e ora avvicinava le mani alla ferita; Haldir ritrasse il braccio.

"Non è necessario." Affermò. "Ora dobbiamo tornare alla fortezza, Aragorn ci sta aspettando." Aggiunse voltando le spalle agli altri due; Celebrion lo seguì, ma fatti pochi passi tornò a guardare Legolas. Si fissarono per un lungo momento, poi il principe dei Galadhrim si allontanò.

 

La decisione era presa, lui e Gimli avrebbero seguito Aragorn; infine, quest'avventura, li stava conducendo molto più lontano di quanto avrebbero mai pensato il giorno della partenza da Gran Burrone. Legolas si sentiva profondamente cambiato, ed il viaggio non era ancora finito; quando aveva lasciato la casa di suo padre era solo un giovane principe quasi inconsapevole del mondo esterno, il suo viaggio più lungo lo aveva condotto a Lothlòrien. Ora, invece, aveva percorso molte leghe, conosciuto persone che erano divenute importanti, aveva combattuto, il suo cuore aveva sanguinato.

Il vento dalle Montagne Bianche gli scompigliava i capelli, mentre osservava il cielo ad oriente; dei passi sull'erba lo fecero voltare. Si stupì riconoscendo Celebrion, più bello che mai; indossava una leggera camicia candida ed i suoi capelli d'oro e argento si agitavano nel vento. Il suo viso era triste.

"Stai partendo?" Domandò con la sua bella voce profonda e musicale.

"Aspetto solo che Aragorn mi chiami." Rispose Legolas; il cuore gli batteva forte. "Non sarai triste per questo?" Gli chiese poi; Celebrion chinò lo sguardo.

L'unico modo per nascondere ad un altro elfo i propri pensieri è di negargli gli occhi; questo il principe dei Galadhrim lo sapeva bene, e lo faceva ormai di riflesso, ma ora si chiedeva perché l'aveva fatto, niente aveva da nascondere all'elfo del nord. Rialzò gli occhi, incontrando le iridi blu come il mare del suo interlocutore.

"Sono triste perché sento l'Oscurità avvolgere ogni cosa, ed il potere della Dama non la terrà lontano a lungo neanche dalla dolce Lòrien." Confessò Celebrion.

"Purtroppo è così, ma dobbiamo avere fiducia in Frodo." Replicò Legolas.

"Tu ne hai?"

"Se non ne avessi, perderei anche l'ultimo bagliore di speranza, e questi sono tempi in cui c'è bisogno di ogni minimo raggio di sole." Rispose fissandolo negl'occhi; Celebrion si sentì tremare: non poteva sbagliarsi, quando parlava di raggio di sole, si riferiva a lui, glielo leggeva negl'occhi.

"E' questa speranza che ti spinge a partire per una missione in cui, quasi per certo, perderai la vita?" Gli domandò, con tono fin troppo appassionato; Legolas sorrise.

"Ho fatto una promessa, seguirò Estel fino alla fine." Dichiarò sereno l'elfo. "Ma questo non m'impedisce di partire col cuore gravoso, poiché lascio alle mie spalle qualcosa cui tengo molto..." Aggiunse, contemplando con dolcezza il viso di Celebrion illuminato dal tramonto.

"Tu non mi conosci neanche." Mormorò il principe di Lòrien, mentre i capelli spostati dal vento gli coprivano una parte del volto.

"E' così, ma non credo di sbagliare, quando leggo nei tuoi occhi il mio stesso turbamento." Affermò Legolas, stringendogli la mano.

"Come puoi tu comprendere, quando nemmeno io so quello che provo?" Domandò con espressione corrucciata.

"Hai ragione, ma concedimi l'illusione, almeno finché il mio viaggio non sarà finito." Rispose l'elfo della Compagnia. "E promettimi che quando tornerò ne parleremo."

"Se, tornerai." Intervenne Celebrion.

"Se tornerò ne parleremo." Insisté Legolas, prendendogli entrambe le mani e avvicinandosi a lui.

"Come vuoi, sei molto testardo elfo del nord." Sussurrò Celebrion, guardando quel volto bellissimo a pochi centimetri dal suo. "Mi mancherai..." Sussurrò poi, fissando il sorriso che si avvicinava alle sue labbra...

Una voce profonda e umana chiamò Legolas, quando le loro labbra stavano per sfiorarsi; si scambiarono un'occhiata in cui si poteva scorgere una punta di delusione, ma si separarono subito. Il tempo era scaduto e c'era un piccolo rimpianto da mettere in conto.

"Conserva la tua speranza, principe del Bosco Atro." Gli disse Celebrion, come saluto e augurio, contemplando per l'ultima volta il suo viso dolce e perfetto.

"E tu conserva tutti i tesori di Lòrien..." Replicò dolcemente Legolas. "Te stesso per primo."

"Namàrië." Gli disse il principe dei Galadhrim, salutandolo con la sua bella mano candida.

"Namàrië Celebrìon." Ripeté Legolas, poi, trattenendo le lacrime, si allontanò veloce.

Celebrion non riuscì a guardarlo andar via, un’inspiegabile stretta gli attanagliava il cuore; si girò verso l'orizzonte, asciugando la solitaria lacrima che gli scendeva sulla guancia.

 

CONTINUA…

   
 
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