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Autore: Chu    08/10/2011    1 recensioni
Tre racconti eterogenei (slash, het, slash) su altrettante coppie: Dean/Seamus, Neville/Luna e Severus/Regulus.
[Prima classificata al contest "Sfida serale "Edizione Lupus in Fabula" di Hikaru_Zani]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Dean Thomas, Regulus Black, Seamus Finnigan, Severus Piton | Coppie: Luna/Neville
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Titolo: Tracciare linee (sui fogli e sulla pelle)
Personaggi: Seamus Finnigan, Dean Thomas
Prompt: "Sto tracciando una linea. Una linea di confine. Ed è molto netta." "Questa linea di confine è immaginaria oppure ti serve un pennarello?" (dal telefilm "Grey's Anatomy")
Rating: PG
Avvisi: slash (che te lo dico a fare? XD), post-battaglia di Hogwarts (molto post XD)
Parole: 1.071 (Word)
Note: è la prima volta che mi cimento in una Dean/Seamus (a parte una drabble poco impegnativa) ed è stato piuttosto strano XD ah, che Dean sia capace di disegnare è scritto nel primo libro della saga, ma io non me lo ricordavo e sono andata a controllare sul Lexicon XD
La fic ha totalizzato 39.75 punti su 40 nel primo turno della Sfida Serale - Edizione Lupus in Fabula indetta da Hikaru_Zani. Potete trovare il giudizio alla fine della pagina ♥



Ancora

Dean è concentratissimo sul foglio da disegno che ha sulle ginocchia: lo guarda con un cipiglio quasi severo ed ogni tanto si morde le labbra, passando delicatamente l’indice su una linea immaginaria.

Seamus l’ha già visto tante volte così e significa che ha in mente un’idea, ma non riesce a tirarla fuori e metterla lì, nero su bianco – oppure colori, un sacco di colori! Seamus ha scoperto tempo prima che a Dean piacciono tanto le tonalità calde, rosso, giallo, arancione, terra, ma non disdegna di accostarle a quelle fredde, viola, blu, lilla; in quel momento potrebbe dirgli qualsiasi cosa, fare qualunque sciocchezza, ma Dean non si accorgerebbe di lui. Non si accorgerebbe di nessuno, in realtà, perché è nel suo piccolo mondo fatto di disegni, linee e colori.

Non dice nulla, allora, ma gli si avvicina con lentezza, forse inconsciamente intenzionato a spaventarlo, così, per dispetto, ma quando gli arriva alle spalle e vede le linee che l’indice sta tracciando gli sembra di riconoscere quelle forme, quella figura che sta nella mente di Dean. Trattiene il fiato e poi, invece di far saltare l’amico in aria per la sorpresa, si tira indietro, un passo alla volta, finché non è fuori dalla stanza, nel corridoio e poi via, lontano.

Ha ricordi sfumati di quel giorno: dopo aver pianto i morti della battaglia di Hogwarts, dopo averli seppelliti e fatto i conti con i danni che quella guerra aveva portato, c’erano state le cerimonie per la fine dell’incubo. Dean, Seamus e tanti altri avevano festeggiato anche perché erano ancora lì, perché potevano ancora respirare e toccare, soffrire e ridere, in una parola: vivere.

Non era successo per colpa dell’alcol – o forse sì, ma in maniera molto marginale, perché Seamus era lucido e lo era anche Dean; forse era successo perché essere vivi dopo aver visto tanta morte fa scattare qualcosa nella mente, come un cancello che chiude tutte le inibizioni, tutti i tabù, il buon senso e ogni “non si fa” da qualche parte: era l’eccitazione di sentire ancora il sangue scorrere nelle vene, una sorta di follia che li aveva portati ad oltrepassare limiti prestabiliti, confini che parevano invalicabili prima.

Si erano baciati nel mezzo della festa e nessuno l’aveva notato, perché ognuno dei presenti era in preda all’euforia, al proprio piccolo mondo in subbuglio; poi erano scappati, ridendo come due ubriachi e avevano vagato nella notte, liberi di fare quello che volevano, senza più alcuna paura.

Si erano fermati solo prima dell’alba, dopo aver corso, riso, parlato e scherzato per tutta la nottata e finalmente, quando i primi raggi del sole si erano fatti avanti timidi e inesorabili, erano entrati in una vecchia catapecchia in mezzo alla campagna; lì si erano toccati come non avevano mai avuto il coraggio di fare, come non sapevano nemmeno di voler fare e si erano baciati infinite volte.

Era così che Seamus aveva imparato i propri contorni sotto le dita di Dean: quando lui sembrava ridisegnarlo, premendo piano l’indice sulla sua fronte e segnando linee lungo tutto il suo viso, sul collo, sulle braccia e sulle gambe, sulla schiena e sul suo corpo intero.

Era per quello che era riuscito a riconoscere quelle linee immaginarie che Dean stava tracciando sul foglio: stava disegnando lui, senza lasciare nessuna impronta sulla carta immacolata.


Ora, quando Dean si avvicina, lui per riflesso si allontana di un passo; se gli mette un braccio intorno alle spalle, lui se lo scrolla di dosso, con tutta la sua irruenza irlandese, cercando invano di dissimulare. Ma teme le sue dita più di qualsiasi altra cosa e sa che la paura gli si legge sul viso.

“Che ti prende?” gli chiede un pomeriggio Dean, mentre sono già passati mesi da quel giorno di follie e poche settimane dal disegno immaginario.

“Sto tracciando una linea. Una linea di confine,” dice Seamus, stringendo i pugni e accigliandosi. Non sa perché lo dice, perché parla di linee e di confini, ma è così che funziona Seamus Finnigan, tutto impulsività e bocca che straparla. “Ed è molto netta.”

“Come?” Dean fa un mezzo sorriso e lui sa che sta cercando una frase divertente da dire, per sciogliere la sua tensione, farlo tornare l’allegro migliore amico di sempre.

“Mi stavi disegnando, l’altro giorno,” gli fa notare, la voce che trema di biasimo, ma non vuole davvero rimproverarlo, vuole solo capire quello che succede… O quello che non è più successo.

L’amico di sempre strabuzza gli occhi e per un momento lunghissimo sembra imbarazzato, senza parole: chiude la bocca e guarda altrove, come cercando una via d’uscita. Non ne deve trovare, perché poi si passa una mano sulla nuca e sospira, tornando a guardarlo. Seamus sa d’avere la faccia tutta rossa di rabbia, sa che la sua non dev’essere un’espressione bella da guardare ed è come se questo – quello che Dean vede – fosse più importante di tutta la sua frustrazione, tutti i suoi stupidi dubbi, le sue inutili domande.

“Questa linea di confine…” inizia a dire Dean, leccandosi le labbra, a disagio. “Questa linea di confine è immaginaria oppure ti serve un pennarello?”

Sorride. Il bastardo che l’ha disegnato e modellato per una notte intera, facendogli scoprire linee del suo corpo che erano sconosciute a lui stesso, proprio lui si mette a prenderlo in giro. “Che cazzo…?” sbotta Seamus ed è già sul punto di alzare il pugno e far parlare il suo destro, quando nota che gli occhi dell’amico non sorridono affatto e che sono tristi ed incerti come si sente lui da mesi.

Gli sta dicendo – capisce improvvisamente – che non gli piace per niente, ma che se lui vuole tracciare confini e mettere distanza fra loro lo accetta; gli sta dicendo – e fa male sentirlo – che lui lo seguirà comunque, senza mai sorpassare quel limite.

Sono degli sciocchi, ecco cosa sono; sentirsi strani e non più sicuri del loro ruolo ha causato tutto quello: Seamus che si arrabbia per un nonnulla – più del solito, con meno passione e più rassegnazione – e Dean che traccia i contorni del suo viso sui fogli da disegno, perché non può farlo sulla sua pelle.

Cretini, pensa Seamus e poi scatta in avanti, afferrando il viso dell’amico con tanta furia che quello fa un passo indietro ed è con sorpresa che saluta il suo bacio, irruento anche quello.

Cretini, pensa Dean e poi le sue dita sono di nuovo sulla pelle dell’altro, a disegnare i suoi contorni, ritrovandoli esattamente come li ricordava.

***

Chu - Tracciare linee (sui fogli e sulla pelle)
Pacchetto S: Dean Thomas/Seamus Finnigan - citazione: Meredith: Sto tracciando una linea. Una linea di confine. Ed è molto netta.Derek: Questa linea di confine è immaginaria oppure ti serve un pennarello? [Meredith gli salta addosso e lo bacia]

Grammatica 9.75/10
Ti morderei le mani, sai? Eri a pari merito con Miki ed avevo quasi finito di leggere la fan fic.
Eri a pari merito con Miki e mi vai a cascare su una svista banalissima. Ora mi autorizzi a morderti?
Alors, hai saltato un inciso -Seamus ha scoperto(,) tempo prima(,) che a Dean piacciono tanto le tonalità calde- ti ho segnalato le virgole tra parentesi.
Qui -Non era successo per colpa dell’alcol – o forse sì, ma in maniera molto marginale, perché Seamus era lucido e lo era anche Dean- hai messo un trattino al posto della virgola e qui, invece, -Mi stavi disegnando, l’altro giorno,- ti sei fatta scappare quella virgola finale che non serve.
L’errorino che ti ha tradita è stata una “o” maiuscola dopo i puntini di sospensione.
Per il resto, davvero ben fatto!

Stile 10/10
Di mio, apprezzo molto il tuo stile e con mio sommo piacere, non ti sei smentita nemmeno questa volta!
Quando leggo le tue storie, mi capita spesso di isolarmi, perdermi piacevolmente tra le lettere battute… mi sembrava di leggere un quadro.

IC 10/10
Oh, Seamus, sangue irlandese non mente mai! Mi è piaciuto moltissimo Seam, testardo precipitoso, come sempre.
L’amore di Dean per il disegno ce lo eravamo scordati in due, ho davvero apprezzato la tua veloce ricerca su Letico -benedetto sito-

Uso del pacchetto 5/5
Uso del pacchetto riuscito al 100% ho adorato il modo in cui hai inserito la citazione!
L’uso nel pairing, poi, l’ho trovato particolarmente perfetto: amo le Dean/Seamus, sono un tipo a cui piace rispolverare i pairing dimenticati da molti e mi fa sempre piacere trovare scrittori in grado di renderli al meglio.

Gradimento personale 5/5
Non ho molto da aggiungere, è una storia davvero splendida, la mia seconda preferita di questo primo turno. Come mio solito, lo faccio un po’ per premiare le storie migliori, aggiungerò anche questa alle preferite ;D bravissima.
Totale 39.75/40
  
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