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Autore: Gwendin Luthol    09/10/2011    4 recensioni
Quello lassù è il tuo sorriso,John. Ho davanti il tuo magnifico sorriso!
E’ una galassia di lucentezza. Un disperdersi di pianeti,comete e meteoriti. Sento il lontananza la tua risata veloce. Mi sfiora dolcemente la spalla come le mille parole non dette,accarezzandomi,possedendomi
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Lennon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Settantuno volte John Lennon
 

Non riesco a dormire.
Non riuscire a chiudere occhio è per me,qualcosa di angosciante.
Mi soffoca nel buio più totale della mia piccola cameretta.
Scrivo su un foglio da disegno F4,di quelli che teoricamente dovrei usare per rappresentare nature morte o ritratti ma,in questo momento,ho il bisogno primario di descrivere questa mistica situazione.
Sono sdraiata sul letto con le coperte buttate all’aria,rivolta con il foglio verso la finestra : davanti c’è un lampione di cui cerco cogliere il massimo della luce per dare un ordine a queste mie parole che sprofondano nel vuoto,una dopo l’altra.
E’ molto tardi.
I minuti che passano vengono scanditi dai sospiri di Paco,il mio gatto.
Dorme placidamente sul mio letto,con la testa poggiata su un mucchio di miei vestiti. Questa camera è un casino.
Dalle pareti cadono disegni di prove di carboncini rette da una vecchia puntina che sembra resistere solo per paura di incontrare il mio sguardo trucido che,maledicendola per la sua scarsità,la smonterà e la butterà in un angolo buio,vicino al tubo porta disegni.
Sulla scrivania dietro la rientranza,scorgo perfettamente i lineamenti della mia Canon. Vedo anche l’iPod,il mio inseparabile blocco per schizzi e la lucentezza dell’acqua che sta dentro una bottiglia da chissà quanto tempo.
Più mi volto a guardare questa stanza,più mi accorgo di quanti oggetti particolari ci sono..a cui non ho mai dato troppa importanza.
Se fisso davanti a me c’è uno specchio. Infondo ci sono io che affogo dentro una gigantesca maglietta bianca,comoda per dormire ma brutta da guardare. La luce del lampione trapassa il vetro schiantandosi sui miei capelli dandogli strane sfumature blu,impercettibili. Ma distolgo lo sguardo da una scena così pietosa per pensare che se vista in un certo modo,questa stanza non sembra poi così tanto un rifugio di clandestini.
Qualcuno passa sotto la finestra della mia camera,ride parlando al telefono ma,senza distrarmi continuo ad osservarmi attorno.
Guardo tutto ciò che è appeso a queste indecenti parete rosate. Quadri e poster.
C’è una fotografia scattata da me,un quadro giapponese del periodo Edo e un ammasso di immagini dei Beatles,una più bella dell’altra. Ma nessuna di queste sembra brillare come quella di John.
Il suo profilo,gli occhialetti che si poggiano perfettamente sull’incavo superiore del suo naso fino. I suoi occhi,vispi e vivaci che si illuminano di lucentezza proprio,sembrano aprirsi come due grandi finestre alle bellezze del mondo. Sono così amorevolmente incuriositi. I capelli ribelli e arruffati,se presi in proprio,sembrano fili d’erba che godono lo spettacolo del cielo sopra di loro…
Mi sento sola così,pur essendo le due di notte,decido di ascoltare qualcosa di John.
Mi affaccio alla finestra. Al di là del lampione posso osservare lo stupendo spettacolo della luna che luccica. Sembra danzare come una di quelle dame bianche sulle note di Crippled Inside. Le stesse di radunano una ad una,si prendono per mano e saltellando si mettono a forma di semicerchio. Apro bene gli occhi. Quello lassù è il tuo sorriso,John. Ho davanti il tuo magnifico sorriso!
E’ una galassia di lucentezza. Un disperdersi di pianeti,comete e meteoriti. Sento il lontananza la tua risata veloce. Mi sfiora dolcemente la spalla come le mille parole non dette,accarezzandomi,possedendomi
Quando sei nato,esattamente settantun anni fa,le infermiere dicevano che eri bellissime. Come biasimarle? La prima persona che ti prese in braccio fu la ‘terribile’ zia Mimi. Colei che se non fosse stata così severa non avrebbe mai forgiato quel tuo essere ostinato e ribelle che tanto ti caratterizza,che tanto ti caratterizzava…
Devo ammetterlo: sento bruciare la gola,gli occhi si inumidiscono e sulle mie gote,qualcosa di caldo e lento si fa strada fino ad arrivare alle mie labbra.
Sto piangendo,John.
Perché piango? Non ha senso. Io non c’ero quando tu nascesti. Io non c’ero quando suonasti e ti presi gioco della Regina. Io non c’ero quando protestasti per la pace con Yoko,in quella camera d’albergo. Io non c’ero quando fosti sparato,quando i tuoi occhi si spensero per sempre. Ma in un certo senso c’eri per me. Tu c’eri per i tuoi fans. Tu c’eri per Cynthia,per Mimi,per Julian,per Sean,per Yoko,per Brian,per Paul,per Ringo,per George,per tua madre Julia,per Astrid,per Stu,per tuo zio George…tu ci sei sempre stato per l’intera umanità. E perché,allora,piango come una deficiente?
Rimango in silenzio,singhiozzo due o tre volte. Scanso i fogli su cui ho scritto,la penna cade a terra ma faccio finta di non sentirla. Mi infilo nel letto coprendomi con le coperte,fa un po’ freddo.
In qualche strano (o magico) modo comincio a sentire la tua calorosa presenza dietro di me.
Il gelo se ne va.
Chiudo gli occhi e ti penso. Che farò domani? Mi truccherò,indosserò i miei jeans preferiti e metterò una tua maglietta,quella bellissima di Working Class Hero. Non solo perché domani è il tuo compleanno.
Voglio far notare al mondo che sei ancora vivo. Voglio far capire a chi non ti conosce che tu ci sei sempre,con la tua musica,i tuoi pensieri e il resto.
Voglio avere l’assoluta certezza che tu sei in me e che respiro della tua essenza.
Auguri John,auguri Grande Genio John Lennon.
 
Spero di non sbagliarmi ma so che oggi si celebrerà il matrimonio di Nancy e Paul. Vi mando tutto il mio amore,non è un gran che ma,da qui,è tutto quello che posso darvi.
Buona vita insieme.
 
Roma 9.10.11
h.2:47


 

  
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