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Autore: Nenredhel    09/10/2011    5 recensioni
“Sono certo che fu guardando il tuo viso che nostro Padre concepì il giorno, quando sognò l’immensa, meravigliosa illusione della Creazione. Il primo fra noi, il più bello, il più fedele. Tu eri luce prima che la luce fosse creata.”
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Lucifero
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Piccola chicca (in ritardo, come al solito… -_-“) per il compleanno della mia cara Illunis! Tante angurie tesorA! Spero che ti piaccia!


 

 

Paradise Lost

“Sbalordito il Diavolo rimase
quando comprese quanto osceno fosse il Bene, e vide
la Virtù nello splendore delle sue forme sinuose”
[John Milton, Paradise Lost, book IV]

Ricordo il vuoto silenzioso di un nulla eterno, contenente eppure contenuto nell’infinita presenza di nostro Padre.

Ricordo la prima scintilla di Vita: un’idea, troppo bella per essere taciuta, per non venire alla luce prima ancora che la luce stessa fosse generata. Sono certo che fu guardando il tuo viso che nostro Padre concepì il giorno, quando sognò l’immensa, meravigliosa illusione della Creazione. Il primo fra noi, il più bello, il più fedele. Tu eri luce prima che la luce fosse creata.

Ricordo le tue ali, e la sensazione del tuo tocco fra le mie, quando muovendoci attraverso l’amore infinito e perfetto di nostro Padre i nostri corpi che non erano corpi, ma l’essenza stessa di un’idea di vita e amore, si sfiorarono per la prima volta. Fu forse quella la mia prima ribellione, la nascita di qualcosa che non era nella sua mente, la scintilla di un amore che non era Lui.

Ricordo quando la prima stella arrivò ad occupare l’infinita vastità del cielo. Mentre trascorrevamo le ere di un tempo ancora neonato ad osservarne la splendente perfezione, mi dicesti che nulla era mai sembrato così pieno e bello come la luce di quella prima Creazione. Guardandoti non potei fare a meno di pensare che ti sbagliavi.

Ricordo tutto questo, e altre innumerevoli cose.

Ricordo l’ira di nostro padre e la sentenza di una punizione troppo atroce per un crimine d’amore di cui non riuscivo a sentirmi colpevole. Ma più di ogni altra cosa, ricordo la prima volta che mi guardasti davvero, amando in me l’imperfezione del peccato come io amavo la perfetta purezza della tua virtù, ricordo la prima volta che mi toccasti davvero, con la volontà di sentirmi e tenermi con te: stavo scivolando nel baratro e nell’ombra.

Riesco a vedere tutto questo, tutta la nostra esistenza e l’immensità fugace ed eterna di una sola carezza tra noi, negli occhi chiari di questo contenitore che non può renderti giustizia, che non potrebbe neppure se fosse il tuo vero tramite. Eppure, perfino attraverso questo ammasso di cellule e morte, riesco ancora a vedere te, Micheal, e la tua luce di cui il giorno non è che una pallida imitazione.

E mentre una mano non mia, parte imperfetta di un corpo che si sta consumando della mia presenza, freme per poterti toccare di nuovo, fosse pure solo come fanno gli uomini, non posso evitare di chiedermi se mio padre non mi punì per invidia. Invidia dell’assoluta perfezione di un amore imperfetto.

   
 
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