- Ho scritto questa storia a Luglio ma, non so perchè, non avevo ancora pensato a pubblicarla.-
Tramonti
E’
difficile
resistere al Mercato, amore mio
Di conseguenza
andiamo in cerca
di rivoluzioni e vena
artistica
Anna già lo sa, non
la chiamerà più nessuno. Guarda
con occhi spenti lo schermo nero del cellulare e poi, con un gesto
d’ira e
noncuranza, lo getta in uno degli innumerevoli bidoni d'immondizia che
s’appoggiano alla
parete del condominio di periferia in cui vive.
Anna si sente come se fosse
cieca, sorda e muta,
non trova un senso. Le sue vacue speranze, le sue illusioni, il suo
futuro, non
hanno un senso. Lei stessa non ha senso.
Anna ovunque si volti vede la fine, nei sacchi dei cinesi, nella
sarabanda dei sorrisi
ipocriti delle commesse al centro commerciale, nelle facce sciupate
delle
persone che prendono stancamente la metropolitana dopo una giornata di
lavoro,
nell'aria grigia attorno alle alte ciminiere della zona industriale.
Vede
l’avvicinarsi della Catastrofe, lo vede scritto su tutti i
muri della città con
spray fosforescenti, a caratteri cubitali.
Anna s’affretta
verso casa, guardandosi intorno
timorosa. Non si fida più di nessuno ormai, tutti mentono,
tutti fingono di
essere altruisti mentre in realtà vogliono solo soddisfare i
propri interessi.
Il mondo non è niente di più che una grande
spazzatura, piena zeppa di pensieri,
azioni e gesti maleodoranti. Ma lei almeno ora lo sa, l’ha
capito. Lei può
difendersi, può chiudere la porta di casa sua e ingannare il
mondo di fuori,
può rannicchiarsi nel suo letto, ormai perennemente sfatto,
tirare su le
coperte e chiudere gli occhi respirando senza far rumore,
può quasi fingere di
essere morta.
Anna una volta credeva anche
lei, nella giustizia,
nella libertà, nel diritto d’opinione, in tutti
quei bei valori che fanno
sentire importanti, che fanno sentire come se si avesse realmente la
possibilità
di scegliere. Ora non crede più in niente, ora se qualcuno
le chiedesse per
cosa vive lei abbasserebbe lo sguardo a terra senza dare una risposta.
Probabilmente allora qualcuno di particolarmente insistente, uno di
quelli che
vogliono per forza aiutare e salvare tutti da tutto, comincerebbe a
parlarle
dell’importanza del vivere per gli altri, del nessun uomo
è un’isola,
dell’amore.
L’amore, ah
l’amore. Anna ci credeva una volta,
disperatamente. Lei ci si era aggrappata con tutta la forza a
ciò che pensava
fosse amore. Aveva gettato la sua mente allo sbando, si era torturata,
deturpata e maltrattata senza nessun ritegno per amore,
alla ricerca di qualcosa che le lacerasse la
carne, che le bruciasse nelle vene. Alla ricerca di qualcosa che la
facesse sentire
davvero viva. Ora ha dato un taglio netto a tutto ciò. Ora
non sa nemmeno più
cosa significasse quella parola banale. Il sangue nelle sue vene scorre
freddo
e la carne le riveste molliccia il corpo fragile.
Anna ora cerca solo
l’oblio, come può, arrangiandosi
con mix di farmaci e bottiglie di superalcolici a basso prezzo.
Anna però a volte
riesce ancora a ritrovare se
stessa per brevi momenti. Capita che di sera, subito prima
d’addormentarsi,
senta qualcosa dentro di lei, qualcosa che le prude, qualcosa che
freme. Allora
in uno stato di semi coscienza toglie le coperte che la ricoprono fino
alla
cima della testa e si alza, inquieta. Gira per la stanza, cammina
disperata in
circolo, sbatte i piedi, sperando ritorni in lei la
tranquillità necessaria per
sprofondare in un profondo sonno senza sogni, ma è tutto
inutile. Si
avvicina quindi al tavolino traballante di fianco alla finestra, quello che da
ormai
dieci anni avrebbe dovuto almeno tentare di aggiustare. Si siede,
cercando di
trovare una posizione comoda sull’orrido sgabello comprato a
una svendita di
mobili usati, e spalanca la finestra. Fuori è ancora chiaro,
da tempo ormai
Anna và a dormire appena finito di cenare. Anna guardando il
cielo prende un
foglio stropicciato dalla pila di quelli ammucchiati sul tavolino e
comincia
scrivere. Scrive frenetica, calcando sul foglio con la sua Bic
consumata.
Riempie un foglio dopo l’altro, con la sua scrittura storta e
disordinata. Non
rilegge mai le sue parole, ne ha il terrore, perchè Anna
compone poesie. Poesie
sulla Catastrofe.
Quando poi la mano comincia a
dolerle troppo e il
sonno torna ad incidere Anna si blocca, ripone i suoi fogli in una
cartelletta
e alza lo sguardo verso la finestra. Spesso le capita di vedere il
sole, che
s’appresta a scomparire dietro le montagne, immerso in quella
strana luce
rosa-aranciata così calda. Anna pensa con invidia al sole,
il sole che ogni
sera muore e ogni mattino rinasce, senza perdere neanche un
po’ del suo
splendore. Anna crede che se qualcuno le chiedesse “che cosa
vuoi?” lei
risponderebbe “tramonti”.
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Diciamo che questa storia è frutto di un ascolto prolungato dei Baustelle. Infatti il personaggio di Anna, la storia in generale, è liberamente ispirata alla canzone “il liberismo hai giorni contati”, da cui ho preso anche la citazione iniziale u.u Perdonatemi se ho lavorato un po’ troppo di fantasia riguardo al significato della canzone <_<