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Autore: Djali    16/06/2006    4 recensioni
Trascino la mia anima perché resti attaccata al corpo attraverso i miei giorni, che si fanno sempre più cupi e deprimenti. Sono un'inutile macchia d'inchiostro sulla mappa del mondo.
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mi sveglio di soprassalto, col cuore che mi ruggisce nella gola. Mi appoggio una mano sulla fronte, che sento madida di sudore, mentre cerco di calmarmi. Il buio della mia stanza non è mai stato così opprimente. Scendo dal letto e indosso la vestaglia di velluto verde. Allaccio la morbida cintura mentre barcollo verso il balcone. Mi serve aria. Una volta uscito mi appoggio al parapetto e resto per qualche minuto in muta contemplazione dell'oscurità notturna. Una voce mi vibra nelle orecchie, la voce che mi ha svegliato, e io affondo il viso fra le mani, serro le mascelle fino a farmi dolere i muscoli della mandibola. Una lacrima mi scivola sullo zigomo e mi bagna il palmo. Rialzo il viso e fisso la lacrima -la mia debolezza- con odio, un odio insopportabile. Mi asciugo la mano sulla vestaglia e torno a scrutare le cime ondeggianti dei cipressi che costeggiano il confine della mia proprietà.

Non ce la faccio più. Trascino la mia anima perché resti attaccata al corpo attraverso i miei giorni, che si fanno sempre più cupi e deprimenti. Mi sento un fallito, un'inutile macchia d'inchiostro sulla mappa del mondo. Non sono riuscito a nulla di buono. Mi mordo il labbro con forza, e sento il sapore acre del sangue bagnarmi la lingua mentre penso che non sono mai riuscito nemmeno a nulla di cattivo.

Il viso di mio padre sorge dalle tenebre di fronte a me, con i lunghi capelli color platino che coronano un viso pallido, scavato dalla permanenza ad Azkaban. I suoi occhi di ghiaccio si piantano sulla mia faccia mentre io lo scruto con rispettoso timore. Il mio cuore pulsa ad una velocità incontrollabile, tanto da farmi dolere il petto. Vi appoggio una mano, sperando in qualche modo di condurlo alla calma.

-Hai pianto, Draco?-

Mi sforzo di restare immobile, di non tradire la mia tensione.

-No, papà...-

-Sì, Draco, hai pianto. E lo hai fatto perché sei debole...-

-Non sono debole...-

-Sì, lo sei!- ruggisce la voce tagliente di mio padre. Indietreggio mentre la disperazione riprende ad urlare nel mio torace. Un'altra voce, molto più pacata ma dolorosa, quella che mi ha svegliato, torna a ronzarmi nelle orecchie mentre scuoto la testa.

-Lo sei, hai fallito miseramente, un mese fa-

Chiudo gli occhi mentre altre lacrime mi rendono pesanti le ciglia. Annaspo in cerca di qualcosa a cui aggrapparmi mentre tengo una mano premuta sul viso. Appoggio la fronte alla ringhiera del balcone, e affondo le dita fra i capelli, stringendoli fino a sentire il cuoio capelluto formicolare.

-Non... Non è vero...- balbetto, ma nessuna voce mi risponde. Sollevo appena il viso, quanto basta per vedere che il viso di mio padre è sparito. Crollo in ginocchio e continuo a tenere la fronte appoggiata alla ringhiera.

In diciassette anni di vita non sono riuscito a fare una sola cosa che potesse rendere mio padre fiero di me. Poco meno di un anno fa mi era stato affidato il compito più importante della mia vita, e l'avevo fallito miseramente. Mia madre sapeva che non ne ero all'altezza, ed è per questo che aveva chiesto l'aiuto di Piton. Io ho fallito, ma Silente è morto.

La voce che infestava i miei sogni ed avvelenava le mie veglie tornò a risuonare bassa nella mia mente.

-Draco... Sei ancora in tempo. Rinuncia al male...-

-Ma... Mia madre... Mio padre...-

-Lui è proptetto ad Azkaban, e se ci aiuterai noi proteggeremo tua madre... Draco...-

Draco... Stringo con odio il bordo del parapetto e mi sollevo con fatica. Sento la brezza notturna gelida come il dorso di un pugnale lungo i percorsi umidi tracciati dalle lacrime sulle mie guance. Tutto quello che ora è la mia vita è un fruscio di fogli di calendario. Il suono imprecettibile della sabbia di una clessidra, che scivola verso il basso inesorabilmente, trascinandomi con sè, fino alla fine. E' solo lo scorrere inesorabile del tempo, che mi ha sfiorato benevolo la fronte quando ero un neonato, mi ha fatto drizzare sulle gambe, mi ha fatto spuntare un pelo biondo sulla guancia, mi ha fatto apparire meritevole di fiducia a chi è più grande di me. Ma ora, quel dolce ticchettio è diventato un maledetto suono di tamburo, un martello che batte senza sosta sulla mia testa, che mi opprime con la sua insostenibile lentezza. NOn avevo mai desiderato la morte, prima d'ora.

E' incredibile pensare che io abbia solo sedici anni. Così giovane e già così stanco. Stanco di rifugiarmi dietro a mio padre. Libero di mostrare quanto valgo, quanto posso fare da solo, senza l'aiuto di nessuno. E cosa ho dimostrato?

Silente è morto. Niente cambierà questo, e io sento il peso della sua morte gravare sulla mia anima più che se fossi stato io stesso a ucciderlo. Se almeno l'avessi fatto, poi avrei potuto pentirmi del male compiuto. Eppure avrei dimostrato che ero forte, che ero capace. Che ero davvero figlio del grande Lucius Malfoy, quello stesso Lucius che la mia vittoria avrebbe salvato da Azkaban, dal buio, dalla solitudine. Il mio fallimento ha attirato su di lui il disonore e il disprezzo del Signore Oscuro. Chissà, forse ha già dato ordine ai suoi Dissennatori di baciarlo. Oppure, mio padre potrebbe essersi ormai arreso alla catena che gli serra la caviglia, e potrebbe ache lui attendere solo la morte. Probabilmente il desiderio di tornare a casa è morto dentro di lui, perché sa che, uscendo, tutto ciò che troverebbe sarebbe un figlio indegno e una moglie e un cognome disonorati da lui. Lucius Malfoy giace abbandonato su un pavimento di pietra, con la polvere sui vestiti e gli occhi spenti perché io, il suo unico figlio, carne della sua carne, ho tradito la sua fiducia. Perché non sono mai stato capace quanto lui, di niente. Di niente.

Solo buio, non c'è nient'altro attorno a me quando sollevo la fronte dalle mani. Non c'è luce, non c'è un suono. Neppure una stella galleggia sulla pozza d'inchiostro del cielo. Neppure una lucciola vola fra le cime dei cipressi, illumina i miei occhi. La notte è troppo scura, troppo intensa perché possa avere fine. Provo ad ricordare com'è fatto il sole, e come bruciano dolcemente gli occhi quando lo si fissa a lungo, aggiogati dal piacere infuso dalla sua calda vista, ma tutto mi sembra troppo remoto perché possa tornare ad essere reale. Per quanto tempo ancora dovrò sopravvivere in questo buio, quanti giorni ancora mi costringeranno a lottare per tenere la testa a galla fra i marosi della mia sconfitta? Sono troppo stanco per nuotare, troppo stanco per combattere. Perfino la fatica di respirare mi opprime. Vorrei essere un'altra persona, una qualunque altra persona nel mondo. Un bambino silenzioso chiuso in un orfanotrofio, così da non avere cognomi da disonorare. Un vecchio abbandonato da tutti, per non dover affrontare il disprezzo di quelli che amo e il peso di averli delusi. Baratterei la mia vita con quella di chiunque abbia una stella sulla testa da guardare, perfino quando per vederla deve battere le ciglia per ricacciare dentro le lacrime.

Voglio una luce, anche piccola. Una lucina, la testa in fiamme di un fiammifero quasi consumato, il lucchichio nell'unico occhio di un cagnolino orbo, il lampione babbano in una strada deserta.

-Rinuncia al male...-

Di nuovo mi sussurra all'orecchio. Non più accorato consiglio o supplice richiesta. E' un imperativo, così fermo e deciso che non può vibrare nella voce di un vecchio fantasma. No, non viene da lui. E' da dentro di me che tuona questa voce, da dentro il mio cuore e i miei polmoni, e scorre dal mio cervello al nervo più sottile. Voldemort ucciderà mio padre, lo so, per punire la mia inettitudine. Non potrò implorare il perdono stringendo le sue ginocchia ossute e fissando i suoi occhi socchiusi. Non avrò un'altra possibilità per realizzare il male che temo e fuggo. La speranza di essere ancora il benvenuto fra le sue schiere è stata spazzata via dall'ultimo soffio di Silente, è stata spazzata via dal suo alito agonizzante per una morte inflitta da una mano che non è la mia ma che pesa come un blocco di marmo.

Quegli occhi azzurri piantati nella coscienza... Oh, come vorrei diventare polvere sotto quegli occhi, diventare vapore ed essere allontanato dal vento senza che nessuno se ne accorga! Quegli occhi vivi e lucenti e poi di colpo ghiacciati come due sfere di vetro appannato. Un parapetto di pietra, un corpo morto ancora caldo che cade dietro di esso. Un tonfo sull'erba, un suono troppo terribile perché possa essere dimenticato: il suono di un corpo, il corpo di un uomo, di un uomo! , che cade sull'erba da metri e metri di altezza, mentre l'aria esce con un sibilo dai suoi polmoni e scivola fuori dalle sue labbra in un ultimo sospiro agghiacciante, un sospiro che risuona nella notte potente come un tuono, come il rullo di mille tamburi, come il canto della terra scossa dal terremoto. Potessi solo ridarti la vita rinunciando alla mia! Potesse tornare tutto com'era prima, quando il cielo era azzurro e io non avevo ancora peli sul petto, quando mio padre guardandomi si illuminva di orgoglio e mia madre mi sfiorava la guancia con una morbida carezza. Quando Voldemort era un sogno remoto, una memoria sbiadita, un nemico troppo impotente per far tremare qualcuno. Quando il male era fuori di me come è fuori da ogni bambino, e mio padre poteva uccidere senza che mi accorgessi di quanto faceva male. So cos'è che ha ucciso Silente, che ucciderà mio padre e mia madre e sta uccidendo me, rodendomi da dentro come un veleno letale. So cos'è, e non lascerò che continui a fare del male. Che continui ad essere il male.

Devo combattere. Mostrerò cosa sa fare Draco Malfoy, e più di ogni altra cosa dimostrerò cosa vuole fare. Il buio trascina sempre più nel buio, ma non lascerò che la mia testa sia sommersa dalle onde, non lascerò che la cella di mio padre si allaghi, e il letto di mia madre veda le proprie lenzuola trascinate via dalla corrente. Lotterò, ma da solo. Non siederò alla destra di Potter, ma combatterò da solo contro il Signore Oscuro. E lo distruggerò, quanto è vero che il mio sangue mi urla nelle tempie che è stanco del proprio sapore salato. Che vuole tornare ad essere il sangue rosso e dolce che era prima di essere diluito con l'ambizione, la viltà, la sconfitta. Salverò me stesso e chi mi ama. I granelli delle mia clessidra cadono ora fitti e veloci come gocce di pioggia. Forse non avrò abbastanza tempo per vivere quanto lo desidero adesso, e forse la mia morte mi cadrà addosso violenta e inaspettata prima di quanto penso. Ma non importa, l'importante è morire con la bacchetta in mano che punta alla gola di Lord Voldemort.

Mi alzo in piedi e fisso gli occhi sulla seta nera sospesa in alto. L'aria della notte è ancora fredda, ma le guance non sono più bagnate. Trattengo a stento un sorriso: di certo erano le lacrime che mi offuscavano la vista... Non ho mai visto un cielo con tante stelle.

   
 
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