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Autore: LoveShanimal    09/10/2011    2 recensioni
“Non puoi tornare indietro, ricordalo. Dovrai abbandonare tutto, tutto quello che hai costruito finora. E tutti, tutti quelli che hai conosciuto e che ti sono cari.”
“Sono pronta.” Lui sorride, e si alza senza lasciarmi la mano.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Eccomi qui, con una One Shot totalmente idiota! xD
Allora.. questa One Shot l'avevo in mente da un po', ma non ho mai avuto l'occasione di scriverla! Però ora che con la mia FF c'ho un blocco (ç___ç), e mi mancava scrivere, ho deciso di cimentarmi in questa storia!
E' semplice, anche breve, spero vi piaccia!
Buona lettura! :3 

Was it a dream?


“Ciao mamma.” Nessuna risposta.
Scendo le scale, abituata ormai a questa situazione.
Io e mia madre litighiamo un giorno si, e l’altro pure. Motivi quasi mai seri, semplicemente non ci capiamo più, ed ogni scusa è buona per discutere.
Mio padre è scappato di casa con una donna più giovane di lui di quindici anni da sette o otto anni, nel pieno nella mia crisi adolescenziale, e da quel punto mia madre è cambiata.
Non esce più di casa, e ha trasferito il suo studio nella vecchia stanza sua e di mio padre.
Le uniche persone che incontra sono i suoi clienti, e non gradisce neppure più le visite della sorella.
Io mi adeguo, vado avanti con la mia immaginazione e la mia musica. La mia musica, il mio bellissimo gruppo, mi fa letteralmente continuare a vivere, la mia immaginazione mi porta in mondi nuovi, assurdi, ma pur sempre lontani dalla realtà.
Creo personaggi, luoghi e situazioni prendendo spunto da piccole cose, e ne creo storie.
Scrivere è una delle mie passioni.
Un’altra è la batteria.
Ho iniziato a suonare la batteria quando avevo diciotto anni, e adesso che ne ho ventiquattro suono in un piccolo gruppo, più per passare il tempo che non per lavoro.
Questa passione è nata nel momento in cui ho conosciuto la mia band, e la maggior parte delle volte suono i loro pezzi, anche se non sono così semplici.
Fa freddo, quindi chiudo il cappotto e infilo le mani nella tasca.
Un momento.. cos’è questo pezzo di carta?
Lo tiro fuori, e leggo un indirizzo. Parigi.
Stupida città, stupido mittente.
Mio padre ha iniziato a mandarmi lettere del tipo “Perdonami, ora sei grande, puoi capire!”
Capivo anche quando avevo sedici anni, e sapevo quello che aveva fatto.
No, non sono mai riuscita a perdonarlo.

 
Ho cancellato il tuo riflesso
Come mille ieri bruciati
Credimi quando dico addio per sempre.

 
 
L’mp3 riproduce una delle mie canzoni preferite. Che tempismo perfetto che hanno queste parole.
Avevo cancellato mio padre, gli avevo detto addio.
Purtroppo, però, non era stato un sogno.
Avanzo il passo, lottando contro il vento che spinge contro di me.
Fino a quando non alzo lo sguardo e.. mi fermo.
Non può essere.
Quello è..?
Una figura mi si staglia davanti, e mi sembra impossibile che sia lui.
Shannon.
Lo vedo da dietro, ma ha le stesse spalle larghe e la stessa altezza, ha gli stessi capelli.
È incappucciato in modo da non farsi riconoscere, ma è troppo tempo che lo amo per non cogliere la somiglianza.
Il mio batterista. Dopo sei anni, lo ho davanti e mi sembra impossibile.
Inizia a muoversi tra la folla, facendosi spazio tra le persone.
Scatto in avanti, e lo inizio a seguire.
I miei occhi non si allontanano dalla sua figura, e la distanza tra di noi non aumenta né diminuisce. Improvvisamente sono curiosa di sapere dove sta andando, anche se muoio dalla voglia di fermarlo e urlargli “NON PUO’ ESSERE! HO SHANNON LETO DAVANTI!”.
Tante volte i miei occhi mi hanno ingannata, il mio cervello ha creduto di vederelui in uno sconosciuto, ma questa volta sento che è diverso. Questa volta sento che è il mio Shannon.
L’adrelina mi scorre nelle vene, e inizio a pensare a cosa dirgli.
“Ciao Shannon, ti ho seguito per tutto il tempo solo per dirti che sono innamorata di te da quando ti ho visto per la prima volta nel video di Capricorn!”
Patetica.
Meglio che la smetto, mi inventerò qualcosa al momento.
Con le braccia conserte e il viso mezzo coperto nella sciarpa di lana, mi faccio spazio tra le persone e seguo quella figura nera.
Finalmente, dopo tutto questo tempo a girare tra le persone apparentemente senza una meta, svolta in un vicolo a sinistra. Affretto il passo, così da non perderlo.
Giro l’angolo e..
 
Eccolo lì, di fronte a me.
Si gira, e mi fissa.
“Perché lei mi sta seguendo?!” dice lui, calmo.
“Io.. Io..” le parole mi muoiono in gola, e la schiena mi si riempie di brividi.
Per quanto tempo avevo aspettato quel momento? Un’eternità.
E adesso che LUI è di fronte a me, rimango così a fissarlo, con la bocca spalancata e le nuvolette di fumo che escono a intervalli regolari.
“Mi sembra di averle fatto una domanda. E voglio una risposta.” Fa un passo verso di me, e poi un altro ancora.
“…Shannon.” Gli occhi mi si riempiono di lacrime, come fossi una bambina.
Lui rimane un attimo sbalordito sentendo pronunciare il suo nome, ma poi capisce e mi sorride.
“Sei Echelon, allora?” dice, rilassandosi.
“Si!” Si, sono un Echelon innamorata di te.
I pensieri forse, è meglio tenerli per me.
“Pensavo fossi una maniaca!” ride, e mi sembra di aver sognato quella risata per anni, e non averle mai reso giustizia.
“Posso..” le parole escono a fatica dalla mia bocca, e vorrei tanto non balbettare.
“Un autografo? Una foto? Chiedimi quello che vuoi!” sorride, e credo di poter morire.
“..Un abbraccio è chiedere troppo?”
Non sento risposta, e me ne pento. Perché devo essere così impulsiva?
“Come vuoi!” sorride, e si avvicina velocemente a me.
Mi stringe con le sue braccia possenti,  e vedo il suo giubbino adattarsi alle forme del mio corpo. Il suo profumo mi investe, e dopo un attimo di esitazione affondo il volto nel suo petto e lo avvolgo più che posso con le braccia.
Sembriamo un padre con la propria bambina, ma non mi importa.
Questo è il mio momento, è il mio momento con Shannon e non voglio pensare a niente, se non a godermelo.
Come può quest’uomo farmi questo effetto?
“Ti sembra abbastanza?” Mi mette una mano sulla testa, e aspetta una mia risposta.
“Sinceramente? No.”
Ride piano, poi sposta la mano sulla spalla e la sfrega sul cappotto così da farmi calore.
La temperatura si abbassa, e lui pensa a farmi stare calda. Mi sembra di star sognando, e se pure è così, non svegliatemi.
“Sei libera adesso?” dice, allentando la presa sulle mie braccia e allontanandosi un po’ da me.
“..Si” No che non sei libera. Devi andare a suonare la batteria, altrimenti Giusy ti uccide.
Coscienza, zitta un po’, almeno per oggi.
“Vuoi farti un giro? Sono libero e in realtà mi sto annoiando!”
Gli faccio un cenno con la testa di si, e lui si stacca completamente da me e mi va di fianco, in direzione della strada da dove prima eravamo entrati.
“A proposito, mi dici il tuo nome?”
“Ah, è vero! Piacere Kate!” mi giro anche io, e lo vedo sorridere.
“Mm… Kate?! Mi piace!” mette le mani in tasca, e allarga il gomito così da lasciare lo spazio per il mio braccio. Io sorrido, e mi fiondo su di lui.
Ci immergiamo di nuovo nella folla di quella strada di Los Angeles, e non mi sembra vero che sto passeggiando a braccetto con Shannon Leto per le vie della mia città.
Parliamo parliamo e parliamo senza sosta, di ogni cosa che ci passa per la testa.
Gli racconto della mia insignificante vita, di mia madre, di mio padre, e della mia storia da Echelon. Lui ascolta, qualche volta interviene, ma quello che fa sempre è sorridere. Mi danno una gioia i suoi sorrisi, mi scaldano il cuore e mi danno un senso di pace.
Si fa sera, e dopo ore di cammino ci fermiamo ad una panchina.
“Kate..” inizia lui.
“Si?”
“Tu sei Echelon da tanto tempo, giusto?” mi chiede, con uno sguardo strano.
“Certo.”
“E ci credi davvero, nella nostra famiglia, vero?”
“Si Shannon, è ovvio.” Che domande, per me è tutto.
“E allora saresti disposta a rinunciare a tutta la tua vita per me?” mi dice.
Il suo tono è serio, ma è rilassato. Non scherza.
“..Si.”
Mi sorride, mi prende la mano, e mi sussurra: “Kate.. adesso devi decidere. Io voglio includerti in una cosa, ma tu mi devi promettere che se scegli di venire con me, non devi più tornare indietro. Non devi avere ripensamenti, è chiaro? Se scegli di tornare alla tua vita, ritornerò ad essere il semplice batterista della mia semplice band, e questa conversazione non ci sarà mai stata. Starò un altro poco con te a farti compagnia, e poi me ne andrò.” Mi trapassa con gli occhi.
“Shannon.. - cosa me ne importava di continuare a vivere la mia stupida vita, nella mia stupida casa, con le solite stupide persone, quando come alternativa avevo andare con Shannon Leto, in un posto misterioso? La bilancia pendeva da un lato molto più che da un altro. - Voglio venire con te.”
“Non puoi tornare indietro, ricordalo. Dovrai abbandonare tutto, tutto quello che hai costruito finora. E tutti, tutti quelli che hai conosciuto e che ti sono cari.”
“Sono pronta.” Lui sorride, e si alza senza lasciarmi la mano.
 
 
“Chi è la?” guardo il cielo, illuminato da una luna piena che è qualcosa di spettacolare.
Shannon è stato silenzioso sulla nostra meta per tutto il viaggio, e adesso ci troviamo davanti una grossa porta in un vicolo buio.
Fa freddo, e l’unica fonte di calore è la sua mano stretta alla mia.
“Ah, è Lo Shanimal. Lascialo entrare.” Le guardie ci aprono le porte e mi squadrano mentre gli passo affianco. Questa cosa inizia ad insospettirmi, e mi sento sempre meno sicura.
Iniziamo a scendere tante e tante rampe di scale, e all’ennesima lascio la sua mano e faccio qualche passo indietro.
“Dove diavolo stiamo andando?!” lui ride, trovando ironia dove non ce n’era neppure un po’
“Avevi detto che ti fidavi di me.”
Non riesco a rispondere a quell’affermazione, e mi rassegno a seguirlo.
Questa volta lui sta avanti e mi indica la strada, e io sto indietro e lo seguo, indispettita.
Ho una sensazione bruttissima, ma cerco di scacciarla, e ci riesco quando una cosa attira la mia attenzione: dal punto in cui mi trovo, si vede la Triade sul collo di Shannon.
Quant’è bella. Mi ci perdo dentro quel tatuaggio.
Così riesco a distrarmi, e il resto del viaggio è più tranquillo.
Il mio compagno mi lancia parecchie occhiate, e quando arriviamo davanti ad un’ulteriore porta si blocca. Mi accorgo finalmente che siamo scesi molto giù, sottoterra.
Un brivido mi percorre tutta la schiena, diverso da prima.
È paura, finalmente ho paura.
“Non temere, ci sono io qui.” Mi confonde, non riesco più a ricordarmi il mio vero obbiettivo e perdo il filo del discorso, quando lui mi guarda.
Mi riprende la mano, e mi dice: “Questo è il punto di non ritorno. Dopo esser passata di qui, non puoi ripensarci. Se vuoi cambiare idea, questa è la tua ultima possibilità.”
Deglutisco, ma continuo ad avere quel groppo in gola e la gola si fa secca.
Gli stringo la mano, e faccio segno di si con la testa, e lui, finalmente, apre la porta.
Dopo tutto quel percorso all’oscuro, illuminato solo da luci bianche, il rosso di quel nuovo spazio mi acceca. Avrò fatto bene ad accettare?
Lo spettacolo che mi si para davanti è sbalorditivo: tutte persone legate con corde, seminude o con costumi strani, e al centro della sala c’è. una vasca. Una vasca piena di.. sangue.
Spalanco gli occhi.
Tutte le persone hanno tatuaggi su ogni parte del corpo riguardanti i Mars, e questa è.. una setta. Questa è una setta, e quelli sono riti satanici. E .. mi sento male.
Mi accascio su una sedia che fortunatamente è alla mia destra, e porto le mani alla testa.
‘Ma che sono questi simboli?’
‘Satanista!’
‘Una setta, altro che una band!’
Le voci dei miei amici mi rimbombano nella testa.
Avevano ragione, dopotutto. E io adesso ci sono dentro, ci sono dentro senza poterne uscire.
Shannon mi si avvicina, togliendosi il giubbino e lasciandolo sul tavolo.
“Non male, di solito si vomita la prima volta.”
Mi accarezza la testa, e io la alzo verso di lui.
“Che dovrei fare ora?” dico io, senza sapere come.
“Devi diventare una di noi. Dobbiamo andare da Jared, lui ci aspetta insieme a Tomo.” Mi si illuminano gli occhi. Jared e Tomo, Tomo e Jared. Shannon, Tomo e Jared.
Se questo è il prezzo, posso accettare tutto.
Mi alzo, togliendomi il giubbino improvvisamente accaldata, e seguo il mio compagno.
Le persone mi guardano, sorridendo. Dopotutto, siamo una famiglia. Una famiglia di satanisti, ma una famiglia, che in sei anni della mia vita mi è sempre stata vicina, mi ha sempre supportata, ci è stata quando nessun altro l’ha fatto.
È solo questo, che mi da la forza di mettere un piede davanti all’altro.
Shannon mi osserva, mentre ricambio i saluti degli Echelon che mi sono vicini.
“Pensavo che l’avresti presa molto peggio di così. Mi aspettavo grida, proteste e tentativi di fuga. Sei una ragazza forte, alla fine.”
Mi giro, mi piazzo a pochi centimetri da lui, e gli dico seria: “Lo faccio solo perché ci credo.. ci ho sempre creduto.”
Inaspettatamente, mi da un bacio sulla fronte, mi gira intorno e continua sulla sua strada. Io rimango sconvolta per qualche istante, ma mi giro e continuo a seguirlo.
Ci troviamo di fronte una grossa porta rossa con una Triade gigante al centro.
“La prossima porta che devo varcare, giuro che urlo.”
Lui ride, e apre senza bussare.
“Jared, ne ho una nuova.” Il minore dei fratelli Leto si volta verso di me, e quei suoi occhi azzurri mi mettono in soggezione.
“Benvenuta tra noi” interviene Tomo, che mi si para davanti e mi abbraccia.
“Senza perderci in troppe chiacchiere, dimmi, tu hai un tatuaggio dedicato a noi?” Disse Jared, impaziente.
“S..” sta per dire Shannon, ma io lo blocco.
Era il mio tatuaggio, quello di cui io andavo fiera e che quindi io dovevo mostrare.
“Si, ho una Triade.” Dico, orgogliosa.
“Puoi farcela vedere? Dobbiamo fare una foto da mettere nella tua scheda..” dice, mentre prende una cartellina nuova. Tomo caccia da un armadio una tunica, e me la passa.
“Quando si è nuovi, si indossa questa. Poi ti daremo un tuo costume quando avremo capito un po’ che tipo sei e che ruolo avrai.”
Prendo la tunica al volo, e ringrazio. “Comunque si che posso farvela vedere.”
Mi sfilo la sciarpa, e con la mano sinistra raggruppo i capelli in modo da mostrarlo. Tiro la maglia un po’ più giù, e mi giro.  
“Non può essere...” esclama Shannon.
“TU-L’HAI-TROVATA!” scandisce Jared, invece, euforico.
Viene verso di me, mi fa girare su me stessa con una sola mano e mi afferra le spalle con entrambe le mani.
La prescelta avrà il destino tatuato sul collo.” Gli brillano gli occhi.
“Jared, non essere affrettato, non possiamo essere certi che sia lei..” cerca di dissuaderlo Shannon, non riesco a capire da cosa.
“SI CHE è LEI! SEI CIECO? Abbiamo visto la foto sul vecchio libro decine e decine di volte, e adesso che ce l’abbiamo davanti, finalmente, hai qualche dubbio? Shannon, è lei. Shannon, ce l’abbiamo fatta!” Tomo corre da un lato all’altro della stanza, cercando qualcosa. Quando lo trova, prende da una mensola un vecchio libro ingiallito e spesso.
La prescelta avrà il destino tatuato sul collo. È lei, e solo lei, che può chiudere il cerchio, che può concludere il rito. Ogni altra è sbagliata, ogni altra è solo una vittima innocente. Ecco, vedi? È scritto qui! Tutte le altre non erano lei, perciò non ha mai funzionato. Ma adesso ce l’abbiamo, Shannon, è qui davanti a noi! E non possiamo perdere neppure un minuto! Dobbiamo agire con la luna piena, stanotte! – non dava al fratello neppure il tempo di rispondere – eccolo Shannon, eccolo! Il tatuaggio, la Triade. È lei. È LEI!” si avvicina a me con il libro in mano, e scorgo una foto che potrebbe essere stata fatta al mio, di collo.
Mi gira la testa, non ci capisco più niente.
Tatuaggio, collo, prescelta, rito.
Tutte le parole mi si mischiano nel cervello.
“Shannon.” Dico, finalmente.
“Dimmi, Kate.” Dice lui, e questa volta aveva qualcosa di scuro nella voce.
“Che sta succedendo? Quale rito?” ho un brutto presentimento, ho paura.
Che dico, è terrore questo, non semplice paura.
“Shannon, falla vestire con i vestiti della prescelta! Sbrigati!” lui apre con una chiave un armadio bianco con le decorazioni rosse, e caccia una tunica bianca, con.. macchie di sangue assolutamente non fresche.
Shannon mi prende con un braccio, e mi trascina vicino all’armadio.
Poco a poco mi costringe ad indossare strani vestiti, un corpetto di pelle nera, un pantaloncino dello stesso materiale, bracciali con le borchie e strane collanine con i glyphics.
Il mio cervello era bloccato, bloccato dal terrore. Non riuscivo neppure a pensare.
“Kate.. mi dispiace.” Mi dice Shannon, quando abbiamo finito.
Adesso ho capito. Mi stanno per sacrificare in quella vasca al centro dell’altra stanza. Mi stanno per uccidere, dissanguata per chissà quale diavolo.
“Presto!” ci dice Tomo, non troppo turbato da quello che stavano per fare. Probabilmente, non è la prima volta che succede.
Mi faccio portare da Shannon, ormai piangente e rassegnata alla fine che sto per fare.
Cado.
“Avevi detto che mi dovevo fidare di te. Non mi avrevi detto che sarei morta.”
“Non pensavo andasse a finire così, Kate. Davvero, non potevo neppure lontanamente immaginarlo. Non ho più creduto esistesse una prescelta, e non pensavo che fossi tu. Mi dispiace, doveva andare diversamente.” Lo guardo, è dispiaciuto.
“Vaffanculo, va.” Mi rialzo in piedi, e vedo tutto intorno a noi il caos.
Sono tutti così eccitati per una morte? Una morte di una sorella?
Forse dovrei essere felice, ad essere la prescelta. Ma di questa felicità, no ne sento neppure l’eco.
“Vieni qui..” mi riafferra Shannon, portando la sua testa vicino alla mia.
Mi bacia, come mai nessuno aveva fatto.
Assaporo questi ultimi istanti di felicità, prima di morire.
“SHANNON!” il fratello arriva, e mi trascina via. Mi posiziona in braccio alla statua al margine della piscina, e mi lega con una corda. Mi dibatto, dopotutto non posso non lottare.
“Discepoli, abbiamo trovato la prescelta!” un boato tra la folla. “Adesso, potremo risvegliare Satana, come aspettiamo di fare da anni!”
Grida di felicità, pianti di gioia.
Urlo, urlo fino a sentire dolore alle corde vocali. Urlo finché c’è un briciolo di speranza.
Jared si avvicina, con un coltello in mano.
Io mi dibatto, vedo Tomo che trattiene Shannon e lo allontana per venire da me, per fermare il fratello.
“Grazie Kate.” Mi dice Jared, sorridendo.
Il suo sorriso, non mi aveva mai fatto così schifo. È un sorriso da maniaco.
Urlo, per un’ultima volta.
 
 
“Signorina, ha bisogno di qualcosa?” spalanco gli occhi, e sbatto le palpebre più volte.
Sono nel vicolo, e davanti a me c’è un uomo.
Adesso che lo vedo, non assomiglia per niente a Shannon.
“No nulla, mi scusi” mi giro e vado via.
Sorrido, e mi chiedo quanto scema io possa essere.
Queste non sono cose che succedono nella realtà, sono cose che succedono nell’immaginazione, e nelle fan fiction.

 
  
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