Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: JeffMG    10/10/2011    0 recensioni
Una storia d'amore tra due giovani donne, ambientata nell'antico Giappone
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sakura. 


La fondatrici erano state giovani donne oppresse dal grigiore di una città povera.

La guerra aveva toccato corde sensibili, ogni cittadino aveva perso la speranza nell'avvenire,
l'arte era stata data in pasto ai cani.
Gli artisti sopravvissuti non avevano ispirazioni, circondati da un mondo tetro e melanconico.
Si struggevano l'anima in cerca di una musa che li potesse salvare.
Due donne giapponesi, vedove di artisti, decisero di salvare quello
che i loro coniugi amavano nella vita.

Comprarono con i soldi della misera eredità una vecchia casa.
Ospitarono artisti provenienti da ogni luogo del Giappone.
Si dedicavano interamente a loro: cantando, recitando poesie e ballando.

Invocavano alla loro mente ogni forma d'arte.
Nel tempo li aiutarono a rinascere dalle proprie ceneri.
La loro fama crebbe e i clienti aumentavano nel passare degli anni. 
Reclutsrono altre donne e la casa divenne una scuola,
dove ognuna poteva apprendere l'arte delle myuzu: 
muse, coloro che ispirano l'uomo nella sua arte.
Quando una fondatrice lasciò la casa per sposarsi,
le spese della scuola caddero sulla seconda fondatrice.

Aveva una struttura da mantenere, delle giovani a cui dare un alloggio e istruire.

Per aumentare i guadagni decise di prestare le donne a favori sessuali,
per alzare i prezzi e mandare avanti gli affari.

Molte se ne andarono contrariate ed altre nuove arrivarono.
La scuola in trent'anni crebbe e divenne la più famosa in Giappone.





In quel giorno d’estate, tra l'aroma del the al ginseng e i wagashi,
le myuzu 
discutevano dei loro affari in tranquillità.
A capotavola, con una sigaretta alla bocca e lo sguardo attento,
vi era Itsuko, una tra le promesse della scuola delle myuzu.
Aveva un volto pallido che rispettava i canoni della bellezza giapponese.
Quando era una bambina, le dicevano che i suoi occhi neri sembravano
essere nati dal petrolio sotto il suolo dell'Africa.
Lei sorrideva quando sentiva tale affermazione, la rendeva orgogliosa della madre e
del padre che glie li avevano donati.
Le labbra,sottili e rosse, ardevano come il fuoco dentro di lei.
Uno spirito troppo selvaggio e libero, per appartenere ad un corpo di donna.

La padrona la paragonava agli animi rivoluzionari in Francia.
A volte la minacciava dicendo di mandarla tra loro, se non avesse cessato di ribellarsi alle regole.
Tra tutte era l’unica che portava capelli spettinati e corti, come si usavano nella grande America.
Una volta aveva afferrato le forbici e tagliato la lunga chioma nera.
Voleva differenziarsi,rendersi riconoscibile tra tutte quelle copie nella casa.
La padrona non aveva obbiettato, si era limitata a sputare il fumo delle Lucky Strike fuori dalla bocca.

“Sei come il fuoco Istuko. Non posso spegnerti” 

Sorrise al ricordo di quelle parole.
Se aveva il privilegio di essere appoggiata dalla padrona, era merito dei guadagni che le procurava.
I clienti negli ultimi tempi erano molti, superavano la decina a fine giornata.
Sua madre aveva lottato per mandarla in quella scuola ad apprendere gli insegnamenti e a metterli in vigore, per portare guadagno ed i suoi piani erano divenuti esatti e prosperosi.
Ogni fine mese Itsuko spediva alla famiglia denaro per farli vivere,
così sua madre non doveva rovinarsi le mani in lavori da uomo.
Avrebbe potuto prendersi cura delle altre figlie facendole crescere bene,
educarle e farle diventare brave mogli.

In modo da riservare loro un futuro sereno, al contrario del destino di Itsuko.


La porta scorrevole si aprì ed interruppe il fluire dei pensieri.
A solcare la soglia fu una ragazza posta in un maestoso inchino.
Le myuzu fecero silenzio e allibite attesero parole dalla serva Ma-o che col volto alto,
straziato dalle rughe, chiuse la porta.

“Itsuko, chi è?” 

chiese indiscreta Miku, poggiando la tazza sul tavolo.

“Una nuova compagna”  rispose ad alta voce in modo che le altre potessero udirla.

Era stata avvisata dalla padrona, che in quel pomeriggio sarebbe arrivata una nuova recluta.
Si alzò con agilità, mise le mani dentro le grandi maniche del kimono nero e si diresse dalla giovane.
Impose la sua figura e con tono duro le chiese il nome.

“Kiyomizu Misaki”
“Guardami in volto, siamo compagne”

Sciolse l’inchino e guardò la proprietaria di quella voce autorevole.
Era bella, maggiormente delle altre.
La padrona l’aveva avvertita; tra tutte quelle ragazze ve n'è una che si distingue,
il suo nome è Itsuko.
Le myuzu commentarono a bassa voce il nuovo arrivo.
Da cinque anni le uniche persone che entravano in quella dimora erano solamente uomini.

Itsuko assorta nello studio di Misaki, non badava alle voci ed immobile,
osserva l'estranea, poggiando l'indice magro sul mento.
I lineamenti orientali sembravano appartenere ad antiche dinastie di ricchi ma
i vestiti logori e cuciti da mani di sarte inesperte, lasciavano intuire le origini da contadina.
Contemplava degli occhi del colore della terra, colmi di gentilezza.
I capelli corvini lunghi fino alla vita le regalavano un aspetto fiabesco,
sarebbe stato il suo tallone d'Achille.
Storse il naso, notando una postura scorretta.
Curvava la schiena ed alzava le spalle.
A questo si sarebbe posto rimedio, dopo gli insegnamenti dati dalla padrona.

Nessuna delle ragazze entrate dopo Itsuko potevano comprendere
la fragilità di un corpo povero e delle sue mancanze.
Erano figlie di ricchi imprenditori, bramavano di sfruttare la bellezza
per far fruttare maggiori guadagni.

Itsuko non prendeva parte di quella cerchia di avari.
No,lei era costretta a sopravvivere con quello che la generosa natura le aveva donato:
un corpo gradevole ed una forza d'animo parti a quella di un guerriero.
Si dissolse dai pensieri quando vide Misaki girarsi di scatto; la porta si era aperta.

Nella stanza, seguita da Ma-o, entrò la padrona, avvolta nel suo kimono migliore di seta rossa
creato per lei.

Lo aveva cucito un famoso sarto giapponese e quando lo vide per la prima volta ne fu folgorata,
tanto da pagargli il doppio del prezzo.
Alzò il braccio non più giovane ed aprì un ventaglio color panna.
Misaki si spostò sgraziatamente, sentendosi come una comparsa che occupa il posto da protagonista.
Il profumo ai fiori di loto si espanse quando coprì con la mano le labbra dipinte di rosso.
Chiuse gli occhi e indugiò, dando un colpo di tosse.
Aprì le palpebre cariche di nero e guardò le sue myuzu.

"Tornate alle vostre stanze. Tranne tu Itsuko"

Posarono le tazze fumanti e scivolarono fuori dalla stanza.
Si sentirono dei bisbigli provenire dal corridoio e poi silenzio, che lasciava spazio al cinguettio passeggero di uccelli in volo.
Il respiro di Misaki accelerò, sapeva che quella tensione era dovuta al suo arrivo.
Quell'atmosfera carica di sollecitudine faceva nascere in lei il desiderio di tornare dalla sua famiglia.
Prese del coraggio abbandonato nel fondo di se stessa;
assunse un espressione austera e finse interesse per l'arredamento.

Un tappeto verde pistacchio padroneggiava nella stanza,
circondata da porte scorrevoli di carta di riso.

Una di esse, la più grande, era aperta permettendo la vista di un giardino
ampio e verde, che donava una luce naturale.
A terra un tavolino di legno di ciliegio era invaso da cibi costosi. Intravide dei wakashi.
Prima di quel giorno li aveva solamente scorti nella vetrina di un negozio in centro,
dove sapeva andavano spesso i ricchi.
Dalla teiera usciva un filo di fumo; avrebbe voluto una tazza di the, 
ma non l'avrebbe chiestaper educazione.
Distolse lo sguardo dal tavolo e senza farsi vedere, lo posò sulla padrona,
che si mise seduta su cuscini di raso disposti a terra.
Estrasse dalla tasca un bocchino, accese la punta della sigaretta ed ispirò.
Degli anelli di fumo uscirono perfetti dalla bocca, galleggiarono nell'aria e poi si dissolsero.
La donna guardò l'allieva con sguardo indolente.

"Kiyomizu, state guardando un insetto a terra?"

La frase colpì come una freccia il petto di una ragazzina pallida appoggiata ad una parete.
Asciugò le mani bagnate di sudore sulla stoffa del vestito ed ingoiò un blocco di saliva:

"No, signora"

L'anziana raddrizzò ancor più la schiena, rivelando un arco che
ricordava vagamente la sella di un cavallo.
Buttò la cenere su un piatto vuoto e accompagnò altre parole con del fumo.

"Le mie myuzu non devono avere uno sguardo assente.
Esigo che siano presenti. 
Non possono permettersi di assumere un postura sgraziata e di appoggiarsi ad una parete"


Si voltò al giardino, seguendo distrattamente il volo degli uccelli.
Fece due calcoli a mente, alzò le sopracciglia e si rassegnò ad un pensiero ignoto.
Agitò una mano in aria, imitando le ali di una farfalla.

"Ma-O, versami del the"

La serva accorse con rapidità e afferrò la teiera bollente,
versando in una tazza pulita il liquido verde.

Si ritirò in un angolo, carezzando i palmi delle mani ustionati.

"Hai un debito, Kiyomizu e dovrai saldarlo.
Per questo dovrai apprendere le arti delle myuzu.
Ti verranno insegnate dalla compagna presente"


"Come potrei mai insegnarle ad essere una myuzu? Non ho mai dato lezioni!"

Protestò con tono acceso Itsuko.
Il volto giovane si deformò, i lineamenti si alterarono e le guance si tinsero di rosso.
Non avrebbe accettato l'incarico di insegnare le arti di un mestiere simile.

"Itsuko, la tua posizione è alta, ma questo non ti permette di potermi contraddire nei miei affari.
Ormai sono troppo vecchia per insegnare e devi rispettare un corpo stanco ed una mente fragile"


L'anziana saggia rimase impassibile avanti alla collera della giovane.
Un ciuffo di capelli grigiastri le cadde sul viso velato dal fumo.
Prese un sorso dalla tazza, scostò con l'indice una foglia di the in superficie.
In ogni gesto trasudava l'eleganza e l'educazione ricevuta in tempi severi.
Fece scivolare il piede destro avanti, l'altro lo seguì come un fantasma.
L'aria sembrava averla accompagnata nei passi.
Le ossa e i muscoli avevano ceduto all'età, ma l'elasticità che conservava
un tempo non l'aveva abbandonata.
Seguita dallo strusciare della seta si dispose al fianco di Misaki, dal fiato corto.

“Mi aspetto grandi cose da te, non deludermi.
Se lo farai, ritornerai alla tua vecchia vita"


In quelle parole non c'era una traccia di scherno, solo una cruda verità.
Se non sarebbe riuscita a pagare il debito, allora sarebbe dovuta ritornare da dove era venuta.
Da un luogo povero e solitario.
S'inchinò avanti a quel corpo che sembrava un derelitto di battaglia.

"Ritiratevi nelle vostre stanze. Vi auguro un buon riposo"

Le labbra si chiusero, gli angoli della bocca accolsero la parentesi di rughe.
Ancora lo strusciare della seta e il rumore di una porta chiudersi.
Il sole era scomparso ed una luna piena governava imperiosa il cielo scuro colmo di stelle.
La stanza era illuminata dalla sola luce lunare, i corpi colpiti da essa.
Itsuko dal volto adombrato, restava immobile al centro delle pareti.
La giovane allieva la spiava con occhi supplichevoli.
Aspettava un suo ordine, battendo nervosamente i piedi a terra.
La maestra si passò una mano tra i capelli, sbuffò e alzò la mano.

"Seguimi"

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: JeffMG