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Autore: Lyrael    10/10/2011    2 recensioni
Beta: Aynav (preziosa come i gioielli della corona inglese!)
Trama: Tutto sembra andare per il meglio, nel Mondo Magico finalmente libero. Senonché qualcuno ci mette lo zampino. O meglio, qualcosa...
Parole: circa 6.100
Avvertimenti: Nessuno, direi, a parte la spudorata menzione di lunghezze di parti anatomiche...
Disclaimer: I personaggi non sono miei, purtroppo. La zia Jo è stata più veloce di me a tirarli fuori dal cilindro e a me è rimasto solo il coniglio.
Nota dell'autore: scritta in risposta al contest lanciato da Giulia Acardia e Chiara Nefene su EFP.
Oh, ecco qua i miei Medimaghi pasticcioni. Con questa sciocchezza ho partecipato al contest "Magia in Pillole" indetto su EFP dalla premiata ditta Acardia&Nefene.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Thomas, Draco Malfoy, Harry Potter, Neville Paciock, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Effetti collaterali

 

Harry si svegliò riposato, rilassato e soddisfatto. Si stiracchiò pigramente rotolando nel letto ed emettendo lunghi sospiri mentre sorrideva ad occhi chiusi. Finalmente era domenica!

Aveva trascorso una settimana decisamente caotica, con tutti quegli apprendisti Medimaghi da coordinare, il lavoro in reparto e le odiate scartoffie. Quando aveva deciso, sei anni prima, di studiare Medimagia, non si aspettava certo che nel pacchetto fosse compreso anche il ruolo di scribacchino, ma si ripeteva spesso che documentare ogni cura trovata poteva essere estremamente prezioso, per i propri colleghi, e se per essere utile doveva riempire continuamente lunghe cartelle cliniche e formulari, andava bene così.

Si alzò dirigendosi in bagno per una doccia e, perché no, per soddisfare il suo amico ai piani bassi che, sull'attenti, non sembrava tipo da farsi scoraggiare da un getto di acqua fredda. Si guardò allo specchio. 'No, oggi niente barba, me la farò domattina,' decise già pregustando una giornata di relax, magari un film dopo essersi stravaccato sul divano e prima di recarsi a cena da Ron e Hermione.

Si tolse i boxer e li infilò nel cesto della biancheria da lavare: pieno, constatò. Doveva fare assolutamente la lavatrice.

Aprì l'acqua della doccia e la regolò in modo da non scottarsi, poi si spostò sotto il getto e portò una mano ad accarezzarsi.

Strano. Gli sembrava di compiere il percorso dalla base alla punta in meno tempo del solito, e che la mano si chiudesse più facilmente attorno al suo membro. Spostando gli occhi in basso lo osservò: non sembrava esserci nulla di anomalo. Non provava dolori particolari, non sentiva formicolii, non vedeva alcuna bolla o abrasione o rossore. Solo quella sensazione che il suo pene si fosse rimpicciolito.

'E' solo troppo tempo che non lo usi...' In effetti il lavoro lo impegnava talmente che, a parte qualche cena con gli amici di sempre, non aveva avuto una gran vita sociale, negli ultimi tempi.

Scacciò i pensieri negativi che gli avevano fatto scemare un po' l'erezione e si dedicò col massimo impegno a raggiungere un lungo ed appagante orgasmo.

Dopo essersi abbandonato contro le piastrelle, si insaponò meticolosamente dappertutto per poi ributtarsi sotto l'acqua scrosciante.

Lo aspettava una meritata giornata di dolce far niente.

* * * * *

"Harry, devi aiutarmi!"

Il sunnominato alzò lo sguardo dall'ennesima cartella clinica e lo posò sul viso sconvolto di Dean Thomas, che teneva ancora avvinghiata la maniglia della porta dopo l'entrata teatralmente drammatica.

Harry era abituato ai modi esagitati del suo vecchio amico, che in sei anni si era trasformato da tranquillo ragazzino a ipocondriaco di prima categoria. Il fatto che si fosse dichiarato gay due anni prima non aveva stupito realmente nessuno; l'unico inconveniente era che ora Dean trovava normale fare una tragedia per il più piccolo dei malesseri, avvallando le chiacchiere da pub che lo dipingevano come una paurosa checca isterica. 'Non mi sento di dar torto a chi lo considera così, in questo momento,' rifletté Harry stancamente. Quella settimana era stata di una pesantezza indicibile, non sapeva dove riuscisse a scovare ancora qualche briciolo di pazienza.

"Ciao, Dean, siediti e raccontami," lo invitò con un sospiro, sperando che non gli scardinasse la porta come all'ultima visita.

Dean si lasciò cadere con aria afflitta su una delle due poltroncine di fronte alla scrivania del suo Medimago e parve sul punto di piangere.

"Il mio uccello si è ristretto!" esordì.

"Prego?"

"Il mio uccello si è ristretto!" ripeté quasi ululando. "Morirò, oh lo so che morirò! Non posso, sono troppo giovane, ho ancora un sacco di cose da fare, un sacco di gente da conoscere! Devi aiutarmi!" E con quell'affermazione abbandonò la testa contro il ripiano della scrivania con un sonoro tonk.

"Calmati, Dean, mi sembri in splendida forma," tentò di rassicurarlo Harry.

"Come fai a dirlo? Non mi hai ancora nemmeno visitato. Finirò rinsecchito come un elfo domestico e poi un giorno sparirò con un pop e tanti saluti!"

"Va bene, intanto sdraiati sul lettino che ti visito," lo placò Harry alzandosi e girando attorno alla scrivania. Mise una mano sulla spalla del suo affranto amico e lo aiutò a sistemarsi per poterlo sottoporre ai dovuti controlli. Una volta terminati quelli di routine, ripetuti due volte con la bacchetta normale e una con quella Scanner propria degli specialisti, lo fece riaccomodare nella poltroncina e gli si sedette di fianco.

"Dean, ho eseguito tutti gli incantesimi diagnostici che conosco e tu non hai assolutamente nulla che non vada."

"Ma qualcosa deve esserci!"

"Mi dici perché pensi che ti si sia ristretto il pene?" chiese Harry paziente.

"Allora, ieri sera assieme a Seamus sono andato in quel nuovo locale gay a Nocturne Alley. C'era una gara per i gay più dotati e non potevo certo mancare, anche perché quando ho partecipate a concorsi simili nei locali babbani ho sempre vinto."

"Dean, quanto è lungo di solito?" chiese Harry con voce un po' roca.

"Ventidue centimetri, bellezza," rispose l'altro con un sorrisetto compiaciuto.

Harry deglutì, ricacciando in gola saliva e invidia. Lui a quelle misure non si avvicinava nemmeno.

"Beh, Dean, mi sembra una misura notevole," commentò.

"Ma è questo il punto, Harry! Ieri sera me l'hanno misurato e arrivava a venti centimetri scarsi, capisci? Venti centimetri... quasi."

'Che sono sempre quattro più del mio,' pensò il Medimago.

"Allora mi sono arrabbiato e li ho accusati di barare per far vincere uno dei loro camerieri, un biondastro senza il minimo stile. Avresti dovuto vederlo, era talmente pompato di Pozione di Sangue di Drago che stava per scoppiare."

"Dean," replicò Harry condiscendente, "la Pozione Ricostituente al Sangue di Drago è pericolosa se non è somministrata da qualcuno che sappia come trattarla. La diamo solo ai bambini prematuri nati sottopeso e ai malati che escono da gravi casi di avvelenamento. Va dosata attentamente, non credo che l'avesse presa."

"Harry, ma dove vivi? A Nocturne Alley la vendono al mercato nero come fosse oro. Ci sono persino botteghe insospettabili che la smerciano sottobanco."

"Vorrà dire che manderò un'ispezione," commentò Harry quasi sovrappensiero. Stette in silenzio per alcuni minuti pensando a chi fosse meglio avvisare, se gli Auror o il corpo investigativo del San Mungo, i MAS. Sì, i Medimaghi Anti Sofisticazione erano probabilmente la scelta migliore.

"Possiamo tornare al mio uccello?" domandò Dean vagamente isterico strappandolo alle sue considerazioni.

"Oh sì, certo, scusa. Vai pure avanti."

"Come dicevo, mi sono arrabbiato parecchio e ho preteso che cambiassero metro. Ma anche quello di ricambio dava lo stesso risultato. A quel punto ha persino cominciato ad ammosciarsi, così ho deciso di ritirarmi dalla gara." terminò Dean alzando il mento con aria superiore. Che tradotto in termini comuni, pensò Harry, significava che Dean aveva prima inveito come uno scaricatore dei Mercati Generali di Diagon Alley e poi se n'era scappato dal locale strillando e sbuffando come una Manticora, probabilmente seguito da un Seamus mortificato e una serie di insulti e risate sguaiate da parte degli avventori del locale.

"Bene, adesso verifichiamo. Abbassati pantaloni e biancheria, così potrò misurarne l'effettiva lunghezza. E per farti stare tranquillo, posso usare sia un metro fisico che un Incantesimo di Misurazione."

"Beh, Harry, spero non ti scandalizzerai, ma... io ce l'avevo in tiro, ieri sera, quindi se tu potessi..."

"Non c'è problema, Dean, sono un Medimago, questo è un esame clinico."

"Lo so, ma... potrei avere comunque un po' di privacy?"

"Ah, scusa... Guarda, vado a rimettere queste cartelle in archivio e a prendere un caffè, così puoi concentrarti... Ecco, posso procurarti PlayMago e Maghi&Streghe, non gli ultimi numeri, ma..."

"Andranno benissimo, tesoro," fuseggiò Dean all'indirizzo di un Harry ora rosso e imbarazzato.

Ma che gli succedeva? Era un professionista, un Medimago abilitato col massimo dei voti, non era logico che si comportasse così. Con un ultimo sguardo a Dean che gli scoccava un sorrisetto sornione, una strizzata d'occhi e un piccolo sfarfallio delle dita come saluto, Harry chiuse la porta del suo studio e si avviò per il corridoio.

* * * * *

Nel giro di cinque giorni, la mole di pazienti davanti allo studio di Harry si era espansa a dismisura. Uomini di tutte le età, razze e provenienza, tra cui alcuni dei suoi amici e compagni di scuola ai tempi di Hogwarts - Terry Boot, Oliver Baston (con un'aria afflitta da far intenerire), Michael Corner, Zabini, Nott, Seamus e infine Neville e Ron - attendevano, più o meno pazientemente, il proprio turno radunati vicino alla sua porta.

Praticamente al termine di quella giornata allucinante, passata ad ascoltare la disperazione dei malati e a misurare organi sessuali maschili in erezione, un Harry esausto si ritrovò nello studio col penultimo dei suoi pazienti, Neville, che si torceva le mani e continuava a giurargli di non aver provato a ingurgitare strani intrugli fatti con le erbe del suo laboratorio.

"Neville, lo so, ti credo. Purtroppo questo problema coinvolge tutti quelli che ho visitato prima di te. E non solo."

"Ma Harry, che cosa può essere? Voglio dire, non ho nessun dolore, non mi sento debole, Hannah cucina benissimo e io sono persino ingrassato. Tra un po' non riuscirò nemmeno più a vedermelo, con la pancia che mi è venuta..."

"Ti capisco, comincio ad avere delle difficoltà anch'io."

"Ma allora.. anche tu?" chiese Neville allarmato.

"Eh, già. Sono un uomo come tutti, Neville, e questo strano fenomeno non mi risparmia certo perché sono anche un Medimago."

"L'unico che ha risparmiato è quel bastardo di Malfoy," commentò l'altro rabbuiandosi.

"Come fai a saperlo?"

"L'ho sentito vantarsene l'altro giorno davanti alla Gringott con un tizio biondo, e ci fa anche qualcos'altro con quello, visto che quando se ne sono andati aveva una mano sul suo sedere e lo... ehm, lo palpava..." terminò arrossendo mentre si studiava le mani raccolte in grembo. Poi rialzò lo sguardo. "E l'altro rideva pure lui e diceva che il mondo è dei biondi, oramai."

A quelle parole, Harry cominciò a fare due più due. Sembrava che gli effetti peggiori dello strano morbo o malattia si fossero presentati nella forma più acuta nei ragazzi di colore, come Dean, e a seguire via via si affievolivano man mano che il colore di pelle e capelli diveniva più chiaro. Doveva ancora visitare Ron, a quanto sperava l'ultimo della giornata, e all'improvviso Harry fu quasi certo che il suo migliore amico non avesse risentito come Dean o Zabini della riduzione.

Congedato Neville con tutta la comprensione e le rassicurazioni che riuscì a imbastire, fece accomodare Ron e si apprestò a verificare la sua teoria. Come aveva supposto, l'amico lamentava una minima riduzione, nell'ordine del mezzo centimetro, che sembrava essersi arrestata fin dal giorno prima.

"Se si ferma qua, visto quel che ho sentito in giro, mi ritengo fortunato."

"Concordo, Ron," replicò Harry.

"E tu, amico, come sei messo?"

'La solita delicatezza da drago di Ron,' pensò. "Per ora c'è ancora," rispose mentre continuava a tornare con la mente sulle parole di Neville. "Senti, Ron, dovresti farmi un piacere. Manda una convocazione ufficiale a Malfoy, e digli di portare anche la persona che frequenta attualmente. Li voglio qui domani mattina alle 8."

"Cosa te ne fai di Malfoy?"

"Ho una teoria, ma prima voglio verificare se la mia supposizione è corretta. Per cortesia, Ron, tu fai in modo che venga."

"D'accordo Harry, me ne occupo subito. E se il Furetto rifiuta, lo faccio prelevare di peso da una squadra di Auror," terminò con un ghigno.

"Perfetto, grazie. Ora, siccome direi di aver finito, che ne dici di andare a mangiare qualcosa? Ne ho un gran bisogno, e credo mi servano anche una birra o due," propose Harry stancamente.

"Andiamo, dai. E dopo la birra ti offro un Ogden da favola che ho scoperto al Paiolo. Tom lo conserva per le grandi occasioni, e per i clienti speciali," finì Ron ammiccando.

* * * * *

Draco Malfoy batteva nervosamente il piede sul pavimento verde del corridoio. Guardava anche insistentemente la porta dello studio dello "Sfregiato", come si ostinava a chiamarlo nei suoi sproloqui silenziosi. Ma come si era permesso quel Medimago da strapazzo di farlo convocare a quell'ora indecente? E per di più gli aveva fatto recapitare la comunicazione da quello sfigato dello Straccione Weasley.

'Aspetta che apra la porta e mi sente.' Non fece quasi in tempo a terminare la minaccia mentale, che la suddetta porta si spalancò incorniciando la figura di Harry in tenuta verde.

'E non gli sta nemmeno male, per Merlino!' pensò Draco, dimenticando per un momento di dover essere arrabbiato, no, furioso, con Potter.

"Buongiorno, Malfoy. Grazie di..."

"Buongiorno un accidente, Potter. Sei in ritardo di ben sedici minuti!" lo interruppe Draco. "Il mio tempo è prezioso, se non lo sai."

"Si dà il caso che anche il mio lo sia, Malfoy, e più del tuo," tagliò corto Harry, già contrariato. "Dicevo, grazie di essere venuto e perdona il ritardo. Abbiamo avuto un'emergenza in reparto."

"Mpfh," rispose il biondo entrando nello studio. "Allora, posso sapere per quale motivo mi sono dovuto alzare all'alba? I miei capelli sono un disastro e ho dormito malissimo, visto che hai pensato bene di farmi contattare da Weasel. Ho avuto incubi tutta la notte." Finì lo sproloquio e serrò le labbra con cipiglio bellicoso.

Harry non si fece intimidire. "Vorrei sapere dov'è il tuo amico. Avevo chiesto di poter parlare anche con lui."

"Al lavoro, Potter, ha detto che passerà nel pomeriggio, se ne trova il tempo."

"Sarà meglio che lo trovi, se non vuole essere portato di peso qui dagli Auror," ribatté Harry con un sorrisino che lasciava intendere quanto poco scherzasse. "Comunque, se vuoi accomodarti, intanto illustro a te la situazione," proseguì tornando serio e professionale.

Era abituato oramai ad ogni genere di malato o paziente, dai menefreghisti agli ansiosi, e quasi nulla lo irritava più come una volta. Quasi, perché si dovette sforzare di usare un tono educato con Malfoy, ricordandosi che, molto probabilmente, indisporlo ora che aveva davvero bisogno di lui non era il modo migliore per ingraziarselo. La posta in gioco era troppo alta, molto semplicemente. Prese due respiri profondi e iniziò a parlare. Alla fine della spiegazione rimase in attesa di una reazione da parte di Malfoy, calcolando tutte le varie possibilità e le sue eventuali repliche.

Ma la replica non arrivava.

Draco continuava a fissarlo ad occhi spalancati e Harry scorse pian piano le avvisaglie dell'unica reazione che non aveva previsto. Così, quando l'altro proruppe in una sonora risata e si piegò in due accasciandosi sulla scrivania, Harry lo lasciò sfogare. Sempre meglio di un netto rifiuto. Su quella risata poteva almeno provare a lavorarci.

"Fammi capire bene, Potter," ansimò Draco ancora ridacchiando come una iena mentre tentava di riprendere fiato, "tu vuoi usarmi come cavia perché ti si è ristretto l'uccello?"

"Un po' riduttivo, Malfoy. Comunque non voglio usarti come cavia, per niente, mi servi in ottima salute. Ho bisogno di te per verificare una teoria che al momento sembra la più probabile." Omise di dire a Malfoy che la suddetta ipotesi era anche l'unica che avesse sotto mano. "Ho solo necessità di farti qualche controllo preliminare per verificare che tutto in te sia a posto, di qualche campione di sangue ed anche di sperma."

"Allora lo vedi che vuoi usarmi come cavia? Non ti permetterò di tagliuzzarmi per i tuoi folli esperimenti!" si inalberò di nuovo Draco alzandosi di scatto, per poi posizionarsi dietro la poltroncina come se quella potesse fornirgli un adeguato riparo.

"Malfoy..." cominciò Harry pazientemente, poi si passò le mani sul viso in un gesto frustrato fino a farle scorrere nelle ciocche nere sempre ribelli. "Malfoy, sono un Magigenetista plurispecializzato, non faccio folli esperimenti con nessuno, te l'assicuro. Ho solo bisogno di pochissime gocce di sangue per le analisi, e non credo ti sarà così difficile tirarti una sega, giusto?"

"No di certo, vorrei vedere! Ma finché non mi dirai perché li vuoi da me, non se ne parla," chiarì Draco rialzando il mento come un bambino capriccioso.

'Come il bambino capriccioso che è sempre stato. Merlino, per piacere, dammi la forza di non strangolarlo,' pensò Harry ormai al limite della sopportazione e impaziente più che mai.

"Li voglio da te, Malfoy, come li ho chiesti a tutti i biondi che sono riuscito a contattare, poiché sembrate essere gli unici completamente immuni alla disgrazia che sta colpendo tutti i maghi dalla pubertà in su. E siccome la malattia è tanto più rapida quanto più si acuiscono certe caratteristiche, ho bisogno di verificare perché tu, e gli altri biondi, non ne siete stati colpiti. Credo di saperlo già, ma devo trovare conferma alla mia teoria il più in fretta possibile, o il novanta per cento della popolazione magica dovrà cominciare ad abituarsi a fare la pipì da seduta."

"Potter, se hai già collezionato campioni di tutti i biondi in giro, io non ti servo."

"Invece tu potresti essere proprio quello di cui abbiamo maggiormente bisogno. Questo morbo o anomalia sembra colpire in maniera decrescente man mano che cala il livello di melanina nell'individuo, che come saprai è ciò che determina il colore più o meno scuro di pelle, capelli e occhi. In pratica tu, con il tuo albinismo, hai dei livelli di melanina bassissimi, se non quasi inesistenti."

"Non ti permetto di offendermi così, Potter! E se vuoi la mia collaborazione non mi sembra il modo migliore per ottenerla. Io, malato! Io sono sanissimo!" lo rimbeccò Draco piccato.

"Non lo metto in dubbio, non intendevo certo offenderti, ma d'altro canto tu sei un albino, Malfoy, quantomeno un albino parziale. Hai la pelle bianchissima, i capelli praticamente bianchi e gli occhi grigio chiaro. Al momento, queste tue caratteristiche sono la tua più grande salvezza, e forse possono essere anche la nostra. Il livello di questo colorante naturale e protettivo è la discriminante della malattia. Più uno ne possiede, più rapidi e catastrofici sono gli effetti. Non abbiamo capito il perché, forse è una bizzarria della selezione naturale, come se volesse far sparire qualunque mago non biondo dal pianeta... In quanto alla tua salute, comunque, se mi permetterai di farti qualche incantesimo diagnostico, potremo verificare immediatamente come stai."

Harry finì la sua arringa con aspettativa, mentre Draco sembrava meditare. Trascorsi alcuni minuti in silenzio, Malfoy si rimise a sedere e lo fissò. "Dunque, anche tu, Potter..."

"Già, dunque anch'io... Non so se mi capiterà mai di farmi una famiglia, ma se non fermo questa "cosa" al più presto, di sicuro non saprò mai se ci sarebbe stata una possibilità."

"E la vorresti?" chiese Draco, e a Harry parve, per la prima volta da che era iniziato il colloquio, sinceramente interessato.

Harry ripensò alle tre sole storie, durate più dell'euforia di un momento, che aveva avuto nella sua vita: quella con Cho Chang, un disastro totale; la seconda, con Ginny, una passione adolescenziale sfumata in fretta senza nemmeno un vero perché; e infine la terza, con Brian, uno dei suoi colleghi al corso di Medimagia Avanzata. Era il ricordo più recente, ma nemmeno la sua ultima relazione era stata particolarmente significativa. Harry pensava che con tutta probabilità non aveva ancora incontrato la persona giusta.

"Non lo so, Malfoy, credo di sì, ma..."

"Sì, sì, lo so, devi fermare la malattia o ti si rinsecchiranno le palle e l'uccello," lo interruppe l'altro, stringendo poi gli occhi nella tipica espressione che a Harry non faceva presagire nulla di buono. Non per lui, perlomeno. "Se ti aiuto, io cosa ci guadagno?"

Harry lo fissò esterrefatto, prima di ricordarsi che quello era Malfoy e che probabilmente avrebbe dovuto aspettarsi una richiesta simile da lui, visto che in vita sua non aveva mai fatto niente senza un tornaconto personale.

"Veramente... non penso sia previsto un compenso, ma se vuoi posso parlare col Ministro. Anche se non sono sicuro che le casse del Ministero sarebbero in grado di sborsare una grossa somma, a così poco tempo dalla fine della guerra."

"E chi ha parlato di soldi? Ne ho più che a sufficienza, Potter, non preoccuparti."

"Ehm, Malfoy, se non sono i soldi a interessarti, cos'è che vuoi?"

"A parte un Ordine di Merlino?" ghignò Draco.

"Se le cose funzioneranno come penso, perché no."

"Bah, solo un titolo in più, non saprei nemmeno dove aggiungerlo nei biglietti da visita."

'Già, che problema...' considerò Harry tra sé. "In sostanza, cosa vuoi?"

"Cosa fai venerdì sera?"

"Prego?"

"Ho detto cosa..."

"Ho capito, ma non vedo..."

"Oh, non pensare subito male, Potter, non ho ancora intenzione di sedurti, anche se più avanti... Comunque, in pratica devo convincere dei potenziali clienti di Newcastle ad affidarmi un appalto e siccome ancora non si fidano di me, quale miglior incentivo se non farmi vedere in giro con San Potter?"

Harry lo fissò allibito e si rese conto di non aver mai incontrato nessuno più sfrontato e spudorato di Malfoy. Ma se quello era il prezzo da pagare per conservare intatti (ancora per poco) i suoi attributi, beh... 'Pazienza, uscirò con Malfoy.'

* * * * *

Ora di giovedì sera, Harry aveva ottenuto tutti i campioni su cui era riuscito a mettere le mani, corredati, nel caso di Draco, da commentini ironici e insinuanti, che ignorò per amor della scienza (e dei suoi gioielli di famiglia).

Una volta in possesso delle mappature genetiche degli uomini biondi aveva messo al lavoro tutta la sua squadra per isolare il gene salvifico.

Lavorò tutto il venerdì con una febbrile aspettativa e stava quasi per dimenticare l'appuntamento con Malfoy, quando questi si presentò tutto sorridente al San Mungo e lo fece convocare nell'atrio.

Harry ricordò d'un tratto cosa gli aveva promesso e si batté una mano sulla fronte; non voleva abbandonare i colleghi in un momento cruciale delle analisi, ma tutte le scuse da propinare a Draco che cercava di formulare gli sembravano patetiche e traballanti.

Si avviò sospirando verso l'entrata, senza accorgersi dell'espressione tutto sommato euforica che ancora sfoggiava per i risultati fin lì ottenuti.

"Potter, sono sorpreso. Non credevo di vederti così contento per un incontro informale," esordì Draco al vederlo arrivare quasi di corsa.

'Con quel ghigno non si preannuncia niente di buono,' pensò Harry già pentito ancora prima di iniziare la serata. "Allora, dove andiamo?" chiese in tono sbrigativo.

"Non avrai mica intenzione di uscire con me vestito così, vero?" rispose Draco indicandosi e poi squadrandolo da capo a piedi.

"Beh, cosa c'è che non va nei miei vestiti?"

"Hai il camice da Medimago addosso, Potter," sottolineò l'altro.

"Oh, hai ragione..." ammise Harry guardandosi. "E' che ero talmente preso che non me ne sono proprio accorto," finì poi con un sorriso imbarazzato.

"Avanti, vatti a cambiare. E non pensare di scappare, o ti farò pentire di essere ancora vivo," lo minacciò Draco, lasciandogli intendere che l'ira del Signore Oscuro, a paragone della sua, era stata una bazzecola.

Pensando che non aveva intenzione di ritrovarsi tra le grinfie di un Malfoy fumante di rabbia, Harry si precipitò nel suo studio, infilò alla bene meglio jeans e maglietta e corse di nuovo verso l'atrio.

* * * * *

"Allora, Potter, che mi racconti di bello?"

Draco aveva prenotato un tavolo vista Diagon Alley nella nuova caffetteria appena aperta, proprio di fianco al negozio dei gemelli Weasley. Il locale era sufficientemente raffinato per soddisfare quello snob di Malfoy, ma non troppo da mettere in imbarazzo Harry. 'Mi sento già abbastanza a disagio a stare in vetrina così,' gemette Harry fra sé, senza aver colto nemmeno una parola della domanda che gli era stata rivolta da Draco.

Che lo stava fissando contrariato.

"Hai intenzione di fare il gargoyle tutta sera, o pensi di riuscire a imbastire un minimo di conversazione?"

"Scusami, è che mi sento come un pesce in un acquario, con tutta quella gente che passa e ci fissa."

"Non c'è male in effetti. Ti confesso che l'idea era proprio quella: fare in modo che qualcuno dei passanti andasse a spifferare di averci visto mentre chiacchieriamo amabilmente. Con un po' di fortuna ci faranno anche delle foto, così non dovrò nemmeno preoccuparmi di rilasciare interviste a pagamento riguardo alla nostra amicizia appena nata."

"Hai pianificato tutto, non è così? In realtà non te ne frega niente di essere qui, basta che ci vedano assieme."

"Non giudicarmi così male, Harry. Posso chiamarti Harry? E comunque ho i miei limiti; non sarei mai uscito con... che so, Weasley, ad esempio, neppure se mi avesse fatto concludere con successo il miglior affare della mia vita," spiegò Draco altezzoso.

Harry ridacchiò. "Non cambi mai, eh?"

"Perché dovrei? Così come sono mi piaccio parecchio," lo rimbeccò Draco restituendo il sorriso.

Harry lo giudicò talmente sfacciato da arrivare quasi ad essere simpatico. Sicuramente non era uno che riservava sorprese, o almeno non lo era più. Se avevi a che fare con Malfoy, sapevi cosa aspettarti. In passato Harry non si sarebbe fidato di lui neanche se l'avesse visto ridere e scherzare con i Tassorosso o i Mezzosangue, ma a quanto pareva quello che una volta era un comportamento insopportabile, si era trasformato in una sorta di franchezza sfrontata. E non era, a parere suo, un peggioramento.

"Allora, Malfoy, cosa fai nella vita?"

"Oh, sono riuscito a coniugare una delle mie grandi passioni con la necessità di risollevare le disastrate finanze di famiglia. In pratica, vendo ingredienti di prima qualità per pozioni e preparati certificati ai maggiori centri di Medimagia europei. Il San Mungo è uno dei miei clienti principali, anche per le scorte enormi che riesco a garantirgli." Poi sembrò diventare per un attimo malinconico. "Mi sono sempre piaciute le pozioni," finì mentre un'ombra gli attraversava lo sguardo.

"Già, ricordo," commentò Harry, non sapendo poi come proseguire.

"Tutti pensano sia stato Severus a influenzarmi con la sua mania, ma la verità è che mi piacevano l'esattezza, la precisione, l'ordine legati a questa branca della scienza magica. In un certo senso, credo che fossero la mia ancora per reggermi nella tempesta che era la mia vita, soprattutto negli ultimi tempi, prima di..."

Draco sembrò perdersi nei ricordi e Harry lo lasciò in pace. Il silenzio, soprattutto stranamente tranquillo come quello appena calato fra loro, era una cosa che apprezzava molto. Nonostante l'evidente tristezza negli occhi di Draco, Harry non si sentì a disagio, seduto lì con lui.

* * * * *

"Jack, se un genio!" esclamò Harry al suo più giovane collaboratore.

Jack Foley si era specializzato in Magigenetica come lui e lavorava nella sua squadra da soli tre mesi. Quel misterioso "Morbo Anti Melanina" o, com'era stato ribattezzato "Morbo di Thomas" - Harry si era categoricamente rifiutato di farlo nominare "Morbo di Potter" - era il primo incarico davvero importante che gli era stato affidato. Certo, il 'problema' riguardava anche lui, ma Harry era certo che la sua dedizione nel risolvere il mistero non avrebbe necessitato di quell'incentivo.

Quella mattina si era precipitato nell'ufficio del suo superiore, Harry, sprizzando una gioia selvaggia per i risultati dei test preliminari. Ora non restava che convocare tutti i malati e somministrare loro la cura appena messa a punto. Ironia della vita, si trattava di un distillato pieno zeppo di geni dei vari donatori biondi, e in particolar modo di Malfoy. Harry decise che avrebbe sorvolato su quel particolare.

Convocati i pazienti, con precedenza ai casi più gravi, Harry si apprestò a ricevere Dean, che si fiondò nel suo studio dopo appena mezz'ora dalla chiamata, in lacrime.

"Ti rendi conto che il mio uccello stamattina misurava otto centimetri? Nemmeno da bambino ce l'avevo così piccolo. E praticamente il diametro si è ridotto a quello della mia bacchetta." Dean si accasciò sulla poltroncina davanti alla scrivania e lo guardò disperato. "Ti prego, dimmi che la cura funzionerà, o preferisco che mi Oblivi e mi spedisci al reparto Malattie Incurabili."

"Dean, ti ho assicurato che funzionerà e te lo confermo. Io l'ho presa stamattina e ho già recuperato mezzo centimetro. Non sentirai male, al limite un po' di fastidio o pizzicore, ma assolutamente tollerabile."

"Harry, se servisse me lo farei tirare da un branco di Thestral, figurati se m'importa del fastidio!"

"Bene, allora bevi subito questa. Adesso lo misuriamo e poi continueremo la somministrazione fino a farlo tornare alle sue normali dimensioni."

"Ehm, Harry... non si potrebbe andare anche un po' oltre?" chiese Dean con gli occhi spalancati in una fintissima espressione innocente. "Il mio ragazzo apprezzerebbe parecchio, ne sono sicuro."

"No, Dean, è meglio non esagerare, fidati. Potrebbero insorgere delle complicazioni, forse anche l'impotenza." Per fortuna Harry aveva registrato in ogni cartellina le misure dichiarate inizialmente dai pazienti. Era quasi certo che, sconvolti com'erano per la disgrazia che li aveva colpiti, non avessero avuto abbastanza sangue freddo per barare sulla lunghezza. Al massimo avevano arrotondato per pura vanità. Poco male, sarebbe stato scarso nelle dosi.

"Ma Harry..."

"Mi spiace amico, non transigo su questo," rispose con fermezza e un sorriso.

"Va bene, da' qua," e si allungò per prendere la fiala il cui contenuto scolò d'un fiato. "Bleah, fa schifo!"

"Lo so, non è un gran che, ma non ci azzardiamo ad aggiungere nulla che non sia indispensabile. Se qualche componente dovesse alterare o annullare gli effetti della pozione, saremmo nei guai."

"Pazienza, se serve a farmi tornare come prima, sopporterò," commentò Dean scrollando le spalle.

"Perfetto. Per oggi è tutto. Ci vediamo domattina alla stessa ora," lo congedò Harry.

"Grazie amico, per tutto quello che hai fatto. E cerca di riposarti, ti stai stressando troppo, hai già dei capelli bianchi."

Harry rimase perplesso all'ultimo commento di Dean e, prima di far entrare il paziente successivo, andò a controllare nello specchio del suo minuscolo bagno per verificare quanto esattamente quella storia avesse influito sulla sua chioma corvina.

In effetti, qualche filo chiaro si stagliava tra le ciocche nere.

"Vuol dire che mi prenderò qualche giorno di ferie, una volta finita l'emergenza."

* * * * *

"Bene, Neville, vedo che stai recuperando in fretta. Hai disturbi, dolori, scarsa funzionalità?" si informò Harry mentre aggiornava la cartellina dell'amico.

"Niente di niente. Questa cura è miracolosa. Però non credevo che mi avrebbe stressato tanto, questa faccenda. Guardami, mi stanno venendo fuori un sacco di capelli bianchi. E vedo che la tensione ha fatto lo stesso scherzo anche a te," constatò l'altro.

A quell'affermazione, buttata là dall'amico, Harry alzò la testa e gli osservo la chioma. In effetti ne aveva parecchi, come se avesse fatto le meches, ma di sicuro Neville non era tipo da parrucchiere. A dire la verità, Harry dubitava persino che sapesse cos'erano, le meches e i parrucchieri. Poi gli si accese una lampadina: rossa, molto rossa, rossa pericolo.

Congedò Neville il più velocemente possibile e si precipitò in laboratorio.

Appena intravide Jack lo agguantò e lo trascinò in uno dei laboratori vuoti, poi si chiuse la porta alle spalle e ci si appoggiò fissandolo allarmato.

"Jack, hai per caso notato se ti sono cresciuti dei capelli bianchi o biondo chiarissimo, ultimamente?"

"Sai, Harry, in effetti mi sembra di sì e volevo parlartene. Anche perché pare che ne siano cresciuti un bel po' anche a te..."

"Lo so, ma pensavo davvero fosse tutto dovuto alla mole di lavoro di questi ultimi tempi e alla preoccupazione," sospirò sconsolato, passando le dita nella capigliatura nera ora screziata di fili d'oro pallido. Restava solo una cosa da fare. Si avvicinò allo specchio sopra il lavandino e strappò alcuni dei fili chiari, poi li porse al collega.

"Devi farmi un favore, Jack. Analizza questi e anche qualcuno dei tuoi, e riferiscimi subito i risultati. Ho quasi paura della conferma, ma sono certo che ci troverai dentro il DNA di Malfoy o di uno degli altri donatori biondi."

"Mi attivo subito. Credo tu abbia ragione, ma vedrai che la cosa si fermerà qui: il biondo è pur sempre un carattere recessivo rispetto al moro e al castano. Probabilmente è un effetto collaterale transitorio."

"Me lo auguro, o non so proprio come farò a contenere le ire dei miei pazienti," rispose Harry sconsolato.

* * * * *

A due mesi dall'inizio della cura tutti i pazienti di Harry e degli altri Medimaghi coinvolti avevano recuperato appieno le loro misure originarie. Sembrava non fosse necessaria nemmeno una cura di mantenimento, così man mano che i casi si risolvevano il lavoro tornava ai ritmi usuali.

Harry stava aggiornando le cartelline anamnestiche, in pratica correggendo le caselle indicanti il colore di capelli, occhi e carnagione, per adeguarle alla nuova situazione.

La popolazione maschile magica dell'Inghilterra era divenuta tutta bionda, con occhi che andavano dall'ambra all'azzurro, al grigio e al verde chiaro.

Chi più chi meno, pareva l'avessero presa tutti con sufficiente filosofia: poiché l'alternativa era trasformarsi in eunuchi, avevano deciso che tanto valeva essere ancora virili, pur se biondi.

C'erano stati solo un paio di casi difficili...

Zacharias Smith si era messo in testa di brevettare il colore dei suoi capelli, così da far pagare una tassa a quelli che adesso sembravano tutti suoi fratelli. Dean, invece, aveva passato un mezzo pomeriggio a inveire contro Harry e la sua equipe, visto che con i suoi nuovi 'colori', nessuno dei costosi abiti che componevano il suo guardaroba sembrava stargli più bene. Harry, giunto alla disperazione, gli suggerì di tingere gli abiti, o i capelli. Schivò per pura abilità da ex cercatore il fermacarte che Dean gli scagliò contro, ma la diatriba si risolse senza feriti, se non il muro sbrecciato dietro la scrivania di Harry. Tutto sommato, finì tutto in breve e senza troppe conseguenze.

'Per fortuna non ho dovuto gestire anche Malfoy. Chissà cosa avrebbe preteso...'

"Potter! Mi vuoi spiegare cosa diavolo è successo qui?"

'Ecco, appunto. Malfoy.' Harry sfoderò il suo tono più professionale. "Buon giorno, Draco. Prego, accomodati, finisco subito e sono a tua disposizione."

Draco lo guardò stranito, un po' perché non era abituato a sentirgli pronunciare il proprio nome di battesimo con tanta disinvoltura, un po' per l'effetto assurdo che gli faceva a vederlo con quell'improbabile colore di capelli. Lo squadrò tra il torvo e l'orripilato.

Harry riabbassò lo sguardo e si sentì trapanare il cranio dagli occhi indagatori dell'altro, ma resistette stoicamente fino al termine della cartella che aveva sottomano, quindi con un sospiro chiuse la pratica e gli sorrise mesto. "Ti va di andare a prendere un caffè? Ne ho bisogno e così potrò spiegarti tutto."

Draco, in silenzio, fece un cenno affermativo e si alzò per poi seguirlo fuori dall'ambulatorio.

* * * * *

"...E così adesso ci ritroviamo tutti biondi. Biondi dappertutto, se mi spiego... Io e Jack stiamo lavorando come disperati ad un antidoto, ma per ora non ci sono stati risultati apprezzabili, o duraturi," concluse passando le mani con fare stanco nella chioma bionda. "Non riusciamo a capire come possa essere una controindicazione permanente anche una volta smessa la cura."

Draco aveva impunemente sogghignato per tutto il tempo in cui Harry aveva parlato, ma più con aria divertita che maligna. "Te l'avevo detto di non fare folli esperimenti..."

"Non sono poi così folli, Draco, se ci hanno comunque permesso di trovare una soluzione per quel flagello di Merlino."

"Bah, siete dei dilettanti. Mi toccherà ritirare fuori il mio kit da Pozionista, visto che immagino sia meglio un aiuto discreto, e cercare una soluzione, perché se aspetto voi..."

"Ma Draco, tu non hai alcun problema! Io cosa dovrei dire?" Harry si avvide di uno sguardo strano da parte di Draco, come se lo stesse soppesando prima di decidere se la preda valeva la caccia. Deviò il discorso sperando che il cambio di soggetto distraesse Malfoy da qualunque pensiero molesto gli fosse balenato in mente. "Non sarai mica diventato altruista, vero?"

"Non sia mai, Potter, che io diventi un filantropo. Diciamo che mi piacerebbe tornare a essere l'unico vero biondo in giro."

"Malfoy, lo sai che non saresti comunque l'unico del Mondo Magico, vero?

"Certo, ma chi altri può competere con la mia bellezza?" ghignò soddisfatto.

E grazie a quell'uscita Harry si lasciò andare a una risata lunga e liberatoria. "Sei unico, Draco, veramente unico."

"Lo so, e vorrei tornare a esserlo."

"D'accordo, facciamo un patto. Mentre tu giochi al Piccolo Pozionista, noi continueremo coi nostri 'folli esperimenti' al San Mungo, con l'obbligo di avvisare l'altro appena si otterranno dei risultati. Ci stai?"

"Affare fatto, Harry," accettò Draco, allungando la mano che venne stretta senza indugio. "Ora..." ponderò grattandosi il mento liscio," rimane solo una cosa in sospeso."

"E cioè?" chiese Harry ingenuo.

Draco non aveva potuto fare a meno di notare che la sua espressività mimica non era stata intaccata dal cambio, comunque poco sostanziale, subito dal colore dei suoi occhi: l'intenso verde prato che dominava il suo sguardo aveva ceduto il posto ad un più chiaro verde acquamarina. Molto invitante.

"Cosa fai venerdì sera?" ghignò Draco.

FINE

  
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