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Autore: coralie    10/10/2011    2 recensioni
"La musica - quella vera, la magia più potente – è la propria esperienza, i propri pensieri, la propria saggezza. Se non la vivi, non verrà mai fuori dal tuo strumento."
Terza classificata e vincitrice dei premi Armonia e Compositore al contest "Scegli la melodia- Accorda la penna" indetto da SereILU e °vavvina°
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Hogwarts Battle Sonata



Mai  Hogwarts aveva avuto un aspetto più terribile. Solo allora, alla luce livida del marchio nero che lo sovrastava minaccioso, il castello sembrava rivelare la sua vera natura: ogni sua singola statua, ogni sua singola pietra era dotata di vita ed era pronta a difendere quel sapere magico che custodiva da tempi remoti nella battaglia epocale che si preannunciava.
Non si poteva dire lo stesso delle persone all’interno. La minoranza di studenti e di insegnanti che non era fuggita o non si era alleata con il nemico appariva tremendamente fragile. Per quanto fossero disposti a dare anche la vita per combattere Voldemort e i suoi Mangiamorte, pochi nutrivano speranze di vittoria. Dopotutto la maggior parte di essi non aveva mai preso parte ad un combattimento reale, non aveva che una vaga idea di che cosa significasse uccidere o essere uccisi. L’unico filo di speranza era appeso alla profezia che riguardava Harry, il bambino predestinato, e il suo scontro finale con l’Oscuro Signore….ma la profezia non parlava di vittoria: parlava solo di morte. E in ogni caso, quanti di loro sarebbero sopravvissuti per vederne l’adempimento?

Davanti alla finestra dell’ufficio del preside erano appostati di guardia Ron e Hermione. Scrutavano il cielo plumbeo, solcato dalle scie luminose degli incantesimi protettivi. Faceva molto freddo lassù. Hermione, tremando, sussurrò sottovoce al suo compagno quello che tutti temevano: “Questa battaglia non porterà al cambiamento che speriamo. Sarà solo un inutile, eroico spargimento di sangue”.
“ Credo che questa volta si sbagli, Signorina Granger” disse una voce dal timbro familiare, profonda e saggia. Aveva parlato il ritratto di Albus Silente, che sorrideva dalla parete cui era appeso il dipinto.  “Non dovreste sottovalutare la potenza delle armi che voi possedete e il nemico no”. Poi il suo sguardo si fece sognante, una lacrima luccicò in fondo ai suoi occhi, e il vecchio preside indicò un pianoforte che si trovava in un angolo. “Ah, la musica! Una magia al di là di tutto ciò che facciamo, non siete d’accordo? Vi prego, Signorina Granger, Signor Weasley, suonate qualcosa per noi”.
Hermione e Ron lo fissarono sconcertati: “Qui? Adesso? Ma la battaglia potrebbe incominciare da un momento all’altro…”
“Non avete capito” li interruppe Silente “ la guerra è già iniziata,  il nemico è ormai a pochi passi dalla vittoria. Da quanto è tornato al potere, abituandovi agli orrori della guerra, gradualmente ha assopito le vostre coscienze nell’indifferenza, ha smorzato il vostro desiderio di vivere secondo i vostri più alti ideali, e con esso la vostra forza di combattere. Ma forse, prima di questa estrema battaglia, potete recuperarla. Non intendevo chiedervi semplicemente di eseguire un brano. La musica - quella vera, la magia più potente – è la propria esperienza, i propri pensieri, la propria saggezza. Se non  la vivi, non verrà mai fuori dal tuo strumentoRaccontateci la vostra storia, ricordateci com’era il mondo che conoscevate e amavate, prima che sopraggiungesse questo inferno. Scuotete le fondamenta di Hogwarts, fate vibrare l’anima dei vostri compagni. Richiamate alla nostra mente la bellezza di ciò che abbiamo perso e per che cosa vale la pena combattere fino all’ultimo respiro”.
Hermione esitò un momento, poi si diresse lentamente verso il pianoforte. Sperava soltanto che il vecchio preside avesse ragione. Chiuse gli occhi, e pensò alla sua vita prima della guerra.


Ripensò alla sua spensierata infanzia Babbana, la stessa che si era lasciata
alle spalle una volta per sempre quando aveva cancellato la memoria dei
suoi genitori.  Rivisse con nostalgia la gioiosa semplicità di quei tempi,
e sfiorò delicatamente la tastiera del pianoforte, arpeggiando l’accordo
di do maggiore. Ancora una volta vide un campo di iris e il sorriso
di sua madre nel sole…lasciandosi cullare dai ricordi, lasciò che le sue dita
si muovessero ricreando un’antica melodia intrisa di dolcezza,
quasi il ricordo di una ninna nanna dimenticata.



Man mano la melodia cresceva, si faceva più matura.
Ad un certo punto modulò in sol, passando all’accordo
di settima di dominante: un accordo sospeso,  perché era
stato introdotto un fa,
una nota dissonante.
Quella nota era Hermione che, affacciandosi all’adolescenza,
si rendeva conto di avere qualcosa di stonato rispetto ai suoi coetanei,
come se, pur armonizzandosi con essi, non appartenesse fino in fondo
al loro mondo.


 




Infine, ricadde sulla tonalità principale il giorno dell’arrivo della lettera da Hogwarts.
Una nuova vita le si era spalancata  davnti quel giorno, un mondo che la aspettava,
dove finalmente si sarebbe sentita a casa. Hermione aveva desiderato con tutta se stessa
di esserne all’altezza nonstante le sue origini, e si era gettata fin da subito sui libri
con un entusiasmo divorante, rimanendo affascinata dalle segrete meraviglie
che le venivano svelate.
Ci fu un cambio di tonalità brusco ma scorrevole
, come la barriera tra  binari 9 e 10 di King’s Cross,
un ostacolo che Hermione aveva superato meno difficilmente di quanto si sarebbe aspettata…
ed ecco spalancarsi davanti a lei, in un fa maggiore caldo e brillante, le imponenti torri di Hogwarts
che si riflettevano nel lago, le luci tremolanti delle candele sospese sotto la volta incantata della Sala  Grande,
le imponenti scale, a cui piaceva cambiare, la timorosa curiosità quando aveva indossato il Cappello Parlante,
il rosso e l’oro brillanti della casa di Grifondoro. E tutto questo non era stato che il preludio,
il breve pezzo che uno strumento suona da solista all’inizio di un opera.
La sinfonia della sua storia era iniziata davvero solo all’ingresso di Harry e Ron.

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In quel momento, Ron, che sembrava averlo capito, si avvicinò al pianoforte e si sedette accanto a lei. Accarezzò le dita di Hermione che suonavano, poi si spostò sulla parte più grave della tastiera, come se sapesse da sempre come fare: ed ebbe inizio l’armonia. Era la loro ouverture, la prima presentazione del loro tema. Si stavano ancora studiando, stavano ancora imparando a conoscersi e a duettare. La musica non era perfetta. Hermione procedeva con un ritmo incalzante, ostinato, e suonava su un’ottava molto acuta, che insieme alla controparte strideva leggermente; Ron da parte sua tendeva ad adagiarsi troppo sul ritmo e si ritrovava spesso fuori tempo. Silente sorrise dal proprio quadro: esattamente come nella vita vera. Presto se ne accorsero, e i due musicisti così diversi fecero del loro meglio per venirsi incontro. Hermione scese di un’ottava, e il suo suono si fece più morbido e caldo;  Ron iniziò a seguirla con più passione, iniziando a sentire la musica dentro di sé.



Iniziò così lo sviluppo della sinfonia, in cui i temi esposti nell’overture vennero ripresi, arricchiti, portati al massimo della tensione, elevati alle più alte potenzialità espressive, spinti ad esplorare i limiti dell’immaginazione. Ora la musica sembrava fluire liberamente, con naturalezza, dalle loro menti alle loro dita e quindi al pianoforte. Fuori dalla finestra, in lontananza, si potevano intravedere le fila di mangiamorte che cominciavano a radunarsi in attesa dell’arrivo dell’Oscuro Signore. Hogwarts era circondata; al segnale, si sarebbe scatenato l’inferno.
Ma lì, tra le calde mura dell’ufficio di Silente, non era ancora ora della battaglia. Era ancora la quiete prima della tempesta, era un istante di pace nel mezzo della guerra. Probabilmente l’ultimo.
Per Ron e Hermione era tardi per lasciare cadere un sorriso, perché forse non ci sarebbe stato un domani in cui raccoglierlo. Era tardi per mascherare i propri sentimenti, perché c’era il rischio che non venissero mai alla luce. Era tardi per avere paura, per non sentirsi all’altezza, perché forse non avrebbero avuto un’altra occasione. Era ora di guardarsi negli occhi e trovare il segreto nascosto nel cuore. Era ora di lasciarsi andare alla musica.
In passato i loro corpi si erano sfiorati, ma mai le loro anime erano state così vicine. Con una limpida sincerità, mentre le mani si intrecciavano, i due ragazzi suonavano tutte le parole non dette, le loro paure, le loro speranze, i loro ricordi, i loro sogni.

Con il si bemolle dell’ottava più alta del pianoforte, Hermione diede voce anche alla parte di sé che più le dava fastidio mostrare. Una nota acuta, penetrante e glaciale, che non sembrava neanche un suono armonico, piuttosto un rumore metallico, quasi una coltellata…come quella parola che, rivoltale anni prima con disprezzo, le aveva provocato una ferita lancinante che non si era mai del tutto rimarginata. Sporca Mezzosangue. Una parola che aveva lacerato e fatto cadere a brandelli il mondo che Hermione aveva sognato potesse essere il suo.  Una parola che le aveva fatto capire che, nonostante tutti gli sforzi, quelli come lei non avrebbero mai potuto appartenere totalmente né al mondo dei Babbani, né a quello dei maghi, perché non erano nessuna delle due cose. Che quelli come lei non avrebbero neanche dovuto esistere.

Ron rispose con un crescendo di suoni bassi e profondi, come la rabbia che, da quel giorno, aveva sentito crescere dentro sé senza mai assopirsi, quella rabbia che gli aveva permesso di crescere. Perché, se prima di allora aveva professato gli ideali di Grifondoro perché erano quelli con cui era cresciuto, ai quali era stato educato, perché erano quelli seguiti dai suoi fratelli e dai suoi amici, per la prima volta quel giorno li aveva sentiti davvero suoi. Che cosa poteva esserci di sbagliato nei nati babbani, se la ragazza vicino a lui ne era un esempio? Lui la ammirava, a volte anche con una punta di invidia,  perché la sua abilità a destreggiarsi tra pozioni e incantesimi aveva senza dubbio qualcosa di innato, che anche maghi provenienti da stirpi antiche non avrebbero mai saputo uguagliare. Ron era uno dei pochi a capire l’inquietudine della sua amica, a detta della quale essere espulsi da Hogwarts era peggio che essere uccisi, e pensava che questa sua diversità, questa sua debolezza, la rendesse più delicata, quindi più bella, come un fiore raro nato al confine tra due mondi, impreziosito dalle avversità. Era allora che era sorto in lui il desiderio di ribellarsi ad ogni pregiudizio, ma soprattutto di schierarsi dalla parte di lei nel conflitto che stava dividendo il mondo magico, di proteggerla, di essere suo compagno nella lotta che avrebbero dovuto sostenere. Il più grande sogno di Ron era quello di essere finalmente un giorno riconosciuto per il suo coraggio, lui, che da sempre era stato il secondo: all’esempio dei suoi fratelli, alla fama di Harry, all’intelligenza di Hermione; lui, che per quanto si sforzasse di compiere atti eroici riusciva solo ad apparire infantile e maldestro;  lui che non era certo un campione mondiale di Quidditch; lui che non aveva la forza di Harry; lui che non eccelleva in niente; lui che li aveva tradito i suoi amici nel momento in cui più avrebbero avuto bisogno di lui.

Gradualmente la melodia si avviò verso la conclusione, mentre il ritmo si faceva meno sostenuto, più dolce, e il timbro più caldo, mentre i due pianisti prendevano consapevolezza dell’esistenza di un mondo in cui potevano sentirsi a casa, senza che avessero importanza la propria origine o le proprie debolezze. Questo mondo non era un luogo fisico, ma era la presenza dell’uno per l’altra, era il sentimento profondo che li legava,  che non sarebbe mai venuto meno, neanche nella dura lotta che era ormai alle porte. Era questa la promessa evocata dalle ultime note che riecheggiavano per i corridoi di Hogwarts alla soglia della grande battaglia finale.




Note dell'autrice:
La storia è ambientata nei momenti che precedono immediatamente la Battaglia di Hogwarts,  alla fine del settimo libro, in cui Ron e Hermione trovano un attimo di intimità e rivivono la loro storia attraverso la musica. Ho immaginato di comporre una musica seguendo lo schema di una sonata classica:
-ouverture: prima esposizione dei temi principali
-sviluppo: variazioni sui temi, la parte principale della sonata
-conclusione
Prima però ho messo anche il preludio, che è un pezzo suonato da uno strumento solista all’inizio dell’opera.
Ho fatto corrispondere lo stato d’animo dei personaggi alle varie tonalità e passaggi, oppure ad alcune note…non ho descritto  i singoli episodi della loro storia, perché secondo me la musica evoca delle sensazioni e delle immagini che però rimangono vaghe, come dei flash, e delle emozioni, quindi ho parlato più che altro di quelle.




 



3° Classificata:

Hogwarts Battle Sonata
di Coralie91

Grammatica e Sintassi: 7.35/10

Complimenti, hai una buona grammatica. Purtroppo, il tuo punto debole è la fretta. Hai fatto molti errori di battitura, che potevano essere evitati con una rilettura. Hai anche saltato qualche virgola, ma nel complesso sei stata molto brava!
- mangiamorte. [Va scritto con la Maiuscola. -0.25]
- affacciandosiall’adolescenza. [Errore di battitura suppongo, ‘affacciandosi all’. -0.15
- e, ricadde sulla tonalità principale [Prima c’era il punto, perciò ci va la maiuscola. -0.25]
- nonstante le sue origini [Errore di battitura, ‘nonostante’. -0.15]
- all’inzio di un opera. [Errore di battitura, ‘inizio’. -0.15]
- overture [Errore di battitura, ‘ouverture’. -0.15]
- Una nuova vita le si era spalancata quel giorno [Credo tu abbia dimenticato la parola ‘davanti’, perché così non ha senso. -0.25]
- In quel momento Ron, che sembrava averlo capito [Prima di ‘Ron’ ci va la virgola. -0.15]
- come la rabbia che da quel giorno [Dopo ‘giorno’ hai messo una virgola, perciò ce ne vuole una anche dopo il ‘che’. -0.15]
- perchè erano quelli seguiti [Accento sbagliato. -0.25]
- e pensava che questa sua diversità, questa sua debolezza la rendesse più delicata [Ci va una virgola dopo debolezza. -0.15]
-Babbano vuole la lettera maiuscola, te hai usato la minuscola per due volte. -0.30
-In più ti ricordo che i puntini di sospensione sono tre, e che dopo di essi ci va uno spazio, sempre. -0.30]

Lessico/Stile: 9.90/10

L’ho adorato. Poco da dire. Hai scritto una vera e propria Sonata. Ho adorato il modo in cui hai posizionato graficamente il testo, adattissimo. In più hai usato un bellissimo stile e un lessico appropriato. Complimentissimi.
- gradualmente ha assopito le vostre coscienze nell’indifferenza. [Ho capito quello che intendi, l’unica cosa che non mi convince è il verbo. ‘Assopire’ non mi sembra adatto nella frase che hai costruito. -0.10]

Caratterizzazione e IC: 9.50/10

Oh, che bella caratterizzazione che hai fatto. Entrambi mi sono arrivati con forza. Inoltre erano perfettamente IC, tranne forse che non sappiamo se entrambi sappiano suonare il pianoforte.

Originalità: 9/10
Nonostante di Ron/Hermione ce ne siano a bizzeffe, e, dopo il settimo film, ce ne sono anche molte con di mezzo un pianoforte, non posso fare a meno di congratularmi con te per l’idea del luogo, del momento e soprattutto del modo. Silente è stata l’aggiunta perfetta.

Gradimento Personale: 5/5

SereILU: 5/5
L’ho amata. Complimenti davvero, sei riuscita a farmi emozionare e vivere questa esperienza con Ron e Hermione. Incredibilmente coinvolgente. Bravissima

°vavvina°: 5/5
Una Sonata sul serio. Mi ha fatto emozionare, ho sentito la melodia arrivarmi dritta nell’anima, con i suoi cambi di velocità, la sua dolcezza e la sua potenza. Lo ammetto. L’ho letta e, con la chitarra sotto mano, ho provato a seguirla. Questo può solo voler dire che le parole non bastano per descrivere quello che mi hai trasmesso.

Utilizzo Pairing/Strumento: 5/5
Meglio di così non potevi fare. Perfetto.

Utilizzo Citazione: 2/2
Beh, come citazione di Silente è incredibilmente perfetta.

TOTALE: 47.5/52


  
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