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Autore: Nuage9    10/10/2011    0 recensioni
Corri perché qualcuno ti sta cercando - e sembra maledettamente vicino.
Non sai nemmeno perché qualcuno ti stia braccando, come il gatto col topo; ma in fondo, se hai così tanta paura, qualcosa di male l’hai fatta per forza.

Un uomo con uno strano vestito giallo che parla una lingua sconosciuta, un bambino disperso nella foresta ed una foresta a notte fonda. Ah, no - ormai è già mattina.
Genere: Generale, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali ~ Qualche piccola nota, okay. La one-shot inizialmente era stata scritta per il One Hundred Prompt Project, che ora non c'è più (pretty much), perciò... L'ho lasciata per un po' a marcire nel mio pc, ma alla fine mi son detta: "Perché no?"
Non cercate un senso a questa storia - non ne ha. Volevo solo provare a scrivere qualcosa di diverso.
Enjoy ~

Di smoking gialli, foreste e giganti


05:00

Corri, corri più veloce che puoi, corri nonostante ti sembri che i tuoi polmoni siano sul punto di scoppiare - per la stanchezza e per l’ansia. Corri perché qualcuno ti sta cercando - e sembra maledettamente vicino.
Non sai nemmeno perché qualcuno ti stia braccando, come il gatto col topo; tutto quello che ricordi sei tu che corri - che scappi, saltando con un’agilità che nemmeno credevi di avere tutti gli ostacoli (arbusti, grosse radici, borse abbandonate...) che trovi sulla tua strada. In fondo, se hai così tanta paura, qualcosa di male l’hai fatta per forza.
Non sai nemmeno dove sei: sembra una foresta, ma potrebbe essere un parco naturale; eccetto il tuo respiro, non senti nulla.
Se non fosse che continui ad ansimare per riprendere fiato, tireresti volentieri un sospiro di sollievo. Non corri più, ma cerchi di ritrovare la via - è notte fonda, eppure riesci a distinguere bene tutto ciò che ti circonda, grazie alla luna piena.
Mentre sei immobile in mezzo agli alberi, senti un rumore: un ramo è stato spezzato, non molto lontano da te, degli arbusti sono stati scostati bruscamente proprio alle tue spalle.
Ti volti: dai cespugli sembra stia per uscire qualcuno... Forse qualcosa. Vorresti urlare, ma sai che non servirebbe a niente, quindi cominci ad arretrare. Quando vedi una sagoma - troppo, troppo grossa per essere umana - ti volti di scatto, per iniziare a correre nuovamente. E cadi.

06:00

Quando riapri gli occhi, ti stupisci nel vedere che è mattina: l’essere, a quanto pare, non ti ha catturato, nonostante tu sia stato così incapace da inciampare in una radice, svenendogli praticamente davanti.
Senti gli uccellini cinguettare felici - o almeno, molto rumorosamente -, mentre un uomo ti viene incontro: «May I help you? Your wound looks painful...*» mormora, inginocchiandosi non troppo vicino, ma nemmeno eccessivamente lontano da dove sei tu - come per farti capire che è innocuo. Peccato che no, non hai la più pallida idea di ciò che ti stia dicendo... Lo capisci solo quando, tirandoti a sedere, guardi ciò che lui sta indicando: nel tuo polpaccio destro è conficcata una piccola freccia.
Apri la bocca per ribattere, ma non esce nessun suono: per quanto tu ti sforzi, non puoi parlare - ma, tanto, non vi capireste comunque. «May I help you..? ... You don’t understand me, do you?**» continua quell’altro, mentre tu osservi scettico il suo vestiario: ha una camicia rossa, sotto un completo viola; a completare il tutto, la cravatta e la tuba gialla contribuiscono a creare un effetto ottico orripilante. Inoltre, chi, di questi tempi, porta ancora la tuba? Per non parlare - oh, non le avevi notate all’inizio, vero? - delle ghette marrone chiaro abbinate ai guanti.
L’uomo alza le mani, come in segno di resa, poi lentamente, guardando alternativamente te e la tua gamba, le avvicina al polpaccio ferito; poggia una mano poco sopra il punto in cui la piccola freccia è penetrata nella tua carne, mentre impugna l’arma con l’altra.
«It will hurt, a bit. Don’t worry, I’m here to help you.***» se potessi capire che dice - e parlare -, probabilmente gli risponderesti con un secco “e perché mai? Cosa vuoi in cambio?”, ma visto che non puoi, ti limiti solo a guardarlo, senza muoverti.
Improvvisamente, lui estrae - velocemente - la freccia; il dolore è così forte che, dopo aver tirato un urlo tale da far volare via tutti gli uccelli nei dintorni, svieni di nuovo.

07:00

Quando torni in te, prima di aprire gli occhi cerchi di ricostruire tutto ciò che è successo fino a quel momento - a parte uno strano essere con la tuba, e una corsa apparentemente insensata nel bosco, non ricordi nulla. Perché stavi correndo?
Apri lentamente gli occhi, ma non vedi più né il cielo né le fronde degli alberi: sei in un letto a baldacchino, morbido e confortevole, ancora con addosso gli indumenti che avevi quando quello strano personaggio ti ha trovato e ti ha tolto la freccia dalla gamba.
Muovi cautamente la gamba destra, ma non provi alcun dolore - com’è possibile? Che la ferita e l’incontro con quell’uomo siano stati solo un sogno?
Poi la porta si apre, lentamente, rivelando la figura del tuo salvatore - sempre con la camicia rossa ed i pantaloni viola, ma scalzo e senza tuba, guanti, cravatta e giacca, fortunatamente.
«I hope you feel better, now. It has been such a waste of time chasing after you, my dear, after you escaped from my house. Fortunately, it seems like you cannot speak english any more, so I’m relieved that, for you, at the moment I’m speaking nonsense.****»
L’uomo sorride, e tu non puoi fare a meno di sorridere a tua volta: probabilmente ti sta dicendo parole di conforto - come, ad esempio, di non preoccuparti, riposare quanto vuoi... Cose così.
Sempre sorridendo, l’uomo se ne va - e senti, distintamente, un lucchetto scattare. Visto che ti senti meglio, provi ad alzarti: ti senti così piccolo, nel bel mezzo di quell’enorme camera! Poco lontano, c’è uno specchio - ora che ci pensi, non ti ricordi nemmeno il tuo aspetto. Incuriosito, ti avvicini - ma non sei quello che ti aspettavi: cavolo, sei così giovane! Avrai sì e no quattordici, forse quindici anni!
Dalla maglietta blu che indossi, vedi spuntare un segno - un tatuaggio: una tuba; improvvisamente ti ricordi che, nel bosco, stavi scappando da qualcosa.
Improvvisamente capisci che stavi scappando da lui, dall’uomo con la tuba gialla - l’uomo che ti ha fatto quel tatuaggio.
Ti guardi intorno, in ansia: devi scappare da lì - non sai bene perché, ma senti di doverlo fare -, ma come?
Corri alla finestra, provi ad aprirla, ma niente; allora, al limite della disperazione, ci lanci una sedia contro - la fortuna deve essere dalla tua, perché proprio lì davanti c’è un albero, su cui ti arrampichi senza problemi. In un baleno, sei fuori; ma lui lo sa.
Cominci a correre, ma la casa è nel bel mezzo del nulla: è in un bosco - ecco perché eri nel bosco! Hai paura, le gambe ti fanno male e ti sembra che i polmoni siano sul punto di esplodere. Per un momento, ti sembra di stare per svenire: per un momento, vedi solo nero...

07:59

... Ma no! Non puoi fermarti ora!
Così continui a correre, corri più veloce che puoi, corri perché colui che ti sta cercando sembra sempre più vicino a te.
Ora che ci pensi, non sai nemmeno perché quell’uomo ti abbia rapito - forse non l’ha nemmeno fatto, forse la tua mente ha creato tutto ciò. Forse sei schizofrenico.
In ogni caso, continui a correre finché, fermo per riprendere fiato, ti accorgi che, eccetto che per il tuo ansimare, la foresta è silenziosa.
Quindi non corri più, ma cerchi di trovare la via per uscire, per tornare a casa - o per arrivare da qualunque altra parte, dal momento che non sai dove sia, casa tua -; per fortuna, grazie alla luce della luna piena, riesci a distinguere tutto ciò che ti circonda.
Mentre sei immobile in mezzo agli alberi, senti un rumore: un ramo è stato spezzato, non molto lontano da te, degli arbusti sono stati scostati bruscamente proprio alle tue spalle.
Ti volti: dai cespugli sembra stia per uscire qualcuno... Forse qualcosa. Probabilmente l’uomo con la tuba gialla. Vorresti urlare, ma sai che non servirebbe a niente, quindi cominci ad arretrare. Quando vedi una sagoma... Urli. Urli più forte che puoi, e...

08:00
La sveglia suona, riportandoti alla realtà. Con un braccio per aria e la bocca aperta, rimani a fissare il soffitto - il cuore ti sta martellando nel petto e, se fossi in piedi, probabilmente cadresti da tanto stai tremando.
Hai urlato davvero? Non ne hai idea, ma tanto non c’è nessuno in quella casa che può dirtelo, dal momento che vivi da solo.
Finalmente, dopo averla lasciata suonare per cinque minuti buoni, spegni la sveglia e ti tiri su a sedere, sconvolto: osservi per un po’ il completo viola gettato con noncuranza in un angolo della tua camera, sopra cui è stata poggiata una tuba giallo canarino - quel costume orrendo, noleggiato per una “serata kitsch” sponsorizzata dall’azienda in cui lavori con lo scopo di divertire e raccogliere fondi, oltre a farti vincere il secondo premio ti fa fare dei sogni assurdi da due o tre giorni. E’ proprio il caso che ti decidi a restituirlo al più presto - oggi stesso, possibilmente.
Con un sospiro, ti alzi: è ora che tu ti vada a preparare, altrimenti farai tardi in ufficio.
Prima di uscire, insieme alla ventiquattr'ore, prendi anche un sacchetto con dentro quel dannato costume - e, ripensando al sogno appena fatto, ringrazi di abitare in una città in cui non ci sono parchi naturali.
E di aver largamente superato i trenta.




* Posso aiutarti? La tua ferita sembra dolorosa...
** Posso aiutarti..? ... Non mi capisci, vero?
*** Farà un po' male. Non preoccuparti, sono qui per darti una mano.
**** Spero che ora tu ti senta meglio. Non sai che perdita di tempo è stata ricorrerti, mio caro, dopo che sei scappato da casa mia. Fortunatamente, sembra che tu non sia più in grado di parlare inglese, quindi mi solleva il fatto che, per te, al momento ciò che sto dicendo non ha senso.
  
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